Prima s volta!

Tachtsidis, una gara in crescendo...

Tachtsidis, una gara in crescendo... 

Il commento di Max Licari pone in risalto l'importanza cruciale del ritrovato spirito di squadra che ha permesso la facile vittoria contro il Chievo, non tralasciando di sottolineare come la fine dello "sperimentalismo" di Maran possa costituire uno spartiacque essenziale della stagione. Non senza una presunta provocazione: Tachtsidis diverrà uno dei centrocampisti più forti del campionato italiano...

Spirito ritrovato
Contava solo vincere e la missione è stata portata a termine. Ma ciò che risulta più importante è che oggi, finalmente, il Catania abbia ritrovato quella unità d’intenti, quello spirito di sacrificio, quella voglia di lottare insieme e di fare gruppo aiutandosi in campo che si profilerà come fondamentale nella corsa salvezza, imprescindibile e unico obiettivo stagionale. È questo il “talento in più” che ha messo in mostra l’undici dell’Elefante, qualcosa che conta assai di più rispetto alla ritrovata vena di Bergessio e Castro, alla conferma delle doti di Plasil o al fondamentale rientro di Izco. Questa è la dote che consente a una squadra non annoverata fra le “sette sorelle” di poter ragionevolmente sperare di occupare a fine stagione un posto che vada dall’ottavo al dodicesimo. Insomma, di salvarsi senza soffrire. Quando un allenatore può contare su gente che va in campo con un allenamento in un mese come l’immenso Capitan Marianito oppure con mezza gamba come Almiron, Bergessio e Barrientos (non dimenticando che pure Castro rientrava da un infortunio), ebbene, può cominciare a dormire sonni meno agitati, consapevole di gestire un organico fatto di uomini veri. Certo, la classifica rimane ancora problematica, ma già da stasera si può dire che il Catania è quart’ultimo (tre squadre dietro sarebbe auspicabile averle per tutto il campionato…), avendo agganciato a 4 punti il medesimo Chievo e il Genoa. Un primo passo fondamentale. Come fondamentale è non aver preso gol e averne siglati due, in modo da andare a migliorare lo scarno score iniziale di 2 reti fatte e 10 subite. Da -8 a -6, con la prospettiva di dover affrontare nelle prossime tre gare avversari difficili ma alla portata come Genoa, Cagliari e Sassuolo (liguri ed emiliani al “Massimino”…).

”Ma le stelle quante sono?”
Giulia Carcasi, nel romanzo “Ma le stelle quante sono?”, scrive:

- “Perché, a volte, ti serve un passo falso per capire come si cammina e dopo prendi il via… Ti serve un inciampo, poi metti un piede dietro l’altro e non cadi, no, stavolta no, hai trovato equilibrio. Ed è una gran conquista”. -

Il trainer trentino pare averlo letto bene… La gara odierna facilmente vinta con il Chievo di Sannino ha rappresentato, infatti, una tappa cruciale, una sorta di spartiacque, e non solo per i tre punti d’oro conquistati: oggi Maran ha finalmente posto fine alla catena di esperimenti che aveva caratterizzato l’accidentato “incipit” di torneo dei rossazzurri. Avevo scritto mercoledì sera come fosse inesorabilmente giunto per lui il momento delle scelte. E così è stato. Ritorno all’antico, come da tutti auspicato, solido 4-3-3, modulo nel dna della squadra, giocatori collaudati nei ruoli chiave e impiego dei “nuovi” che hanno dato più garanzie fisiche fin qui, con la sola eccezione di Tachtsidis, di cui parlerò a parte, giustificabile con il fatto che il greco non ha, per caratteristiche tecniche e tattiche, alternative credibili in rosa. Deve dar molto da pensare, soprattutto a coloro che pensano (o che strumentalmente fanno finta di pensare…) che il Catania sia una compagine poco attrezzata per la categoria, il fatto che mancassero tre dei quattro titolari della difesa (Bellusci per squalifica, Spolli e Alvarez per infortunio). Con Izco in un ruolo già ricoperto in passato, ma non propriamente suo (fra l’altro ha più spesso giostrato da esterno destro di una difesa a 5 piuttosto che da terzino), Rolin (quarto centrale nella gerarchia attuale, dietro Spolli, Bellusci e Legrottaglie) e lo stesso “Fratel Nicola” (con il senno di poi, un po’ di rammarico per il suo mancato impiego a Roma rimane…), nonché il giovane e sempre più convincente Biraghi sull’out sinistro, il Catania non ha in pratica preso un tiro decente in porta in 90’ contro una squadra che poteva disporre di attaccanti del calibro di Thereau, Pellissier o Paloschi, i quali non più tardi di qualche giorno fa avevano fatto tremare la Juventus di Antonio Conte. Mi si dirà che quando si corre di più, ci si sacrifica tutti insieme e, soprattutto, il centrocampo funziona con maggiore efficienza (ottimo Plasil, soprattutto negli inserimenti senza palla, caratteristica che solo Izco in passato poteva garantire), risulta normale per la difesa soffrire di meno. Ed è vero. Ma ciò non toglie che i quattro hanno giocato bene (in particolare, sottolineo la monumentale prova di Legrottaglie e la prestazione più convincente in maglia etnea di Rolin), a dimostrazione che mai come quest’anno il tecnico del Catania ha a disposizione un organico in grado di sopperire con sufficiente efficacia alle assenze fisiologiche di un campionato lungo, dispendioso e difficile come quello italiano. Lo dico, questo, per dissipare ogni possibile dubbio sulle mie convinzioni personali in merito alle potenzialità di questa squadra. Se considerassimo come uno del calibro di Leto (Castro, oggi preferitogli, garantisce al momento una migliore condizione atletica e maggiore conoscenza degli schemi, come testimonia il secondo gol siglato contro un ottimo Puggioni) ancora non lo si sia visto nemmeno al 50% delle sue possibilità, come Monzon ancora debba calarsi completamente nel clima del calcio italiano e come Maxi Lopez non appaia nemmeno lontano parente del gran giocatore che tutti conosciamo, non sarebbe difficile immaginare che tipo di percorso sia potenzialmente in grado di intraprendere il team capitanato dal presidente Pulvirenti. Un Pulvirenti che, a mio parere, meriterebbe la palma del vero “fuori categoria”, nulla togliendo allo splendido Plasil che oggi ha siglato la sua prima bella rete catanese, all’imprescindibile Bergessio (corsa, assist decisivi, lotta estrema) o al “pitu”, ancora una volta fra i migliori in campo (gran lavoro a supporto di Izco, qualità in mezzo e presenza in zona gol). La sua uscita a metà settimana, tesa a rasserenare gli animi, mettendoci la faccia e assumendosi le proprie responsabilità, è da dirigente esperto, abile e tempestivo. Il suo “intervento” vale quanto e più di un salvataggio di Spolli o una fucilata di Barrientos.

Nessuna esaltazione
Adesso, l’unico errore grave sarebbe quello di cadere nella solita tentazione di eccedere in sentimenti opposti e contrastanti a traino del risultato contingente. Non abbiamo fatto nulla. Siamo ancora lì, nel calderone, a lottare per un posto al sole. Pensare di aver risolto tutti i problemi con un colpo di bacchetta magica sarebbe deleterio. C’è ancora tanto da lavorare, da sistemare, da limare per raggiungere uno standard “sicuro”; occorre tempo prima di apporre il rassicurante “ marchio liotro” sul prodotto finale. Non eravamo nel baratro come qualcuno improvvidamente pensava dopo soli cinque turni, non siamo fuori dal tunnel adesso. Sarebbe da folli pensarlo. C’è da recuperare tanta forza atletica, tanta fluidità di manovra, tanta sagacia tattica rispetto al recente passato. E lo si potrà fare, come detto, lavorando duramente e, sopra ogni altra cosa, restando uniti. Uniti tutti. Squadra, società, tifosi. Uniti come i 12.000 del “Massimino”, lo “zoccolo duro” che ha dato fiducia alla società e alla squadra piuttosto che andare a Fondachello o alla "spiaggia libera numero due", stile famiglia Brambilla, con la tenda a fiori della "pila" usata come ombrellone, le porzioni ascellari di pasta al forno ad alto contenuto oleico, la “sasizza” condita da arrostire nel “focolaro” improvvisato e l’anguria ”sdivagata” nel secchio degli stracci con il cubettone di ghiaccio acquistato dallo zio Turi alla Playa.

Maxi, fischi da evitare; Tachtsidis, un patrimonio da difendere
A proposito del pubblico. Mi è piaciuto molto l’atteggiamento adottato nei confronti di Tachtsidis. Il ragazzo, riproposto nel suo ruolo naturale di regista, ha giocato un primo tempo obiettivamente non brillante, in specie in appoggio. Eppure, a parte qualche isolato mugugno, il “Massimino” lo ha aiutato, incoraggiato, come dovrebbe sempre essere con chi indossa la maglia a strisce rosse e azzurre. E il ragazzo ha risposto con un secondo tempo in crescendo, tanto che la sventagliata che ha portato al raddoppio di Castro porta la sua firma. Attenzione, qui si tratta di una cosa seria. Il greco è un patrimonio della società e, potenzialmente, un elemento molto forte. Anzi, azzardo una mia personale previsione: diverrà uno dei centrocampisti più forti d’Italia. Ha solo bisogno di acquisire fiducia e serenità, oltre che una condizione fisica ottimale. Ci vuole un minimo di pazienza e di calma. E sostegno da parte di chi ama questi colori. Sono convinto che trarremo un po’ tutti beneficio da un atteggiamento similare anche perché, come anticipato sopra, è l’unico elemento della rosa in grado di fare in un certo modo il ruolo di play-maker nel 4-3-3 o nel 4-2-3-1. Non precludiamoci, per troppa fretta o mera insipienza, un possibilità del genere. Diamogli fiducia. Diamogli almeno la possibilità di potersi esprimere con un minimo di continuità. Poi, starà a lui dimostrare. Se fallirà, a quel punto, non potrà ciò essere imputato ai tifosi. Di contro, non mi è piaciuto l’atteggiamento tenuto nei confronti di Maxi Lopez fin dal momento del suo riscaldamento prima di entrare in campo al posto di uno stremato Bergessio. Non dico che si dovrebbe pensare al suo ruolo decisivo nella salvezza “mihajloviciana”, perché poi ci ha messo del suo per esaurire il “bonus” fra fughe in albergo, atteggiamenti amletici, esternazioni antroposofiche e prestazioni insipide, ma si dovrebbe perlomeno riflettere su un punto cruciale: durante la partita si sostiene sempre e comunque chi indossa la maglia del Catania. Poi, il tifoso può, nei limiti della civiltà, esprimere come vuole il proprio dissenso. Ma poi... Nei momenti topici del match, mentre produce il suo sforzo in campo, non andrebbe assolutamente fischiato. Ovviamente, queste sono tutte mie considerazioni assolutamente personali, lontane dalla verità assoluta, ma mi sento di esternarle con assoluta forza e convinzione. Fra l’altro, mi è sembrato che oggi Maxi ci abbia messo impegno…

Continuità
La seconda gara consecutiva interna al cospetto del Genoa assume i contorni di appuntamento dal fascino "cuttigghiar-casereccio", non nascondiamocelo, perché segnerà il ritorno di Lodi nel “suo” stadio, il tempio che ne ha rilanciato in modo definitivo le quotazioni nel calcio che conta. Non offendo nessuno rimarcando come sia assolutamente inutile e pleonastico fare paragoni con il presente, lasciarsi andare a lamentazioni o disquisizioni tecnico-tattiche che non stanno né in cielo né in terra. Lodi ha dato tanto al Catania e tanto ha ricevuto. È un buon giocatore da tenere d’occhio nell’eventualità che venga schierato (non ha cominciato benissimo e con il Napoli ha fatto panchina), ma nulla più. È il passato. Passato remoto malgrado siano trascorsi pochi mesi dal suo addio. L’attualità è il nuovo Catania e solo ciò conta. Piuttosto, il match contro il Grifone rappresenta un’occasione ghiotta per dare continuità ai risultati. Sarà difficile, chiaro, perché il Genoa ha cambiato allenatore, allontanando l’acerbo Liverani e riassumendo la vecchia volpe Gasperini, uno che ha legato la parte migliore della sua carriera proprio al presidente Preziosi e alla società rossoblù. Recupereremo qualche elemento importante specie in difesa, è vero, ma l’importante sarà mantenere lo stesso profilo mostrato oggi contro il Chievo. Sarebbe, questa sì, una garanzia di successo. Let’s go, Liotru, let’s go!!!