Pellegrino: "Si deve ripartire dal senso di appartenenza"

Pellegrino ha parlato oggi in conferenza stampa

Pellegrino ha parlato oggi in conferenza stampa 

Mister Pellegrino ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro la Roma.

TORRE DEL GRIFO- Ha parlato in conferenza stampa il tecnico del Catania, Maurizio Pellegrino, in vista della sfida interna contro la Roma valida per la terzultima giornata della Serie A. Si parla poco della partita, con uno sguardo al futuro: secondo l’allenatore rossazzuro si deve, infatti, ripartire dal senso d’appartenenza alla maglia che quest’anno è mancato ai giocatori.

Ultime partite di campionato, quali problemi pensa di aver risolto?

Quando sono stato chiamato mi sono subito proiettato verso le sei gare rimanenti, quindi da subito ho pensato di lavorare in campo e nel miglior modo possibile senza pensare ad altro.

Catania-Roma penultima partita interna della stagione e prima partita del nuovo corso con uno sguardo alla prossima stagione.

La partita contro il Verona ci ha fatto sprofondare in un fosso, scendiamo in campo ancora come una squadra di Serie A.

Le indisponibilità sono legate solo a problemi fisici?

Ci sono vari motivi: proveremo qualcosa di diverso, giocherà chi in settimana è stato meglio e non chi ha fatto male domenica. La condizione mentale della squadra è disperata e bisogna fare i conti con questa situazione.

Qual è per lei il compito più difficile da qui alla fine della stagione? E’ un errore parlare già del suo successore?

Con la squadra abbiamo affrontato questi discorsi: è un periodo dell’anno in cui si parla di calciomercato, è bene che se ne parli ma in questo momento si deve parlare solo di calcio. Al prossimo anno ci sta già pensando una società che sarà ancor più forte perché il primo a voler tornare nella massima serie è proprio il presidente Pulvirenti. Un anno come questo può anche starci ma se nelle intenzioni di questa società c’è la volontà di tornare in Serie A.

Tra i convocati non c’è Legrottaglie: è un problema fisico?

Ha avuto due giorni di tallonite e stamattina ha avuto un altro problema.

In settimana il comunicato della Curva Nord.

Se io ritorno indietro e penso alla nostra storia e mi fermo a pensare a quello che tutti gli anni abbiamo passato, quando siamo diventati fortissimi l’abbiamo fatto tutti insieme. Io ho visto altre società in clamorosa difficoltà, ma i presidenti di queste squadre sono spariti. Qui, invece, il presidente viene a vedere l’allenamento ogni giorno con uno straordinario senso d’appartenenza.

La scorsa settimana ha detto che i giocatori devono scendere in campo anche a prendersi i fischi. Questa settimana ha avuto delle risposte?

Per me è la quarta partita e posso solo dire che due partite sono state fatte benissimo, domenica è successo quello che non ti aspetti anche se è accaduto più volte quest’anno.

Per quanto riguarda l’impiego di Izco?

Noi avevamo fatto due gare dove stavamo anche creando un’identità di gioco e pensavamo di averla ritrovata e la continuità di gioco a fatto sì che Izco non giocasse la partita di Verona.

Cosentino è stato definito come “risorsa” da Pulvirenti, in cosa può essere risorsa?

Parlare oggi di società, visto la condizione in cui siamo, può essere anche inutile. Io questo lo dico con certezza: il presidente ha subito non solo dal punto di vista tecnico ma è stato accusato anche dal punto di vista personale. Lui ha anche ammesso i propri errori ma ha anche parlato della voglia di tornare in Serie A.

Questa è stata anche la settimana dell’eliminazione dell’ultima italiana in una competizione europea. Da cosa, secondo lei, deve ripartire il calcio italiano? E nello specifico, da cosa deve ripartire il Catania, l’anno prossimo? Magari dai tanti Simone Caruso della primavera?

Io credo che il lavoro si debba basare sulla creazione di una mentalità definita. La differenza tra una squadra italiana e una squadra europea si nota in maniera forte: un Atletico Madrid ha un senso di appartenenza forte durante la partite e questo si deve trasmettere ai ragazzi. Il giocatore straniero che viene a giocare in una squadra italiana deve sapere cosa trova e deve adeguarsi alla cultura della società.

Senso d’appartenenza, è proprio questo che è mancato quest’anno?

Lo posso dire senza problemi perché è stato questo il problema. Se ci fosse stato un approccio diverso e un senso d’appartenenza diverso, avremmo avuto qualche punto in più. Ma questo non si deve sbagliare più.