Palermo-Catania 0-4: la gioia sportiva più grande

Beppe Mascara, bandiera del Catania, esulta dopo il golazo al Palermo

Beppe Mascara, bandiera del Catania, esulta dopo il golazo al Palermo 

L'uno marzo 2009 nel ricordo di Alessandro Russo. Un racconto da leggere tutto d'un fiato.

Tema: “Descriva il candidato la gioia sportiva più grande di tutta la sua vita”.

Svolgimento.


L’orologio a cucù indica le sei antimeridiane spaccate del primo giorno di Marzo dell’anno del Signore 2009, prima domenica di Quaresima, quando le piccole pesti, Oriana e Matteo, decidono di far scattare l’ora X. Ancora una volta senza pietà alcuna, ad un ignoto segnale prestabilito, i due marmocchi Russo, dieci mesi ancora da compiere, buttano giù dal letto me e Laura, mia moglie. Prima che strillino ulteriormente, mi tocca alzarmi e condurli nel campo da gioco: un letto matrimoniale regolamentare, con tanto di porte, tribune, spogliatoi, mix-zone e tabellone luminoso. Io e Matteo vestiamo la tradizionale casacca rossazzurra con lo stemma dell’Elefante ben in vista. Dall’altra parte del talamo, Laura e Oriana, con addosso due camicette rosa, hanno il privilegio del calcio d’inizio. Già dalle prime battute, non c’è storia: troppo forti i maschietti che sciorinano una grande lezione di football. Col passare dei minuti, l’incontro si trasforma per noi in apoteosi. Al triplice fischio del direttore di gara, il tabellone segnala il risultato di 4 a 0 in favore dei rossazzurri, mentre dagli spogliatoi si odono felicitazioni e crucci di vincitori e vinti. «Batti il cinque, Matteo: è stata una partita fantastica, infarcita di azioni spedite e tiri come saette».

«C’era vento e poi gli dei della palla tonda non sono stati benevoli con i nostri colori, Oriana».

La gioia per la grande prestazione mattutina, condita dal raggiungimento dei tre punti in palio, è enorme; la successiva gigantesca euforia mi fa dimenticare di tender l'orecchio alle previsioni zodiacali radiofoniche. Vuole la consuetudine, infatti, che la domenica mattina, appena sveglio, ascolti alla radio l’oroscopo settimanale per lo Scorpione. Con l’animo sufficientemente predisposto a gioie e dolori, mi preparo così per il nuovo dì di festa e i successivi sei. Fa nulla, la mia nuova settimana non sarebbe potuta cominciare meglio. Dopo pranzo, alle tre in punto, mentre Laura dà la pappa a Matteo e Oriana, sorseggio un caffè e penso a voce alta. «Azz, sono due anni che non si vince lontano dal Massimino. Se ci riuscissero oggi al Barbera di Palermo, nel giorno della quattrocentesima gara in A, gli uomini di Zenga si laureerebbero eroi del pallone con lode e bacio in fronte». Nello stesso istante, a circa centonovanta chilometri di distanza, undici giovanotti dipinti di un rossazzurro sfavillante si preparano a una nuova sfida. «Noi siamo il Catania ’46, - urlano a gran voce e intanto si guardano fitti negli occhi - i campioni di Trinacria». Mentre ripassano schemi e movimenti, trattengono il respiro e gonfiano il petto: provano così a stringere i nodi del proprio destino con la storia del Club dell’Elefante.

I loro nomi? Albano Bizzarri, Alessandro Potenza, Matias Silvestre, Lorenzo Stovini, Ciro Capuano, Ezequiel Carboni, Pablo Ledesma, Davide Baiocco, Marco Biagianti, Beppe Mascara e Takayuki Morimoto. Sull’altra metà del rettangolo verde, l’U.S. Città Palermo in pantaloncini neri e casacca rosa pallido con l’aquila per distintivo guadagna il prato del terreno di gioco, prendendo posto alla spicciolata. La scelta tattica di mister Walter Zenga, stratega della panchina etnea, prevede una formazione per nulla abbottonata, anzi lineare ed equilibrata. Quattro sono i centrocampisti in linea per formare una diga elastica che argini le iniziative nemiche: l’ordine è ”Contenere e ripartire”. I primi dieci minuti sono molto tattici e servono ai due schieramenti per studiarsi a vicenda, ma il Catania è più pimpante e mantiene alto il baricentro. Grazie a un facile cambio di passo, ottimo possesso palla e rapida costruzione di gioco, la supremazia territoriale si fa presto costante.



Davide, capitano di mille battaglie, spegne subito la lampadina avversaria Liverani mentre Ezequiel imbriglia immediatamente Simplicio e lo annulla. Sulla linea mediana del campo, la spavalda sicurezza della loro superiorità tecnico-tattica non tarda a farsi sentire. I “fantastici 4” si esaltano e macinano un gioco brillante e votato all’offesa, proponendosi rapidamente a supporto dei due attaccanti. Al minuto quattordicesimo, Takayuki Morimoto riceve in area, si gira, supera Kjaer e mette in mezzo un pallone morbido morbido. Arriva Pablo Ledesma che si tuffa e inzucca in rete mentre un intero stadio ammutolisce. Due minuti più tardi, Bresciano entra in modo sconnesso su Morimoto e l’arbitro Rosetti lo caccia fuori. E’ il trentasettesimo quando Carboni riceve palla e taglia il campo con un lancio di quaranta metri; lesto a ricevere c’è ancora il piccolo samurai che fredda Amelia con un gran diagonale: 2-0.


L’ U.S. Città Palermo è un pugile che prende botte da tutti i lati; non ha il tempo per risvegliarsi che viene stordito e mandato al tappeto. L’elefante rossazzurro sale in cattedra, poi sull’astronave e raggiunge lo spazio, mentre l’aquila rosanero affonda inesorabilmente. Il solo Miccoli prova a tenere in piedi la baracca e cerca invano di dare la sveglia agli imbambolati compagni. Sette minuti dopo, dalla lunetta di centrocampo, Morimoto appoggia di testa al folletto di Caltagirone, Beppe Mascara. Il magnifico giocoliere di casa nostra intravede Amelia fuori dai pali e, con acuta pazzia, calcia al volo un destro d’istinto. La sfera di cuoio con una naturalezza sfacciata supera sette cieli, volteggia nello spazio e poi “uccella” il portiere palermitano. E’ tutto marca liotru il gol più bello del mondo, una perla da cineteca che entra nell’epica calcistica. Anche il pubblico rosanero non smette di applaudire la splendida marcatura, un colpo di genio lungo cinquanta metri che incorona Beppe re del derby. «Incredibileee, - urlano i commentatori di radio e tivù, intontendo ulteriormente gli spettatori palermitani in tribuna - meglio di Maradona, Del Piero e Beckham».

«Mamma miaaaaaaaa, - il ruggito inconfondibile di Angelo Patanè è carico di pathos - mamma miaaa, da impazzire. Che gol incredibile, un gesto balistico assolutamente I N C R E DI B I L E !».
«M e r a v i g l i o s o, - sulle note dei Negramaro, invece, canta a squarciagola Angelo Scaltriti - ma non ti accorgi di quanto il mondo sia ...M E R A V I G L I O S O».


Sul tre a zero, con i rosanero sommersi dai fischi di tutto il Barbera, termina il primo tempo. Trascorrono i minuti, entrano Michele Paolucci, Mariano Izco e Christian Silvestri e i rossazzurri restano padroni del campo. Quando vogliono, ci danno dentro, pigiano sull’acceleratore e per i cugini rosanero sono guai. Biagianti calamita palloni in quantità industriale e semina il panico, poi ci prova Mascara con una conclusione al volo, fuori di un soffio. Al sessantaseiesimo, l’elefante riparte: Mascara serve Biagianti che si incunea in area in slalom e scodella al centro per l’accorrente Paolucci. Il numero nove scocca un tiro di prima, potente e preciso: 4-0. C’è gloria anche per uno strepitoso Bizzarri, sempre pronto a negare la meritata rete della bandiera. L’US Città Palermo è a pezzi, annichilito, strapazzato e umiliato; il Catania ‘46 è da favola, brioso, sciolto e spumeggiante.

Quando ero bambino, estasiato ascoltavo da mio nonno Giuseppe le storie di Orlando, di Rinaldo e della bella Angelica. Un giorno ai miei nipotini, racconterò invece dei ghiribizzi dei loro genitori, Oriana e Matteo. Ma gli dirò anche di una domenica fuori del comune, del gran balzo di Pablo, del fendente di Takayuki, del colpo di genio di Beppe e del tocco delizioso di Michele. Insomma del delirio rossazzurro, del tracollo rosanero e della gioia sportiva più grande di tutta la mia vita.