Occasione sprecata

Sergio, un gol che mantiene vive le speranze...

Sergio, un gol che mantiene vive le speranze... 

Il commento di Max Licari evidenzia la macroscopica occasione sprecata dai rossazzurri, ponendo in risalto gli errori commessi da tecnico e giocatori, la direzione gravemente insufficiente di Bergonzi e la commovente capacità di reazione della squadra. Contiene una ricetta "Personale": dentro Peruzzi insieme a tutti i "vecchi" (con Rinaudo e Biraghi pronti a dare il proprio contributo), 4-3-3 fisso e paure in naftalina... Così ci si potrebbe salvare!

Un peccato mortale
Pensate, se il Catania avesse vinto contro il Livorno, considerati i risultati delle dirette concorrenti (sconfitte in casa per Sassuolo, Chievo e Bologna), si sarebbe ritrovato a un punto dalla salvezza, rimettendo in gioco tutto e tutti già da subito. Che occasione sprecata! Che peccato! Tuttavia, per come si era messa la partita, essere riusciti a rimetterla in piedi significa sicuramente che la squadra non ha mollato e che ha ancora voglia di lottare fino alla fine. Quando, a fine gara, una gara da vincere a tutti i costi, si sono sentiti dagli spalti normali fischi di delusione per il risultato frammisti ad applausi di riconoscimento per il cuore gettato in campo, si è capito che si era capito. Si è capito che questa squadra ha sì mostrato evidenti lacune, lo dice la classifica e lo dicono le prestazioni, ma che mostra ancora qualcosa da dare nella lotta per la salvezza. A 16 giornate dalla fine del campionato e con tre punti da recuperare al quart’ultimo posto (incredibilmente si è accorciata la forbice dopo questo turno), non si può mollare. Nessuno deve mollare. Dai tifosi, comprensibilmente dispiaciuti per la vittoria sfumata e per il mancato acquisto di una punta nel mercato di gennaio, alla società, ai giocatori, al tecnico, fino agli addetti ai lavori. Questo l’imperativo categorico, questo il “succo” da estrarre dalla partita giocata al cospetto dell’undici labronico. Un “succo” di carattere agonistico che costituisce la nota positiva più “squillante”, in mezzo, purtroppo, a errori importanti. Il primo dei quali, l’approccio…

Approccio poco consono alla gara
Mi dispiace dirlo, perché ritengo che Maran, voluto fortemente dai “senatori”, abbia comunque ridato un minimo di “senso” e di assetto psicologico al team dell’Elefante dopo i disastri della gestione De Canio, ma questa volta ha sbagliato. In casa, in una gara da vincere “comu iè gghè” e contro una diretta concorrente che non ha valori tecnici da “grande”, non scendi in campo con tre difensori centrali e il tuo miglior giocatore, Barrientos, a ridosso del regista Lodi, a circa 40 metri dalla “zona calda” dove può diventare decisivo! Così non crei gioco, lanci un messaggio preciso agli avversari e dai loro modo di pressarti più alto. In buona sostanza, il Catania ha regalato un tempo al Livorno che, pur senza strafare, ha messo in campo tanta corsa e un atteggiamento più propositivo con i due veloci attaccanti Paulinho ed Emeghara pronti a svariare, supportati da Luci, Duncan e Benassi in grande spolvero dinamico. Male Lodi, male il “pitu”, sperduto Bergessio, molto male Leto, poi protagonista di un gesto evitabile all’atto della sostituzione nella ripresa. Bloccati Peruzzi e Biraghi, seppur fra i più volenterosi; l’impressione è che non siano gli esterni adatti al 3-5-2, che presupporrebbe elementi con caratteristiche diverse. Con loro, il modulo diventa un 5-3-2. E in casa, in partite da vincere, mi pare improvvido giocare in questo modo…

Ripresa scoppiettante, “solito” Bergonzi, ma gli errori sono evidenti
Non a caso, a fine partita, Di Carlo ha dichiarato che il cambio di modulo della ripresa ha messo in difficoltà il Livorno. Peccato che Maran, prima di ritornare all’antico, abbia atteso di prendere il gol prima di decidere il mutamento tattico. Certo, sulla prima rete di Emeghara, l’errore in respinta di Frison è evidente, ma la difesa si era fatta prendere in contropiede, dopo un inizio più arrembante comandato dal tecnico, con gli esterni e Barrientos più “alti” nel pressare i portatori di palla livornesi. Solo a quel punto il tecnico etneo ha cambiato modulo, inserendo prima Izco al posto di Bellusci e poi Castro al posto del deludentissimo Leto. 4-3-3 classico. Il Catania ha subito dato l’impressione di “cambiare” ritmo, con Barrientos e il “pata” a supportare Bergessio. Il pareggio di Bergessio è, infatti, giunto su una delle poche azioni “da Catania” della stagione: filtrante del “pitu” e gol di rapina dell’attaccante argentino. A questo punto, con l’inerzia della gara tutta dalla parte del Catania, il fattaccio, con il solito protagonista: Bergonzi, “consigliato” dal giudice di linea, assegna un rigore inesistente al Livorno a seguito di un intervento regolarissimo di Frison su Emeghara. Un’annata storta si riconosce anche da questo. È vero che la difesa, in specie Rolin, si era fatta prendere in contropiede da un lancio chilometrico, ma l’errore dell’arbitro diventa decisivo. Con Bergonzi, purtroppo, i rossazzurri sono sempre, ma dico sempre “sfortunati”. La gestione complessiva della gara è stata assai penalizzante per gli uomini di Maran, che si sono visti fischiare falli su falli in attacco, a volte anche “bizzarri”. Eppure, Sul 1-2 di Paulinho, il Catania ha avuto ancora la forza di pareggiare quasi subito, con Barrientos su corner, per poi prendere il terzo gol dallo scatenato Emeghara su altro errore in respinta di Frison, in giornata assolutamente negativa. Ecco, è in questo momento , il più brutto, che a mio parere i rossazzurri hanno fatto sì che possa essere lecito coltivare una piccola speranza positiva in merito al futuro. Quando sembrava tutto perso, con Almiron, uno della vecchia guardia entrato qualche minuto prima al posto di Rinaudo, si sono rivisti 15/20 minuti di Catania “old style”. E non solo per il gol del pareggio dello stesso centrocampista. Si è rivista la voglia di attaccare, di cercare qualche giocata palla a terra, di mettere sotto l’avversario con la tecnica e non solo con la disperazione dei lanci lunghi. I rossazzurri nel finale avrebbero potuto anche vincerla, se a un minuto dalla fine Bergonzi non si fosse inventato un fallo in attacco di Barrientos, cosa che costituisce la “barzelletta” più gustosa della partita. Luci tenta di respingere il pallone, ma in pratica “zappa il terreno”, ciccando la sfera; a quel punto, pensa bene di gettarsi furbescamente a terra come fulminato, mentre Barrientos prende palla e lancia Beressio solo davanti a Bardi. Bergonzi, incredibilmente, fischia. Era a due metri dall’azione… Cosa si deve pensare? Fate voi… Tuttavia, quel che conta è che la reazione ci sia stata. Non è bastata a raggiungere la vittoria, ma almeno lascia una porta aperta per il prossimo futuro.

Peruzzi, Rinaudo e i “vecchi”, unica strada per il futuro…
Premesso come, a mio avviso, il Catania dovesse inserire una punta “strutturata” nel mercato di gennaio a sostituire Maxi Lopez e il suo mancato innesto costituisca un handicap a livello di opzioni tecnico-tattiche per Maran (la società, chiaramente, ha fatto una scelta e se ne assume coerentemente tutte le responsabilità in funzione del raggiungimento del risultato finale), mi sono fatto un’idea precisa e definitiva: anche per il “Maran 2” è terminato il tempo degli esperimenti, del “vediamo”, del “e se…”, delle prove d’appello a giocatori che finora (e tempo ne è trascorso…), per motivi anche indipendenti dalla loro volontà, non hanno reso. Cosa vuoi provare più, a 16 giornate dalla fine e ultimo in classifica? L’allenatore deve prendere atto di una cosa sola: due giocatori “nuovi” hanno fin qui dato ampie garanzie (Lodi non lo considero, ovviamente), Peruzzi e Rinaudo. Un altro ha dato il proprio discreto contributo, sebbene, data l’età, fornisca ancora prove un pizzico altalenanti, Biraghi. Punto. Questi tre, più Fedato, cui dovrà essere data la chance di far vedere quel che sa fare magari a gara in corso, possono essere inseriti nell’ambito dell’ossatura della scorsa stagione che, alla luce dei fatti, è l’unica che può ancora far sperare nella salvezza. È una mia opinione personale ma, se si vuole veramente dare continuità ai risultati, bisogna far giocare tutti i “vecchi” più uno massimo due di questi nuovi che si sono integrati. In soldoni, fermo restando che il ruolo del portiere è delicato, ma Maran e la società hanno fatto una scelta dando fiducia a Frison e non puntando su Andujar (ceduto al Napoli): 4-3-3 “storico”, senza più remore e con la consapevolezza di dover fare un gol più dell’avversario. Giocarsela, giocarsela, perché questi l’anno scorso hanno dimostrato di saper giocare a calcio. Difesa con Peruzzi, Spolli, Bellusci (Rolin), Alvarez (Biraghi); centrocampo con Izco, Lodi, Almiron (RInaudo); attacco Barrientos, Bergessio, Castro. Con la speranza che il “pitu” e il “pata” elevino sensibilmente il rendimento e che il resto della squadra cresca ulteriormente di condizione e convinzione. È nella testa, soprattutto, che Maran deve lavorare. Li deve sbloccare, li deve liberare dalle paure una volta per tutte, questi giocatori! Che cavolo devono ancora star lì ad aver timore, se la classifica li vede con l’acqua alla gola? Che tirino fuori le palle e dimostrino, come hanno fatto in passato, di saper giocare a pallone! Se ci riescono, sono più forti delle quattro dirette concorrenti (la classifica si sta delineando in maniera chiara…), altrimenti retrocederanno e amen. Non c’è nient’altro da fare o da pensare. Per questo, la scelta iniziale di Maran al cospetto del Livorno penultimo, mi si perdoni, pare in perfetta controtendenza rispetto a tali assunti abbastanza logici.

Non ci si può salvare con l’ordinario…
A questo punto, bisogna rendersi conto di un fatto doloroso, ma ahimè oggettivo: per salvarsi, pur nell’ambito di una situazione, come detto, ancora rimediabile, non basterà l’ordinario. Bisognerà fare lo “straordinario”. Cioè, o vai a fare qualche impresa contro pronostico in trasferta, da “confermare” successivamente in casa anche contro squadre ipoteticamente “fuori portata” oppure difficilmente potrai beneficiare di quella svolta psicologica e di classifica funzionale al raggiungimento dell’obiettivo. Semplice e pacifico. Per fare un esempio concreto, sarà necessario far di tutto al fine di andare a cogliere la vittoria in un campo difficilissimo come Parma (i ducali di Donadoni sono una delle squadre migliori per rendimento in questo inizio di 2014), per poi tentare di bissare il colpo con la “ristorata” Lazio di Reja al “Massimino” nel turno seguente. Possono farcela i ragazzi? Con le paure evidenziate nel primo tempo contro il Livorno, direi di no. Con la carica degli ultimi venti minuti, ecco, le chance aumenterebbero corposamente. E con un “determinato” modulo e “determinati” giocatori. Non si tratterebbe di un miracolo, ma di una grande impresa. E, senza le grandi imprese stile Juve-Catania 1-2, in situazioni del genere difficilmente ti salvi. Riusciremo a fare il “filotto”? Tentiamoci e crediamoci, tutti insieme, ma abbandonando le paure. Ormai, non hanno più senso… Let’s go, Liotru, let’s go!!!