No al 'Metodo stocastico'

Vamos,

Vamos, "pitu", torna a sognare con noi! 

L'editoriale di Max Licari propone riflessioni accurate sulla sudditanza psicologica tipica dell'italico pallone, una interpretazione del metodo stocastico "alla catanese", per poi lanciare un appello ai veri tifosi del Catania: riempire lo stadio sabato pomeriggio, invece di indulgere in minchiate...

Una minchia
Le ho contate. Sette. Sono sette le gare disputate finora con Juve-Inter-Milan-Napoli, le cosiddette “grandi” del momento, dai rossazzurri di Maran. Ebbene, su sette incontri, cinque sono stati pesantemente condizionati da arbitraggi drammaticamente scadenti, uno (Catania-Napoli) da un arbitraggio “solo” scadente. Unicamente il secondo tempo di Catania-Inter, sebbene la direzione di Bergonzi non mi sia piaciuta dal punto di vista tecnico, può essere considerato immune da errori pacchiani da parte del sestetto arbitrale. Purtroppo, sarà il destino cinico e baro, in tutti questi casi, è il Catania e solo il Catania a subire torti in qualche caso “epici”. Sfortuna? Congiunzione astrale? Punizione divina a causa della tracotante “ubris” (http://it.wikipedia.org/wiki/ýbris) manifestata dagli etnei nel voler sfidare alla pari cotante “corazzate”? La risposta più facile, trovandoci in Italia e nel campionato italiano, è “sudditanza psicologica”. Qualcosa che, a quanto pare, non morirà mai. Meno male che poi, a rinfrancarci, ci sono le partite europee in cui, quando le supposte “grandi” si dimostrano inferiori e a rischio “imbarcata”, non possono contare su alcuna “ciambella”: tre gol e a casa, quattro gol e a casa. E “malacumpassa” piena, rotonda, inequivocabile. Il gol regolarissimo annullato all’avversario dov’è? Il rigore inesistente concesso dov’è? La mancata espulsione “Grava style” dov’è? La vergogna dov’è? Ma è la consolazione “de’ fissa”, perché la realtà che vive il Catania è, storicamente, quella del campionato italico, più B che A, fra l’altro. Ciò che è successo allo “Juventus Stadium” rientra, quindi, nella “normalità” del nostro strampalato e stralunato pallone. E non si è trattato neppure del massimo dello scandalo. A dir la verità, secondo il mio avviso l’arbitraggio più farsesco subito dal Catania nel corso di questa pur fortunata stagione, e qui magari qualcuno si meraviglierà, considerato il patatrac storico del trio Gervasoni-Maggiani-Rizzoli in occasione di Catania-Juve, è quello di Napoli, dove i ripetuti e gravissimi errori a danno del Catania hanno fatto pensare che quella partita si stesse giocando nei pressi dell’Area 51 e non al “San Paolo”... Tuttavia, si è dimostrato che il convincimento del popolo dell’Elefante Rossazzurro, dal suo presidente all’ultimo dei tifosi, è quello giusto. Cosa si può fare? Una minchia. La dimostrazione lampante di tale assioma è la direzione di Giannoccaro di Lecce allo “Juventus Stadium”. Dopo tutto quello che era successo all’andata, con il mondo intero che ha riso del calcio italiano, si poteva pensare a un momento di sana “cautela”. No, altro “percorso netto”: chirurgicamente, non si è concesso al Catania di salire nemmeno di fronte a cinque o sei falli netti consecutivi subiti da Gomez, per poi continuare con l’espulsione dell’allenatore per un “ma dai”, con un Pogba da “arancione” nemmeno ammonito e, ciliegina sulla torta, con l’azione finale del gol juventino, viziata da un fallo in gioco pericolo talmente clamoroso che, se non l’avesse fischiato un arbitro sedicenne dei “giovanissimi” al “Duca d’Aosta”, il commissario di campo gli avrebbe consigliato di lasciar perdere il mestiere di “giacchetta nera”. E, per non farsi mancare nulla, la beffa post-gara: due belle giornate di squalifica a Spolli per proteste. Prosit!

Il metodo stocastico
Detto ciò, vorrei far notare come il Catania, a 10 giornate dalla fine, malgrado le ultime due sconfitte consecutive, si trovi a due punti dal settimo posto e a 5 dal quinto/sesto posto. È finito il campionato? Non mi pare. Eppure, come al solito qualche tifoso comincia a pensare che i rossazzurri stiano “mollando”. Magari, sono gli stessi che pensavano che a Genova si sarebbe “perso facile”? O che al Parma “avremmo regalato la partita? Ci risiamo. Di nuovo si applica in tutta la sua (fanta)scientifica potenza il cosiddetto "metodo stocastico" (http://it.wikipedia.org/wiki/Processo_stocastico), che a Catania rappresenta una variante assai interessante al ben noto modello matematico: come dice la parola stessa, è un casuale processo random in cui si accumulano migliaia di minchiate stellari, per poi beatamente espellerle con raffiche a canna rotante, naturalmente senza alcuna sequenza logica. Esempio tipico: un assai presunto “tifoso del Catania” invia alla “Gazzetta dello Sport” una lettera in cui paventa una “compravendita” della gara con i bianconeri di Conte! Cioè, il Catania si sarebbe “venduto” la partita dopo essersi fatto un mazzo così per pareggiarla, facendo segnare l’avversario al secondo minuto di recupero, nel corso di un’azione che, se regolarmente interpretata, avrebbe portato al fischio di Giannoccaro a seguito del fallo di Barzagli e alla conclusione della partita stessa!!! Meno male che alla cerebroerranza si può rispondere con la serietà dell’evidenza. Carusanza, carusanza... mi sembra abbastanza chiaro come quest’anno il Catania abbia tutte le potenzialità e le intenzioni di giocarsi le sue chance fino in fondo al campionato, fino all’ultima giornata. Lo ha dichiarato il presidente, lo ha dichiarato l’A.D., lo dichiarano giornalmente i giocatori. Non bagniamoci prima che piova. A Torino, seppur privi di elementi importanti come Legrottaglie, Barrientos e Bergessio, si è giocata una signora partita, da squadra vera, tatticamente impostata in modo magistrale e fisicamente in ordine (a scongiurare ipotesi di “crollo” dopo il brutto secondo tempo giocato con l’Inter di Stramaccioni, obiettivamente il peggior Catania della stagione). Il Celtic, qualche giorno prima, aveva beccato due facili pappine... Non facciamo sempre gli stessi errori: in Champions dopo Parma-Catania, in vacanza dopo Juve-Catania. Ci sono 30 punti disponibili e il Catania deve disputare ancora tre scontri diretti molto difficili (Lazio e Milan in trasferta, Udinese in casa); gli altri match, seppur come sempre complicati, vedranno i Nostri impegnati con squadre alla portata, dal Chievo al Cagliari, dal Palermo al Siena, dalla Samp al Pescara, per finire con il Toro. Stiamo calmi e vediamo come va a finire. Di obiettivi, a parte il sogno Europa League, ce ne sono: la miglior posizione di sempre (dall’ottavo posto in su), il record di punti (oltre i 48), la possibilità di saltare un turno di coppa Italia (dall’ottavo posto in su). Che diamine, è proprio in questi momenti che si deve sostenere con più forza. Si deve ripartire proprio dalla buona prestazione di Torino, che ha dimostrato come questa squadra sia ancora pienamente efficiente e motivata. Unica cosa da fare: andare allo stadio, incoraggiare i ragazzi, a partire proprio da sabato pomeriggio.

Allo stadio, piuttosto che lamentarsi...
E già... Invece che lamentarsi di questa o quella cosa, sempre “supposta” e mai accertata, sarebbe il caso di riempire il “Massimino” a cominciare dal prossimo scontro decisivo con l’Udinese del malinconico Guidolin, uno che con il Catania ha sempre qualche conto in sospeso. Un incontro che affronteremo magari ritrovando qualche protagonista fondamentale come il “pitu” e il “lavandina”, due che spostano gli equilibri, soprattutto nei match interni. Le motivazioni ci sono. I friulani seguono a un punto, si potrebbe allontanarli in maniera significativa dalla lotta per le prime otto piazze. Si potrebbe riaccendere l’entusiasmo, riprendendo la corsa di qualche settimana fa. Ci si potrebbe anche divertire, visto che il Catania gioca bene e merita l’affetto e la considerazione dei propri tifosi. E, poi, si potrebbe dimostrare che a Catania non siamo più i soliti “colonizzati”, capaci di colmare il recinto (trovando, stranamente, considerato il periodo di grande crisi, i 30/50 euro per assistere alla “Sacra Rappresentazione”) di pecoroni solo nel caso di visita del pastore-padrone... Affranchiamoci. Let’s go, Liotru, let’s go!!!