Neanche un Naumoski, neanche un Pellè...

Il dirigente campano Pietro Lo Monaco

Il dirigente campano Pietro Lo Monaco 

La sessione invernale del calciomercato si è conclusa senza l'acquisto fondamentale di un numero 9...

2005
Per buona parte di questa sessione invernale di calciomercato ho pensato e ripensato a quanto accadde quindici anni fa. Gennaio 2005, prima stagione dell’era Pulvirenti-Lo Monaco. Il Catania è un cantiere aperto. Il progetto tecnico “grandi firme”, imbastito in estate dal dirigente di Torre Annunziata, è caduto al suolo insieme alle prime foglie d’autunno: i Fresi, i Miceli, i Walem, i Vugrinec e i Ferrante non hanno confermato sul campo quanto di buono avevano fatto in precedenza con altre casacche. L’organico, dopo appena sei mesi, viene rivoluzionato drasticamente. Gli arrivi dei brasiliani Cesar, Menegazzo e Jeda, insieme agli italiani Silvestri e Serafini, uniti alle conferme dei “gregari” Bianco, Caserta, Anastasi e Orazio Russo, oltre a quella di capitan Pantanelli, costituiscono la base del Catania che affronterà il girone di ritorno in cadetteria.

L’organico, stavolta, è ben assortito e più consono al campionato di competenza. All’occhio, non solo dei più attenti, risalta l’assenza di una vera prima punta. Infatti, nella batteria a disposizione di mister Nedo Sonetti, c’è il solo Graziano Pellé, promettente diciannovenne prodotto del settore giovanile del Lecce. Per tutta la durata dell’ultimo giorno di mercato si attende l’annuncio, o meglio il fax, che ufficializzi l’acquisto di un numero 9 esperto, scafato e di categoria in grado di completare la squadra. Dopo una lunga (vana) ed estenuante attesa sulla “ruota” di Catania “esce” il nome di Ilčo Naumoski. L’attaccante macedone, però, non scenderà mai in campo. Sonetti è costretto a fare di necessità virtù, alternando all’acerbo Pellé al centro dell’attacco i vari Serafini, Jeda, Russo e il “riesumato” Vugrinec. La squadra dà vita a un girone di ritorno generoso, ben diverso dall’andata, ma l’assenza di un vero numero 9 ne tarpa inevitabilmente le ali. L’obiettivo dei play-off, ampiamente alla portata, rimane un miraggio irraggiungibile.

2020
Quindici anni dopo, probabilmente in quella che sarà l’ultima stagione dell’era Pulvirenti-Lo Monaco, il Catania è nuovamente un cantiere aperto. Così come allora il progetto tecnico costruito in estate si è rivelato un fallimento, ben prima che l’ora legale lasciasse spazio a quella solare. A render tutto più complicato, oltre alle scelte sbagliate nella costruzione di un organico che si rivela inadatto alle esigenze della categoria e alle idee tecnico-tattiche dell’allenatore (Andrea Camplone), si palesano tutte le difficoltà economiche della società etnea. Una situazione che si aggrava settimana dopo settimana, fino all’esplosione di fine anno per via del famigerato messaggio whatsapp, con l’intera baracca che si regge interamente sulle spalle larghe di Cristiano Lucarelli, tecnico (ri)agganciato dopo il crollo di Vibo Valentia (del 20 ottobre) che diventa il vero punto di riferimento per l’intero ambiente, per buona pace di dirigenti dimissionari che sostengono il contrario.

Il diktat è chiaro e crudo: sfoltire l’organico, riducendolo a 22 elementi, eliminando i contratti più onerosi e i calciatori non funzionali al progetto tecnico del trainer labronico, provando a ingaggiare gente motivata con stipendi abbordabili. La “rivoluzione” invernale, dopo un’iniziale impennata, vedi gli addii dei vari Rossetti, Llama, Bucolo, Catania, Fornito e Lodi, uniti agli arrivi di Manneh, Vicente e Curcio, rallenta inesorabilmente il suo corso nella seconda quindicina di gennaio, IMPANTANANDOSI nel momento cruciale. L’intempestiva cessione dello “scontento” Di Piazza, unita allo sfortunato infortunio patito da Curiale, costringono mister Lucarelli a giocare la semifinale di andata con la Ternana, alias la partita più importante della stagione, senza l’apporto di un vero numero 9. Nelle ultime ore di mercato si prova a tappare quella falla vistosa, ma il buco rimane tale: Doudou Mangni passa al Gozzano, il Milan si tiene stretto Emanuele Pecorino concedendo ai rossazzurri il prestito di Gabriele Capanni, esterno offensivo classe 2000. Un esterno, un’altra mezza punta, che si aggiunge ad un elenco che proprio sul gong vede partire Vincenzino Sarno in direzione di Trieste. Le ore 20 del 31 gennaio 2020 rintoccano una sentenza sinistra: l’atteso attaccante, fondamentale per completare l’organico, non è arrivato. Nessun "nove" stavolta. Neanche un Nauomoski, neanche un Pellè...