Monopoli-Catania 1-2: Scarsella scaccia i fantasmi del turnover

Pippo Pancaro, protagonista della serata.

Pippo Pancaro, protagonista della serata. 

Pancaro rischia con l’ampio turnover ma sfrutta le tante opzioni che la società gli ha messo a disposizione.

Quando, all’incirca a metà secondo tempo, il Catania soffriva nella ricerca affannosa del pareggio in una gara in cui aveva sostanzialmente concesso agli avversari soltanto il calcio piazzato da cui è scaturito il gol (se si eccettua la ripartenza che nel primo aveva dato luogo a un rigore erroneamente non fischiato da Valiante), l’indice della mano del tifoso medio rossazzurro era puntato su di lui, su quel Pippo Pancaro che invece, al triplice fischio del direttore di gara, abbandona il “Veneziani” da trionfatore, ricevendo i meritati elogi. Il tecnico calabrese d’altronde è il principale artefice del corretto impatto della sua squadra con la categoria, e più in generale con la “missione” che attende i suoi ragazzi. Per la seconda volta abbiamo visto degli atleti che, pur consapevoli del maggior tasso tecnico di cui dispongono, non hanno snobbato l’avversario, non tirando indietro la gamba quando serviva, e che non hanno mollato quando l’inerzia della partita si era spostata a favore dei pugliesi.

Turnover eccessivo corretto nella ripresa
Eppure, oggi, il buon Pippo Pancaro il suo bel rischio l’ha corso, attingendo a piene mani dal turn-over: sotto il profilo della prestazione e limitandoci ai primi 70’, la mossa non si era rivelata azzeccata. Pur mantenendo costantemente il possesso palla, il Catania si è involuto sotto il profilo della pericolosità offensiva rispetto alla partita di Matera. Ciò perché Calderini, pur vivace, non è riuscito laddove Russotto ha fatto faville (cioè nel leggere gli inserimenti dei compagni e servirli) e soprattutto perché gli interni di centrocampo Lulli e Russo hanno fornito un contributo decisamente inferiore a quello di Castiglia e Scarsella, dimostrando di possedere caratteristiche votate più al contenimento. Tant’è che il volenteroso e smaliziato Musacci ha trovato pochi riferimenti da valorizzare con le proprie trame di gioco. Col senno di poi, comunque, bene così: è bastato l’ingresso di Falcone e Scarsella per garantire al Catania concretezza sulle fasce e in area di rigore e, soprattutto, i tre punti. Il filotto di due vittorie consecutive, peraltro esterne, è sotto il profilo psicologico importantissimo per un gruppo chiamato a recuperare una penalizzazione pesante e dover scontare anche sul piano fisico il tour de force imposto dal calendario, a sua volta forzato dalla condizione di emergenza in cui il Catania si è trovato ad operare anche sul piano societario nelle ultime settimane.

Primissimo bilancio sulla squadra costruita dalla società
Dopo due partite in cui abbiamo visto all’opera buona parte dei giocatori a disposizione di Pancaro, pur essendo prematuro sbilanciarsi nelle previsioni, si può dire che la squadra costruita dalla dirigenza sembra, se non altro, idonea a disputare un buon campionato, pur condizionata inevitabilmente dai punti di penalizzazione. Lo si può dire perché due vittorie in trasferta nel giro di quattro giorni non possono essere dovute al caso o alla fortuna, e paradossalmente è stata più sofferta l’impresa odierna, contro un avversario ripescato proveniente dalla Serie D, che non la vittoria di Matera contro un club che l’anno scorso ha chiuso al terzo posto la regular season. E in queste due partite abbiamo visto che in certi settori del campo gli etnei sono ampiamente coperti: Ferrario ha già preso la leadership del reparto arretrato, dove Pelagatti e Bacchetti hanno fornito adeguate garanzie e dove si aspettano i recuperi di Bastrini e Bergamelli; Musacci è un giocatore di qualità ed esperienza che tornerà utilissimo e potrà rifiatare grazie al promettente Agazzi; sulle fasce nessun’altra concorrente può vantare una simile abbondanza (ci si può permettere il lusso di lasciare fuori di volta in volta uno tra Falcone, Russotto e Calderini). Per questo motivo i tanti impegni ravvicinati e una condizione fisica che alla lunga potrebbe risentirne fanno meno paura, nonostante in altri reparti qualcosa che non torna c’è: a centrocampo non si può rinunciare a Scarsella, l’unico in grado di inserirsi abilmente in area di rigore; tutti i terzini impiegati hanno palesato difficoltà in fase difensiva (colpa del modulo offensivo o delle caratteristiche individuali?); Calil, che l’anno scorso ha fatto la differenza con la Salernitana che, anche e soprattutto grazie ai suoi gol e le sue giocate ha conquistato la promozione, finora è stato un ectoplasma. Colpa forse delle difese a 3 (che si trasformano in difese a 5 quando il possesso palla è degli etnei) che il Catania ha finora incontrato, e che hanno invece favorito le buone prestazioni degli esterni cui è stato concesso più spazio. Fatto sta che in queste circostanze, con pochi spazi concessi al centro e con la necessità di lanciare talvolta qualche pallone “in the box”, il brasiliano sembra sprecato, e quando Plasmati tornerà a pieno regime bisognerà utilizzarlo per eludere tali tentativi di muraglie cinesi.

Un pubblico che attende di essere (ri)conquistato
Ci sarà tempo per fare tutte queste considerazioni: nel giro di dieci giorni, rivedremo il Catania altre tre volte. Si comincia domenica contro l’Ischia per l’esordio tra le mura amiche. Si proseguirà a metà della prossima settimana col recupero del match contro il Cosenza, anch’esso in casa, ancora da stabilire ufficialmente. Si chiuderà con la temibile trasferta leccese. Un trittico di partite in cui gli etnei completeranno il processo di insediamento nel campionato, al termine del quale ci si augura di agganciare il treno delle pericolanti. Contro l’Ischia gli stessi ragazzi che lontano dalle mura amiche hanno già cominciato a entrare nel cuore dei tifosi col loro impegno e con piccoli grandi gesti, come quello di richiedere la maglia appena sudata a mo’ di premio partita, avranno la possibilità di consolidare il feeling col pubblico di casa, che non aspetta altro di tornare a emozionarsi per un pallone che rotola in rete e mettersi alle spalle gli scoramenti degli ultimi due anni. Operazione che verrebbe ulteriormente facilitata da una maggior chiarezza e da progressi sul versante della cessione della società. Ma questa è un’altra storia, ed esula dall’oggetto di questa rubrica…