Milan-Catania (4-2): A cresta alta!

Bergessio, ritorno al gol amarissimo

Bergessio, ritorno al gol amarissimo 

Il commento al match del "Meazza" tra meneghini ed etnei. I temi 'caldi': Solita sconfitta 'alla strisciata'; Frison, debutto da urlo; Izco, Jolly tuttofare; Bergessio, bomber (quasi) inesauribile; Tornare alla vittoria col Siena

Solita sconfitta ‘alla strisciata’
Come da copione. Nel posticipo della trentaquattresima giornata il Catania di Rolando Maran esce sconfitto dal “Meazza” di Milano al termine di una gara pirotecnica, ricca di gol, emozioni, rimpianti e recriminazioni. A cresta alta contro il Milan delle creste (Boateng, Balotelli, El Shaaraey, Niang e tra poco anche Galliani…). Alla “Scala del Calcio” i rossazzurri, due volte in vantaggio, si sono fatti rimontare e superare da un Milan tonico, rinvigorito dal rientro di Mario Balotelli, e facilitato, nel momento più delicato del match, da un ‘aiutino’ del direttore di gara Massa di Imperia. Catania contro una ‘strisciata’ uguale errore arbitrale. Ci risiamo. Così come avvenuto contro Juventus, Inter e con i rossoneri nella gara d’andata, anche nella notte milanese il Catania di Maran ha subito una sconfitta con un’evidente ‘macchia arbitrale’. Una persecuzione o il solito copione visto e rivisto nel corso di questa stagione? Ambedue le cose visto che, in sei partite contro le ‘strisciate del Nord’, gli etnei hanno raccolto sei sconfitte propiziate da delle ‘disattenzioni arbitrali’. Da film horror. A dir la verità, però, se nel primo tempo l’esordiente Alberto Frison non avesse fatto ‘Superman’ la vittoria dei rossoneri sarebbe stata limpida, lineare e senza l’ausilio di ‘aiuti’ provenienti da chi, come di regola, dovrebbe essere imparziale. Avvio veemente dei rossoneri, abili a schiacciare i rossazzurri privi di pedine importanti soprattutto nel reparto arretrato (Andujar, Spolli, Bellusci ed Alvarez). Un inizio da incubo, dal quale gli etnei sono riusciti a venirne fuori con personalità. La rete di Legrottaglie (a segno anche nella gara d’andata) aveva ulteriormente rafforzato la convinzione di una squadra in evidente crescita. Subito lo svantaggio il Diavolo, quanto mai assatanato, aveva ripreso a bombardare la porta di un insuperabile Frison. Muro invalicabile fino al quarantaquattresimo, minuto del pareggio di Flamini. Nel secondo tempo partita più equilibrata, con il Catania a giocarsela a viso aperto. Il gol del nuovo vantaggio etneo di Bergessio è da manuale del calcio: incursione devastante di Izco, assist sublime di Barrientos e pallonetto liftato del ‘Lavandina’. Luci rossazzurre a San Siro. Luci scintillanti prima del blackout tra il settantacinquesimo e il settantasettesimo. Centoventi minuti di Pazzia, anzi di Pazzini. Il bomber di Pescia, subentrato nel corso della ripresa, sigla le reti che capovolgono l’incontro: la prima approfittando di un intervento goffo di Frison, la seconda beneficiando di un colossale regalo del direttore di gara Massa che, invece di concedere un calcio di punizione agli etnei (da una zona assai invitante) per una spallata di Boateng su Gomez, lascia continuare l’azione che si conclude con la marcatura meneghina. Oltre al danno ecco la beffa, con in rossoneri autori di un gesto di antisportività pura: il ‘papu’ a terra indolenzito con i compagni di squadra che invitano i milanisti a calciare il pallone fuori, così come fatto a parti inverse in precedenza proprio dallo stesso Gomez. Suffuru. Fair play? Quando c’è di mezzo la qualificazione in Champions una grande squadra sconosce questa parola. Milan in vantaggio e copione rispettato, perché è inimmaginabile non vedere il “club più titolato al mondo” fuori dalla Coppa dalle grandi orecchie. Non sia mai! A completare l’opera, che taglia definitivamente le gambe ai rossazzurri, il ridicolo calcio di rigore fischiato a Balotelli per un presunto fallo subito ad opera di Izco. Dal dischetto SuperMario spiazza Frisone chiude la contesa: Milan nuovamente al terzo posto, Catania sconfitto tra gli applausi. Giusto finale, in pieno ‘stile strisciata’…

Frison, debutto da urlo
Prendere quattro gol e, allo stesso tempo, una buone dose di complimenti nel giorno del debutto in serie A è un fatto abbastanza inusuale. In un modo o nell’altro sarà una partita indimenticabile per il portiere veneto Alberto Frison, autore di una prestazione maiuscola ricca di grande personalità e sicurezza soprattutto nella prima ora di gioco, dove dice di no ai vari tentativi di Boateng, Nocerino, Flamini, Balotelli, El Shaarawy, Montolivo, Van Basten, Gullit, Shevchenko… Incolpevole sul gol del francese, macchia la propria prestazione sul primo gol di Pazzini, quando respinge male un tiro dalla distanza di Balotelli. Non si fa mancare nulla, anche una ‘fantozziana’ ammonizione per ‘perdita di tempo’. Nonostante i quattro palloni raccolti dalla rete, la sensazione dilagante al termine dell’incontro del “Meazza” è una sola: il futuro è dalla sua parte!

Izco, jolly tuttofare
Nella notte milanese, bagnata da una pioggia a tratti incessante, nessun nuvola ha potuto nascondere la lucente stella di Marianito Izco, autore di una prestazione mostruosa in un ruolo non suo. Schierato nel ruolo inedito di terzino destro, vista l’emergenza in difesa, il numero 13 rossazzurro, oltre duecento presenze con la maglia del Catania, ha dato prova di grande duttilità tattica e di spirito di sacrificio. Corre, difende, ruba palloni, avvia le ripartenze, corre, corre e corre ancora, senza sosta, senza soluzione di continuità. Il tunnel a Mexes nella ripresa è una goduria totale. Marianito è il simbolo della crescita nel tempo del Catania di Pulvirenti: da semplice portaborracce (spesso criticato per ‘carenze tecniche’) a pilastro inamovibile e fondamentale. Il modo migliore per festeggiare il meritato rinnovo contrattuale. A trentantanni, con il fisico che si ritrova e la ‘mentalità umile’ (quella dei grandi calciatori, s’intende) il ‘buon’ Marianito può tranquillamente giocare per altri due lustri: da degno erede di Javier Zanetti!

Bergessio, bomber (quasi) inesauribile
A quasi due mesi di distanza dall’ultima segnatura, risalente allo scorso 3 marzo (rete del vantaggio contro l’Inter), Gonzalo Ruben Bergessio ritorna al tanto sospirato gol, il numero nove della stagione. Rete di pregevolissima fattura, figlia di un’azione fantastica imbastita da Izco e Barrientos. Un gol da ricordare, anche se inutile ai fini del risultato finale, che riporta in auge un attaccante reduce da un periodo poco felice. Che non era un rapace dell’area di rigore (alla Di Natale, tanto per intenderci) lo sapevamo già. Logorato e spompato da una stagione massacrante il ‘lavandina’, negli ultimi due mesi, aveva tirato il fiato dopo aver sorretto da solo il peso dell’intero attacco rossazzurro. Corre, rincorre, fa reparto da solo, fa salire la squadra, crea spazio ai trequartisti e ogni tanto fa anche gol. Più di questo non può fare, soprattutto quanto la benzina scarseggia. Un consiglio per il futuro: acquistare un’alternativa SERIA, perché i vari Doukara e Cani, per motivi diversi, non possono essere considerati tali.

Tornare alla vittoria contro il Siena
A quattro giornate dalla conclusione i punti dal quinto posto, l’ultimo utile per agganciare il treno europeo, sono sette. Troppi per riporre speranze di un recupero in extremis, nonostante il calendario dia una mano agli etnei: Siena e Pescara in casa, Sampdoria e Torino fuori. Formazioni abbordabili e battibili (sulla carta). Niente Europa, tutti a mare? Assolutamente no! I motivi per rinviare l’appuntamento con l’ombrellone ce ne sono ancora: il nuovo record di punti in serie A, distante appena un punto; il raggiungimento dell’ottavo posto (distante 4 punti) che qualifica direttamente agli ottavi di finale della prossima Coppa Italia e, infine, onorare il campionato fino alla fine. Tra sette giorni al “Massimino” il Siena va battuto, senza se e senza ma. Impensabile concedere favori ai toscani per una ‘vendetta’ trasversale ai rosanero, così come paventato da qualche tifoso nel corso di questa settimana. Non aggiungo altro.