Milan-Catania (4-0): Niente drammi

Bellusci, pomeriggio da incubo...

Bellusci, pomeriggio da incubo... 

Il commento al match del "Meazza" tra rossoneri e rossazzurri. I temi caldi: sconfitta indolore; Montella stavolta sbaglia; rialzarsi dopo la sosta.

Sconfitta indolore
Era un po’ nell’aria che il Catania potesse “bucare” una partita dopo tante imprese e, puntualmente, le sensazioni si sono trasformate in realtà. Ci sta che il Catania giochi male una gara e perda al “Meazza” contro il Milan di Ibra. Ci sta che Montella non indovini, per una volta, la formazione e si vada in barca. Tuttavia, se proprio dobbiamo dare un senso a questa debacle meneghina, ecco, ribadiamo con forza come essa debba servire da lezione d’umiltà per il futuro del campionato. Fin dall’inizio si è visto in campo un Catania presuntuoso e scarsamente reattivo, disposto sì a giocarsela come da copione stagionale, ma assai poco incline a elevare i ritmi, pressare alto e, conseguentemente, mettere in difficoltà il Milan nell’unico modo possibile: correndo. Se una squadra come il Catania, pur tecnicamente di non poco conto, gioca agli stessi ritmi di Seedorf, Aquilani o Ibrahimovic, chiaramente non si riserva alcuna possibilità di evitare figuracce. E così è stato. Hai voglia a sottolineare come i rossoneri fossero in emergenza, se i sostituti si chiamano Zambrotta, Seedorf, Ambrosini, Emanuelson o Robinho! Semplicemente, il Catania ha fallito l’approccio al match e ha subito la classica imbarcata che prendono di solito le squadre meno dotate al cospetto dei team più attrezzati in assenza di grinta, determinazione e corsa. Punto e a capo. Poi, se proprio vogliamo aggiungere qualcosina in più all’analisi, magari possiamo metter entro l’errore di modulo e formazione iniziale di Montella o l’umorismo applicato all’arte della direzione arbitrale dell’inaffondabile Gervasoni, uno che fa sempre sorridere quando si trova davanti il Milan. Ma, diciamolo subito con forza, si tratta meramente di pleonastiche sottolineature, atteso come incontrovertibile e inoppugnabile debba essere considerata la vittoria milanista, vittoria che avrebbe potuto assumere dimensioni assai più larghe se non ci avesse messo in qualche occasione una pezza il pur non reattivissimo Andujar, bravo a deviare due o tre conclusioni ravvicinate e, contestualmente, non inappuntabile sul terzo e quarto gol rossonero. Ma, come detto, non fasciamoci la testa. Il Catania ha superato l’esame relativo al famoso “ciclo terribile” con pieno merito, portando a casa 8 punti in 5 gare difficilissime. Non solo, malgrado l’ampia sconfitta odierna, la classifica (seppur abbastanza corta, a testimonianza del clima di equilibrio che pervade il massimo torneo nostrano) sorride, perché a 14 punti si sta bene eccome.

Montella stavolta sbaglia
Lo abbiamo ricoperto giustamente di elogi. E sono convinto che diverrà un grande allenatore. Però, oggi ha sbagliato la formazione iniziale e il modulo. Come da caratteristiche, se l’è voluta giocare la partita (e, sotto questo profilo, non possiamo che lodarlo), ma stavolta doveva considerare la forza soverchiante del’avversario. La difesa a tre, come sottolineato dallo stesso Legrottaglie a fine gara, contro gente come Robinho e Ibra, bravi ad allargarsi portando fuori posizione i centrali e consentendo l’inserimento dei centrocampisti, si configura come un grosso azzardo; in pratica, ti deve andare tutto bene, non devi sbagliare nulla per uscirne indenne. Il risultato della gara dimostra quanto utopistica fosse la convinzione tattica dell’Aeroplanino il quale, forse, non ha voluto cambiare modulo per non scombinare nulla nell’impianto tattico che aveva condotto a risultati così importanti. Eppure, forse era il caso di cambiare disposizione tattica, vista l’assenza di Izco e la difficoltà a sostituirlo in fatto si caratteristiche nell’ambito del 3-5-2. Alla fine, ha scelto Lanzafame, gettandosi consapevolmente nel baratro. L’ex juventino è un adattato nel ruolo di esterno destro a 5 e lo ha dimostrato fin dal primo minuto. Magari, se hai di fronte l’esterno del Cesena o del Siena riesci anche a salvarti, ma se hai davanti Robinho o Ibra che furbescamente si sposta dalla tua parte subodorando il festino, evidentemente non hai chance. Il disastro di Lanzafame è figlio di questa scelta, più che delle deficienze, pur corpose,m dello stesso esterno offensivo rossazzurro. Chiaramente, è stato lanciato all’assalto fuori dalla trincea senza avere elmetto e fucile. Al massacro, insomma. Probabilmente, se Montella avesse giocato a 4, inserendo magari un centrocampista di sostanza in più come Delvecchio (tattica poi adottata nella ripresa), il Catania non avrebbe preso l’imbarcata. Probabilmente. Così come, sempre probabilmente, se l’ineffabile Gervasoni, dopo aver concesso un giusto rigore al Milan per fallo di Lanzafame sul solitario Robinho, avesse accordato un altrettanto inequivocabile rigore al Catania per solare fallo di mano in piena area di Zambrotta, la partita si sarebbe potuta incanalare verso differenti soluzioni. Intendiamoci, quasi certamente il Catania avrebbe perso, considerata la differenza di valori, ma forse non in maniera così imponente. Una volta consumato il misfatto e preso il secondo gol sempre nella stessa maniera (Robinho) sull’asse Lanzafame-Bellusci (anch’egli autore di una prova disastrosa), il prosieguo non poteva che divenire scontato. Milan sul velluto che fallisce reti in sequenza, Catania in balia dell’avversario. Nella ripresa mi sarei atteso subito la sostituzione di Lanzafame e il cambio di modulo, ma Montella ha ritardato il cambio dando un ulteriore vantaggio ad Allegri. Questa volta, la famosa reazione targata Catania non si è materializzata, e i rossazzurri sono andati scemando con il passare dei minuti, a onta dei successivi cambi (dentro Barrientos, Maxi e Delvecchio). Naturale il terzo e il quarto gol milanista, entrambi con la collaborazione di un Andujar che, comunque, tre buone parate (in specie quella di piede nel finale su Inzaghi) le ha compiute. Del resto, se il Catania in trasferta ha subito 13 reti, non può essere solo colpa del portiere. Da questo punto di vista, ancora si deve crescere. E anche molto, direi. Insomma, una partita da dimenticare e basta. Salvo i soli Ricchiuti, Marchese e Lodi, gli unici a metterci un po’ di corsa e qualità. Unico insegnamento: basta euforia e ritorno all’umiltà. La salvezza dista 26 punti…

Rialzarsi dopo la sosta
In realtà, non è successo niente. Considero questa battuta d’arresto indolore, naturalmente a patto che Spolli e soci riprendano a percorrere la giusta via, a partire dalla prossima gara interna con il Chievo. Ci sarà la sosta “nazionale” in mezzo e, penso, sia una gran cosa, soprattutto in funzione del recupero di giocatori importanti come Izco o Biagianti, per esempio. I veronesi provengono dalla bella vittoria con la Fiorentina che ha ridato vigore a Di Carlo e tranquillità alla squadra. Quindi, scenderanno al “Massimino” senza l’assillo del risultato a tutti i costi. Bisognerà ritrovare le coordinate giuste e qualche gollettino in più in avanti. Magari recuperando Maxi Lopez, al centro di insistenti voci “milaniste”, uno che anche oggi, una volta entrato in campo, ha destato non poche perplessità. Quindi, Animo!!! Let’s go, Liotru, let’s go