Milan-Catania 1-0: commento "a caldo"

"Pitu" Barrientos, fascia di capitano oggi per lui. 

Il commento post-partita del match tra meneghini ed etnei.

Maurizio Pellegrino, al debutto in panchina in massima serie, sorprende tutti. Il dubbio sulla scelta tra 3-5-2 e 4-3-3 avanzato in settimana viene fugato dal nuovo tecnico del Catania con un'ulteriore e diversa soluzione: 4-4-2, con alcune scelte inaspettate. Va infatti Gyomber, e non Rolin (o Izco, finito in panchina) a coprire la posizione di terzino destro, e Leto va in campo com'era preventivabile ma non nella posizione di ala sinistra del tridente, bensì nel ruolo di esterno destro puro di centrocampo. Sull'out opposto all'argentino spazio per Plasil, il resto della formazione è completato dai titolari del momento, compreso Andujar che viene preferito al rientrante Frison.
Nessun dubbio invece per Clarence Seedorf. Avanti tutta col 4-2-3-1, marchio di fabbrica del tecnico olandese da quando ha intrapreso la carriera di allenatore, cioè dallo scorso gennaio. Confermate alcune scelte, come quella di preferire Bonera nel ruolo di terzino destro per avere maggiore copertura rispetto a quella offerta da Abate e la fiducia nella coppia di centrali difensivi tutta francese, composta da Rami e Mexes. Per quanto concerne il ballotaggio Poli-Birsa per il ruolo di ala destra, è l'ex Samp ad avere la meglio ed ottenere così la maglia da titolare.

Il 4-4-2 disegnato da Pellegrino mostra da subito un limite in fase difensiva: tra difesa e centrocampo gli etnei lasciano uno spazio potenzialmente letale per gli inserimenti dei trequartisti rossoneri, su tutti quelli di Taarabt, il più in forma del momento in casa Milan. Buoni i segnali che arrivano invece dal fraseggio e dai movimenti in proiezione offensiva: a più riprese nel corso del primo i rossazzurri arrivano pericolosamente in zona tiro dal limite dell'area. Purtroppo nè Plasil, nè Barrientos, nè Lodi sono sufficientemente lucidi o lesti per poter inquadrare la porta.

Come un fulmine a ciel sereno arriva il gol, che poi si rivelerà decisivo ai fini del risultato finale, di Riccardo Montolivo: ingenuo il Catania che lascia il n°18 rossonero libero di calciare a tutta potenza verso un non impeccabile Andujar, sebbene il tiro dell'ex Fiorentina superi i 100 km/h, a tal punto da imprimere alla sfera un effetto tale da inquadrare l'angolino. Il gol avversario provoca l'effetto (ricorrente in questa stagione) di far cadere in depressione una squadra fino ad allora propositiva e dopo il gol improvvisamente sulle gambe e a corto di idee. Il Milan però non ha idee molto più chiare e non ne approfitta, e negli ultimi della prima frazione di gioco una buona iniziativa di Gyomber sulla destra crea i presupposti per la conclusione a rete, tuttavia Barrientos in piena area di rigore non si fida di calciare col piede "sbagliato" (grave limite tecnico e psicologico) e finisce col controllare il pallone, temporeggiare e far evaporare l'occasione.

Insomma, a fine primo tempo l'impressione è che il Catania possa impensierire ulteriormente la difesa etnea e provare ad agguantare almeno un punticino. Ma nei primi minuti della ripresa di spunti interessanti neanche l'ombra, e Pellegrino prova a imprimere una svolta, chiedendo ai suoi di spostare in avanti il raggio d'azione col passaggio ad un 4-2-3-1 e inserendo Castro al posto di un comunque positivo Leto. Il "Pata" va sulla sinistra con conseguente trasloco di Plasil sulla fascia destra. Il Catania è però molto nervoso (non pochi gli interventi aggressivi puntualmente sanzionati da De Marco) e poco lucido in fase di possesso, cosicchè per vedere gli etnei dalle parti di Abbiati, tralasciando i calci d'angolo (puntualmente battuti male, oltretutto), bisogna aspettare il 72', ma gli inserimenti di Bergessio non producono i risultati sperati.

Nel frattempo però il Milan ha smesso di giocare e dagli spalti cominciano a piovere fischi per la squadra di Seedorf. L'olandese così cerca più velocità sulla corsia destra e butta nella mischia Abate al posto di Poli, generoso ma inconcludente. Poco dopo Pellegrino sostituisce Plasil con Izco che si piazza nel ruolo di ala destra (tatticamente non cambia nulla) e nel Milan esce il fischiatissimo Constant che lascia il posto di terzino sinistro a Emanuelson.

La gara però più che dai cambi viene decisa dal provvedimento disciplinare con cui De Marco estrae il secondo giallo nei confronti di Rinaudo su Mexes: Catania in 10 che non rinuncia comunque ad attaccare. Pellegrino prova a buttarla sulla velocità inserendo Boateng per Bergessio a dieci minuti dal termine, e in effetti il giocatore di origini ghanesi qualche difficoltà alla retroguardia milanista la crea, ma troppo distante dalla porta per poter impensierire Abbiati. Nei minuti finali è invece il Milan a rendersi pericoloso un paio di volte in contropiede con Taarabt e Balotelli, ma i due non inquadrano la porta.

Finisce 1-0, ma l'impressione è che con qualche accorgimento diverso il Catania avrebbe potuto portare a casa almeno un pareggio. Gli spazi trovati dal Milan sulla trequarti avrebbero potuto essere arginati col piazzamento fisso di un giocatore (magari Rinaudo) davanti alla difesa; in avanti l'utilizzo di un tridente avrebbe potuto garantire più intensità sulle fasce, soprattutto sulla destra dove Constant è parso in grande difficoltà. Ma col senno di poi è sempre arduo e a tratti ingiusto sbilanciarsi, e analizzando la prestazione offerta dal Catania possiamo riconoscere a Pellegrino il merito di aver messo in campo delle idee tattiche interessanti con le quali è riuscito a giocarsi a testa alta un match che pareva perso in partenza. Forse è troppo tardi per credere che lo sviluppo di queste idee possa risollevare le sorti della stagione rossazzurra, ma è lecito credere che potrà servire, perlomeno, a chiudere con onore il campionato.