Melfi-Catania 1-1: Alla faccia del blasone

Scoramento etneo all'Arturo Valerio

Scoramento etneo all'Arturo Valerio 

Il nuovo arrivo Mazzarani propizia il gol che scongiura una deplorevole sconfitta ad una Catania troppo rinunciatario.

Si cercavano conferme positive. Per larghi tratti del match disputato all’Arturo Valerio, invece, i sostenitori rossazzurri hanno rivissuto certi incubi delle ultime stagioni. La trasferta resta un tabù che Biagianti e compagni non riescono proprio a sfatare, e non per una questione di mezzi. Probabilmente le cause vanno ricercate da un lato nell’atteggiamento psicologico errato al quale gli etnei rimediano solo se feriti e dall’altro lato nell’impostazione tattica adottata da Rigoli che non è ancora riuscito a dare una vera fisionomia di gioco alla squadra, che lontano dalle mura amiche più che mai vive solamente di sussulti e giocate dei singoli. Così, si resta malinconicamente in coda alla classifica, in compagnia proprio del Melfi, a 2 punti dalla zona salvezza e 6 da quella playoff, con troppe squadre che però si interpongono tra il Catania e tali traguardi. L’impressione è che ci sarà da lavorare e soffrire ancora moltissimo, sicuramente più di quanto non ci si aspettasse, per respirare se non altro arie più tranquille, sempre che i legali della società non compiano un miracolo presso il Tas di Losanna, accelerando i tempi della risalita. Fin tanto che non arriverà la tanto attesa pronuncia, però, non vi si potrà fare certamente affidamento (rappresentando essa un’incognita).

IL MELFI SI FERMA ALLE INTENZIONI, IL CATANIA NON SFRUTTA LE PROPRIE QUALITA’
Pino Rigoli riparte dalle consapevolezze acquisite domenica scorsa contro il Messina. 4-3-3 vero con due esterni (stavolta però c’è Russotto, che riconquista un posto da titolare a discapito di Barisic) e conferma per Calil nel ruolo di centravanti, mentre l’unico altro cambio riguarda l’utilizzo di Nava al posto dell’indisponibile Parisi. Bitetto si affida al fido 4-3-1-2 con cui aveva affrontato il Catania al “Massimino” l’anno scorso, quando allenava l’Ischia.
La squadra di casa sin dalle prime battute fa intravedere le intenzioni del proprio allenatore, da sempre estimatore del possesso palla, a prescindere dalla caratura dell’avversario di turno. Gli interpreti però sono quelli che sono ed il compassato Obeng non può garantire a Bitetto una manovra degna di questo nome. Gli inserimenti delle mezzali e il lavoro sporco della coppia Defendi-De Vena permettono però ai gialloverdi di sorprendere in alcune circostanze una retroguardia etnea non sicurissima, anche perché poco protetta dalla mediana. Che si possa andare in difficoltà in alcune azioni di gioco su questo tipo di campi ci può anche stare, ma il vero peccato della formazione di Rigoli nella prima metà della prima frazione di gioco è quello di rinunciare ad imporre a sua volta il proprio ritmo affidandosi unicamente alle sortite personali degli esterni, i quali, se non vengono supportati da dovere dal centrocampo, non possono fare sempre miracoli.
Le cose migliorano nella seconda parte del primo tempo, non tanto sotto il profilo del gioco quanto dal punto di vista delle occasioni create: quando le mezzali si inseriscono e gli esterni godono delle sovrapposizioni dei terzini, il Catania dimostra di poter mettere in difficoltà la difesa lucana, protetta però da un Gragnaniello sicuro che neutralizza l’unica vera conclusione insidiosa, quella di Di Grazia. L’altra buona chance creata dai rossazzurri è il colpo di testa di Drausio in occasione di un corner: anche in questo fondamentale la squadra di Rigoli palesa dei limiti, non essendo ancora riuscita a convertire in gol alcun calcio piazzato dall’inizio del campionato.

DEFENDI SCUOTE BIAGIANTI E COMPANY, MA SERVE MAZZARANI PER AGGUANTARE IL PARI
All’inizio della seconda frazione di gioco, alla prima vera ripartenza concessa dal Melfi il Catania per poco non sblocca la partita, ma Di Grazia e Russotto peccano di scarsa concretezza. Neanche il tempo di pensare che continuando di questo passo i ragazzi in maglia bianca potrebbero trovare la via del gol, ed ecco che un terzino destro classe ’97, tale Libutti, si toglie il lusso di aggirare il navigato Biagianti prima e servire poi in un pallone verticale che, complice un intelligente velo dei padroni di casa, si trasforma poi in una lama che taglia la linea a 4 di Rigoli, completamente deficitaria in tale circostanza. Si subisce così l’incredibile vantaggio dei gialloverdi. Se proprio dobbiamo guardare il bicchiere mezzo pieno, possiamo notare che il Catania della scorsa stagione in queste condizioni 9 volte su 10 perdeva la bussola e non riusciva a risollevarsi. La squadra attuale invece non si da per vinta, grazie in particolar modo a capitan Biagianti che suona la carica randellando con intensità in mediana ed infischiandosene pure del colpo subito in testa che lo costringe a proseguire il match con una vistosa fasciatura.
Rigoli prova a sbilanciarsi schierando quattro attaccanti in contemporanea ma Calil e Paolucci vengono puntualmente sormontati sulle palle alte dai difensori di casa. Non è una novità, e deve far riflettere: il gol del pareggio arriverà infatti dall’unico stacco areo degno di questo nome, realizzato da Barisic al minuto numero 83, ma quando verrà recuperato Anastasi dovrà essere sfruttato nel migliore dei modi perché se il Catania ha le proprie migliori qualità sulle fasce non può non disporre di un ariete, altrimenti finisce col gettare alle ortiche tutto quel che di buono costruisce. Il pareggio alla fine giunge in modo sin troppo disperato: si sacrifica un terzino (Djordjevic), passando alla difesa a 3, e si dà spazio a Mazzarani, arrivato da pochi giorni e in condizioni non ottimali. Gli etnei sembrano non avere più un modulo giocando alla viva il parroco ma è proprio il nuovo entrato con un guizzo personale a mettere Russotto nelle condizioni di effettuare un buon traversone, tramutato in gol dall’ottimo sloveno. A quel punto sulle ali dell’entusiasmo si potrebbe anche cercare la vittoria, e si prova a farlo, ma la mancanza di idee precise e la sopraggiunta stanchezza non aiutano in tal senso, producendo un pareggio che alla luce di quanto visto nell’intero arco del match è sicuramente il risultato giusto.

DOPPIO TURNO CASALINGO: UN TEST PROBANTE PER LA SQUADRA…E PER RIGOLI
Tra sette giorni si torna al “Massimino”. In casa la squadra etnea ha dimostrato, anche nelle giornate peggiori, di saper gestire meglio i collegamenti tra i reparti e di essere in grado di costruire almeno 2-3 occasioni pericolose a partita. Domenica prossima però non ci sarà una compagine qualunque, ma il Lecce capolista. Vista la sufficienza con cui il Catania affronta certe avversarie (come quella di oggi), forse il blasone dei giallorossi potrà fungere da positivo stimolo per i ragazzi di Rigoli, i quali potrebbero acquisire quell’autostima di cui necessitano qualora riuscissero a giocare alla pari e magari conquistare tre punti fondamentali nell’ottica del proseguo di stagione, considerando che dopo la sfida coi pugliesi il calendario prevede un altro match interno, contro la più abbordabile Paganese. La società ha fin qui difeso a spada tratta l’allenatore e forse fa bene a non farsi condizionare troppo dai risultati e non prendere decisioni frettolose. Dopo il doppio turno casalingo, però, superata la prima metà del girone d’andata, qualche piccolo bilancio iniziale bisognerà pur trarlo, per programmare al meglio il futuro.