Maracaib rescia! Impazza l'Etnasound nell'amena spiaggetta del 'Rigamonti'

Maracaibo balla al Rigamonti..,

Maracaibo balla al Rigamonti.., 

Max Licari sulla scampagnata "balnear-chic" prodotta dai rossazzurri a Brescia. Un'esibizione imbarazzante e pericolosa...

Quo usque tandem, Catania, abutere patientia nostra?
Marco Tullio Cicerone avrebbe certamente utilizzato le parole che danno il titolo al nostro paragrafetto per sintetizzare lo stato d’animo del popolo rossazzurro di fronte all’ennesimo scempio della gloriosa maglia del Liotru fatto da una squadra in zoccoletti e costume da bagno che ha scambiato lo stadio bresciano per un'assolata spiaggia venezuelana. Attenzione, tale scempio in versione “balnear-chic” si aggiunge agli altri numerosi disastri compiuti pure in situazioni di classifica ben peggiori negli ultimi due nefasti anni. Ciò che si è visto a Brescia è tatticamente e tecnicamente incommentabile e offensivo nei confronti della cinquantina di autentici “martiri della fede” presenti nel settore ospiti del “Rigamonti”, nonché degli altri innamorati del Catania “incollati” (si fa per dire) agli schermi delle tv. Farne una descrizione puntuale, in merito a scelte del tecnico o prestazioni dei singoli, mi sembrerebbe quasi una presa in giro ai miei quattro lettori. Disquisire, infatti, sulle opzioni, ancora una volta assai opinabili, di Marcolin (per esempio, Capuano in campo, Castro al posto di Maniero, Martinho in ritardo, etc.) o delle inguardabili gesta tecniche della totalità dei giocatori rossazzurri, sarebbe più di troppo. Quindi, mi asterrò, limitandomi alla proposizione di un paio di semplici domande: pensano lo stesso Marcolin o i vari Schiavi, Rinaudo, Calaiò e soci che il campionato sia finito, tanto da poter bellamente bivaccare stile Lido Casabianca su qualsiasi campo, anche in quelli di società praticamente retrocesse? Sapevano che, con una sconfitta a Brescia, avrebbero trasformato una partita (Catania-Cittadella) di sereno fine campionato in uno spareggio pericoloso per la salvezza? L’impressione è che la risposta sia negativa, a testimonianza che in fatto di “testa” e concentrazione, in casa Catania nelle ultime stagioni si è proceduto a un complessivo alleggerimento che sfiora l’irresponsabilità. Per questo, mi sembrano legittime tutte le critiche, anche durissime, che stanno piovendo da parte di stampa, addetti ai lavori e tifosi sui social network: inconcepibile proporre prestazioni del genere a una piazza già provata da umiliazioni in serie. Il Catania si ritrova, a due giornate dalla fine, a 3 punti dalla zona play-out occupata dalla quint’ultima in classifica, la Ternana. Giocare con il fuoco, specialmente in vista di una gara con una formazione che ha appena pareggiato in casa con il Frosinone e che si giocherà la vita al “Massimino”, mi pare una follia bella e buona, indipendentemente dalla considerazione che, sulla scorta degli incroci negli ultimi due turni, suicidarsi equivarrebbe a una sorta di impresa fantascientifica. Ciò non toglie che siamo in presenza di una vacuità gestionale che deve, deve, deve far riflettere la proprietà in vista del prossimo futuro. Non ci pare possibile, dopo il disastro totale combinato quest’anno, che possano essere riproposti all’ambiente gli stessi dirigenti, lo stesso tecnico (malgrado Marcolin, a mio avviso, sia il meno responsabile e, comunque, se giungerà la salvezza, il minimo sindacale lo avrà portato a casa) oppure alcuni elementi che ancora fanno parte della rosa etnea. Bisognerà mantenere sì l’impianto dell’organico attuale, ma affidarlo a un allenatore “sicuro” e, soprattutto, fare piazza pulita di alcuni dirigenti e altrettanti giocatori che a Catania hanno fallito e, per di più, hanno fatto il loro tempo.

Ricominciare da un dirigente navigato
Se il Presidente Pulvirenti, atteso da tutti a una conferenza stampa di fine anno “risolutiva”, ha intenzione di proseguire la sua avventura a Catania con buone chance di “riprendere il filo del discorso” da dove era stato interrotto due anni fa, non potrà prescindere dall’affidare la squadra a un dirigente diverso dal profilo di Pablo Cosentino e “molto simile” a quello del Gasparin o Perinetti di turno. Dovrà essere il primo passo, quello decisivo, per rimettere a regime tutto il motore della società, non solo dal punto vista tecnico, ma da quello complessivo gestionale, dalla comunicazione alle scelte di politica sportiva. Ci vuole qualcuno che eviti che accada con frequenza imbarazzante quello che è accaduto a Brescia. Uno che, non solo sappia comporre una squadra di B con velleità di promozione, ma che sappia mantenere sempre viva l’attenzione e la concentrazione, che sappia incidere nello spogliatoio, che sappia dialogare con i giornalisti, che abbia “cognizione” del valore, dell’importanza cruciale del tifoso. Nella serie cadetta conta ancora più che in A. Questa scelta è caldeggiata dalla totalità della piazza catanese, non sulla base di antipatie personali, ma sulla scorta di dati oggettivi, risultati che non possono essere contraddetti. Non farla, equivarrebbe a consegnarsi a un’altra stagione di sofferenza, di conflitti, di incomprensioni, oserei dire anche a prescindere dai risultati. Non farla sarebbe veramente un azzardo stile “colpo grosso al Casino”: un qualcosa che riesce con una percentuale di una volta su cento miliardi.

Dovere morale di riscatto…
La squadra e il tecnico hanno il dovere morale di riscattare questa vergognosa comparsata di Brescia battendo il Cittadella sabato prossimo al “Massimino”. Non sarà facile. Di sicuro, giocando come al “Rigamonti”, si perderà di brutto contro una compagine così motivata, benché priva del suo uomo migliore, Sgrigna (autore di una tripletta all’andata). Speriamo che qualcuno in società si faccia sentire e che si facciano questi tre punti decisivi. Poi, reset. Questa volta “vero”, strutturale, totale. Imprescindibile… Let’s go, Liotru, let’s go!!!