Manca il (Ri)gol...

Rigoli non troppo soddisfatto allo Jacovone

Rigoli non troppo soddisfatto allo Jacovone 

Max Licari sull'insoddisfacente pari di Taranto. Impegno, maggiore solidità, ma preoccupanti limiti offensivi. Così non va...

Allo “Jacovone” match emblematico


Dopo sette partite non si possono certo tracciare giudizi definitivi, ma un’idea abbastanza chiara è possibile farsela. Ebbene, a occhio e croce, il Catania non è una squadra in grado di competere per le prime posizioni. Ovviamente, intendo questo Catania. Può darsi che, con gli opportuni aggiustamenti, diventi in corso d’opera un team in grado di dar fastidio alle quattro o cinque battistrada; ciò saremo in grado, eventualmente, di constatarlo da gennaio in poi. La partita di Taranto mi pare emblematica in tal senso.

Al cospetto di una squadra tecnicamente inferiore di un paio di spanne, i rossazzurri, pur mantenendo un chiaro predominio territoriale, raramente sono riusciti a impensierirne la difesa e, nelle poche occasioni create, hanno dimostrato una tale mancanza di freddezza sotto porta che, in una categoria professionistica, non puoi permetterti. È vero, gli etnei avrebbero meritato qualcosa in più; eppure, la mancata vittoria non può essere addebitata al destino cinico e baro, alla sfortuna, all’arbitro, alle congiunzioni astrali. La si deve attribuire inequivocabilmente a carenze “interne” alla squadra. Sottovalutare questi segnali sarebbe letale in prospettiva futura. Con tutta probabilità, alcune “scommesse” di inizio torneo non saranno vinte. Capita.

Nessuna volontà di puntare il dito, considerato che siamo perfettamente consci del fatto che la battaglia più importante la si stia combattendo sulle scrivanie e si stia facendo un immane lavoro finalizzato a salvare la gloriosa matricola 11700, appena settantenne, cercando contestualmente di rilanciarla anche sotto il profilo dei risultati sportivi. Impresa non da poco che Pietro Lo Monaco sta perseguendo con la risaputa tenacia. Una situazione simile, ricordiamo benissimo, si verificò anche in occasione della prima avventura targata Pulvirenti-Lo Monaco in B, quando ci si avvide che un certo pacchetto di giocatori, di gran nome e provata esperienza, non avrebbe potuto costituire la base per un solido futuro. E rimembriamo con piacere come lo stesso Pietro Lo Monaco, da dirigente avveduto, avesse saputo rimediare prontamente, consegnando al subentrato Sonetti un organico rinforzato adeguatamente che, solo per puro caso, non conquistò i play-off per la promozione in massima serie. Oggi, le prestazioni, oltre che i magri risultati, ci generano sensazioni similari.

NUMERI E PRESTAZIONI DICONO CHE…
…per adesso, non ci siamo: 8 punti in 7 gare (1 reale, considerata la penalizzazione iniziale) di cui, vero, 4 in trasferta e 3 in casa, ma ben 5 con avversari modestissimi (tutto sommato, il solo Fondi, fra questi, è parso una squadretta quadrata in grado di poter svolgere un discreto campionato di medio-alta classifica). Andamento simile a quello della seconda parte della scorsa stagione, conclusasi con una miracolosa salvezza conquistata all’ultima giornata grazie a meriti e demeriti di altre compagini.

L’unica partita “rubata” può essere considerata quella con l’Akragas (match in cui anche una scandalosa direzione arbitrale condannò il Catania), che fa il paio con il punto immeritatissimo di Matera. Nelle altre gare in cui si è pareggiato, il mancato successo può essere addebitato unicamente a pecche rossazzurre. Quindi, al massimo, il saldo è -2, cioè il Catania avrebbe dovuto avere i tre punti in più della partita contro gli akragantini e il punto in meno di quella con i lucani di mister Auteri. 10 punti virtuali che non avrebbero cambiato di una virgola i giudizi attuali.

Dopo sei gare, sul terreno di gioco non si vedono “giostrare” i vari Djordjevic, Scoppa, Calil, Piscitella, Russotto (alla terza partita consecutiva in panchina), mentre il 99% dei tifosi e degli addetti ai lavori si è domandato e si domanda tuttora perché, nella settima allo “Jacovone”, sia stato scelto nuovamente il deludentissimo centravanti Paolucci, addirittura tenuto in campo fino al 72’.

LIMITI OFFENSIVI
Mi dispiace non poter concordare con le dichiarazioni postgara di mister Rigoli. Non si è trattato di una prestazione positiva. Non vincere una gara del genere, contro un avversario del genere, è tutt’altro che positivo. È negativo, per un motivo molto semplice: non è la prima volta. No, è una costante. È successo ad Andria e a Reggio Calabria, per esempio. Stessa, identica solfa.

Vuol dire che ti manca più di qualcosa, se continui a ripetere i medesimi errori in fase di impostazione e, soprattutto, di conclusione. E non si tratta solamente di “bravura”. Cioè, non dipende solo dal livello degli interpreti. È una questione di cattiveria, di concentrazione, tutte doti che dovrebbero essere trasmesse ai giocatori dal tecnico e dalla situazione stessa in cui versa il Catania. Quando, di contro, al 93’, al culmine di una gara in cui, in ogni caso, il gollettino l’avresti meritato più degli avversari (un paio di buone occasioni con Di Grazia e Barisic erano state create), vedi Russotto ciabattare da due passi, senza arte né parte, una palla più facile da mettere dentro che da sbagliare, ti cadono l braccia. Gli stessi errori che si riscontravano l’anno scorso, con Calil come “campione” (ma i vari Calderini e compagnia cantante non erano da meno…). Quest’anno, almeno, si richiedeva un salto di qualità in questa direzione e non sembra che ciò si stia verificando. Parliamoci chiaro, se ragazzi come Barisic o Di Grazia, fra l’altro tra i migliori per rendimento a Taranto, sbagliano sotto porta, puoi anche fartene una ragione, considerato che il gol non è prettamente il loro mestiere principale (sono attaccanti di movimento), nonché acclarata l’inesperienza dovuta alla giovane età.

Ma se gente esperta come Paolucci non ti tocca palla, non ti vince un contrasto, non ti fa salire mai la squadra, non ti fa un tiro nello specchio della porta, beh, cominci a chiederti: è la scelta giusta? Perché, in sette partite, è partito sempre titolare, non avendo giocato certamente meglio di Piscitella, Anastasi o dello stesso Russotto, peraltro anche lui deludente? Perché Rigoli, coraggioso nel proporre una piccola “rivoluzione” (fuori Scoppa, Calil, Russotto), allo "Jacovone" lo ha messo e tenuto lungamente in campo a dispetto di una prestazione largamente insufficiente, l’ennesima? Perché ritiene che non ci siano alternative? Se così fosse, allora cominceremmo a preoccuparci seriamente. Il ritardo nelle sostituzioni, 72’, ci deve far supporre che a Rigoli andasse bene il punto? Anche in questo caso, saremmo preoccupatissimi. Catania non è Agrigento, il pari con il Taranto è più una sconfitta che una vittoria. Bisogna che lo si comprenda al più presto…

PIU TOSTI A CENTROCAMPO MA QUALITATIVAMENTE...
Il ripescato Taranto, tecnicamente, è una squadra poco più che da Serie D. Quindi, prendere gol dal pur volenteroso “undici” di mister Papagni sarebbe stato come assistere a un mix tra “La Casa”, “Nightmare” e “L’esorciccio”. Proprio per questo, non giudico le scelte difensive di Rigoli. Prendo solamente atto del fatto che Djordjievic, pare, non abbia convinto il tecnico. Confermo come non lo abbia fatto nemmeno con giornalisti e tifosi. In mezzo, l’esclusione di Scoppa, rilevato dall’ordinato Bucolo, contestuale all’inserimento del più tosto Di Cecco, ha nettamente irrobustito la mediana, rendendola maggiormente “di categoria”.

Tuttavia, non mi sembra che, qualitativamente, tali scelte possano costituire il futuro del Catania. Mancano “fosforo” e, soprattutto, inserimenti dalle mezzali. Senza Fornito, da questo punto di vista, si perde molto. Inoltre, Bucolo è senz’altro più dinamico di Scoppa, ma l’argentino ha piedi nettamente migliori. L’ideale sarebbe un miscuglio tra i due, ma non è possibile… Silva, subentrato, ha dimostrato di essere ancora un po’ indietro, mentre Di Grazia potrebbe essere utile, anche in corsa, in posizione di interno, ma Rigoli lo vede più da attaccante esterno. Trovare la quadra, in fretta, anche in questo reparto, appare improcrastinabile.

MESSINA CROCEVIA FONDAMENTALE
Non lo ammetterà nessuno dei diretti interessati, ma per Rigoli il derby di domenica prossima con il Messina al "Massimino" sarà decisivo. Una vittoria potrebbe rilanciarlo (e ce lo auguriamo un po’ tutti), un risultato non positivo definitivamente affossarlo, giacché sarebbe pressoché impossibile gestire le pressioni della piazza. Auspichiamo che riesca a fare le scelte giuste e dare una svolta questo campionato. Una cosa è pacifica: così, non va... Let’s go, Liotru, let’s go!!!