Lupa CR-Catania 1-2: Niente sconti

"Tano" Calil, tecnica e generosità. 

I laziali, come il CONI in settimana, non regalano niente; il Catania invece è sprecone, ma porta a casa tre punti d'oro.

Di regali neanche l'ombra
Nessuno fa sconti al Catania. Non lo ha fatto il Collegio di Garanzia del CONI, in settimana, che ha confermato il -9 comminato dalla Corte Federale d'Appello, caso più unico che raro nella storia della giustizia sportiva italiana in cui l'organo giudicante ha inflitto una sanzione più dura di quella richiesta dall'organo inquirente (la Procura Federale, che aveva richiesto, oltre alla sacrosanta retrocessione d'ufficio, “soltanto” 5 punti di penalizzazione in virtù della collaborazione offerta dall'ex presidente Pulvirenti). Di sconti non ne ha fatti nemmeno la Lupa Castelli Romani, annunciata come possibile vittima sacrificale, in virtù del penultimo potenziale offensivo del Girone C (solo il Matera ha fatto peggio in termini di gol fatti) e del peggior score, per distacco, nella classifica dei gol subiti (oltre 20, mentre la seconda peggiore in questa graduatoria, l'Akragas, ne ha subiti “solo” 15). Invece la formazione frascatana, “trapiantata” a Rieti, ci ha messo il cuore e ha rischiato di infliggere al Catania un'ulteriore batosta morale che, di questi tempi, non avrebbe certo aiutato tutte le componenti dell'ambiente rossazzurro. Segno che in questa stagione il Catania non può più aspettarsi nulla, da nessuno: né dal “palazzo”, né dagli avversari, persino da quelli apparentemente più squinternati.

Il Catania, invece, è molto generoso con gli avversari
Di sconti sono proprio gli etnei, d'altronde, ad averne fatti, a più riprese, in questa stagione: l'occasione fallita da Lulli contro il Cosenza; quelle di Plasmati e Calderini a Messina; quella sciupata dallo stesso esterno offensivo contro il Foggia. Partite giocate a volte meglio degli avversari, altre volte alla pari, altre volte ancora peggio; ma dalle quali la squadra dell'Elefante avrebbe potuto ricavare molti più punti di quelli incamerati. Punti in più che avrebbero permesso di fronteggiare meglio la spada di Damocle della penalizzazione. Guardare indietro per commiserarsi, di sicuro, non serve a niente. Ma può aiutare, se si impara almeno la lezione. Che evidentemente i ragazzi di Pancaro non hanno ancora compreso, perché hanno dovuto incassare il gol del pareggio per rendersi conto che forse era il caso di svegliarsi. E' un bene che ci sia stata la reazione, che siano arrivati lo stesso tre punti fondamentali, ma è un male che gli etnei si siano complicati la vita da soli, sciupando, al solito, una marea di occasioni e prendendo gol, come spesso accade, alla prima chance regalata agli avversari.

Centrocampo annullato, ci si affida alle corsie laterali
Non è tipo da esperimenti Pippo Pancaro, e d'altronde ha già chiarito con fermezza che se evita di cambiare modulo è per far acquisire partita dopo partita sempre più identità e sicurezza ai suoi giocatori. Principio condivisibile, ma solo in parte, perché nel calcio non si gioca da soli ma ci sono anche gli avversari, che se ti prendono le misure rischiano di neutralizzarti anche se tu hai acquisito perfettamente tutte le conoscenze e abitudini necessarie per giocare “a memoria” e con scioltezza. Cosa che questa squadra, specialmente in un terreno di gioco poco praticabile come lo Stadio “Centro d'Italia-Manlio Scopigno” e al cospetto di un avversario che chiudeva sistematicamente gli spazi a centrocampo, oggi non poteva fare nel migliore dei modi. Ma proprio la pochezza della Lupa Castelli Romani non avrebbe giustificato in alcun modo l'adozione di varianti più “prudenti”. Giusto attaccare con le proprie caratteristiche, e infatti le occasioni sono arrivate, in abbondanza. Merito dei centrali difensivi Pelagatti e Bergamelli che, trovando i varchi chiusi per servire passaggi corti a Scarsella, Agazzi e Musacci, hanno approfittato dei metri concessi persino dagli attaccanti Siclari e Scardina (anche loro a protezione del centrocampo) per avanzare e impostare cercando direttamente il reparto d'attacco, servito con puntualità. In queste circostanze puoi cercare di sfondare affidandoti quasi unicamente alle iniziative sulle corsie laterali, e gli etnei si sono aggrappati a Calderini (a destra) e Nunzella (a sinistra), ovvero gli unici capaci di inventare quasi da soli le giocate necessarie per oltrepassare il muro eretto dalla formazione di casa. Peccato per la sfortuna (traversa di Scarsella) e lo scarso fiuto del gol che, come già detto, ha dimostrato il Catania sotto porta. Un limite, questo, che prescinde dalla buona vena dell'estremo difensore avversario Caio Secco, peraltro in concorso di colpa (per la goffa mancata presa sul tiro a effetto di Nunzella) col compagno che ha atterrato Calderini in occasione del rigore grazie al quale i rossazzurri hanno sbloccato il match.

Troppa sufficienza prima del pari, giusto approccio dopo
Concludere il primo tempo in vantaggio, violando una porta che sembrava quasi stregata, avrebbe dovuto consentire a Calil e compagni di portare agevolmente a casa i 3 punti. Infatti nella ripresa, prima di subire il gol del pari, il Catania si è avvicinato più volte dalle parti di Caio Secco, ma ha dimostrato ancora una volta di non possedere il ”killer instinct” necessario nelle ripartenze. Calderini né è l'emblema: giocatore capace di fare il bello e il cattivo tempo sulla fascia, saltare avversari, arrivare al limite dell'area di rigore, per poi concludere le azioni con insignificanti tocchi morbidi controllati a dovere dai difensori avversari. E' un difetto che gli etnei sembrano avere soprattutto quando sentono di avere il controllo del match. Non è un caso che, dopo il gol subito, è aumentata la pressione e la musica è cambiata, tant'è che lo stesso Calderini ha condotto una splendida e – finalmente – concreta cavalcata sulla destra al 75°, a seguito della quale è poi giunto il gol dell'1-2. Sembra quindi un problema più di testa, di mentalità, che non di tecnica o qualità. Lo stesso problema di testa che ha portato i ragazzi di Pancaro a subire il gol del pareggio. E' bastato il primo vero errore commesso dagli etnei nel match, e nella circostanza commesso da Garufo che si è fatto saltare in modo dilettantesco da De Gol, per mettere in ambasce l'intera difesa, tradita addirittura da una sporca conclusione che si è trasformata in un perfetto assist per l'affamato Siclari. Che si debba lavorare di più sulla concentrazione collettiva, è palese. Che a Gennaio la società debba intervenire per colmare la lacuna sulla fascia destra difensiva, anche.

Col Benevento più motivazioni e, forse, Russotto e Castiglia
Aspettando Gennaio, comunque, godiamoci questi tre punti, che mancavano da più di un mese e che fuori casa il Catania non conquistava da più di due mesi (precisamente dall'1-2 di Monopoli). Tre punti che consentono ai rossazzurri di issarsi in testa alla zona playout e portarsi a -1 dalla zona salvezza, al momento presidiata dall'Ischia, in attesa che scendano in campo le altre squadre del girone. Tra una settimana sarà di scena al “Massimino” il Benevento, formazione che aspira legittimamente ai playoff ed è quindi di caratura ben diversa dalla Lupa Castelli Romani. Asticella di difficoltà che si alza e che dovrebbe quantomeno consentire ad Agazzi e compagni di trovare le giuste motivazioni per evitare rilassamenti che questa squadra non può più permettersi a causa della penalizzazione in classifica. Ancora è presto per sbilanciarsi, ma ci sono speranze per il recupero di Russotto e Castiglia, due elementi che consentirebbero a Pancaro di tornare a dirigere l'orchestra di inizio campionato, l'unica che è riuscita ad interpretare al meglio il 4-3-3 messo a punto dal tecnico di Acri. Una marcia in più che servirebbe a restituire armonia anche al pubblico del “Massimino”.