Lentini e prevedibili

Manneh, prima stagionale da titolare...

Manneh, prima stagionale da titolare... 

Max Licari sul deludente pareggio di Lentini. Campo inadatto, sfortuna, ma prestazione non all'altezza dell'importanza del match.

Un vero peccato
Dispiace dirlo, ma si tratta dell’ennesima occasione persa di un campionato condotto in fin dei conti sempre nelle prime posizioni, tuttavia mai fornendo l’impressione reale di poterlo “domare”. E, adesso, tali “sprechi” cominciano a diventare troppi e pesanti, considerato che le gare a disposizione diminuiscono inesorabilmente. Nella giornata in cui il Trapani inviava un segnale forte, andando a vincere a Catanzaro in 10 e il Lecce aveva una bella gatta da pelare in casa (il Matera), vincere, far di tutto per vincere, diventava imperativo categorico. Il Catania non vi è riuscito, regalando il solito primo tempo agli avversari e andando a infrangersi sul muro di Diana nell’ambito di una ripresa anche sfortunata. In aggiunta, il rammarico si acuisce in maniera sempre più forte, constatando come i salentini non vadano oltre il pari contro l’undici di Auteri. Se non prendi al volo determinati treni, alla fine non centri il risultato prefissato. Non solo, il Catania ora si ritrova al terzo posto in classifica, avendo i granata di mister Calori, in gran forma proprio nel momento cruciale del torneo, gli stessi punti (53), ma lo scontro diretto favorevole. Per di più, il calendario sorride al Trapani, mentre si mostra sicuramente meno agevole per i rossazzurri e per i giallorossi i quali, comunque, possono ancora vantare sui due rivali 7 lunghezze di vantaggio, pur con una gara in più. Con tutta probabilità, almeno per il fondamentale secondo posto, si deciderà tutto nello scontro diretto a tre turni dal termine, ma non può non essere notato come gli etnei si siano fatti recuperare ben cinque punti reali dai granata nell’ultimo mese. Inoltre, la minicrisi del Lecce, 5 punti sui 12 disponibili nelle ultime 4 gare (Sicula Leonzio, Juve Stabia, Akragas e Matera) non è stata “aggredita” come ci si attendeva. Del resto, se a un team come la Sicula Leonzio del catanesissimo presidente Leonardi, concedi 4 punti nei due scontri diretti, non puoi pensare che alla resa dei conti questo possa non pesare in modo determinante. Ciò non significa, come ha tenuto a sottolineare Lucarelli nel postgara, che tutto sia deciso e tutto sia concluso, sebbene risulti un pizzico “ardimentosa” la sicumera di poter vincere il campionato. Matematicamente i giochi sono ancora aperti per tutte e tre le compagini in lotta e le partite-trappola ci sono per chiunque (per esempio, il Lecce andrà a giocare a Cosenza nel prossimo turno). Ci permettiamo solamente di non poter considerare così positiva e “profetica” la prestazione sciorinata dal Catania al “Nobile”, malgrado grinta e determinazione non si può dire che siano state lesinate da Capitan Biagianti e soci. Sicuramente, il campo in condizioni poco edificanti e l’incredibile ardore dei bianconeri di casa (sostanzialmente, il catanese Arcidiacono e compagni hanno giocato come se fosse la partita della vita) vanno messi sul tavolo; non si trattava di una sfida “morbida”, tutt'altro. Però, si giocava in uno stadio di 4.000 posti con 1.200 supporters rossazzurri nel settore ospiti e altri 300/400 sulle tribune, sostanzialmente in ambiente amico: troppo poco ciò che si è visto in campo, malgrado Pisseri non sia mai stato impegnato e tre o quattro nitide occasioni da rete siano state create.

Poca fortuna, poca qualità
Vero, i padroni di casa hanno badato solo a difendere e a ripartire sporadicamente, pensando unicamente a inaridire le fonti di gioco etnee, mettendola sulla corsa e sullo scontro fisico, agevolati da un campo in cui era impossibile palleggiare, ma il Catania non è riuscito, se non nell’ultima mezzora, a trovare tatticamente il bandolo della matassa, andando a sbattere cocciutamente contro il muro approntato da Diana. Si è avuta l’impressione che, sebbene Lucarelli avesse schierato più o meno l’undici che ci si attendeva, con i ragazzi Barisic e Manneh sulle ali del 4-3-3 a cercare di dare velocità alla squadra, proprio la composizione del centrocampo, tecnico (quindi, svantaggiato dal terreno di gioco) e compassato, non fosse adatta a una partita di lotta e corsa come quella che si stava sviluppando. Infatti, il primo tempo, condito solo da un paio di discrete occasioni per Barisic e Mazzarani, è volato via secondo il copione voluto da Diana, senza troppi sussulti: calci a vanvera, rimbalzi pazzi, strano nervosismo (una partita fra “amici” infarcita di colpi proibiti, mischie e mischiette, capannelli inutili???). Non molto produttiva, del resto, la scelta di inserire Blondett come terzino destro, un difensore puro che è rimasto “bloccato” per tutta la gara (mal supportato da un deludente Barisic), non consentendo lo sbocco che, in qualche modo, Marchese e Manneh sulla sinistra riuscivano a fornire. Un po’ meglio nella ripresa, quando la Leonzio è leggermente calata e ha ancor più abbassato il baricentro, anche se il sottoscritto non avrebbe tolto dal campo l’unico giocatore in grado di cambiare passo su quel campo, Manneh (che, fra l’altro, aveva fatto decisamente meglio dello sloveno). In ogni caso, con i subentrati Di Grazia, Bucolo, Rizzo, Brodic e Ripa qualcosina di meglio in zona avanzata si è visto, tanto che i rossazzurri hanno sfiorato il gol con Bogdan di testa (miracoloso Narciso), su un’incredibile spazzata di Aquilanti davanti alla propria linea di porta (palla sopra la traversa di un soffio) e, nel finale, cogliendo il palo interno con Ripa, a portiere battuto. Sfortuna, sì, probabilmente il Catania avrebbe meritato di vincere (la Leonzio ha raramente superato la metà campo e le sue punte, Lescano e Bollino in testa, in pratica non hanno toccato palla), ma con i “se” e con i “ma” non si fa la storia. Il campionato, finora, dice che a questa squadra manca qualcosa, soprattutto in zona gol, per poter fare il salto di qualità definitivo. L’auspicio è che, come asserisce Lucarelli, questo possa giungere nel finale di campionato, ma bisogna rimanere realisti. Al momento, la lotta principale è per il secondo posto e il Trapani è avanti. Bisognerà stringere i denti fino all’ultimo respiro. E non sbagliare come si è fatto al “Nobile”. Non sbagliare come ha fatto Lodi (gara complessivamente insufficiente la sua) a fine gara, quando si è fatto espellere dall’arbitro per reiterate proteste. Un “rosso” inutile che priverà il Catania del suo uomo più rappresentativo nel prossimo match interno contro la Reggina. Piuttosto, bisogna riflettere sul nervosissimo nel finale di partita. Fermo restando come sia assolutamente legittimo che una formazione la quale ha disputato mezzo campionato al “Massimino” e ha ricevuto il completo benestare a giocare nel glorioso prato del quartiere Cibali da parte della stessa società di via Magenta possa esibire così fiera “vis pugnandi”, perché in campo è giusto che ognuno si giochi la partita con le proprie armi migliori, magari ci si sarebbe atteso un clima più disteso da parte di entrambe le squadre. Niente “decoubertinismo”, insomma… Tant’è.

Con la Reggina per il riscatto
Altra partita da non fallire. Gli amaranto calabresi vivono un momento assai difficile, provenendo da una brutta sconfitta interna con il Monopoli e, pertanto, saranno ancora più affamati di punti e vogliosi di rivalsa. All’andata fu una beffa clamorosa, ci sarà da vendicare quel tracollo e da non perdere contatto con il Trapani, che giocherà un match sulla carta comodo al “Provinciale” contro il Bisceglie. Probabilmente sarà disponibile Russotto. Non poco, considerato il momento poco felice in fatto di creatività vissuto dalla squadra. Non molliamo!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!