Lazio-Catania: l'analisi del match

 

Numeri impietosi per il Catania in questo primo scorcio di campionato, che vanno oltre gli infortuni individuali ma che sono maturati dopo prestazioni confuse ed incolori, proprio come la sconfitta dell’Olimpico contro la Lazio, di seguito analizzata in numeri e grafici a cura di Carlo Copani

Ventuno giocatori utilizzati sui 28 della rosa (indisponibili, acciaccati, secondo e terzo portiere inclusi); quattro differenti disposizioni tattiche testate; peggior attacco del campionato ed ultimo posto in classifica – in coabitazione con il Sassuolo – frutto di un solo punto conquistato dopo cinque giornate di campionato.
Numeri impietosi, che vanno oltre gli infortuni individuali ma che sono maturati dopo prestazioni confuse ed incolori, proprio come la sconfitta dell’Olimpico contro la Lazio, di seguito analizzata in numeri e grafici.

Occorre trovare una identità ed una giuda a centrocampo

Maran ripropone il 4-2-3-1 del secondo tempo utilizzato contro il Parma, lasciando in panchina Legrottaglie e dirottando Bellusci al centro della difesa. Sulla corsia sinistra, Biraghi gioca alle spalle di Monzon, provato ancora come esterno di centrocampo (terzo esperimento dopo le gare giocate da terzino e da esterno di centrocampo con una difesa a tre). Almiron e Guarente giocano davanti ad una difesa non particolarmente alta (il baricentro della squadra si attesta ai 54 metri contro i 61 laziali) ed in tre – Barrientos, Plasil e Monzon – giocano a supporto dell’esordiente Bruno Petkovic, croato classe ’94.
Nella ripresa, Maran effettua un doppio cambio e richiama in panca uno spaesato Petkovic (non ci sentiamo, comunque, di bocciare il ragazzo all’esordio) e Guarente rispettivamente per Leto e Boateng. Il tentativo del tecnico rossoazzurro di dare nuovo slancio al Catania dura però solo pochi minuti, fino alla espulsione di Bellusci e la conseguente rivisitazione tattica. Si passa dunque al 4-4-1, con Monzon che arretra lungo la linea dei difensori e Barrientos e Leto qualche metro più indietro rispetto a Boateng. Tachtsidis per Almiron, a 15 dalla fine, tatticamente è ininfluente.

 Il 4-2-3-1 di partenza del Catania

Il 4-2-3-1 di partenza del Catania 



Vladimir Petkovic deve fare a meno di elementi importanti. Linea difensiva rivisitata, a causa delle defezioni di Konko, Biava, Radu e Novaretti – infortunati – e della squalifica di Dias, a seguito dell’espulsione rimediata nel corso del derby domenica scorsa. Spazio dunque a Bruno Pereirinha, portoghese classe 1988, centrocampista offensivo allo Sporting Lisbona ed utilizzato, per l’occasione, come terzino sinistro. Lulic, destinato ad arretrare lungo la linea dei difensori, rimane dunque disponibile per il ruolo di esterno di centrocampo sinistro e vince il ballottaggio con il talentuoso compagno Keita, spagnolo classe 1995 e rimasto in panchina per l’intera gara.
A centrocampo, Vlado Petkovic permette ad Hernanes di rifiatare – subentrerà ad Ederson a 15 dalla fine – e consegna le chiavi del centrocampo a Ledesma ed Onazi. Sulla fascia destra, Candreva, a nostro giudizio, è il migliore dei suoi.
In avanti, Sergio Floccari, protagonista di una prestazione incolore e sostituito al 70’ dal colombiano Brayan Perea, è la scelta del tecnico biancoceleste al posto dell’indisponibile Klose.


Relativamente alla fase difensiva, la riconquista della palla avviene molto spesso attraverso recuperi temporanei (circa il 40% delle volte) o per fine dell’azione avversaria (30% delle occasioni) mentre i laziali riescono a sottrare il pallone agli etnei prevalentemente con recuperi palla effettivi (oltre il 60% dei casi). Indicativo, a proposito, è il dato relativo alle palle recuperate dagli incontristi di centrocampo: 22 quelle di Almiron e Guarente, 40 quelle di Ledesma ed Onazi.

L’azione di interdizione più efficace da parte dei biancocelesti, è confermata anche dal dato riguardante lo sviluppo del pressing, portato ai 40 metri dal Catania ed ai 50 dalla Lazio: dieci metri in più nel tentativo di riconquista del pallone che si traducono anche in maggiore pericolosità (a fine gara si conteranno 53 palloni giocati in zona area etnea e solo 19 palle giocate dai rossoazzurri in prossimità dei primi 16 metri biancocelesti).

La fase offensiva parte maggiormente dalle retrovie nel caso di entrambe le formazioni e si sviluppa principalmente lungo le fasce, palla bassa con poche palle a scavalcare il centrocampo. Nel 75% dei casi è infatti la retroguardia etnea a cercare di costruire l’azione offensiva e solo il 15% delle volte si ricerca invece la fisicità di Bruno Petkovic in avanti attraverso lanci lunghi. Mentre la Lazio cerca i propri esterni offensivi anche attraverso cambi di gioco (sette nel corso della gara), il Catania preferisce lo scarico laterale privo di particolari rischi e la ricerca del fondo, sebbene si riesca a crossare solo in 3 occasioni (tutte dall’out sinistro, ma nessuna da parte di Monzon).

La manovra etnea parte da dietro ma si spegne alla trequarti

 La manovra del Catania corre lungo l’out sinistro

La manovra del Catania corre lungo l’out sinistro 



Il volume di gioco della gara è di marca biancoceleste - come confermano i quattro minuti in più di possesso palla rispetto al Catania – così come la qualità del gioco: 50 passaggi in più con una percentuale di riuscita più elevata rispetto agli etnei. Tra i rossoazzurri, Monzon e Biraghi sono i giocatori che giocano più palloni nel corso del match. Il problema, però, consiste nel fatto che quasi la metà delle palle giocate dall’argentino sono perse (26 su 60 totali) e Candreva, avversario diretto del terzino rossoazzurro, è il migliore in campo. Lungo quella fascia la Lazio colleziona ben undici cross utili (solamente tre i traversoni provenienti dall’altra corsia) ed i laziali cercano con più insistenza il dribbling sul loro fronte d’attacco destro (il 75% dei dribbling si concretizza su quella fascia).
Se a sinistra va male, in mezzo non va sicuramente meglio: Almiron regala ai compagni appena cinque giocate utili e la regia della squadra non può essere affidata a Guarente che queste caratteristiche non possiede. Plasil, migliore tra i suoi per reparto, gioca palla per 2 minuti netti, recupera 8 palloni e si distingue per 11 intercetti. Nello scacchiere pensato da Maran il ceco gioca alle spalle di Petkovic, riesce a dialogare con continuità con Barrientos ed è l’unico a giocare dei palloni in zona area avversaria (5 al centro, 1 a destra).

Non c’è Hernanes – per 76 minuti – e la manovra della Lazio ne risente. Poca creatività e gioco che si sviluppa maggiormente sulle le fasce, in particolare lungo quella destra, fronte d’attacco biancoceleste, dove imperversano Candreva in avanti, Cavanda indietro. I due, a fine partita, saranno i giocatori laziali con il maggiore numero di palle giocate (60 e 65 rispettivamente) ed il terzino, in particolare, chiuderà l’incontro con una percentuale di passaggi riusciti particolarmente alta, vicina al 90 per cento.


Il Catania calcia 9 volte in direzione del portiere ospite. La Lazio 28 verso Andujar

Analisi dei tiri di Lazio e Catania

Analisi dei tiri di Lazio e Catania 



Il Catania arriva al tiro in 9 occasioni: 6 delle quali su azione, 2 indirettamente da calcio pizzato ed una direttamente da calcio da fermo. Di queste, però, solo una è indirizzata nello specchio della porta: quella del sesto minuto, concretizzata da Barrientos, che regalerà il momentaneo pareggio. E’ questa, tra l’altro, l’unica occasione attraverso la quale i rossoazzurri arriveranno al tiro da dentro l’area di porta avversaria, mentre in due occasioni tenteranno il tiro dal limite dell’area di rigore. Cinque i tiri da fuori area, uno dei quali da sviluppo da calcio da fermo.
La compagine biancoceleste calcia invece verso Andujar per ben 28 volte, undici delle quali nello specchio della porta. In 18 occasioni gli avanti della Lazio riescono ad arrivare al tiro su azione , mentre le restanti su sviluppi da calcio da fermo. Sorprende, poi, il numero di volte che i biancocelesti riescono a calciare verso la porta rossoazzurra da fuori area, ben 17, dato che dovrebbe indurre a riflettere circa la solidità dell’azione di filtro davanti alla difesa.


Grinta, carattere e continuità: Pablo Alvarez

Lo score di Alvarez e le palle giocate, nel primo e secondo tempo

Lo score di Alvarez e le palle giocate, nel primo e secondo tempo