Lazio-Catania 3-1: commento tecnico-tattico

Petkovic e (soprattutto) Bellusci: serata da dimenticare...

Petkovic e (soprattutto) Bellusci: serata da dimenticare... 

Catania, si salvano in pochi, nonostante il cambio tattico; Lazio più forte dell'emergenza; Bellusci sotto processo.

Focus sulla tattica: Catania
Maran da fiducia alla disposizione tattica con cui il Catania ha giocato (tutto sommato discretamente) la parte finale della gara di domenica scorsa contro il Parma: 4-4-1-1. Cambiano però diversi interpreti: rientra Biraghi nella posizione di terzino sinistro, e ciò permette di ripetere l’esperimento di far giocare Monzon più avanti sulla stessa fascia; Bellusci viene preferito a Legrottaglie; a centrocampo si punta sulla coppia Almiron-Guarente, con Barrientos a destra e Plasil schierato a supporto dell’unica punta, l’esordiente dal primo minuto Bruno Petkovic, classe 1994, preferito a Maxi Lopez e Leto (entrambi non al 100%), stante l’indisponibilità di Bergessio.
Poco prima che scocchi l’ora di gioco il trainer di Rovereto, per tentare di rimontare il momentaneo 2-1, cerca di sbilanciarsi, togliendo un centrocampista (Guarente) ed inserendo un giocatore offensivo come Kingsley Boateng che si va a posizionare sulla fascia destra, al posto di Barrientos che va a presidiare la trequarti con Plasil che a sua volta scala in mediana. Leto al posto di Petkovic invece non cambia nulla, l’argentino va a prendere il posto da centravanti fino a quel momento occupato dal croato.
Neanche il tempo di provare i nuovi meccanismi e l’espulsione di Bellusci complica ogni piano: si passa ad un 4-2-3, con Monzon abbassato nella posizione di terzino e Biraghi adattato al centro della difesa, mentre Boateng, Leto e Barrientos provano a non dare riferimenti scambiandosi spesso posizione. Anche l’ingresso di Tachtsidis al posto di Almiron non aggiunge nulla dal punto di vista tattico, il Catania chiude in dieci uomini e subisce in extremis il 3-1 finale di Hernanes.

Focus sulla tattica: Lazio
L’allenatore biancoceleste Petkovic deve affrontare una grave emergenza, che colpisce soprattutto il reparto difensivo, ma che lo priva anche di un elemento di prim’ordine come la punta Klose. In difesa a destra va il vice-Konko Cavanda, mentre a sinistra viene schierato il destro naturale Pereirinha; al centro, accanto all’unico centrale di ruolo a disposizione (Ciani) viene inserito Cana, mediano albanese già in passato testato in quel ruolo. A sorpresa Ederson viene preferito ad Hernanes sulla trequarti, per il resto scelte obbligati, giocano i titolari (i vari Ledesma, Candreva, Lulic) e in attacco si punta su Floccari.
Sul 2-1 l’ex tecnico del Sion con coraggio butta nella mischia il giovane Perea, al suo esordio assoluto in Serie A, al posto dello spento n°99. Anche i successivi cambi non modificano l’assetto tattico: Hernanes rileva Ederson sulla trequarti, Gonzalez va ad occupare il settore destro del centrocampo fino a quel momento presidiato da Candreva, con caratteristiche chiaramente meno offensive.

Cosa va: alcune prestazioni individuali.
Poco da salvare della serata e in generale del momento attraversato dagli etnei. La disposizione tattica scelta convince di più rispetto al 3-5-2 con cui si è affrontato il Parma. In particolare da apprezzare il fatto che si è cercato di esaltare la rapidità e la mobilità di elementi come Monzon e (soprattutto) Plasil. Tuttavia la squadra non sembra aver trovato ancora l’amalgama e se c’è qualcosa da salvare riguarda si tratta perlopiù di alcune prestazioni individuali, come quella di Alvarez che si conferma roccioso mastino difensivo, o quella di Biraghi, piuttosto ordinato e bravo a disimpegnarsi discretamente nel finale in un ruolo a lui non congeniale, quello di centrale.

Cosa non va: il centrocampo fa acqua, l’attacco non incide, ci si mette pure Irrati…
Modulo apprezzabile e un tantino più adatto alle caratteristiche dei giocatori, come detto, il 4-4-1-1. Ma alcuni dettagli (che come sempre fanno la differenza) hanno contribuito a compromettere una partita dalla quale il Catania poteva uscire sicuramente meglio. Su tutti, la coppia dei mediani: Almiron e Guarente sono stati persino apprezzabili, in fase di palleggio, e l’infortunio del n°17 che ha di fatto regalato il 2-1 alla Lazio non può oscurare una gestione del possesso palla più che ordinata. Tuttavia, i “drammi” si sono puntualmente verificati in fase di non possesso, quando il Catania subiva gli affondi dei vari Candreva, Ederson, Lulic. I due mediani, penalizzati a priori da una pressoché assente rapidità, si facevano continuamente infilare e scavalcare dai suggerimenti e dalle verticalizzazioni con cui Ledesma e soci cercavano i compagni sulla trequarti. In questo modo, la difesa a 4 etnea si ritrovava puntualmente ad affrontare un numero pari di avversari: francamente inaccettabile per una compagine di Serie A.
Capitolo a parte merita il reparto offensivo: nonostante le buone premesse di fondo, con tre elementi potenzialmente schierati a sostegno di Petkovic, il croato non è stato in realtà assistito a dovere, nonostante il gran lavoro sulla trequarti di Plasil. Monzon non ha mai trovato la posizione giusta per affondare, Barrientos, gol a parte, non è riuscito a creare superiorità e quindi occasioni. Lo stesso Petkovic, poi, nonostante una stazza che sicuramente non ha nulla da invidiare ai difensori laziali, è parso sin troppo morbido nei contrasti, anche se ha indubbiamente ha inciso in tal senso l’emozione del debutto e dunque è giusto rimandare ai posteri ogni giudizio sul n°32.
Un ultimo inciso lo merita la direzione di gara, che si è segnalata per un episodio che poteva cambiare la partita: subito dopo il 2-1 firmato da Lulic, il difensore biancoceleste Cana, già ammonito, ha steso in maniera tutt’altro che ortodossa Alvarez. L’intervento è stato sanzionato con la semplice assegnazione del calcio di punizione a favore del Catania, ma la sacrosanta estrazione del secondo giallo nei confronti dell’albanese avrebbe potuto indirizzare la partita verso altri lidi. Peccato.

Migliori in campo: Onazi e Plasil.
Davvero difficile scegliere l’uomo partita della Lazio: anche i meno brillanti, persino i giocatori schierati fuori ruolo come Pereirinha hanno disputato una prova sufficiente, e un po’ tutti dalla cintola in su si son fatti notare segnando (Ederson, Lulic) o garantendo continue sortite di qualità (Candreva). Pare corretto, comunque, premiare un giocatore come il mediano Onazi, che oltre a garantire la classica “legna” a centrocampo, si è proposto con autorevolezza, ha sbagliato pochi palloni, e causando l’espulsione di Bellusci ha probabilmente messo in cassaforte i tre punti conquistati dalla sua squadra.
Nel Catania in pochi hanno convinto appieno: positivi Alvarez e Biraghi, senza infamia e senza lode tanti altri, decisamente apprezzabile l’ormai consolidato Plasil, schierato nel terzo ruolo diverso in tre partite, ha garantito comunque la solita corsa, pressing, e una discreta qualità nel tocco di palla.

Peggiori in campo: Floccari e Bellusci.
Se proprio dobbiamo trovare il pelo nell’uovo ad una Lazio che stasera ha affrontato alla grande l’emergenza di uomini e di morale post-derby, possiamo dire che il vice-Klose, Floccari, di fatto ha assistito al match come passivo spettatore, a parte una ciabattata con cui ha tentato di impensierire Andujar, senza riuscirci, nella ripresa.
Per il Catania la scelta invece è facile: Peppe Bellusci ne ha combinate di tutti i colori, e mette in secondo piano persino le difficoltà di un fin troppo incerto Andujar. Innanzitutto sul piano mentale, quando andando a protestare contro il pur evidente errore di Irrati in occasione della mancata espulsione di Cana, si è beccato un evitabile giallo. Tra l’altro, la reazione stizzita che il direttore di gara aveva riservato a Spolli (che è il capitano) in occasione di una protesta del n°3 rossazzurro di qualche minuto prima avrebbe dovuto mettere sull’attenti tutti, Bellusci compreso. L’ex difensore dell’Ascoli poi, in concorso di colpa con Spolli, si ritrova inspiegabilmente ad indietreggiare in occasione della discesa indisturbata che porta al gol Lulic in seguito all’errore di Guarente: almeno uno dei due avrebbe dovuto uscire dalla linea ed ostruire la visuale al serbo. Il patatrac si completa nella ripresa: il n°14 etneo viene aggirato da Onazi e pensa bene di stenderlo nonostante sul centrocampista laziale fossero pronti a piombare due compagni di reparto. Insomma: la squalifica imminente servirà a far riflettere questo ragazzo che ha degli ottimi fondamentali nel proprio ruolo ma che deve sistemare ancora molto, soprattutto sotto il profilo mentale.