Latina-Catania 1-2: strada spianata

La zampata di Riccardo Maniero che porta in vantaggio gli etnei nel primo tempo

La zampata di Riccardo Maniero che porta in vantaggio gli etnei nel primo tempo 

La quarta vittoria di fila, condita da una prestazione sontuosa, restituisce fiducia in vista del rush finale di stagione.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 3 dicembre 2005, data in cui il Catania di Marino ottenne, al “Massimino” contro il Modena, la quarta vittoria consecutiva, proseguendo poi il suo ciclo vincente per altre due partite. E’ da quel precedente che non si verificavano, a favore dei colori rossazzurri, quattro successi di seguito. Dunque, pur in una stagione martoriata come quella attuale, il Catania riesce ad eguagliare, sul piano statistico, un record che resisteva dal mitico campionato 2005/06, coincidente con l’ultima promozione in Serie A del club etneo.

Distanziare la zona calda per sognare qualcosa in più
La vittoria non ha un sapore soltanto storico e statistico, ma è di enorme importanza sotto svariati punti di vista: innanzitutto chiude un ciclo in cui i ragazzi di Marcolin dovevano dimostrare di essere in grado di salvare la categoria. Soltanto 29 giorni addietro, nel post Virtus Entella-Catania 2-0, gli etnei, terz’ultimi a quota 32 punti, erano distanti 5 lunghezze dall’obiettivo. Dopo quattro partite, ecco un sontuoso +4 (destinato a ridursi ad un +3, comunque vada il posticipo tra Pro Vercelli ed Entella) sulla zona playout, con la zona retrocessione distante 6 lunghezze. Una distanza simile, rispetto a quest’ultima, separa i rossazzurri dalla pazza idea che serpeggia tra i tifosi più ottimisti sin dall’epilogo del derby col Trapani: il raggiungimento della zona playoff. Prima di cominciare a elaborare tabelle di sorta è opportuno far notare che, nonostante tutto, i rossazzurri sono ancora impelagati a pieno titolo nella lotta per non retrocedere, essendo la “zona rossa” più vicino rispetto all’El Dorado. Tuttavia è chiaro che più la squadra riuscirà ad allontanare ulteriormente le sabbie mobili e più sarà possibile aprire scenari interessanti. Differentemente, in caso di inopinati scivoloni, non solo si abdicherà a qualsiasi sogno aggiuntivo, ma si ripiomberà negli isterismi tipici della lotta per non retrocedere. Meglio volare basso, dunque, non perdere la concentrazione e ragionare partita dopo partita.

La rivoluzione marcoliniana è brillante, ma si spreca troppo
La partita odierna offre molti spunti “fiduciosi” sul ciclo finale che attende il Catania di Marcolin e che comincerà venerdì sera contro la Ternana. Prima di tutto la capacità di scendere in campo con personalità nonostante alcune defezioni importanti, come quelle di Schiavi e Calaiò, che hanno costretto il mister a ridisegnare l’impianto di gioco, unitamente al rientro di un giocatore importante sul piano tattico come Coppola. Il tecnico bresciano, infatti, rispetto al derby, decide di schierare un centrocampista in più in luogo dell’Arciere, con Rosina riposizionato nel ruolo congeniale di trequartista e con Castro che nelle intenzioni iniziali parrebbe fungere da spalla di Maniero, mentre in difesa il rientrante Sauro viene preferito al più fresco (ma meno competitivo sulle palle alte) Capuano.
Bastano pochi minuti per accorgersi che in realtà il tridente rossazzurro è più camaleontico del solito. La difesa a 3 proposta da Iuliano perfette agli etnei di aggredire pericolosamente le zone esterne della metà campo pontina. Ragion per cui Maniero e Castro partono molto larghi, mettendo in ambasce i marcatori diretti sulle ripartenze. In particolar modo Bruscagin, che si aggira dalle parti di Maniero, vive 45’ d’inferno grazie alla rapidità e vivacità del n°7 rossazzurro che non a caso oltre a timbrare la rete produce numerose altre palle gol, sollecitato dalle continue iniziative delle catene che il Catania costruisce sulle fasce (Rosina-Mazzotta a sinistra, Del Prete-Sciaudone a destra).
“Pata” Castro in questo contesto non esce dalla partita, perché, partendo in fase di non possesso da una posizione più arretrata, al fianco di Rosina, che determina una disposizione più vicina al 4-3-2-1, consente di adottare una soluzione in più nei contropiedi: quella di servire lo stesso argentino centralmente sulla trequarti per partire in progressione. Il vero limite è quello di non riuscire a chiudere la partita con le troppe occasioni sprecate dinnanzi a Di Gennaro.
In fase difensiva, a parte una clamorosa traversa di Brosco ed una gran risposta di Gillet su un colpo di testa dello stesso difensore nerazzurro, si soffre poco, nonostante le costanti iniziative laterali di Angelo e Alhassan, perché in mezzo la fisicità e la statura di Sauro e Ceccarelli fanno la differenza su Litteri e Bidaoui.

Personalità, orgoglio, resistenza e Gillet a metterci una pezza quando serve
Ad inizio ripresa, a seguito della sostituzione Bruscagin-Doudou operata da Iuliano, si paga (caro ed amaro) il prezzo delle occasioni sciupate nella prima frazione di gioco. I padroni di casa cercano con irruenza il gol e stavolta, con un uomo in più in area di rigore sul traversone di Bidaoui trovano il pareggio grazie ad un gran giocata dello stesso Doudou, nell’occasione chiuso non perfettamente da Mazzotta (le diagonali difensive non sono mai state il suo forte). Si rischia di rivedere un film trito e ritrito e invece Maniero e compagni confermano che i punti conquistati ed i progressi mostrati nelle ultime settimane non sono stati frutto del caso o della fragilità delle formazioni incontrate. Con notevole solidità fisica e psicologica il Catania riprende a costruire trame offensive e ritrova il vantaggio con Sciaudone che si coordina alla perfezione e chiude una azione costruita con caparbietà insieme a Rinaudo e Del Prete.
L’ultima mezz’ora è caratterizzata dai cambi dei due tecnici che vanno in direzione diametralmente opposta: Iuliano butta nella mischia tutti i giocatori offensivi a disposizione, che continuano a creare pericoli con gli affondi sulle fasce che però si infrangono di fronte ai puntuali disimpegni al centro dell’area della retroguardia etnea, che rischia solo su un’incursione centrale di Doudou sulla quale Gillet deve ricorrere nuovamente agli straordinari; di fronte a questo quadro Marcolin toglie chi ha corso di più ed è, conseguentemente, più stanco (Sciaudone, Coppola, Rosina) per inserire i pari ruolo Escalante ed Odjer, più votati al contenimento, e poi passare al 5-3-2 con Capuano nei minuti finali. Il “giochino” funziona ed è vittoria per la quarta volta di seguito.

Venerdì, al “Massimino”, una nuova “dirimpettaia” da affrontare
Con la vittoria contro il Trapani, lo scorso turno, il Catania aveva agganciato proprio il Latina. Con la vittoria sui “pontini”, adesso i rossazzurri si portano al 12° posto, in coabitazione con la Ternana, “guarda caso” prossima avversaria al “Massimino”. Le “fere” sono reduci dal derby col Perugia in virtù del quale perderanno, in vista del Catania, i difensori Meccariello e Popescu per squalifica. Al di là delle defezioni, non bisogna sottovalutare un avversario che, come gli etnei, è reduce da quattro risultati utili consecutivi (due vittorie e due pareggi, nel caso della squadra di Tesser) e che, pur vantando il penultimo attacco della categoria, è al quinto posto della classifica dei successi esterni (ben 6 finora). Ad ogni modo, la fiducia riacquisita grazie al “poker” di vittorie, il recupero di Calaiò, ed il sostegno della tifoseria sono armi attraverso le quali, in questo momento, i ragazzi di Marcolin non possono e non devono temere nessuno.