La speranza rifiorisce fra i Sassi

Scarsella festeggiato dopo il gol

Scarsella festeggiato dopo il gol 

Max Licari sul felice esordio stagionale del Catania a Matera. Finalmente gente che suda la maglia, ma esaltarsi sarebbe letale!

Dna ritrovato
Da tempo non mi emozionavo così all’esordio stagionale del mio Catania. Questi ragazzi in maglia bianca (rossazzurra), in un piccolo stadio di provincia, sono riusciti a ridestare in me “spiriti” sopiti, dopo aver provato quasi vergogna a San Siro o al “Dall’Ara”. Questa è la risultanza più importante di questa prima gara nell’inferno della Lega Pro. E penso che sia lo stesso sentimento provato da molti tifosi del Liotru affranti dalle scioccanti comparsate di società e giocatori negli ultimi campionati, nonché dalla vergognosa “bufera” che ha consegnato la data del 23 giugno ai peggiori incubi della storia del sodalizio etneo. Vedere (finalmente!) in campo gente che lotta, che suda, che soffre, che magari è consapevole di non possedere le stimmate del campione inaffondabile, però fa di tutto per portare a casa il risultato, pure in inferiorità numerica, e indipendentemente dall’avversario, beh, è come tornare a casa dopo un’odissea, riassaporare di nuovo il gusto della tradizione, togliere religiosamente polvere e fango da quel “marchio di fabbrica” fatto di sangue, sacrificio e volontà di riscatto che costituisce il dna di una squadra e di una tifoseria. Quelli un po’ più vecchietti (come il sottoscritto, purtroppo) conoscono questi campi, sanno di cosa si tratta, sono consapevoli del fatto che a queste latitudini conta di più la corsa, l’agonismo, il carattere; che i rossazzurri si siano calati in fretta nel copione risulta ancora più rilevante. Certo, si tratta per lo più di giocatori “di categoria”, ma una piazza dell’importanza di Catania in passato ha fatto perdere la trebisonda a personaggi accreditati di valenza “ad hoc” per il torneo di pertinenza, dimostratisi successivamente non molto “affidabili” sotto il profilo mentale, facendo loro credere di essere giunti all’apice della carriera e di non aver più bisogno di lottare. Devo dire che assistere alle rincorse, agli sparacchiamenti parrocchiali quando di necessità, agli sbagli anche elementari subito conditi dal desiderio di rimediare, mi ha riconciliato con il calcio “sano”: non mi succedeva da più di due anni. Magari qualcuno potrebbe pensare che stia facendo retorica, che mi stia abbandonando al “nostalgismo” da novantenne con l’arteriosclerosi, ma francamente me ne frego. Il calcio è emozione, emozione di qualunque tipo… e mi sono emozionato davvero. Attenzione, non solo per il risultato positivo. Quello è importantissimo, vista la pesante penalizzazione di -9 sul groppone, ma ho provato qualche brivido “antico”, prendendo atto dell’atteggiamento “giusto” di giocatori e allenatore. Umiltà, ho visto finalmente umiltà negli occhi e nelle movenze di chi indossa la nostra maglia. Ho visto orgoglio, gioia di avere incollata sulla pelle sudata una casacca gloriosa, espressione di una grande città e di una tifoseria numerosa e appassionata. Banalizzando, gli Scarsella, i Russotto, gli Agazzi, i Castiglia (per fare qualche esempio) mi hanno dato l’impressione di aver capito di giocarsi un’occasione importante per la propria carriera. Cosa che non ho mai visto negli occhi dei Leto, dei Monzon o dei Peruzzi. Ovviamente siamo alla prima, i”buchi” ci sono, le difficoltà si vedono ed esaltarsi sarebbe da sciocchi. La strada per la SALVEZZA (obiettivo primario) è lunga e irta di pericoli. Tuttavia, l’inizio è incoraggiante. Innanzitutto, vittoria a domicilio meritata e -6; poi, approccio mentale idoneo alla categoria. Il modo migliore per cercare di riavvicinare la gente al “Massimino”, anche quei tifosi giustamente ostili, demotivati, perplessi e depressi da due stagioni di orrori sotto tutti i profili possibili e immaginabili. Bisognerà continuare su questa strada già da mercoledì a Monopoli, al di là delle prestazioni o dei risultati contingenti, solo così si potrà ritrovare un minimo di coesione “ambientale”. Tutto sta nella testa e nei piedi di questi giocatori e di Pancaro. Il tecnico ha parlato a fine gara di “spirito di gruppo”. Ecco, è quello in primis che deve emergere. Se si riuscirà, dopo anni, a formare nuovamente “un gruppo”, si saranno svolti i nove decimi del lavoro programmato.

Non solo grinta…
Andando un po’ più a fondo sull’analisi tecnico-tattica della partita, non si può negare che il Catania abbia trovato difficoltà nell’affrontare una squadra di categoria maggiormente rodata e atleticamente più avanti nella preparazione. Il 4-3.3 di Pancaro ha sofferto il pressing avversario soprattutto nei primi 10’ delle due frazioni, in specie sulle corsie laterali difensive dove Parisi e Nunzella hanno fatto più fatica degli altri. Ma in mediana e in avanti si è potuto notare con facilità come il Catania avesse sicuramente più qualità rispetto ai pur volenterosi padroni di casa. Le scelte iniziali dell’allenatore rossazzurro mi sono piaciute. Pancaro ha fatto subito comprendere a tutti che il blasone, la “carriera” contano poco. Gioca chi è più in forma e chi al momento più “adatto” alla partita. Proprio per questo, al di là delle forzate (squalifica) defezioni di giocatori importanti come Ferrario, Calderini e Plasmati, sono scesi in campo i Parisi (addirittura capitano, scelta coraggiosa ma condivisibile), i Bacchetti, i Di Grazia e in panca sono andati i Bastrini (comunque ancora non prontissimo), i Musacci, i Falcone. Questo “rigore”, cui in ogni caso deve abbinarsi pure un pizzico di fortuna in fatto di risultati immediati, potrebbe indicare una via maestra da seguire per tutta la stagione. Il Catania, sostanzialmente, ha portato a casa i tre punti con tre quarti della difesa titolare fuori (il reparto arretrato, in ogni caso, appare veramente ancora da registrare) e un ragazzino nel trio d’attacco. E in inferiorità numerica per 20’, in virtù di una sciocchezza di Russotto, ingenuità che comunque non va a inficiarne la valutazione da migliore in campo. Se, alla fine, andiamo a contare le occasioni da gol, ne rileviamo tre per il Matera, fra cui una traversa estemporanea di Pagliarini (miglior giocatore lucano) e un paio di interventi non “mostruosi” di Liverani (mostratosi affidabile in ogni circostanza); quattro per il Catania, fra le quali il precoce gol di Scarsella su assist di Russotto, un gran palo dello stesso ex catanzarese dalla distanza, un quasi autogol e un incredibile errore “aereo” di Calil a due passi dalla linea di porta avversaria. In 10 contro 11, in pratica, il Catania non ha mai concesso palle importanti agli avversari, se non qualche inevitabile mischia in area nel concitato finale. Insomma, risultato legittimo, checché ne dica il simpatico presidente materano Saverio Columella, curiosamente omonimo del grande scrittore latino di agricoltura Lucio Giunio Moderato, autore dell’immortale “De re rustica”…

Qualità offensiva che fa ben sperare…
Come accennato, le cose migliori si sono viste da centrocampo in giù. Bene Agazzi in regia, bene Castiglia, in specie a livello di grinta e agonismo, non scintillante Scarsella, ma letale sotto porta, a conferma delle grandi capacità di inserimento di questo ragazzo, capace di realizzare ben 10 reti la scorsa stagione a Lamezia. Se, ancora, Di Grazia appare acerbo, seppur in possesso di qualità da scoprire, si sono potute apprezzare la buona gamba e la discreta tecnica di Falcone, entrato bene in campo nella ripresa insieme a Russo e Lulli. Tuttavia, chi ha realmente fatto la differenza è stato Russotto, giocatore che mostra realmente di avere qualcosa in più in fatto di tecnica e di passo rispetto alla media della categoria. Ha spaccato la partita, fatto l’assist decisivo, colto un palo e, se avesse centrato la porta con un fenomenale tiro a giro a fine prima frazione, sarebbe stato autore di una gara perfetta. L’intervento inutile sul giocatore lucano a 20’ dalla fine (a mio parere, comunque, espulsione un tantino esagerata) ci esplicita probabilmente il motivo per cui un attaccante del genere calchi ancora i campi polverosi di periferia a 28 anni… Prenderà una giornata di squalifica e salterà Monopoli, ma l’importante sarà che in casa contro l’Ischia possa essere a disposizione. A disposizione in Puglia sarà sicuramente Calil, il centravanti. Chiaramente si vede a colpo d’occhio come il brasiliano non c’entri assolutamente nulla con la Lega Pro; ha colpi di categoria superiore e la sua sola presenza intimorisce l’intera difesa avversaria. Però, deve crescere di condizione fisica e può farlo solo giocando. Sono sicuro che già dalla prossima partita possa risultare decisivo.

Monopoli non sarà un gioco…
Superata la prima "Matera" d'esame, il percorso per raggiungere la Laurea appare ancora lunghissimo... Mercoledì sera si affronterà il secondo step: il recupero di Monopoli. Un altro passo verso il raggiungimento di una condizione atletica sufficiente e il “ripristino” di giocatori importanti. Gara difficile, campo tosto, come dimostra la sfida giocata dai locali con il Messina. Sottovalutare l’impegno, pensare di essere diventati di colpo campioni sarebbe letale. Il turn-over , invece, sarà fondamentale, visto che poi domenica (anche se al momento non ancora ufficialmente) si giocherà in casa la terza partita in una settimana contro l’Ischia. Ci sarà la possibilità di vedere in campo dal primo minuto i Bastrini, i Musacci, i Calderini, i Falcone, tanto per fare qualche nome. Ma l’imperativo categorico è: continuità. Continuità negli atteggiamenti, in primis. Vogliamo rivedere la stessa voglia, la stessa grinta, lo stesso carattere di Matera. E desideriamo ardentemente limare ancor più la maledetta penalizzazione che ci affligge… Let’s go, Liotru, let’s go!!!