L'importanza di essere una cucca

Curva Nord

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Un carattere, tipico, storico ed immancabile del tifo catanese

Potrebbe definirsi iettatore, fattucchiere, portatore di iella. Ma la cucca è cucca. In altro modo non potrebbe chiamarsi né definirsi. Nomen omen, è proprio così. Lo stesso vale per pirla a Milano, cazzimmoso a Napoli e coatto a Roma. Tanti aggettivi qualificativi, ma indefinibili. Si sa come usarli, non come spiegarli. Provate a chiedere ad un romano cosa significhi per lui coatto: uomo di bassa cultura? spavaldo? caciarone ed eccessivo? Il romano vi dirà «Vordì tutte ste cose insieme e nessuna». Se avrete poi la fortuna di trovare un romano coatto, questi vi dirà «O ma che vvoi? Ma va' vva'».

La cucca nel mosaico sociale catanese è importante; indispensabile nei ruoli domenicali allo stadio. Il sostegno del tifoso infatti è direttamente proporzionale al grado di sfiga che la cucca porta con sé. Più è la sfiga, più energico sarà l’incitamento. La cucca è dunque parte attiva del tifo, è tra le figure di spicco dei supporters: c’è il casinista, il pessimista, l’ottimista e c’è la cucca. Ogni società seria dovrebbe garantirsi almeno un paio di cucche allo stadio. Averne una è buono, avercene due ancora meglio, ma averne tante è leggendario. Ricordate: la cucca non si ha. Si è. Dovessero identificarvi allo stadio non vi direbbero mai «C’hai na cucca» (Hai una cucca), ma « Si na cucca» (Sei una cucca). Appena ve lo dicono, scappate, mi raccomando.

Alla cucca vengono attribuiti sconfinati poteri: far piovere, far nevicare e soprattutto far andare male la sua squadra del cuore. Per questo va sempre compresa: ha un rapporto ambiguo, sofferto, inconsciamente sadico con i suoi beniamini. Li ama tanto da anticiparne con ansia le sventure, affinché si proteggano. Peccato però che le sue intuizioni ottengano sempre l’effetto contrario. Il corso della partita infatti è inversamente proporzionale alle sue premonizioni. Prima che si batta il calcio d’angolo dice «Cca c’è u gol» (Qua c’è il gol), con un risultato finale impietoso: la palla andrà tra le mani del portiere; prima che il passaggio filtrante arrivi alla punta sottoporta dice «Cca c’è u gol», con l’attaccante che subito dopo inspiegabilmente liscia. Insomma, triste e singolare è la vita da cucca: tifa per la propria squadra avvantaggiando l’altra.

Il cuccatore è una cucca che ha fatto di un’indole una professione. È modaiolo senza stile, criticone di ruolo senza convinzione. Ha la sufficienza del saccente e cambia idea più veloce del vento quando è bufera. È rassegnato per natura e speranzoso all’occasione.

Se con onestà vi riconoscete in almeno due di queste considerazioni, abbiate un sospetto.