Juventus-Catania: presentazione della gara

Marianito Izco, capitano rossazzurro

Marianito Izco, capitano rossazzurro 

La presentazione della gara dello "Juventus Stadium" tra bianconeri e rossazzurri, in programma questa sera alle ore 20.45. Una gara che, per certi aspetti, ricorda quella del dicembre 2009...

Resuscitare se stessi
Il pareggio casalingo col Sassuolo, giunto nella gara d’esordio da allenatore del Catania di mister Gigi De Canio, unito al momento difficile degli etnei e alla successiva gara contro la Juventus ha riportato nella mia mente una situazione (in verità ancor più drammatica dell’attuale) già vissuta quasi cinque anni or sono. Catania-Livorno, 13 dicembre 2009 giorno del debutto sulla panchina rossazzurra di mister Sinisa Mihajlovic. Etnei sconfitti a domicilio da un ‘gollonzo’ di Danilevicius e classifica tremendamente deficitaria. La partita successiva? Juventus-Catania. Certo che se domenica scorsa l’attaccante del Sassuolo Zaza avesse centrato la porta, anziché l’esterno della rete, il quadro (drammatico) sarebbe stato quasi identico.

Corsi e ricorsi storici
Così scrivevo il 18 dicembre del 2009 nell’antivigilia del match dell’ “Olimpico” di Torino: Resuscitare se stessi. Dopo aver resuscitato l’oggetto misterioso milanista Klas Huntelaar, il derelitto Siena di Malesani ed, infine, il balbettante Livorno di Cosmi ecco sul cammino della formazione etnea un possibile “nuovo miracolo” da compiere nell’ultima domenica calcistica del 2009: la Juventus del pericolante Ferrara che ha in Felipe Melo e Diego (50 milioni di euro in due) i principali indiziati per la vittoria del concorso “Il Lazzaro della domenica” valido per la diciassettesima giornata di andata del campionato di serie A 2009/2010. L’umorismo, chiave di lettura assai interessante insieme all’ironia, sembrerebbe l’arma ideale per esorcizzare la situazione drammatica di un Catania scivolato all’ultimo posto nella graduatoria generale a meno sei lunghezze dalla quartultima piazza, occupata dal Livorno, che equivale la salvezza. In queste sedici giornate di campionato si è visto di tutto e di più: dagli errori, talvolta clamorosi, dei singoli giocatori a quelli commessi dal tecnico, dalle sviste arbitrali alle sventure di una sorte tutt’altro che benevola; tanti elementi negativi che sembrano scrivere la più crudele delle sentenze: la retrocessione in serie B. Dopo aver toccato il fondo con le incredibili sconfitte contro Siena e Livorno non resta che immedesimarsi in Lazzaro e risollevarsi provando a compiere un miracolo, stavolta, verso se stessi. Alla fine, quel pomeriggio del 20 dicembre 2009, il Catania di Mihajlovic espugnò Torino dando vita ad una rimonta mozzafiato che avrebbe consentito agli etnei di salvare brillantemente la categoria. Adesso, sembrano altri tempi.

Analogie si, situazioni diverse
Sfida in casa della Juventus post-esordio negativo del tecnico rossazzurro di turno (ieri Mihajlovic, oggi De Canio). Il quadro è quasi lo stesso. Quasi. Perché la Vecchia Signora di oggi, Campione d’Italia in carica da due stagioni e in piena lotta per il terzo tricolore, è ben diversa dalla formazione strampalata allenata da Ciro Ferrara. Inoltre, il Catania attuale, al momento, sembra meno ‘squadra’ rispetto a quello allenato da mister Atzori prima e Mihajlovic dopo. Analogie si, situazioni diverse. La Juventus insegue la vetta della classifica, occupata dalla Roma, con l’obbligo di non mollare neanche un centimetro e con il pensiero (che comincia ad aumentare giorno dopo giorno) rivolto alla gara di Champions contro il Real Madrid del prossimo martedì. Pensieri diversi rispetto a quelli della Juve di Ferrara, ex compagno di squadra di Conte ai tempi di Lippi. Inoltre, la Juventus vista domenica contro il Genoa, sempre allo “Juventus Stadium”, sembra esser ritornata quella affamata e spietata del primo anno di Conte. Il probabile turnover adottato dal tecnico leccese, non dovrebbe indebolire una formazione dalla mentalità vincente.

E il Catania?
Aggrapparsi ai ricorsi storici, sperando di bissare un exploit storico come cinque anni fa sembra abbastanza riduttivo. In campo non vanno i bei ricordi, gli almanacchi, i trofei in campo, le figurine (quelle lasciamole al Milan) e quant’altro. Cuore, muscoli, cervello e un briciolo di fortuna (quella non guasta mai). Perché certe imprese non vengono fuori per caso. C’è sempre un motivo scatenate. Sempre. Obiettivamente, il Catania visto domenica (salvo parte del primo tempo) non ispira a fare ‘sogni di gloria’. Anzi, tutt’altro. Le continue defezioni, tra infortuni e squalifiche, accentuano delle difficoltà già ampie. Portar via un punto da Torino, insomma, sembra un’impresa più che ardua. Impossibile. Oltretutto, gli etnei nel corso di questo campionato non hanno ancora conquistato neanche un punto lontano dal “Massimino”: quattro sconfitte su quattro. L’ultimo punto esterno? Il 2-2 dell’ “Olimpico” di Torino dello scorso maggio. Torino si, ma in casa granata. Altri corsi e ricorsi storici? Lasciamoli al filosofo Vico. Basta così. In campo la maglia va sudata, amata ed onorata. Il tempo dei sogni è finito. Il tempo dei record, idem. In campo sbarazzini, umili ed aggressivi come una ‘provinciale’ qualsiasi. L’unica cosa vera da emulare, al di là del risultato, è la prestazione in campo: resuscitando se stessi. -34 all’Alba: “Siate folli, siate affamati, siate umili, siate elefanti!”