Inter-Catania: analisi del match

 

Il pari a reti bianche del Catania al Meazza contro l’Inter in numeri, statistiche e grafici.

Il primo punto conquistato lontano dalla Sicilia è frutto di una gara ordinata, condotta con intensità e concentrazione e senza eccessive sbavature.
Il nuovo modello di gioco varato contro un’Inter disorganizzata, potrebbe essere adesso preso in considerazione per il prossimo futuro, in attesa del puntello necessario che possa rafforzare il reparto offensivo.
Che passi in fretta la soddisfazione di Milano, c’è da pensare al Livorno.
Il pari a reti bianche del Catania al Meazza contro l’Inter in numeri, statistiche e grafici.

Lo score di inter e Catania  



Le posizioni medie dei ventidue giocatori ad avvio gara  



Il Catania. Unica squadra del torneo ferma ancora al palo, relativamente alle partite esterne, la compagine etnea ha un solo obiettivo per la gara del Meazza: fare risultato. Uscire indenni dalla sfida contro i nerazzurri significherebbe una concreta iniezione di fiducia oltre ad un valido, piccolo passo verso la salvezza.
Privo di Barrientos, alla sua seconda squalifica stagionale per somma di cartellini di gialli (in serie A solo Conti del Cagliari e Cesar del Chievo hanno collezionati più ammonizioni del Pitu, con nove e dieci gialli rispettivamente) il tecnico di Rovereto si affida ad un inedito 3-5-2 mettendo da parte il canonico 4-3-3, così come era avvenuto per le gare esterne di Torino (contro la Juventus, 3-4-1-2 di partenza e 3-5-2 nella ripresa) e di Napoli (4-5-1 in avvio, poi rivisto in 4-3-3).
Frison tra i pali; difesa a tre con Bellusci, Legrottaglie e Rolin; centrocampo molto folto nel quale prendono posto Peruzzi e Biraghi lungo le corsie laterali, a destra e sinistra rispettivamente, Izco, Lodi e Rinaudo in mezzo; in avanti Bergessio e Leto, quest’ultimo però spesso confinato lungo la linea dei centrocampisti.
In panchina, tra gli altri, il rientrante Almiron (fermo dalla 12° giornata, per lui in stagione appena 865 minuti di gioco) ed Andujar, già promesso al Napoli a giugno. Pronti a subentrare in corsa Castro e Plasil, ai quali Maran ha concesso di rifiatare e riflettere sulle ultime prestazioni offerte.

Il 3-5-2 etneo del primo tempo. Cura della fase difensiva e densità di gioco massima in zona Peruzzi  



IL 3-4-2-1 nerazzurro della prima frazione di gara. Si spinge di più lungo la corsia di Nagatomo  



L’Inter. Un magro bottino di appena sette punti negli ultimi otto incontri di campionato, impone all’Inter del tecnico Mazzarri di conquistare l’intera posta in palio contro il Catania, fanalino di coda del torneo e mai a punti nel corso di questa stagione. Per l’occasione l’allenatore livornese accantona il modello di gioco preferito (il 3-5-1-1 è stato utilizzato, in avvio gara, in 19 occasioni su 20 giornate) e vara un inedito 3-4-2-1 le cui prove generali erano già state effettuate lo scorso turno di campionato al Marassi di Genova.
L’undici di partenza, è quello di una settimana addietro: Handanovic in porta; Campagnaro, Rolando e Juan Jesus i centrali difensivi; Kuzmanovic e Cambiasso in mediana, mentre Jonathan e Nagatomo sono gli esterni, a destra e sinistra rispettivamente; in avanti, Alvarez e Palacio giocano alle spalle di Diego Milito.
Guarin, al centro del ciclone nel corso della scorsa settimana per il mancato trasferimento alla Juventus (dalla Turchia il Galatasary ha pronta un’offerta di otto milioni) non è tra i convocati, mentre Ranocchia siede in panchina ma ha già in tasca un biglietto di sola andata per Dortmund, pronto a trasferirsi alla corte di Jurgen Klopp. Pronti ad offrire il loro contributo a partita in corso anche Kovacic, dopo la bocciatura di Genoa e Mauro Icardi, al rientro dopo un discreto periodo di sosta ai box.

Il Catania al 70’. La massima densità di gioco si riscontra lungo l’out sinistro  



Nella ripresa l’Inter al 3-4-1-2 (poi al 4-2-4) ed aumenta notevolmente il baricentro di squadra 



I cambi. Ad inizio ripresa, Kuzmanovic, ammonito e protagonista di una prestazione assai nervosa e sotto la sufficienza, rimane negli spogliatoi per il diciannovenne croato Kovacic. Tatticamente cambia poco ma il neo entrato aggiunge qualità e fantasia alla compagine nerazzzurra, essendo più dotato tecnicamente rispetto al compagno serbo.
Dopo un’ora di gioco si infortuna Cambiasso (cadendo, si fa male al ginocchio sinistro) ed il tecnico toscano lo sostituisce con l’ex Bologna Taider che si colloca sulla zona destra della mediana. Cinque minuti più tardi arriva il primo cambio, obbligato, in casa Catania: esce Bellusci, infortunato e cede il posto a Gyomber, 24 minuti giocati durante la prima esperienza Maran (fu chiamato in causa, a partita in corso, durante la gara di Cagliari che sancì l’esonero del tecnico di Rovereto) e abbondantemente utilizzato sotto la gestione De Canio.
Al minuti 70 Castro prende il posto di uno sfinito Leto e soli 3 minuti più tardi, si rivede in campo Almiron (non giocava dall’11° di campionato, Napoli-Catania) in luogo dell’infortunato Peruzzi, tra i migliori in campo. Il Catania mantiene il 3-5-2 arretrando Izco nella posizione di terzino di destro che a sua volta cede la postazione ad Almiron in mediana.
A dieci dal termine, l’ultima mossa di Mazzarri. Con la gara inchiodata sullo zero a zero, il trainer nerazzurro richiama in panchina il centrale difensivo Juan Jesus per il centrocampista offensivo argentino Ruben Botta, arrivato a Milano nel corso del mese corrente ed alla terza presenza nella massima serie dopo una manciata di minuti giocati nei due turni precedenti.
Adesso l’Inter si riposiziona attraverso un 4-2-4 iper offensivo, con il neo entrato Botta, Alvarez, Palacio e Milito dislocati in attacco, lungo la trequarti etnea. Invano. La gara si chiude sullo 0-0.

Analisi dei tiri rossoazzurri: cinque conclusioni nei 90’ ma nessuna nello specchio  



FLUSSI DI GIOCO E TATTICA

Il primo risultato utile lontano dal Massimino arriva in casa di una big del campionato, sebbene in evidente crisi di gioco e di successi, attraverso una prestazione di grande sacrificio ma soprattutto di massima concentrazione. La fase difensiva funziona ed il filtro davanti alla retroguardia (adesso, con l’arrivo di Rinaudo) è impeccabile. Nel 3-5-2 puro, nemmeno lontano parente del 5-3-1-1 proposto da De Canio al Marassi contro la Sampdoria, i due esterni stazionano lungo la linea dei centrocampisti, arginando già in mediana le scorribande di Nagatomo a sinistra, fronte d’attacco Inter e di Jonathan a destra. Salvo poi ricompattarsi a quattro, indietro, per mezzo dell’arretramento di un esterno lungo il lato debole del campo, ovvero sulla corsia del campo dove momentaneamente non si gioca il pallone.
L’accorgimento tattico, classico della difese schierate a zona, trova applicazione anche all’interno delle linee difensive che constano di tre centrali: in questo modo, creando immediata pressione sul portatore di palla, si costringe l’avversario a giocare palla sul lato forte del terreno di gioco, coprendo contestualmente gli spazi liberi sul lato debole, quello opposto, del campo. Congelando così l’azione ed evitando cambi di gioco repentini (nessun cambio di gioco operato dai nerazzurri nei 90’).
Con una difesa a quattro, praticamente sempre schierata in fase di non possesso, il Catania è riuscita a gestire bene anche le sovrapposizioni degli opposti nerazzurri, attraverso intelligenti movimenti a scalare. Bene il filtro a centrocampo, dicevamo, permesso soprattutto dalle doti da interditore di Fabian Rinaudo (12 recuperi e 10 intercettazioni) nonostante il giallo ricevuto per l’unico fallo commesso durante il match (ne subisce invece cinque).
Relativamente alla fase offensiva, è discreta la ricerca della profondità (22 passaggi bassi utili nella metà campo avversaria) ma si migliora, notevolmente, sull’utilizzo dell’ampiezza, come testimoniano i quattro cambi di gioco e gli otto cross su azione dal fondo (3/3 durante la prima frazione di gara, 5/9 quelli della ripresa).
Un gioco concreto, senza fronzoli, evitando dribbling pericolosi e leziosismi da anni ’80, ha concesso di chiudere bene gli spazi, mantenendo i giusti equilibri tra i reparti ed evitando l’inferiorità numerica nelle diverse zone del campo. In un contesto tattico così ordinato, in un prossimo futuro, i tecnici Barrientos, Castro e Plasil dovranno sudare per aggiudicarsi una maglia da titolare e dimostrare di fare ancora parte di un preciso progetto tattico.
Dal reparto avanzato, in ultimo, le noti stonate. Bergessio non ha occasioni limpide rete durante la gara ma il suo feeling col gol, questa stagione, si è interrotto: appena due reti in 1192 minuti di gioco significano una media di un gol ogni sei partite e mezzo. Davvero preoccupante. Occorre dunque intervenire sul mercato, portando in maglia rossoazzurra un attaccante che sappia fare reparto da solo (il Catania non ha la struttura per sopportare due punte pure) e che riesca a metterla dentro.

Gli esterni partecipano alla manovra. Rinaudo è il leader 



La manovra rossoazzurra in numeri  




Catania – i flussi di gioco.
Un atteggiamento accorto realizzato attraverso un baricentro di squadra contenuto ed un pressing ragionato ai 36 metri, ha imbrigliato il centrocampo e l’attacco di una deludente Inter. L’azione inizia nel 70% dei casi per mezzo di azioni manovrate da dietro ma il pressing molto alto degli avversari (62,5 metri) obbliga spesso alla pratica del lancio lungo (31 tentativi di cui 8 utili) e dei palloni a scavalcare il centrocampo (in media, il 33% delle transazioni attive).
Lodi non è in gran giornata e si vede. Il centrocampista campano gioca un totale di 56 palloni (normalmente, in media, ne gioca 90 ad incontro) e lo fa con discreta accuratezza, ma non riesce mai ad accendere la luce nella manovra del Catania. Perde un discreto numero di palloni (16) e per poco, al minuto 36, non la combina grossa con un retropassaggio errato che mette nelle condizioni ad Alvarez di ripartire.
Rinaudo, in queste condizioni, prende per mano la squadra: in fase propositiva è lui il leader a centrocampo e nei flussi di gioco per mezzo di 64 palle giocate e 40 passaggi riusciti.
Buono l’apporto alla manovra degli esterni che, seppur non giocando un numero considerevole di palloni, rimangono alti consentendo alternative utili nel passaggio.
A Bergessio, in avanti, arrivano poco più di venti palloni giocabili ma molti di questi si materializzano sulla trequarti, spalle alla porta, in condizioni nelle quali è difficile giocare palla.

La manovra è circolare, mancano un vero regista e le verticalizzazioni  



I numeri dei flussi di gioco nerazzurri  



Inter – i flussi di gioco.
Oltre 15 minuti di supremazia territoriale nerazzurra non sono sufficienti per scardinare la retroguardia etnea. Mazzarri, 32 partite con la maglia dell’Acireale durante le stagioni 92/93 e successiva e tecnico dei granata nel 2001/02, non è ancora riuscito a dare alla sua squadra una definita identità. I pericoli maggiori, oltre a sparute giocate dei singoli elementi, provengono dalle corsie esterne, da Nagatomo (40 passaggi riusciti) durante il primo tempo e da Jonathan (39), soprattutto nel corso dei secondi minuti gioco, dove e quando però gli esterni etnei fanno buona guardia.
In mezzo, Cambiasso, guardato a vista da Lodi e Rinaudo, gioca poco e male e Kuzmanovic non ha le qualità necessarie ad accendere la manovra. Sulla trequarti Alvarez copre l’intera ampiezza del campo ma pur giocando 79 palloni (11 dei quali in zona area etnea) non riesce ad impensierire l’undici di Maran, eccezion fatta per poche iniziative personali (2 dribbling utili sui 9 tentati e 3 accelerazioni).
Palacio e Milito sono molto mobili: il primo preferisce la corsia sinistra, specie nel primo tempo mentre l’attaccante ex Genoa si muove soprattutto per vie centrali giocando però spesso palle alle porta (4 sponde di piede riuscite ed un solo tiro nello specchio).


IN&OUT: ROLIN E LETO

Perfetto in copertura, a suo agio in una difesa a tre, gioca spesso d’anticipo 



Appena sotto la sufficienza la prestazione di Leto. Di sacrificio ma poco incisiva  



EPISODI

Il 3-5-2 puro del Catania. I due esterni sono a supporto del centrocampo, giocando da pendolo tra difesa ed attacco  



Come si riorganizza il Catania in fase passiva. Peruzzi, sul lato debole, è il quarto di difesa, Lodi prende il posto di Rolin che esce dai blocchi per evitare la superiorità numerica avversaria sulla fascia  



I tre centrali dell’Inter rimangono alti, tentando di applicare l’offise, così da impedire ai due avanti etnei di ricevere un comodo passaggio  



In fase attiva di gioco, l’Inter si dispone attraverso un 3-4-1-2 con Alvarez alle spalle di Palacio e Milito
 



Su contropiede di Palacio, Legrottaglie è bravo a costringerlo a defilarsi. L’attaccante argentino, con visuale di tiro ridotta, sparerà debole tra le braccia di Frison  



Su cross di Peruzzi, spizzato da Leto, il Catania porta i tiratori scelti al limite dell’area avversaria, non rinunciando alla fase offensiva. Rinaudo calcerà di poco a lato