Inter-Catania (2-2): Intercessione divina

Catania show a San Siro...

Catania show a San Siro... 

Il commento al match del "Meazza" tra nerazzurri e rossazzurri. I temi "caldi": miracolo del soprannaturale? Grande prestazione, 2 punti persi; Montella superstar; a Cesena prova del 9.

Un miracolo del soprannaturale?
Rammaricarsi per un pareggio a San Siro contro l’Inter rappresenta la cartina tornasole dell’evoluzione del percorso rossazzurro in Serie A da sei anni a questa parte. Pensavo che non avrei mai avuto l’ardire di dirlo, ma questo è, di questo si tratta. Rammarico, rammarico puro per aver gettato alle ortiche una vittoria meritata e prestigiosa, dopo aver letteralmente passeggiato per 70’ sui resti di una “armada” ex invincibile, dalla corazza bucherellata, pallido fantasma dell’accolita “triplettista” che fu. Passeggiato è il participio passato più corretto per fotografare la prestazione di coach Montella e i suoi bucanieri da trasferta. Per tali motivi, mi sembra che il miracoloso pareggio finale conquistato dai padroni di casa si ascriva maggiormente alla categoria della caritatevole intercessione divina (un moto di pietà del Creatore per i dissestati pensionati e pensionabili di Appiano Gentile) che a meri fatti di campo. Inter...cessione, proprio così. Del resto, con un uomo pio come Legrottaglie in campo, chissà che il soprannaturale non c'entri in qualche modo... Ranieri mi sta simpatico, e forse il 2-2 finale è un segnale della benevolenza divina in prospettiva Inter-Marsiglia di Champions League, ma giocando così nemmeno Thor e tutti gli Asi potranno regalare la qualificazione ai nerazzurri contro i francesi allenati da Deschamps. I miracoli non accadono tutti i giorni. Ai posteri l'ardua sentenza.

Grande prestazione, 2 punti persi
Contro una squadra incapace di pressare (direi di correre), sconclusionata in difesa, senza idee a centrocampo e spuntata in attacco (Pazzini in Nazionale???), il Catania ha sciorinato un’oretta di Calcio con la “c” maiuscola, non lasciando alcuna chance agli avversari; prestazione condita da due reti e un paio di occasioni clamorose fallite (incredibile quella di Barrientos a tu per tu con Julio Cesar). Un Catania da sogno, quello che domina in mediana con i deliziosi Almiron e Lodi, quello che infilza Nagatomo e Samuel con le ripartenze di Barrientos e Gomez. Straordinario il vantaggio del “papu”, alla terza rete stagionale. Stessa dinamica del gol siglato al Novara, questa volta umiliando il difensore giapponese dell’Inter. Quando è in questa condizione, e all’interno dell’amato 4-3-3, l’esterno argentino diventa un giocatore devastante. E che dire della favola di Izco? Dopo aver scritto la “leggenda” a Torino, il capitano ha sfiorato il mito a Milano, segnando un gol “difficoltoso”, peraltro viziato da un fuorigioco di Marchese. Sul 2-0 alla mezz’ora, il Catania poteva dilagare, avendo in mano il pallino del gioco, come testimonia il sontuoso possesso palla, quasi umiliante, grazie ad Almiron e Lodi stellari e a un Barrientos in grado di far magie con la palla. Il “peccato” dei rossazzurri diviene proprio quello di non riuscire a metterci quel pizzico di cattiveria in più capace di chiudere definitivamente i conti con il frastornato contendente, più simile a un puglie suonato che a un leone ferito pronto a piazzare l’unghiata del riscatto. Peccato. Peccato davvero. E già lo avevamo sottolineato a Torino, quando i rossazzurri persero con la Juve dopo aver giocato una grande partita a causa di clamorosi errori individuali. E già, perché anche questa volta accade qualcosa di simile. Hai voglia a dire che “forse” ci mette del suo Ranieri, per l’aver compreso dopo sei mesi che Cambiasso non ce la fa più o (dopo un paio di mesi) che Palombo non è da Inter, sostituendoli con ragazzi che almeno corrono, al secolo Poli e Obi; o magari per l’aver inserito tardivamente lo scornato Sneijder in vece dell’acerbo Faraoni. Ma che! Se Carrizo, su una telefonata di Forlan (il migliore dei suoi, avvantaggiato da una marcatura discutibile di Motta durante tutta la gara), non si fosse gettata la palla in porta da sé stesso, l’Inter non avrebbe mai recuperato in 20’. Ancora una volta si paga una disattenzione letale del portiere, sebbene vi sia da sottolineare come lo stesso estremo difensore argentino si sia poi dimostrato decisivo su Pazzini nel finale, evitando la beffa oltre che il danno. Nel mezzo, il pareggio di Milito, su assist del solito Forlan, forse nell’unica distrazione difensiva del Catania. Tuttavia, la cosa che maggiormente è piaciuta, è che il Catania, malgrado la “botta” del pareggio inopinato dell’Inter, abbia trovato ancora la forza di gettarsi n avanti, rischiando di fare il terzo, clamoroso gol con il neoentrato Seymour, sciagurato nel “passare” la palla a Julio Cesar da due passi su sontuoso assist dello scintillante Lodi. Un’occasione colossale, davvero. Un’occasione colossale anche in chiave classifica. Proviamo a fare due conti. Il pareggio consegna al Catania un posizionamento ottimo, nella parte sinistra della graduatoria. Bei 34 punticini, grazie ai quali la salvezza diviene una formalità, distando il Lecce terz’ultimo “soli” 9 punti, con tante squadre dietro, fra l’altro. Però, se pensiamo a cosa sarebbe successo se si fosse vinto, cominciano a correre i brividi sulla schiena. Con una partita da recuperare, quella di mercoledì a Cesena contro l’ultima della classe, il quasi spacciato Cesena, il Catania si sarebbe trovato (vincendo con l’Inter, appunto) a quota 36, con la prospettiva reale dei 39 punti, i quali avrebbero assunto un unico significato: sesto posto, Europa League virtuale. Probabilmente è troppo presto, e la partita del “Meazza” lo dimostra (una squadra già matura per questi traguardi avrebbe sicuramente chiuso il conto con maggiore cinismo contro “questa” Inter). Ma rifletterci su non può far male, anche solo al fine di porre in rilievo il livello raggiunto da questa compagine, livello qualitativo di tutto rispetto se consideriamo che almeno cinque elementi tecnicamente e tatticamente appaiono di categoria superiore alla mera prospettiva salvezza: Barrientos (in primis, direi), Gomez, Almiron e Lodi. Il quinto, sulla base dei risultati e del gioco, appare già una certezza: Vincenzo Montella.

Montella superstar
E diciamolo, La Russa permettendo: l’Aeroplanino è l’allenatore rivelazione del campionato e oggi ha letteralmente “umiliato” un trainer di grande esperienza come Ranieri, peraltro suo “mentore” ai tempi dell’attività di calciatore. L’allenatore catanese si è serenamente (e sottolineo questo avverbio perché ritrae con chiarezza uno dei tratti caratteriali più tipici dell’uomo Montella) recato a Torino e a Milano con il “piccolo” Catania, decidendo di giocarsela a viso aperto, riuscendo a mettere in grande difficoltà gli avversari e ottenendo di gran lunga meno di quanto meritasse. La realtà è unica e incontrovertibile: il Catania è una delle squadre che gioca meglio al calcio nel campionato italiano. Oggi, a tratti, con il suo 4-3-3 micidiale nelle ripartenze e tutto qualità a centrocampo, ha ridicolizzato lo sconclusionato 4-4-2 di Ranieri, sommergendolo di possesso palla e verticalizzazioni sopraffine dovute ai piedi buoni dei vari interpreti. E proprio con il 4-3-3 Montella ha trovato la quadratura del cerchio, perché appare il modulo più indicato al “papu” e al “pitu”, che con il mobilissimo Bergessio formano un trio davvero letale nei contropiede, potendo per di più disporre di “fionde” di ottima caratura come Lodi e Almiron. Ma non trascuriamo capitan Izco, un altro che negli spazi fa male. E non oso pensare cosa sarebbe questo Catania da trasferta con un Suazo al 70% in campo... Ma ci sto perdendo, ormai, le speranze. La “grandezza” del tecnico napoletano è dimostrata, a mio parere, proprio dal primo cambio effettuato a San Siro. Via lo stremato Bergessio, dentro Ebagua. Una punta per una punta. Un segnale preciso: il Catania è qui per giocarsela, non per fare le barricate. Non guardiamo a come è poi finita, non conta, perché senza la “papera” di Carrizo gli etnei avrebbero portato a casa il risultato pieno. Montella ha talmente convinto che, pare, Moratti si sia innamorato del tipo di gioco sciorinato dai rossazzurri al “Meazza”. Potrebbe essere uno dei candidati al dopo Ranieri. Tuttavia, mi permetto di dargli un consiglio, sulla scorta di quanto giustamente spesso sottolinea lo stesso A.D. etneo Lo Monaco: Vincè, un altro anno alle falde dell’Etna fattelo, ti serve. Poi...

A Cesena la prova del 9
Mercoledì pomeriggio (18.30), i rossazzurri saranno di scena in Romagna nel famoso recupero del secondo turno di ritorno. Si tratterà di una vera e propria prova del fuoco che ci dirà se veramente gli uomini di Montella “credono” in un abbozzo di “sogno” o meno. Cioè, banalizzando, vedremo se nella mente dei giocatori del Liotru la salvezza quasi raggiunta costituisce l’unico obiettivo possibile o se, magari, intendono impegnarsi per qualcosa di più “polposo”. Attenzione, parliamo di una gara difficile, dato che il Cesena di Beretta si gioca le residue speranze di rimanere in corso per la salvezza. Ma quella romagnola è la compagine più disastrata del campionato e un Catania in palla come quello visto a Milano avrebbe tutte le possibilità di vincere con serenità. Staremo a vedere. Probabilmente, visto che poi domenica prossima si presenterà al “Massimino” la Fiorentina di Delio Rossi (probabilmente privo dell’infortunato montenegrino Jovetic, unica “stella” viola in questa disastrata stagione), il tecnico Montella opterà per un minimo di turn-over, ma ciò che conterà sarà l’aspetto mentale. Calare eccessivamente d’intensità rispetto all’odierna splendida prova significherà consegnarsi ai disperati avversari; di contro, disputare una prestazione pari almeno al 70% della qualità sciorinata al cospetto dei nerazzurri meneghini vorrà dire venir fuori dallo stadio romagnolo con i 3 punti in tasca. Fiducia!!! Let’s go, Liotru, let’s go!!!