Iniezione di fiducia

Fabian Rinaudo, il Gladiatore

Fabian Rinaudo, il Gladiatore "macca Liotru", migliore dei suoi al "Tardini"... 

Il commento di Max Licari evidenzia l'ottima prestazione di un ritrovato Catania al "Tardini", purtroppo ancora una volta condita dalla mancanza del gol e da una robusta dose di sfortuna. Non dimenticando di certificare come anche Maran abbia compreso quale sia la strada tecnico-tattica definitiva da seguire fino al termine del campionato. Con menzione particolare per il nuovo "gladiatore" della mediana rossazzurra, Fabian Rinaudo.

Miglior Catania stagionale, altra occasione mancata
Questo è il Catania che può (e deve, perché retrocedere sarebbe peccato mortale…) salvarsi. Migliore prestazione stagionale, cuore, grinta, qualità nelle azioni. Purtroppo, è mancato quello che sempre è mancato quest’anno: il gol, la stoccata decisiva. Solo per questo (e non è poco) il Catania si ritrova, a 15 giornate dalla fine, ancora in fondo alla classifica. Una disdetta vera e propria, ma in questo senso i rossazzurri devono recitare il “mea culpa”, giacché non sono certo i pur mediocri Gervasoni, Bergonzi o Giacomelli a fallire occasioni importanti in zona “calda”. Tuttavia, diciamocelo fra di noi, seppure non debba costituire in nessun caso un alibi di comodo, di annate così “iellate” ne sono accadute poche nella storia recente del Catania. E quello che è avvenuto al “Tardini” ne è riprova lampante. A Torino, il Bologna, protagonista della sorpresa di giornata, ha beneficiato di errori, rimpalli, clamorosi pali e traverse degli avversari. A Parma i rossazzurri hanno colto due legni a portiere battuto, un tiro di Izco a botta sicura ha “incocciato” il piede di Gobbi finendo fuori di un soffio, e mai, dico mai, avuto dalla propria parte quel pizzico di fortuna che ti può far vincere una partita. E nel caso di Parma, più che meritatamente, dato che si è vista un’unica squadra in campo. SI poteva e si doveva vincere. Ma, in ogni caso, questa gara comunica al mondo una “verità” confortante: questi ragazzi ci sono e vogliono lottare fino in fondo. Non hanno mollato e non mollano. Ed è la risposta che noi tutti volevamo. Un altro paradosso: terzo pareggio consecutivo (in una situazione come quella del Catania non sarebbe una gran cosa) e divario dalla quart’ultima dimezzato, da 4 a 2 punti... segno che le altre rivali non corrono. A eccezione del già ricordato exploit del Bologna, hanno perso Chievo e Sassuolo in trasferta e Livorno in casa. Gli emiliani “che hanno fatto di tutto per salvarsi”, acquistando in pratica tutta la Serie A panchine comprese, sono alla seconda sconfitta consecutiva dell’era Malesani. A Milano contro l’Inter hanno subito non meno di 12 nitide palle gol, non costruendone nemmeno una. Due settimane fa, il Catania aveva subito due occasioni, costruendone altrettante. Floccari inesistente, a differenza di Bergessio, che al “Meazza” aveva almeno lottato su ogni palla. Il Livorno di “colui che per viltà fece il gran rifiuto”, dopo il pareggio di Catania, ha fallito al “Picchi”. Il Chievo, dopo i primi entusiasmi della “cura Corini”, sta perdendo partita su partita. Non solo, se andiamo a considerare il prossimo turno, il Catania (16) riceve sì un avversario assai scomodo, la Lazio dell’imbattuto (in campionato) Reja, ma il Bologna, quint’ultimo a quota 21, va a Milano contro i rossoneri di Seeforf, il Chievo (18, quart’ultimo) a Torino contro la Juve capolista, il Sassuolo (17) ospita il Napoli di Benitez e il Livorno(17) va a Cagliari, ospite di una compagine che, a 24 punti, non può regalare niente a nessuno. Gli spazi per rimettere in sesto la baracca ci sono. Tutto sta al Catania che, ora, deve cominciare a vincere. E per vincere dovrà fare due cose: giocare come a Parma (o meglio), sempre; rimanere sereno, aiutato e sostenuto dal suo pubblico, dai suoi tifosi. Lo ripeto fino alla nausea: da qui alla fine, solo sostegno. Una volta raggiunto l’obiettivo, speriamo, ci sarà il tempo e il modo (entrambi indispensabili) di considerare, errori, omissioni, propositi, prospettive, strategie. Nessuno sconto, nel senso di critica costruttiva e di “stimolo” al miglioramento della situazione complessiva. Per adesso, però, solo bolgia al “Massimino” e sostegno. Come quello che hanno fornito gli “Old Elephants”, tifosi in trasferta permanente, a Parma. Vero esempio di sacrificio per la maglia. Gridare, gridare a più non posso: “Forza Catania”, a squarciagola, fino a non poterne più, senza “pippe mentali”, senza lamentazioni funebri da prefica lucana con il ciclo interrotto, senza non provate illazioni da teatrino di periferia. Ho già espresso il mio parere riguardo alla eventuale punta da inserire al posto di Maxi: per me serviva e, probabilmente, a Parma avrebbe potuto fare comodo. Ma non c’è. La squadra è questa, più o meno la stessa della scorsa annata (9/11 al “TardinI”, più Rinaudo e Peruzzi), la stessa che con Bergessio, Doukara e Cani come prime punte finì ottava. Questa è, questi scendono in campo con la mia maglia, questi sostengo. Punto. L’anno scorso hanno dimostrato di saper giocare, non vedo perché non possano tornare a rifarlo dopo i tanti errori e i tanti travagli occorsi. Questo farò, aiuterò, sosterrò fino a quando ci sarà un filo di speranza a legare il Catania alla A. Doppio punto.

La strada è tracciata
Come detto sopra, a Parma è scesa in campo la squadra dello scorso anno più i due acquisti più azzeccati della stagione, due giocatori veri, Peruzzi e Rinaudo, fra l’altro il migliore in campo per dedizione e quantità. Un giocatore da Catania che, spero, possa rimanere a lungo alle falde dell’Etna. Fra l’altro, sui social network i tifosi hanno cominciato a chiamarlo “il gladiatore” e mi pare che questo soprannome ben dipinga il mediano argentino. Potrebbe diventare il suo appellativo definitivo. La strada appare definitiva. Maran l’ha compreso, lo auspicavo una settimana fa, e i primi risultati si notano. Il 4-3-3 imprescindibile si sposa con le caratteristiche dei titolari e anche delle riserve. Contro una squadra proveniente da quattro vittorie consecutive, Izco, Lodi e Rinaudo hanno dominato una mediana ducale composta da gente di grande esperienza come Parolo, Gargano e Marchionni; i quattro dietro hanno sofferto pochissimo Cassano, Amauri e Biabiany (una sola occasione per i padroni di casa, nel finale con l’italo-brasiliano, ben neutralizzata dal redivivo Andujar) e in attacco Barrientos, Bergessio e Castro hanno spesso creato i presupposti per segnare. Non ci siamo riusciti e, come detto, questo è il più grande limite. Non per niente il Catania è la squadra che ha segnato meno in assoluto. Ma il meccanismo ha funzionato come nelle migliori esibizioni esterne della scorsa stagione. Solo che l’anno scorso i tiri di Bergessio, Izco o Barrientos sarebbero entrati, quest’anno no. Purtroppo. Lo stesso rientro di Andujar può considerarsi positivo. Si è espresso sugli standard della scorsa stagione. A ulteriore riprova che è con questi che dobbiamo tentare di salvarci e con questi possiamo salvarci. Anzi, con il rientro di Alvarez sulla sinistra al posto di un ammirevole Rolin pur sempre fuori ruolo, il cerchio si potrà chiudere in toto. Inutile stare a pensare a quello che poteva essere e non è stato. Ci sono anni in cui ti va bene tutto, altri in cui non ti va bene niente. Già il fatto che, in una stagione così negativa, comunque un paio di giocatori nuovi riescano a darti garanzie, potrebbe essere considerato un segno del destino. E questo fa riconsiderare una situazione su cui si è molto discusso, il mercato di gennaio. Detto, ripetuto, straconfermato che la punta etc, etc., mi pare che molti tifosi tendano sempre a pensare che l’erba del vicino sia più verde. Proviamo a chiedere ai tifosi del Sassuolo, del Chievo o del Genoa se, magari, lo dico sottovoce, avrebbero preferito avere in squadra Lodi (uno dei migliori registi del campionato) o “questo” Rinaudo, piuttosto che i tanti “supposti” campioni i quali, ahimè, finora non hanno dato frutti? Si può dire che il Catania non abbia fatto “niente”, come in molti hanno affermato, a gennaio, o piuttosto si dovrebbe dire che il Catania si è rafforzato a centrocampo non facendo altrettanto in attacco, ma che comunque “qualcosa” (e non “niente”) sia stato fatto? Sarebbe un discorso da “nemici” dei tifosi? Da “occultatori della verità”? La verità. La verità. La grande verità, invece, è che in tempi di “dagli all’untore”, anche se quell’untore è colui che ti ha regalato i “migliori anni della tua vita”, parafrasando Renato Zero, è più facile e popolare fare il Masaniello che fustiga i costumi e liscia il pelo alla folla assetata di sangue, piuttosto che rimanere lucido ed equilibrato, tentando di fare cose concrete per salvare la nave sbatacchiata qua e là dalla bufera. Fatti due conti, è preferibile rimanere sempre dalla parte del torto, consentendo a chi desidera di accovacciarsi comodamente dalla parte della ragione...

Lazio, difficile ma indispensabile
Inutile stare qui a ripetere le stesse cose dette prima di Livorno-Catania, le sappiamo. Bisogna vincere e il pubblico dovrà rendere il “Massimino” una bolgia infernale. Lo sappiamo bene. Tuttavia, rispetto a due settimane fa, c’è un elemento nuovo e importante: il Catania, quello “vero”, è quasi tornato, bastano un paio di gol per sbloccare definitivamente la situazione. Per questo ritengo che si debba guardare al prossimo match con rinnovata fiducia, al di là del fatto che la Lazio di Reja stia facendo benissimo in campionato e, ultimamente, abbia fermato le prime due della classe, Juve e Roma. L’avversario è di quelli tosti, ma il “vero” Catania può farcela. Sosteniamolo! Let’s go, Liotru, let’s go!!!