Il ricordo del Cavaliere Massimino

Il Cavaliere Angelo Massimino

Il Cavaliere Angelo Massimino 

Diciannovesimo anniversario della tragica scomparsa di Angelo Massimino, Presidentissimo del Catania per oltre vent’anni.

La sua presenza, non c'è assenza
Diciannovesimo anniversario della tragica scomparsa del Cavaliere Angelo Massimino, il Presidentissimo. L’uomo che per oltre vent’anni ha guidato, con fortune alterne, l’Elefante. Dalle promozioni in A del 1970 e del 1983, passando alla “radiazione” del 1993 (termine improprio per il Calcio Catania 1946 non è mai stato cancellato e, di conseguenza, rifondato, così come accaduto altre società), alle numerose battaglie contro la “carta bollata” finite poi nell’asfalto di Scillato.Folla immensa all’interno della Cattedrale di Catania per l’estremo saluto da parte di quel Popolo Rossazzurro che forse l' ha amato di più dopo la morte che in vita. Come accade ai grandi, insomma. Uomo semplice, poca apparenza, grande sostanza. Figlio di una dinastia di presidenti ormai estinta, quella degli Anconetani, dei Rozzi o dei Barbera. Addio al suo corpo, ma non alla sua anima che aleggia sempre a bordo campo del vecchio Cibali, stadio carissimo a tutti i catanesi. Stadio che porta il suo nome. Ad ogni coro, ad ogni battito del cuore accelerato, ad ogni grido, ad ogni pugnetto di sale lanciato per “cacciar la sfiga”, o le cucchiate, Massimino rivive nelle gesta dei tifosi rossazzurri, di quelli veramente innamorati del Catania. Diciannove anni senza te, ma in fondo in fondo non te ne sei mai andato…

Un murale per Cannavò, una statua per Massimino
Quattro marzo 1996, quattro marzo 2015: diciannove anni senza il Presidentissimo, anni che hanno visto il “suo” Catania risorgere dalla polvere delle serie minori e ritornare nel calcio che conta (estate 2006) al termine di una lenta e progressiva scalata. Anni di rinnovato splendore – eccezion fatta per le ultime due stagioni – che non cancellano il ricordo del passato, di chi ha rappresentato Catania per anni. E nel giorno di questa triste ricorrenza non può passare inosservata la scelta da parte del comune etneo di dedicare Piazzale Oceania al giornalista catanese Candidò Cannavò, scomparso nel 2009. Una scelta che per chi conosce la storia e, soprattutto, per chi non la dimentica appare discutibile e inopportuna. Perché un murale con Cannavò circondato da una banda rossazzurra, elefanti rampanti e l’immagine della Sicilia orientale, non si può vedere. Forse sarebbe stata più opportuna una banda rosa – chiaro riferimento al colore della Gazzetta dello Sport, il “suo” giornale – e una bicicletta, così per ricordare la sua passione per il Giro d’Italia. Un murale da posizionare ai piedi di una salita, in un tornante dell’Etna magari. Ma non per il Catania Calcio, perché di “passione rossazzurra” non se ne ricorda nessuno. Neanche un po’. Sono ben altri i ricordi. “Con Massimino non si costruisce nulla”. Così scriveva la penna di Cannavò in merito all’estromissione del Catania dal calcio professionistico. Nel momento più difficile della società etnea – l’estate 1993, appunto – il giornalista catanese, alla guida del giornale sportivo più importante d’Italia, muove la sua penna proprio contro il Cavaliere, rendendo ancor più amaro quel sopruso, quell’abuso subito. Nel giorno dell’anniversario numero 19 una richiesta, da non confondere con provocazione, nasce spontanea: una statua per Angelo Massimino, al centro di Piazza Spedini. Imponente, massiccia. Come quella dedicata a Giuseppe Garibaldi in Via Etnea, nei pressi dell’imbocco di Via Caronda.

Massimino e il Catania, legame indissolubile
Angelo Massimino ed il Calcio Catania, un binomio indissolubile che neanche il fato aguzzino ha saputo spezzare in quel tragico incidente stradale del 4 marzo 1996 nei pressi di Scillato (Palermo). Quella pioggia battente, che rese l’asfalto dell’autostrada A19 Catania-Palermo una trappola mortale, non è riuscita a dissolvere, a cancellare, il legame, il ricordo che tutt’ora unisce il Presidentissimo alla sua Catania. A quel Calcio Catania guidato, con alterne fortune, ma sempre con ardente passione ed un amore sviscerale sino alla tragica fine. Un personaggio pittoresco, di un’altra epoca, di un altro calcio, del quale, talvolta, si ricorda qualche strafalcione linguistico come l’indimenticabile “C'è chi può e chi non può: io può”. Chi era Massimino? Un ‘simpliciunazzu’, come si dice in Via Cifali, Cibele e dintorni. Vie del popolare quartiere Cibali, sede del ‘Tempio del Calcio Etneo’. Quello stadio che dal giugno 2002 porta il suo nome. Quelle tribune che lo hanno osannato e criticato durante la sua Presidenza. Quelle tribune bardate di rossazzurro, che continuano a ricordarlo così: “Oooh, Massimino alè! Massimino, Massimino, Massimino alè!

Uno striscione dei tifosi rossazzurri in ricordo del Cavaliere  



La storia: vittorie, sconfitte e svenimenti
Nato a Catania il 16 gennaio 1927 Angelo Massimino, già presidente della Massiminiana, diventa Presidente del Calcio Catania 1946 alla fine degli anni 60. In oltre vent’anni sotto la sua presidenza il Catania conquista cinque promozioni alle quali bisogna conteggiare, per onor di cronaca, anche quattro retrocessioni. Stagione 1969/70: è il Catania dell’allenatore Egizio Rubino, di Rado e Bonfanti. Una formazione che conquista la promozione in serie A all’ultima giornata, in quel di Reggio Calabria: il 3 a 1 ai reggini, che vale l’approdo nella massima serie, è un’emozione troppo grande per il Cavaliere che sviene per la troppa gioia. Gioia che dura poco. Infatti, dopo appena una stagione il Catania ritorna in cadetteria. Archiviata la parentesi Salvatore Coco, Angelo Massimino ritorna al timone dei rossazzurri riportandoli, nella stagione 1974/75, in serie B. E’ il Catania di Ciceri e Spagnolo, 38 reti in due. Poche stagioni dopo, siamo nel 1977, ecco la retrocessione in serie C. Ma il ‘soggiorno’ nell’inferno calcistico non dura molto.

Nella stagione 1979/80 ecco il nuovo ritorno in serie B con De Petrillo in panchina, un giovane Sorrentino in porta e Piga in avanti. Qualche stagione più tardi, siamo nel 1983, ecco il memorabile trionfo negli spareggi di Roma contro Como e Cremonese. Il Catania di Di Marzio, Ranieri, Mastalli, Crialesi e Cantarutti segue Lazio e Milan in serie A. La seconda promozione nella massima serie firmata dal Cavaliere. Ma è una gioia effimera. L’annata in A è un calvario continuo e senza fine, con una miriade di record negativi come contorno indigesto. È l’inizio della discesa. Nella stagione 1986/87 il tracollo in serie C. Nell’ottobre del 1987 Massimino lascia la presidenza del Catania ad Attaguile.

Sono anni bui, difficili nei quali il Calcio Catania rischia il fallimento. A scongiurare il tutto ecco il nuovo ritorno del Cavaliere Angelo Massimino che salva il ‘suo’ amore, il ‘suo’ Catania dal baratro del fallimento. Anche questa, però, è gioia effimera. Nell’infuocata estate del 1993 il braccio di ferro tra il Cavaliere ed Antonio Matarrese si conclude con la ‘vittoria’ del presidente federale che ‘spedisce’ il Calcio Catania dalla serie C1 all’Eccellenza. Massimino non demorde, si rimbocca le maniche e va avanti. Stagione 94/95 nella polvere di Gangi (Campionato Nazionale Dilettanti) il Catania ritorna tra i professionisti. Debilitato dal diabete, il Cavaliere continua nella lotta contro chi ha ‘derubato’ ingiustamente il suo Catania, sino al tragico incidente del 4 marzo 1996. Ed ogni volta che percorro l’A19, nei pressi della nefasta Scillato, tra quelle montagne, il pensiero corre verso il Cavaliere Angelo Massimino, un ‘simpliciunazzu’ innamorato dei colori rossazzurri, morto per difenderli.