Il bando ai raggi X

 

Corposo approfondimento sui molteplici aspetti che emergono dalla lettura del bando di vendita e della relazione di stima.

11 febbraio: né troppo presto, né troppo tardi
Il primo aspetto da evidenziare sull'avviso di vendita del ramo d'azienda sportiva Calcio Catania è quello relativo alla data prescelta per il deposito delle offerte e l'immediata apertura delle buste: l'11 febbraio 2022, esattamente ad un mese di distanza dalla pubblicazione del bando. Al riguardo, varie correnti di pensiero.
C'è chi si augurava una data più ravvicinata, entro fine mese, per consentire alla nuova proprietà di intervenire subito sul mercato. Ma in tal caso si sarebbe rischiato di non concedere ai soggetti interessati il tempo sufficiente per esaminare l'opportunità dell'investimento ed organizzarsi di conseguenza. Non va sottovalutato, al riguardo, che il bando prescrive quale condizione per la partecipazione che i soggetti interessati costituiscano una società (a responsabilità limitata o per azioni) con sede a Catania e con la dicitura "Catania" all'interno della denominazione sociale, si dotino di uno statuto compatibile con le norme Figc e versino interamente un capitale sociale non inferiore al prezzo base d'asta (1 milione di euro). Adempimenti, questi ultimi, che richiedono tempi tecnici e burocratici che sarebbe stato difficile espletare in un paio di settimane. Nel caso della procedura competitiva vinta dalla Sigi nell'estate 2020, la stessa Sigi aveva già costituito la propria società ed aveva già fatto pervenire l'offerta di acquisto, pertanto fu possibile accelerare i tempi procedurali. Stavolta non è così. Magari ci sono già soggetti interessati alla finestra e non è da escludere che abbiano avuto un contatto con la curatela (diretto o tramite la Sigi con la quale, magari, trattavano da tempo), d'altronde la proroga dell'esercizio provvisorio ed il bando di vendita a stretto giro di posta vanno nella direzione di una fiducia nella concreta possibilità di salvaguardare il ramo d'azienda e con esso il titolo sportivo, ma resta ferma la necessità di prevedere tempistiche minime per poter garantire una corretta partecipazione alla procedura.
Una seconda corrente di pensiero ritiene addirittura troppo ristretto il margine di tempo per addivenire all'aggiudicazione del ramo d'azienda. Oltre alle considerazioni già proposte sulla probabile presenza di soggetti interessati che da venti giorni (cioè dalla sentenza di fallimento) attendevano questo passo e avranno cominciato a muoversi di conseguenza, va aggiunto che in ogni caso la proroga dell'esercizio provvisorio è stata disposta sino al 28 febbraio e vi è ragione di ritenere che la curatela non sia nelle condizioni di andare oltre. Pertanto l'11 febbraio appare come un buon compromesso: si concede agli interessati quel tempo minimo ed utile per organizzarsi e si previene il rischio di sforare la proroga e determinare la cessazione dell'attività sportiva.

Cosa acquista chi si aggiudica il ramo d'azienda?
La curatela ha messo all'asta un lotto unico, comprendente tutti i beni che vengono ricondotti al ramo d'azienda sportivo, il cui "patrimonio netto rettificato" è stato individuato dai curatori in complessivi 605.000 euro. Precisamente: 1) i contratti dei tesserati; 2) il settore giovanile; 3) le immobilizzazioni materiali; 4) il materiale e gli indumenti sportivi; 5) i marchi "Calcio Catania" e "11700"; 6) altri rapporti contrattuali.
Di seguito, esaminiamo nel dettaglio le varie voci, indicando il relativo valore così come attestato nella relazione della curatela.
1) I contratti dei tesserati (valore 0). Chi rileva il ramo d'azienda eredita, ovviamente, i diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori e quindi il parco giocatori. Ma quanto vale questa voce secondo la curatela? Zero. Ciò perché gli unici giocatori suscettibili di valorizzazione teorica sono quelli di proprietà che non hanno il contratto in scadenza e che non superano i 32 anni di età, escludendo quindi chi è in prestito, chi ha un contratto fino al giugno 2022 e gli ultratrentaduenni. In tal modo residuano soltanto sei atleti: Cataldi (valore cartellino 35.000 euro), Ceccarelli (280.000 euro), Pinto (180.000 euro), Rosaia (250.000 euro), Russini (230.000 euro) e Zanchi (120.000 euro). Per un totale di 1 milione e 100 mila euro circa, che secondo i curatori vengono però "azzerati" con gli emolumenti spettanti agli stessi atleti in questa e nella prossima stagione.
Il valore del cartellino è stato elaborato dai curatori utilizzando il metodo del probabile "valore di realizzo" attraverso analisi incrociate effettuate presso siti specializzati come transfermarkt, playratings e altre fonti pubbliche, non essendo risultati facilmente reperibili per i curatori quei dati quantitativi certi (buona parte dei quali legati a statistiche della stagione precedente) che sarebbero serviti per un metro di valutazione differente e più oggettivo. A titolo di esempio, il valore del cartellino di Luca Moro (comunque "non realizzabile" dal Catania) è stato stimato in 1,4 milioni di euro, cifra chiaramente inferiore a quella che emerge dai rumors di mercato che riguardano il bomber di proprietà del Padova.
Nella parte della relazione che riguarda i contratti dei tesserati emergono alcune curiosità. Ad esempio, è emerso che Tommaso Silvestri è stato ceduto in prestito gratuito al Modena per la stagione 2021/22 ed ha un contratto col Catania in scadenza nel giugno 2023 (la società aveva comunicato invece la cessione a titolo definitivo dell'ex capitano, col Modena che a sua volta aveva annunciato la sottoscrizione di un contratto coi canarini fino al giugno 2024). Ed ancora: diversi componenti dell'area tecnica sono inquadrati contrattualmente col ruolo di allenatore nonostante svolgano altre funzioni: l'allenatore dei portieri Bertaccini, il responsabile settore giovanile Massimiliano Borbone, il responsabile area scouting Mario Marino, persino il dirigente Maurizio Pellegrino, con riferimento al quale, però, viene specificato "contratto risolto". Altri ancora, come ad esempio Guerini e Pantanelli, non figurano nell'elenco dei contrattualizzati.
2) Il settore giovanile (valore 460.000 euro). La struttura e l'organizzazione del settore giovanile è la voce che impatta di più sul valore del "patrimonio netto rettificato" dell'asset sportivo del Catania. Tale valutazione è il frutto della somma della valorizzazione attribuita a 23 dei 99 giovani tesserati dal club, sulla base di una breve relazione tecnica redatta dal responsabile del settore giovanile (Borbone, ndr), che ha reso edotti i curatori delle caratteristiche e delle performance dei 23 giocatori individuati come "valorizzabili". Tra questi, vi è un gruppo di otto giocatori che fanno la spola tra prima squadra e Primavera 3 a cui è stata attribuita una valorizzazione di 290.000 euro, ai quali vanno sommati quelli relativi ad altri gruppi di ragazzi (altri due componenti della Primavera 3, due giovani prestati ad altre squadre, sette Under 17 e quattro Under 15).
3) Le immobilizzazioni materiali (valore 40.000 euro). Si tratta dei beni materiali strettamente connessi al ramo d'azienda sportivo e già inventariati dalla curatela, ovvero macchine d'ufficio e arredi (es. tavolini, sedie, scrivanie, poltrone, librerie, armadi, computer, stampanti, ecc), che sono stati stimati prudenzialmente in circa 40.000 euro. Non rientrano nel lotto d'asta altre immobilizzazioni materiali le cui voci sono contabilmente riferite a Torre del Grifo (terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali per un complessivo valore di 40 milioni di euro).
4) Il materiale e gli indumenti sportivi (valore 55.000 euro). In questa classe rientrano gli indumenti sportivi ed accessori giacenti in magazzino (valutazione simbolica e cumulativa di 10.000 euro), le merci e i gadget del Catania Point di Torre del Grifo (valutazione cumulativa di 40.000 euro) e coppe, targhe e trofei (valorizzazione simbolica e cumulativa di 5.000 euro). Figurano nell'inventario, in particolare, una ventina di coppe, una trentina di trofei, più targhe e "ricordi" simili, suscettibili di valore storico-affettivo.
5) I marchi "Calcio Catania" e "11700" (valore 50.000 euro). Si tratta di marchi di cui il Calcio Catania ha la titolarità, entrambi registrati all'Ufficio italiano Brevetti e Marchi presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Il marchio Calcio Catania non è altro che lo storico logo identificativo del club, riprodotto sulle maglie, registrato nel 2004 e rinnovato nel 2014. "11700 - la storia continua...", invece, è il marchio-slogan registrato su iniziativa della Sigi nel settembre 2020 e poi riprodotto sulle t-shirt celebrative messe in vendite al Catania Point o omaggiate ai pochi fortunati che hanno ricevuto la Catania Card. La curatela ha valutato complessivamente i due marchi, sulla base della fidelizzazione dei tifosi, in 50.000 euro, specificando però che si tratta di valore non suscettibile di autonoma valutazione economica, ma inevitabilmente "avvinto" alla stima del complesso aziendale sportivo. In soldoni: ove non si riuscisse a salvare ramo d'azienda e titolo sportivo, la valutazione dei marchi sarebbe del tutto differente (la curatela non lo dice espressamente ma si intuisce che la valutazione sarebbe oltremodo rivista al ribasso).
6) Altri rapporti contrattuali. Con una nota a margine nel bando, la curatela specifica che nel ramo d'azienda oggetto di vendita rientrano anche i rapporti contrattuali in essere con una serie di dipendenti: un responsabile amministrativo, un segretario, un team manager, un addetto stampa, due magazzinieri, un addetto alle vendite, un addetto alle manutenzioni e due receptionist addetti al servizio di biglietteria.

Cosa ha concorso a determinare il valore della base d'asta
Se il patrimonio netto del ramo d'azienda è stato quantificato in circa 600.000 euro, perché è stata fissata una base d'asta di 1 milione di euro? La risposta la troviamo nella parte conclusiva della relazione, in cui i curatori ricostruiscono il valore del ramo d'azienda. In particolare, hanno evidenziato che tale valore è suscettibile di ponderazione in senso positivo con il parziale recupero di quanto anticipato dall'aggiudicatario per il debito sportivo (che, si ricorda, ammonta a circa 3 milioni di euro). I curatori hanno infatti specificato che l'aggiudicatario ha diritto di surroga nel rango del creditore originario nell'ambito della procedura fallimentare del Calcio Catania S.p.A., laddove potrebbero essere recuperati circa 400.000 euro dalla liquidazione dell'attivo mobiliare costituito dalle attrezzature attualmente giacenti nelle palestre di Torre del Grifo.
La cifra di 1 milione di euro è anche parametrata alla categoria sportiva di appartenenza. La curatela è infatti partita dalla premessa di effettuare la stima nell'ottica di una permanenza del Catania in Serie C, considerata l'attuale posizione di classifica che non consente la partecipazione ai playoff per la promozione in B, né la partecipazione al playout per la retrocessione in D. I curatori sottolineano che la stima del ramo d'azienda avrebbe un valore superiore di circa tre-quattro volte in caso di promozione e si azzererebbe del tutto in caso di mancato mantenimento della categoria.

Cosa NON prevede il bando
Fin qui abbiamo parlato di quello che è previsto dal bando ed incluso in esso. Ma in questi giorni si è parlato parecchio di alcuni aspetti che esulano dalla responsabilità dell'autorità giudiziaria. Li esaminiamo di seguito.
Titolo sportivo. La curatela ha specificato ciò che è già noto per legge e anche a buona parte della comunità. Il titolo sportivo, vale a dire il riconoscimento da parte della Figc delle condizioni tecniche sportive che consentono la partecipazione al campionato di appartenenza, non è in vendita in quanto non può essere qualificato come "bene", suscettibile di cessione, ma identifica uno status che può essere riconosciuto ed attribuito soltanto dalla Figc, ricorrendo le condizioni di cui all'art. 52 delle Noif (tra queste, in ipotesi come quella in esame, cioè di fallimento a stagione in corso, quella di aver rilevato l'azienda sportiva della società fallita). L'aggiudicazione del ramo d'azienda costituisce dunque un pre-requisito affinché la società aggiudicataria ottenga successivamente dalla Federazione, oltre all'affiliazione (numero di matricola), l'attribuzione del titolo sportivo vantato dalla società fallita. E la curatela si esonera espressamente da ogni responsabilità per l'eventuale successivo diniego del titolo sportivo da parte della Figc nei confronti dalla società aggiudicataria del ramo d'azienda, la cui cessione rimarrebbe valida anche se, in tal caso, non sortirebbe gli effetti sportivi sperati.
Possibilità di partecipazione al bando della Sigi o di alcuni suoi soci. In molti si sono chiesti se il fallimento del Catania, intervenuto nel corso della gestione Sigi, possa aver in qualche modo inibito ai relativi soci la possibilità di partecipare alla procedura di vendita del ramo d'azienda Calcio Catania. Occorre chiarire che il bando non preclude a nessuno, tantomeno ai soci Sigi, di partecipare, purché si rispettino le prescrizioni ivi contenute (sulle quali torneremo nel prossimo paragrafo). Semmai occorre far riferimento alla disciplina federale, in virtù della quale (art. 20 bis Noif), ai fini della ratifica federale dell'acquisizione della società, gli acquirenti non devono essere stati soci o aver ricoperto la carica di amministratore o dirigente di una società fallita o comunque non ammessa al campionato nella stagione in corso e nelle cinque precedenti. Pertanto soggetti come Le Mura e Santagati, che hanno ricoperto la carica di amministratore unico del Catania, non potranno figurare nella nuova società. Altri che erano soci Sigi ma non hanno mai ricoperto cariche nel Catania potrebbero teoricamente e tecnicamente partecipare al bando e, in caso di vittoria, chiedere successivamente alla Figc l'assegnazione del titolo sportivo.
Piano industriale. E' stata un po' la leggenda metropolitana dell'acquisizione del Catania da parte di Sigi nell'estate 2020 e rischia di ripresentarsi anche adesso. Sia nel caso di procedura competitiva che nel caso di cessione di ramo d'azienda nell'ambito di una procedura fallimentare, la legge non prevede alcun obbligo, a carico dei soggetti interessati, di presentare al Tribunale un piano industriale che certifichi una solidità pluriennale. Né tantomeno il Tribunale può imporlo. Tant'è che come nel bando del luglio 2020, anche in questo bando non ve n'è fatta alcuna menzione. Ciò non toglie che un margine di valutazione sulla solidità dei potenziali aggiudicatari il Tribunale se la riserva attraverso l'obbligo, posto a carico dei partecipanti, di depositare una visura dalla quale risulti il capitale sociale. Requisiti di solidità finanziaria più stringenti sono previsti (come ad esempio una fideiussione a garanzia dei debiti scaduti) dal già citato art. 20 bis Noif ai fini della ratifica dell'acquisizione e quindi dell'attribuzione del titolo sportivo. Ma anche in quel caso non vi è traccia del fatidico piano industriale. Pertanto occorrerà fidarsi (per chi vuole farlo) di Figc e Covisoc...oppure stare in guardia ad oltranza.

La procedura di vendita: entro il 17 febbraio l'aggiudicazione, entro la fine del mese la stipula dell'atto notarile
Chiudiamo il nostro excursus delineando quella che è la procedura di vendita. Gli interessati devono costituire, come detto, una società (per azioni o a responsabilità limitata) con sede a Catania e che abbia la parola "Catania" all'interno della denominazione, versando interamente un capitale sociale non inferiore al prezzo base d'asta (1 milione di euro). Quindi, entro le ore 12.00 dell'11 febbraio 2022, depositare (esclusivamente in via telematica) la domanda di partecipazione contenente l'offerta irrevocabile d'acquisto di almeno 1 milione, corredata da una serie di indicazioni, fra le quali spicca quella relativa all'importo versato a titolo di cauzione, che non può essere inferiore al 25% del prezzo base d'asta (250.000 euro). Gli offerenti devono inoltre espressamente dichiarare di essere a conoscenza della relazione di stima, di aderire alle condizioni di gara e di conoscere le norme federali ai fini dell'attribuzione del titolo sportivo della Figc. Con riferimento a quest'ultimo aspetto, è anche previsto che alleghino copia della richiesta di affiliazione depositata alla Figc (altro adempimento, questo, che pertanto deve essere compiuto entro l'11 febbraio).
L'orario fissato per l'apertura delle buste è quello delle 16.00 dello stesso giorno della scadenza della presentazione delle offerte, con inizio dell'eventuale gara (che si terrebbe soltanto laddove vi fossero più offerte) alle ore 17.00. In caso di gara, è previsto un rilancio minimo di 50.000 euro. I curatori procederanno all'aggiudicazione in caso di unica offerta valida, oppure al termine della gara. Ma la procedura non si concluderà definitivamente l'11 febbraio, in quanto è previsto che sino alle ore 13.00 del 16 febbraio società dotate degli stessi requisiti richiesti per la partecipazione alla vendita potranno far pervenire offerte migliorative di almeno il 10% rispetto al prezzo di aggiudicazione. In tal caso, i curatori potrebbero discrezionalmente riaprire la gara, che si svolgerebbe l'indomani, 17 febbraio, a partire dalle ore 15.00. L'aggiudicazione definitiva si avrà dunque il 16 febbraio, in caso di mancanza di offerte migliorative, o l'indomani all'esito della nuova gara.
Entro tre giorni dall'aggiudicazione (quindi, al più tardi, entro il 20 febbraio), all'aggiudicatario verrà indicata la data di stipula dell'atto notarile, a partire dalla quale si produrranno gli effetti della vendita. All'atto della stipula l'aggiudicatario provvederà ad integrare il prezzo residuo tramite assegni circolari non trasferibili intestati alla "Curatela fallimentare Calcio Catania S.p.A.". Pertanto, se tutto va bene, il Catania entro fine febbraio (e quindi entro la fine della proroga dell'esercizio provvisorio) avrà una nuova società che sarà la nuova proprietà del club.