Il Catania Bi...sceglie il riscatto

Raffaele, un pomeriggio finalmente felice...

Raffaele, un pomeriggio finalmente felice... 

Max Licari sul rotondo successo di Bisceglie. Il 3-5-2 funziona, bene Silvestri (out) e Russotto. Lungo il "cammino del perdono".

Il riscatto è giunto, ma si è adempiuto solo a un dovere “minimo”
Non era facile riemergere dalle tenebre di una delle sconfitte più dolorose dell’intera storia rossazzurra. Il gruppo di Raffaele vi è riuscito, ma non vi è da cantare nessun peana. I ragazzi guidati da capitan Silvestri hanno espletato unicamente un dovere: battere il non trascendentale Bisceglie e riscattare immediatamente un’onta che, comunque, rimarrà indelebile o, in ogni caso, non cancellabile semplicemente con qualche vittoria di prammatica contro compagini inferiori. Nessuna esaltazione dunque. Di contro, così come il sottolineare l’impossibilità di una facile “redenzione” appare imposto dal pudore, altrettanto lo è il rimarcare come il nichilismo autodistruttivo postderby non possa condurre a nulla se non, appunto, al suicidio sportivo in una stagione già complicata “ab origine”. Se le prestazioni delle ultime quattro o cinque partite, “infiocchettate” dall’orrore vissuto durante il match del “Massimino” contro il modesto Palermo, peraltro poi umiliato al “Barbera” dalla Juve Stabia dell’ex etneo Marotta (autore di una doppietta) a ulteriore dimostrazione di quanto “pane duro” offra la terza serie italiana anche (e soprattutto) alle formazioni più blasonate (ne sa qualcosa il Bari, sconfitto in casa dal redivivo Potenza), devono necessariamente essere poste sotto la lente d’ingrandimento della critica più dura, non si può disconoscere il fatto che, a livello di numeri, il Catania stia rispettando in pieno le previsioni della vigilia. La critica “a caldo” non può mai soverchiare l’analisi “a freddo”, razionale, basata sui dati di fatto. È necessario, pertanto, bilanciare entrambe, non nascondendo l’enorme importanza del derby per la tifoseria e, contestualmente, rilevando le statistiche del sodalizio rossazzurro, senza aggiungere o togliere alcunché. Il Catania, sul campo, oggi avrebbe gli stessi punti (45) del Catanzaro, organico allestito con mezzi assai superiori rispetto a quelli (quasi nulli) messi a disposizione di Pellegrino durante il caldissimo finale dell’estate scorsa, attestato momentaneamente al quarto posto in graduatoria. Questa è la realtà dei fatti, dura e pura, non inficiata dai due punti di penalizzazione ancora vigenti (e con un ricorso pendente). A inizio stagione, qualunque sostenitore del Liotru, considerate le premesse, avrebbe guardato con favore a un rendimento similare a nove gare dal termine della “regular season”. Detto ciò, le problematiche ci sono, tecniche e tattiche, non spariscono dopo Bisceglie e bisogna rimanere sul pezzo, “stimolando” l’allenatore e i giocatori a dare sempre di più, in specie dopo la “mazzata” subita dai rosanero di mister Filippi.

Forse, il 3-5-2, adesso, tappa qualche falla
Detto da un sostenitore del 4-3-3, da uno (come lo scrivente) che non ha mai digerito il 3-5-2 (o 5-3-2, per meglio dire…), può sembrare strano; tuttavia, a mali estremi, estremi rimedi. L’impressione è che, in questo momento di netto calo atletico della squadra, oltretutto priva del suo giocatore migliore, Piccolo (che potrebbe rientrare la prossima settimana), tale modulo, che permette di rimanere più coperti e solidi in campo, rimane il più adatto al fine di superare la tempesta senza scossoni terribili, senza rischi eccessivi, in special modo contro formazioni più aggressive e toniche sotto il profilo fisico. Successivamente, con il rientro dello stesso Piccolo e il progresso di forma di Russotto, anche a Bisceglie fra i migliori, si potrà pensare a una formula più offensiva, che comunque presuppone uno stato di forma ottimale da parte di tutta la rosa. Per il momento, fare di necessità virtù appare l’unica strada e Raffaele è parso essersene fatta una ragione. La vittoria del “Ventura”, sesta stagionale in trasferta, è giunta più o meno come quelle di inizio torneo. Primo tempo combattuto in cui si riesce a reggere botta rispetto alla naturale aggressività di un avversario capace di creare grattacapi solo su quel versante, ripresa in crescendo rispetto al naturale calo degli sfidanti, risolta grazie a qualche colpo dei giocatori migliori. Ci sembra l’unico, modo, ora, per attraversare i marosi della tormenta e approdare in acque più calme. Infatti, non a caso nel secondo tempo si è materializzato il solito colpo di testa del difensore su calcio piazzato (Silvestri, purtroppo uscito nel finale dal campo con una doppia frattura costale che lo terrà fermo per 40 giorni, una vera e propria "tegola" per Raffaele) e, una volta sbloccato il risultato, poi è venuto tutto più facile in ripartenza, cogliendo i frutti degli errori (orrori, diremmo) neroazzurrostellati grazie a Russotto e Di Piazza, lanciati a campo aperto, secondo caratteristiche. In poche parole, mettere un centrocampista in più ci sembra indispensabile, perché lo stanco Welbeck e il generoso ma spesso confusionario Dall’Oglio non possono da soli reggere il peso del reparto. È vero, Maldonado ancora non ruba l’occhio, anche a Bisceglie la sua prestazione non può essere considerata brillante, ma almeno fornisce un minimo di razionalità alla squadra, a livello di assetto. In buona sostanza, ci appare più quadrata e “logica”. Inoltre, l’ecuadoriano sa battere le punizioni. Non per nulla, la rete del vantaggio è giunta a seguito di un suo ottimo fendente arcuato dalla trequarti, esattamente il modo in cui un calcio piazzato deve essere battuto a livello professionistico. Rimane incomprensibile come, fino a oggi, sia stata intrapresa una strada diversa, affidando tale cruciale incombenza a Dall’Oglio, giocatore di quantità e non di qualità. Anche perché lo stesso Rosaia, in campo per quasi tutto il match, pare avere capacità migliori nei calci da fermo. Ovviamente, siffatta responsabilità non va addebitata al centrocampista ex Brescia che, con spirito di abnegazione, si è assunto oneri troppo elevati rispetto al proprio bagaglio tecnico, ma all’allenatore, l’unico cui è demandato il compito di decidere. Da rilevare, invece, come in questa occasione le decisioni assunte dal trainer barcellonese debbano essere considerate adeguate. In primis, la scelta di tornare alla difesa titolare di inizio campionato. Tonucci, Claiton e Silvestri non hanno commesso errori, concedendo poco (un paio di occasioni potenziali) a Cittadino e compagni, senza dimenticare, per onestà intellettuale, la pochezza dell'organico pugliese, assai spuntato sotto il profilo offensivo e fragile nel reparto arretrato. In seconda istanza, il turno di riposo a Welbeck, apparso stremato nel derby. Ci voleva. Lo “stakanovista” ghanese è poi subentrato nella ripresa a Dall’Oglio, ma a gara incanalata, spendendo meno del solito. In ultimo, la “logicità”, dell’impiego di Albertini al posto dello squalificato Pinto. Un esterno di ruolo, sebbene più abituato a giocare a destra; uno con la gamba giusta in fase di non possesso (buone un paio di sue diagonali difensive) e pronto a proporsi in fluidificazione. Certo, nel primo tempo, il gioco è rimasto farraginoso, con Di Piazza e Russotto spesso tagliati fuori dai lanci lunghi dalla difesa, considerata la scarsa propensione della mediana a creare gioco quando pressata; difatti, i rossazzurri hanno raggranellato una sola occasione (limpida) con Di Piazza, poco abile a battere a rete a tu per tu con Spurio. Tuttavia, nella seconda frazione, sbloccato il risultato, tutto è venuto più facile, come dimostrano le già ricordate segnature di Russotto e Di Piazza, tanto che Raffaele ha finalmente potuto sbizzarrirsi con le sostituzioni (oltre a Welbeck, dentro Golfo, Izco, Sarao e, addirittura, Vrikkis all’esordio assoluto) senza particolari patemi d’animo. Insomma, un pomeriggio di sole, dopo tanto buio. Che sia di buon auspicio per l’immediato futuro.

Col Teramo per vincere
Il “tour de force” si è concluso al “Ventura”. Adesso, il Catania è atteso da un ritmo di gara più regolare, a cominciare dall’impegno di sabato prossimo al “Massimino” contro il Teramo, avversario diretto per il quarto-quinto posto e capace, all’andata, di sconfiggere i rossazzurri. Partita che si preannuncia difficile, da affrontare magari con un Piccolo in più (speriamo!) e che dovrà essere approcciata nel modo giusto, senza regalare nulla agli avversari, fra l’altro di buon livello. Il “cammino del perdono” rimane ancora lungo, che sia chiaro… Let's go, Liotru, let's go!