Giro di boa: c'è poco da essere soddisfatti

Vincenzo Grella e Rosario Pelligra, vertici del Catania FC

Vincenzo Grella e Rosario Pelligra, vertici del Catania FC 

Analisi sulla prima parte di stagione dei rossazzurri, conclusasi ieri con il K.O. interno col Potenza

Nonostante manchino ancora all’appello tre gare per completare il quadro della diciannovesima e ultima giornata del girone di andata – oggi in programma Monopoli-Taranto e Foggia-Picerno, lunedì sera Latina-Audace Cerignola – per il Catania di mister Mimmo Toscano è già possibile stilare un primo bilancio stagionale. I rossazzurri, infatti, a prescindere da come si concluderanno le gare elencate in precedenza, hanno chiuso la prima parte del campionato 2024-25 all’ottavo posto a quota 28 punti (al momento a parimerito con il Picerno, per la precisione), 29 senza la sgradevole penalizzazione di un punto frutto dell’altrettanto sgradevole vicenda estiva legata al versamento della fidejussione. 

Ottavo posto, quindi, a -9 dalla vetta e, al momento, a -4 dal secondo posto occupato da Monopoli (pugliesi, come detto, in campo tra qualche ora) e Avellino. Ottavo posto, a quota 28, con appena un punto di vantaggio sull’undicesima, il Trapani, attualmente “fuori” dall’ipotetica griglia play-off. Dando uno sguardo alla stagione precedente, facendo un raffronto con le prime 19 giornate del campionato 2023-24, si registra un lieve miglioramento di appena 3 punti (4 sul campo). Il Catania dello scorso anno, infatti, chiuse il girone di andata al decimo posto con 25 punti, a distanza siderale dalla vetta (-17!) occupata dalla lepre Juve Stabia. Allargando il raggio della nostra analisi, ai gironi di andata in C dai Treni del Gol in poi (dal 2015-16, in sostanza), i dati positivi – seppur lievi – si registrano nelle seguenti annate: +3 rispetto al Catania dei GariBaldini (quello della stagione 2021-22, tanto per intenderci) e +1 sul Catania 2019/20 e 2015/16. Stop, the end, game over.

Quale Catania ha fatto meglio nel girone di andata rispetto ai rossazzurri di Toscano, al netto delle penalizzazioni? In ordine: in testa il Catania di Cristiano Lucarelli edizione 2017/18 con 38 punti in 18 gare; al secondo posto, a braccetto, il Catania 2016/17 di Pino Rigoli e quello di Andrea Sottil, il 2018/19, con 34 punti; infine, sul terzo gradino del podio, il Catania di Pino Raffaele che fece 32 punti sul campo nella stagione 2020/21, la prima dell’era SIGI tanto per intenderci.

Numeri, cinici e freddi, specchio di una situazione intermedia, che però meritano altri approfondimenti. Partendo dal presupposto che ogni stagione fa storia a sé, del contesto e delle mille variabili che intercorrono in un’annata piuttosto che un’altra, il bilancio intermedio del Catania 2024/25 è tutt’altro che soddisfacente. Come potrebbe esserlo un ottavo posto a quota 28, con una serie infinta di occasioni sprecate per accorciare le distanze dalla vetta? Eh sì, perché se anche mister Toscano, nel dopo partita col Potenza, ha dichiarato (giustamente) il contrario, non si può non guardare a quella posizione di classifica. Il primo posto, signore e signori, nonché la porta di accesso diretta a quella benedetta (o dannata, fate voi…) Serie B diventata, per la piazza (tutta!), una vera e propria ossessione. Il primo posto, sì. Perché i play-off – che conosciamo molto bene – sono ancor peggio di una lotteria.

C’è poco da essere soddisfatti, perché questo Catania, la cui costruzione estiva è stata mozzata dall’improvvisa riduzione del budget, stecca sempre quando dovrebbe provare a spiccare il volo. C’è poco da essere soddisfatti, perché i tanti gol sbagliati e i continui infortuni non possono essere addebitati solo alla sfortuna. C’è poco da essere soddisfatti, perché al netto delle difficoltà burocratiche per la costruzione di un nuovo centro sportivo o dell’acquisto (e conseguente ripristino) del “vecchio” Torre del Grifo, a questa squadra occorre (già dall’anno scorso) una struttura adeguata per allenarsi, in grado di preservare il manto erboso di un “Massimino” che comincia ad essere stressato. Già, perché l’esser tornati ad allenarsi tra Cibalino e campo grande è come ritornare indietro di trent’anni. Per essere soddisfatti, sufficientemente, occorre altro e questo altro può solo arrivare dall’alto. E non parliamo del cielo…