Giovannone a CC.COM: "Ho risposto all’appello di Pelligra, sono stato frainteso"
- di Enrico Salvaggio
- Interviste | Giovannone | Pelligra |
- 06 Jul 2022 12:00
L’imprenditore laziale ai nostri microfoni chiarisce vari passaggi e si toglie diversi sassolini dalla scarpa.
A seguito del nostro pezzo "Catania: è tempo di voltare pagina, ma prima mettiamo i puntini sulle i", nel quale, tra l’altro, criticavamo la strategia comunicativa adottata dagli avversari di Pelligra nel corso della procedura esplorativa, siamo stati contattati da Luca Giovannone, il quale con molto garbo ci ha chiarito il disguido legato all’invio dei suoi comunicati alle testate locali. Gli abbiamo opportunamente offerto il diritto di rettifica e da lì è nata l’occasione per un’intervista ad ampio raggio, nel corso della quale sono stati affrontati diversi temi e l’imprenditore laziale ha chiarito alcune sue ultime uscite, relative al rapporto con Pelligra, che sono state equivocate, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa. “Io ho dato semplicemente la mia disponibilità ad un appello che ha fatto Pelligra - ha dichiarato riferendosi al comunicato stampa emesso lunedì scorso - ma purtroppo qualcuno ha frainteso”. Quest’ultimo è stato un po’ l’argomento centrale di questa chiacchierata, ma prima e dopo aver affrontato la questione, ne sono stati trattati molti altri.
Buongiorno Dott. Giovannone, iniziamo dal chiarimento relativo all’invio dei comunicati stampa. Noi abbiamo scritto che non sono stati inviati a tutte le testate. Cosa è successo?
“Per mia abitudine ogni volta invio i comunicati stampa alle agenzie più importanti, l’Ansa è la principale. Quando voi avete sottolineato che i comunicati venivano inviati soltanto ad alcune testate mi è sorto il dubbio che l’Ansa non li avesse passati. Del resto, non essendo un giornalista non ho un collegamento diretto con l’agenzia. Adesso conosco bene la realtà della stampa locale catanese e sono nelle condizioni di inviare i comunicati a tutti, anche se ormai il protagonista è Pelligra: toccherà a lui a emettere comunicati, io mi sono messo di lato e forse un giorno mi metterò da parte. Se non ci sarà più nulla di interessante da dire non vorrò essere invadente, non è mia abitudine”.
Un altro aspetto che abbiamo criticato, a lei ed Ilari, è stato quello di aver posto dei dubbi sulla consistenza di Pelligra. Lei in particolare ha dichiarato che non era una gara “a chi ce l’ha più lungo”.
“Non ricordo di aver posto dubbi su Pelligra, anzi non mi risulta. La frase “Non è una gara a chi ce l’ha più lungo” non era rivolta all’australiano, assolutamente, né mi riferivo al fatturato, ma a chi la spara più grossa (e non era Pelligra). Era un discorso generale, evidentemente è nato un equivoco, che ha potuto suscitare dei malumori nei miei confronti. Ad esempio sul vostro muro ho avuto modo di leggere tante cose belle, anche simpatiche, come il cartone animato “Giovannone pistolone”, mentre ho notato che qualcuno mi ha preso in antipatia, ma nella vita se uno si espone non può essere simpatico a tutti. Anzi devo dire che Catania mi ha accolto veramente benissimo. Lo hanno fatto tutti: tifosi, media, politica, figure istituzionali, colleghi imprenditori, personalità del luogo e ne sono contento e onorato”.
Come abbiamo sottolineato anche in un nostro pezzo, dopo l’avvento di Pelligra si è registrato sui social un atteggiamento di chiusura, per non dire di fastidio, da parte dei tifosi nei confronti degli altri competitors. Lei come l’ha vissuto?
“L’ho compreso e lo rispetto questo atteggiamento. E’ arrivata una persona che ha una potenzialità economica largamente superiore a tutti quanti, incluso me. Se mi fosse stato chiesto il mio parere, anche io avrei scelto Pelligra. Detto ciò, poiché ho presentato un progetto, lunedì attraverso un comunicato ho voluto rimarcare alcuni punti. Forse non è stata una bella mossa, perché c’è chi non vuole sentir parlare di alcuni aspetti che ho toccato. Però ci sono argomenti che ho trattato e su cui ho dato la mia disponibilità, come il progetto di inclusione per le donne, che non capisco come si possano criticare. Ad ogni modo, dipende da Pelligra. Se vuole avvalersi dei miei consigli lo può fare (e non gli devo dare io il permesso), però ad esempio mi farebbe piacere per le ragazze che giocavano in C che possano proseguire con il contributo del nuovo corso. Rispetto le opinioni di chi è infastidito, sono tornato su quei punti lunedì e adesso volto pagina, voglio solo chiarire che io volevo semplicemente dare una risposta di collaborazione all’appello che ha fatto Pelligra alla conferenza stampa. Evidentemente non sono stato compreso”.
Quindi il suo comunicato faceva seguito al passaggio attraverso cui Pelligra, nel corso della sua presentazione in Comune, ha invitato gli imprenditori locali a supportare la squadra ed investire sul territorio?
“Esatto, forse ho omesso di precisarlo, l’ho spiegato ieri sulla mia pagina di facebook, anche per chiarirlo ai miei contatti. Se poi qualcun altro ha avuto modo di leggere il post e superare l’incomprensione ne sarei contento, non mi piace che nascano antipatie. Avendo un appuntamento con la vostra redazione per quest’intervista non avrei fatto altri comunicati per chiarire l’equivoco che è nato, lo faccio vostro tramite”.
In molti si chiedono come mai non dirotta le proprie attenzioni e le proprie idee verso altri club. Coltiva specifici interessi imprenditoriali a Catania?
“Quasi tutti si aspetterebbero che io dirottassi tutto su un’altra squadra. Posso documentare che più di 100 squadre o città dalla Serie A in giù mi hanno contattato perché il mio progetto, dopo che è stato reso pubblico, è piaciuto. Un tifoso etneo l’ha anche analizzato su youtube, è stata una cosa simpatica. Dopo l’esperienza del Torino (nell’estate 2005, ndr), in 17 anni avevo rifiutato offerte e proposte di altre squadre perché non sono un presidente/proprietario seriale di squadre di calcio. La mia attività imprenditoriale è un’altra, quella per l’agenzia per il lavoro, che per me è appagante, stimolante, appassionante. E’ capitata questa situazione a Catania, mi sono proposto, sono contento di averlo fatto. Perché dovrei ora accettare squadre del nord Italia, del centro o tante squadre siciliane che mi sono state proposte? Io vorrei capire se posso essere utile al Catania, rispondendo all’appello di Pelligra. Quando lui espliciterà personalmente o pubblicamente cosa intendesse per “appello a imprenditori locali” io a quel punto potrò decidere se dargli una mano oppure non fare niente, fare il semplice tifoso. Faccio un esempio concreto: Osmosi è sponsor corporate dell’AC Milan e la società rossonera ne è grata. Questa potrebbe essere una forma di collaborazione che si potrebbe percorrere a Catania, ce ne sono molte altre, bisogna capire quali sono le intenzioni di Pelligra. Io sono un imprenditore locale, non me sono vantato prima proprio per non fare “la gara a chi ce l’ha più lungo”. Dal 2018 ad oggi, quindi in tempi non sospetti, ho investito 8 milioni su Catania e dintorni con la mia agenzia per il lavoro, nei campi della formazione, della manodopera fornita a cantieri navali, turismo, metalmeccanica, agricoltura. Tornando all’appello di Pelligra, pur non essendo informato su quanto hanno investito altri imprenditori locali (è un riferimento generico, non riguarda gli imprenditori che hanno partecipato alla procedura esplorativa, ndr), non so quanti altri hanno investito 8 milioni, che per qualcuno potranno essere pochi, per qualcun altro tanti, per me e per la mia azienda rappresentano una somma importante, in considerazione del fatturato di 26 milioni dell’anno scorso, che quest’anno sta aumentando. Vorrei continuare ad investire sul territorio, perché negli ultimi tempi ho conosciuto tante persone. In precedenza ero stato in Sicilia una volta sola, qui hanno operato i miei collaboratori, dipendenti e dirigenti. Adesso che sono venuto in prima persona, ho coltivato l’idea di dare priorità alla Sicilia, piuttosto che al Veneto ed alle Marche, perché dove sono presente io, che sono la proprietà, posso fare di più, prendere decisioni immediate, senza passare per una gerarchia. Posso incontrare persone del luogo e ce ne sono diverse che hanno chiesto di conoscermi quando tornerò per programmare i miei investimenti. Il punto fondamentale che voglio chiarire è che io non voglio disturbare Pelligra, non sono in contrapposizione con lui, anzi sono complementare sotto tutti i punti di vista. Io sono il suo primo tifoso e quindi la risposta alla domanda “perché non prendere un’altra di calcio?” è: perché mi piacerebbe seguire questa scalata, come minimo da tifoso, sicuramente come sponsor corporate come sto facendo già per il Milan, ma un giorno se avrò modo di incontrare Pelligra avrò piacere di domandargli cosa intendesse per “appoggio degli imprenditori locali”. E non stiamo parlando di azionariato popolare, che non è farina del mio sacco. Sono stato attaccato anche per quello, ma avrò pure il diritto di dire che stimo le persone che hanno portato avanti quell’iniziativa? Sembra che ormai alcuni argomenti siano tabù e questo mi dispiace. Pelligra, in un altro passaggio della conferenza che non ho pubblicato, ha detto che vuole creare posti di lavoro: io ho un’agenzia per il lavoro, quindi una collaborazione vera, fattiva, può nascere, anche al di fuori del calcio. Non ho mai detto né pensato di voler scegliere l’allenatore, il direttore generale, i calciatori, sono stato equivocato anche in questo senso. Lungi da me di cercare di mettere in discussione il sogno che stiamo vivendo noi tifosi, me compreso”.
Col senno di poi, visto com’è finita la procedura esplorativa, si è un po’ pentito di non essersi presentato alle aste qualche mese fa, o quei milioni di debiti erano un ostacolo insormontabile?
“Mi sono pentito io come si è pentito Pelligra, mi sembra che l’abbia anche detto. Mi fece questa domanda una trasmissione locale nelle scorse settimane, risposi “perché mi devo prendere i debiti degli altri?”. Però se poi i debiti degli altri erano 4 milioni, potessi tornare indietro me ne sarei fatto carico io sei mesi fa, ma in quel periodo, ad essere sincero, ero impegnato con la mia S.p.A. che è in forte crescita, riunioni su riunioni, apertura di nuovi uffici, ecc. Insomma, non ero “sintonizzato” come non lo era Pelligra”.
Ne approfittiamo per farle delle osservazioni sul business plan che ha reso pubblico. In esso si prevede per ogni stagione l’accesso ad una categoria superiore, ma manca il piano B nel caso in cui non si raggiunga la promozione. Cosa ci può dire al riguardo?
“Se avessi scritto il contrario sarei stato fortemente criticato perché si sarebbe detto che avrei voluto andare in Serie A in 10 anni. Confermo che l’intenzione era quella di vincere subito tutti i campionati. Probabilmente non sapremo mai quello che ha scritto Pelligra, ma non credo che abbia previsto di rimanere due anni in Serie D o in Serie C. Come fai a scrivere una cosa diversa? Il Catania deve stare in Serie A. Quando uno scopre le carte può essere criticato e io ho accettato anche queste critiche, però il mio direttore sportivo aveva già fatto questo percorso, portando la Salernitana in Serie A, chi meglio di lui poteva garantire una cosa del genere? Peraltro la sua Salernitana è andata in Serie A spendendo 14 milioni, contro i 70 spesi dal Monza di Berlusconi”.
A proposito di budget, nel suo business plan è indicato quello per gli stipendi dei calciatori ma ci sembra che manchi la voce relativa al tesoretto per il mercato.
“L’idea era di prendere all’inizio soprattutto dei calciatori da valorizzare, l’altra idea era quella del vivaio. Lo stesso Pelligra ha detto che vuole puntare tanto sui giovani, c’è una sintonia totale tra quello che ha dichiarato lui e quello che ho scritto io, sono sicuro l’abbia previsto anche lui nel suo business plan, l’unica differenza è che sembra che Pelligra abbia messo in ballo più soldi e non ho dubbi. E’ chiaro che io ho programmato un budget in base alle mie tasche, compresa l’ipotesi in cui non saremmo riusciti a conquistare al primo anno di B la promozione in A e quindi saremmo stati costretti a fare un altro campionato di B, però non aveva senso scriverlo. Ho predisposto un business plan credibile in base alle mie tasche”.
Cosa risponde a chi sottolinea che le somme da lei indicate nel business plan non erano sufficienti per il perseguimento degli obiettivi prefissati?
“Io ho stanziato di più rispetto a quello che Fabiani aveva previsto nel caso della Salernitana e comunque il business plan l’ho curato insieme a lui, che è l’esperto, era il direttore sportivo che avrebbe scelto l’allenatore, un po’ come quello che sembra stia per fare Pelligra tramite Grella. In merito al budget, c’è chi ha scritto che io non ho investito nel Torino. Mi dispiace quando escono fuori simili bugie. Sia chiaro (ed è documentabile) che oltre ad aver iscritto il Torino in B dopo il fallimento grazie al Lodo Petrucci, quell’anno ho ingaggiato giocatori con un budget di 20 milioni per portare i granata dalla B alla A, come ricostruito dall’Avv. Marengo, che ha scritto la “bibbia” di quell’estate che nessuno ha mai smentito. Ai tempi avrei voluto proseguire, mentre Marengo ed altri che avevano una quota di minoranza avevano già ceduto. In quei giorni, prima che passassi la mano, fu proprio Cairo a sollevarmi il problema dei 20 milioni stanziati. Gli risposi che per una piazza come Torino non si poteva fare altrimenti, non si poteva prescindere da giocatori di categoria superiore per andare subito in A, cosa che infatti è accaduta. Mi dispiace che adesso Cairo sia criticato, riceva teste di maiale, a suo tempo promise la Champions League e gli auguro che riesca a raggiungerla quest’anno. Non voglio fare con ciò paragoni con Pelligra: se quest’ultimo mi darà la possibilità, combatterò con tutte le mie forze affinché raggiunga i traguardi massimi”.
Buongiorno Dott. Giovannone, iniziamo dal chiarimento relativo all’invio dei comunicati stampa. Noi abbiamo scritto che non sono stati inviati a tutte le testate. Cosa è successo?
“Per mia abitudine ogni volta invio i comunicati stampa alle agenzie più importanti, l’Ansa è la principale. Quando voi avete sottolineato che i comunicati venivano inviati soltanto ad alcune testate mi è sorto il dubbio che l’Ansa non li avesse passati. Del resto, non essendo un giornalista non ho un collegamento diretto con l’agenzia. Adesso conosco bene la realtà della stampa locale catanese e sono nelle condizioni di inviare i comunicati a tutti, anche se ormai il protagonista è Pelligra: toccherà a lui a emettere comunicati, io mi sono messo di lato e forse un giorno mi metterò da parte. Se non ci sarà più nulla di interessante da dire non vorrò essere invadente, non è mia abitudine”.
Un altro aspetto che abbiamo criticato, a lei ed Ilari, è stato quello di aver posto dei dubbi sulla consistenza di Pelligra. Lei in particolare ha dichiarato che non era una gara “a chi ce l’ha più lungo”.
“Non ricordo di aver posto dubbi su Pelligra, anzi non mi risulta. La frase “Non è una gara a chi ce l’ha più lungo” non era rivolta all’australiano, assolutamente, né mi riferivo al fatturato, ma a chi la spara più grossa (e non era Pelligra). Era un discorso generale, evidentemente è nato un equivoco, che ha potuto suscitare dei malumori nei miei confronti. Ad esempio sul vostro muro ho avuto modo di leggere tante cose belle, anche simpatiche, come il cartone animato “Giovannone pistolone”, mentre ho notato che qualcuno mi ha preso in antipatia, ma nella vita se uno si espone non può essere simpatico a tutti. Anzi devo dire che Catania mi ha accolto veramente benissimo. Lo hanno fatto tutti: tifosi, media, politica, figure istituzionali, colleghi imprenditori, personalità del luogo e ne sono contento e onorato”.
Come abbiamo sottolineato anche in un nostro pezzo, dopo l’avvento di Pelligra si è registrato sui social un atteggiamento di chiusura, per non dire di fastidio, da parte dei tifosi nei confronti degli altri competitors. Lei come l’ha vissuto?
“L’ho compreso e lo rispetto questo atteggiamento. E’ arrivata una persona che ha una potenzialità economica largamente superiore a tutti quanti, incluso me. Se mi fosse stato chiesto il mio parere, anche io avrei scelto Pelligra. Detto ciò, poiché ho presentato un progetto, lunedì attraverso un comunicato ho voluto rimarcare alcuni punti. Forse non è stata una bella mossa, perché c’è chi non vuole sentir parlare di alcuni aspetti che ho toccato. Però ci sono argomenti che ho trattato e su cui ho dato la mia disponibilità, come il progetto di inclusione per le donne, che non capisco come si possano criticare. Ad ogni modo, dipende da Pelligra. Se vuole avvalersi dei miei consigli lo può fare (e non gli devo dare io il permesso), però ad esempio mi farebbe piacere per le ragazze che giocavano in C che possano proseguire con il contributo del nuovo corso. Rispetto le opinioni di chi è infastidito, sono tornato su quei punti lunedì e adesso volto pagina, voglio solo chiarire che io volevo semplicemente dare una risposta di collaborazione all’appello che ha fatto Pelligra alla conferenza stampa. Evidentemente non sono stato compreso”.
Quindi il suo comunicato faceva seguito al passaggio attraverso cui Pelligra, nel corso della sua presentazione in Comune, ha invitato gli imprenditori locali a supportare la squadra ed investire sul territorio?
“Esatto, forse ho omesso di precisarlo, l’ho spiegato ieri sulla mia pagina di facebook, anche per chiarirlo ai miei contatti. Se poi qualcun altro ha avuto modo di leggere il post e superare l’incomprensione ne sarei contento, non mi piace che nascano antipatie. Avendo un appuntamento con la vostra redazione per quest’intervista non avrei fatto altri comunicati per chiarire l’equivoco che è nato, lo faccio vostro tramite”.
In molti si chiedono come mai non dirotta le proprie attenzioni e le proprie idee verso altri club. Coltiva specifici interessi imprenditoriali a Catania?
“Quasi tutti si aspetterebbero che io dirottassi tutto su un’altra squadra. Posso documentare che più di 100 squadre o città dalla Serie A in giù mi hanno contattato perché il mio progetto, dopo che è stato reso pubblico, è piaciuto. Un tifoso etneo l’ha anche analizzato su youtube, è stata una cosa simpatica. Dopo l’esperienza del Torino (nell’estate 2005, ndr), in 17 anni avevo rifiutato offerte e proposte di altre squadre perché non sono un presidente/proprietario seriale di squadre di calcio. La mia attività imprenditoriale è un’altra, quella per l’agenzia per il lavoro, che per me è appagante, stimolante, appassionante. E’ capitata questa situazione a Catania, mi sono proposto, sono contento di averlo fatto. Perché dovrei ora accettare squadre del nord Italia, del centro o tante squadre siciliane che mi sono state proposte? Io vorrei capire se posso essere utile al Catania, rispondendo all’appello di Pelligra. Quando lui espliciterà personalmente o pubblicamente cosa intendesse per “appello a imprenditori locali” io a quel punto potrò decidere se dargli una mano oppure non fare niente, fare il semplice tifoso. Faccio un esempio concreto: Osmosi è sponsor corporate dell’AC Milan e la società rossonera ne è grata. Questa potrebbe essere una forma di collaborazione che si potrebbe percorrere a Catania, ce ne sono molte altre, bisogna capire quali sono le intenzioni di Pelligra. Io sono un imprenditore locale, non me sono vantato prima proprio per non fare “la gara a chi ce l’ha più lungo”. Dal 2018 ad oggi, quindi in tempi non sospetti, ho investito 8 milioni su Catania e dintorni con la mia agenzia per il lavoro, nei campi della formazione, della manodopera fornita a cantieri navali, turismo, metalmeccanica, agricoltura. Tornando all’appello di Pelligra, pur non essendo informato su quanto hanno investito altri imprenditori locali (è un riferimento generico, non riguarda gli imprenditori che hanno partecipato alla procedura esplorativa, ndr), non so quanti altri hanno investito 8 milioni, che per qualcuno potranno essere pochi, per qualcun altro tanti, per me e per la mia azienda rappresentano una somma importante, in considerazione del fatturato di 26 milioni dell’anno scorso, che quest’anno sta aumentando. Vorrei continuare ad investire sul territorio, perché negli ultimi tempi ho conosciuto tante persone. In precedenza ero stato in Sicilia una volta sola, qui hanno operato i miei collaboratori, dipendenti e dirigenti. Adesso che sono venuto in prima persona, ho coltivato l’idea di dare priorità alla Sicilia, piuttosto che al Veneto ed alle Marche, perché dove sono presente io, che sono la proprietà, posso fare di più, prendere decisioni immediate, senza passare per una gerarchia. Posso incontrare persone del luogo e ce ne sono diverse che hanno chiesto di conoscermi quando tornerò per programmare i miei investimenti. Il punto fondamentale che voglio chiarire è che io non voglio disturbare Pelligra, non sono in contrapposizione con lui, anzi sono complementare sotto tutti i punti di vista. Io sono il suo primo tifoso e quindi la risposta alla domanda “perché non prendere un’altra di calcio?” è: perché mi piacerebbe seguire questa scalata, come minimo da tifoso, sicuramente come sponsor corporate come sto facendo già per il Milan, ma un giorno se avrò modo di incontrare Pelligra avrò piacere di domandargli cosa intendesse per “appoggio degli imprenditori locali”. E non stiamo parlando di azionariato popolare, che non è farina del mio sacco. Sono stato attaccato anche per quello, ma avrò pure il diritto di dire che stimo le persone che hanno portato avanti quell’iniziativa? Sembra che ormai alcuni argomenti siano tabù e questo mi dispiace. Pelligra, in un altro passaggio della conferenza che non ho pubblicato, ha detto che vuole creare posti di lavoro: io ho un’agenzia per il lavoro, quindi una collaborazione vera, fattiva, può nascere, anche al di fuori del calcio. Non ho mai detto né pensato di voler scegliere l’allenatore, il direttore generale, i calciatori, sono stato equivocato anche in questo senso. Lungi da me di cercare di mettere in discussione il sogno che stiamo vivendo noi tifosi, me compreso”.
Col senno di poi, visto com’è finita la procedura esplorativa, si è un po’ pentito di non essersi presentato alle aste qualche mese fa, o quei milioni di debiti erano un ostacolo insormontabile?
“Mi sono pentito io come si è pentito Pelligra, mi sembra che l’abbia anche detto. Mi fece questa domanda una trasmissione locale nelle scorse settimane, risposi “perché mi devo prendere i debiti degli altri?”. Però se poi i debiti degli altri erano 4 milioni, potessi tornare indietro me ne sarei fatto carico io sei mesi fa, ma in quel periodo, ad essere sincero, ero impegnato con la mia S.p.A. che è in forte crescita, riunioni su riunioni, apertura di nuovi uffici, ecc. Insomma, non ero “sintonizzato” come non lo era Pelligra”.
Ne approfittiamo per farle delle osservazioni sul business plan che ha reso pubblico. In esso si prevede per ogni stagione l’accesso ad una categoria superiore, ma manca il piano B nel caso in cui non si raggiunga la promozione. Cosa ci può dire al riguardo?
“Se avessi scritto il contrario sarei stato fortemente criticato perché si sarebbe detto che avrei voluto andare in Serie A in 10 anni. Confermo che l’intenzione era quella di vincere subito tutti i campionati. Probabilmente non sapremo mai quello che ha scritto Pelligra, ma non credo che abbia previsto di rimanere due anni in Serie D o in Serie C. Come fai a scrivere una cosa diversa? Il Catania deve stare in Serie A. Quando uno scopre le carte può essere criticato e io ho accettato anche queste critiche, però il mio direttore sportivo aveva già fatto questo percorso, portando la Salernitana in Serie A, chi meglio di lui poteva garantire una cosa del genere? Peraltro la sua Salernitana è andata in Serie A spendendo 14 milioni, contro i 70 spesi dal Monza di Berlusconi”.
A proposito di budget, nel suo business plan è indicato quello per gli stipendi dei calciatori ma ci sembra che manchi la voce relativa al tesoretto per il mercato.
“L’idea era di prendere all’inizio soprattutto dei calciatori da valorizzare, l’altra idea era quella del vivaio. Lo stesso Pelligra ha detto che vuole puntare tanto sui giovani, c’è una sintonia totale tra quello che ha dichiarato lui e quello che ho scritto io, sono sicuro l’abbia previsto anche lui nel suo business plan, l’unica differenza è che sembra che Pelligra abbia messo in ballo più soldi e non ho dubbi. E’ chiaro che io ho programmato un budget in base alle mie tasche, compresa l’ipotesi in cui non saremmo riusciti a conquistare al primo anno di B la promozione in A e quindi saremmo stati costretti a fare un altro campionato di B, però non aveva senso scriverlo. Ho predisposto un business plan credibile in base alle mie tasche”.
Cosa risponde a chi sottolinea che le somme da lei indicate nel business plan non erano sufficienti per il perseguimento degli obiettivi prefissati?
“Io ho stanziato di più rispetto a quello che Fabiani aveva previsto nel caso della Salernitana e comunque il business plan l’ho curato insieme a lui, che è l’esperto, era il direttore sportivo che avrebbe scelto l’allenatore, un po’ come quello che sembra stia per fare Pelligra tramite Grella. In merito al budget, c’è chi ha scritto che io non ho investito nel Torino. Mi dispiace quando escono fuori simili bugie. Sia chiaro (ed è documentabile) che oltre ad aver iscritto il Torino in B dopo il fallimento grazie al Lodo Petrucci, quell’anno ho ingaggiato giocatori con un budget di 20 milioni per portare i granata dalla B alla A, come ricostruito dall’Avv. Marengo, che ha scritto la “bibbia” di quell’estate che nessuno ha mai smentito. Ai tempi avrei voluto proseguire, mentre Marengo ed altri che avevano una quota di minoranza avevano già ceduto. In quei giorni, prima che passassi la mano, fu proprio Cairo a sollevarmi il problema dei 20 milioni stanziati. Gli risposi che per una piazza come Torino non si poteva fare altrimenti, non si poteva prescindere da giocatori di categoria superiore per andare subito in A, cosa che infatti è accaduta. Mi dispiace che adesso Cairo sia criticato, riceva teste di maiale, a suo tempo promise la Champions League e gli auguro che riesca a raggiungerla quest’anno. Non voglio fare con ciò paragoni con Pelligra: se quest’ultimo mi darà la possibilità, combatterò con tutte le mie forze affinché raggiunga i traguardi massimi”.