'Giganti' e nani

Pelagatti, pomeriggio da dimenticare...

Pelagatti, pomeriggio da dimenticare... 

Max Licari sull'umiliazione dell'Esseneto. Una delle pagine più nere della storia recente del Catania...

Il punto più basso della storia recente
Con il Catania attuale si pensa sempre che si sia toccato il fondo... nella partita precedente. Purtroppo, ci troviamo davanti a un incubo che pare senza fine. Al peggio si aggiunge sempre il pessimo. Di certo, il match Akragas-Catania, con i giocatori di casa, compreso il tecnico Rigoli (un tantino deludente…) e tale Ciro Capuano (che decreta la sua definitiva scomparsa dai radar della memoria rossazzurra), a prodursi a fine gara in balletti e “tricchi e ballacchi” come se si fosse vinta la Champions League, costituisce uno dei punti più bassi della storia “tecnica” etnea. E tale indelebile pagina nera porterà da qui all’eternità la firma dell’attuale dirigenza, di questo allenatore, di questi giocatori, dimostratisi inadatti caratterialmente a una piazza come quella catanese. Nessun alibi. Né l’arbitro Viotti, che quasi genera tenerezza per l’inadeguatezza alla categoria, né la sfortuna, né il destino cinico e baro. Colpa esclusiva del Catania se si racimola questa figura barbina e si sprofonda nel baratro di una classifica tragica. Anzi, se si continuano a prendere batoste dalle decisioni dei direttori di gara, ci si dovrebbe fare un serio esame di coscienza sul livello di “pregnanza” del Catania a livello di istituzioni calcistiche, piuttosto che inveire e sparare nel mucchio o chiudersi in un mutismo senza senso. Se, al momento, conta più la Juve Stabia, cui non si ha il coraggio di fischiare contro due rigori netti a CATANIA o l’Akragas, cui ci si permette di concedere alla prima azione nella metà campo avversaria un rigore assai dubbio da 50 METRI, un motivo ci sarà. Francamente, non mi sembra ci sia alcuna malevolenza da parte della stampa, che sopporta inutili e autolesionistiche “chiusure” da tre anni, né da parte dei tifosi, che “assuppano” umiliazioni inverosimili da un lasso di tempo altrettanto ampio. Proprio per tali ragioni, si rivelano assolutamente pleonastiche le forti prese di posizione di Ferrigno nel postpartita (addirittura un silenzio stampa fino al termine della stagione). Ma a cosa può servire? Chi potrebbe avvantaggiare? Quali sono i nemici? Rimango sempre più stupito... È colpa dell’arbitro, della stampa o dei tifosi “malevoli” se una squadra “importante” prende tre gol nelle UNICHE TRE VOLTE CHE GLI AVVERSARI SUPERANO LA PROPRIA META’ CAMPO??? È colpa delle suddette “categorie” se in una partita sbagli 11 palle gol con il tuo giocatore A UN METRO DAL PORTIERE AVVERSARIO??? Non scherziamo, per favore. Qui siamo di fronte a una situazione grave che presuppone precise responsabilità da parte di dirigenza, staff tecnico e squadra. La realtà è che a gennaio si dovevano cambiare sia l’allenatore, sia alcuni giocatori mentalmente non da Catania, sostituendoli con elementi assolutamente diversi da quelli poi ingaggiati. Adesso si rischia. E si rischia grosso, malgrado il Catania fortunatamente rimanga ancora a un tiro di schioppo dalla zona salvezza. Fra l’altro, i numeri esprimono un dato inequivocabile: anche senza la penalizzazione, il Catania sarebbe la terza delle squadre siciliane. Un fallimento tecnico totale su tutta la linea. Non parlo di conti e di contratti, sia chiaro. Da quel punto di vista è stato fatto una grande lavoro in estate. Parlo di scelte tecniche, di Lupoli e Pessina, Scarsella e Russo, Felleca e Di Grazia, che giustamente, da tifoso rossazzurro, non ha gioito dopo aver “purgato” Pelagatti, ma si deve essere fatto “i fianchi tanti”. E non possiamo dargli torto, perché SUL CAMPO mostra di essere tre volte più forte dei vari Calderini o Calil, supposti campioni che passeggiano o rimangono vittime della propria carenza di personalità. Come mai Pancaro o la dirigenza non si erano accorti delle possibilità del ragazzo? Che non le sappia valutare Max Licari è comprensibile, ma addetti ai lavori con anni e anni di esperienza? I numeri parlano chiaro. Così come parlano chiaro in merito a Moriero, probabilmente il meno colpevole. Meno colpevole, sì, ma al momento incapace di dare la scossa. Un punto in tre partite con MARTINA, JUVE STABIA e AKRAGAS, tre formazioni di fascia medio-bassa e, sulla carta, assai inferiori come organico. Come si chiama questo? Inizio deludente? Fate voi. Pino Rigoli ha inanellato otto vittorie su nove partite con i “giganti” agrigentini, salvandoli a marzo. Queste sono “scosse”.

Mentalmente out
Il Catania è una squadra sull’orlo di una crisi di nervi e, purtroppo, l’allenatore, malgrado una settimana di ritiro inclusa, non è riuscito a trovare il modo di entrare nelle menti dei giocatori. Non si può dire che non stia tentando varianti tattiche. Anche all’Esseneto ha cercato di mettere in campo una squadra più logica, rinforzando il centrocampo con il rientrante Castiglia e affidando l’attacco a Falcone, Bombagi e Calil. Sebbene i pian tattici siano saltati dopo 10’ a causa del discusso rigore determinato da Pelagatti e trasformato da Madonia, il Catania ha avuto ben 60’ di superiorità numerica (espulsione di Dyulgerov al 32’) per rimediare, dimostrando invece un’insipienza tattica e tecnica disarmante. Innumerevoli gli errori sotto porta, in specie di Calil e clamorosamente inadeguate le chiusure sugli sporadici contropiede avversari, tanto che Di grazia ha potuto siglare con facilità il gol dell’ex a fine primo tempo in solitaria serpentina contro un imbarazzante Pelagatti (fra lui e lo squalificato Ferrario non sappiamo chi stia peggio, allo stato attuale). Malissimo in difesa, peggio a centrocampo, improvvidi in attacco anche nella ripresa, malgrado l’ingresso di Calderini e Lupoli, tanto che la terza rete di Di Piazza, ancora nell’unica ripartenza utile dell’Akragas, è parsa quasi “normale”. A nulla valgono, ci si perdoni, le segnature di Falcone e Nunzella (bella la punizione dal limite del laterale mancino a tempo abbondantemente scaduto). Tardive e quasi beffarde. Rimangono negli occhi le prestazioni terrificanti dei Garufo, dei Pelagatti, degli Agazzi, dei Calil, dei Bombagi (poi espulso nel finale), tanto per fare qualche nome. E gli incredibili gol falliti dai rossazzurri (Castiglia, Calil, Pelagatti, Lupoli, Falcone, Calderini, tutti si sono “segnalati” in questa speciale gara al “ciapa no”) a pochi passi dal non trascendentale estremo locale (sfarfalleggiante in uscita), segno di scarsa lucidità e totale mancanza di cattiveria. Così, a Catania non puoi giocare. Non puoi permettertelo. Una sagra degli orrori umiliante per i tifosi. Ciò che spicca sempre di più, inoltre, è l’assenza di leader nella composizione di questo organico. Non esistono giocatori in grado di prendere per mano la squadra e guidare i compagni. Manca personalità, non tecnica. E in Lega Pro è come se mancasse tutto.


Un derby da brividi
Contro il già salvo Messina, il Catania si gioca le residue chance di evitare i play-out e, soprattutto, il restante barlume di credibilità. Non vincere significherebbe sprofondare nel baratro, considerato che l’avversario successivo è il Foggia. Inutili i proclami, gli auspici, le speranze, le aspettative, le attese di ipotetiche “svolte” da tre anni in qui sempre rimaste “lettera morta”. Rimaniamo MUTI, per pudore. E speriamo che allenatore e giocatori riescano a dare finalmente una risposta seria e concreta. Noi, come sempre, saremo allo stadio a sostenere. Altro che… Let’s go, Liotru, let’s go!!!