Genoa-Catania 2-0: commento "a caldo"

Beppe Bellusci, ingenuità colossale...

Beppe Bellusci, ingenuità colossale... 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra grifoni ed etnei.

Focus sulla tattica: Maran vara uno schema a trazione posteriore col “falso nueve”; Gasperini opta per soluzioni offensive per tutto l’arco della gara.
Out per infortunio Barrientos e Castro, squalificato Bergessio: l’intero tridente titolare è fuori causa e Maran deve reinventarsi l’attacco, anche alla luce della precaria condizione fisica di Leto, appena recuperato da un infortunio. Il tecnico di Rovereto propende dunque per un 3-5-1-1 volto al contenimento, con l’utilizzo di un falso nueve in avanti. Davanti ad Andujar, trio difensivo composto da Rolin, Bellusci e Spolli; sugli esterni confermato Peruzzi a destra mentre a sinistra rientra Biraghi al posto di Alvarez; trio di centrocampo titolare (Izco-Lodi-Rinaudo); Plasil trequartista a sostegno dell’unica punta Keko, che in realtà è un esterno offensivo.
Gasperini invece non osa modificare il 3-4-3 con cui ha rilanciato i suoi dal rientro sulla panchina rossoblù al posto di Liverani, dovendosi preoccupare esclusivamente della sostituzione in mezzo al campo dello squalificato Matuzalem. Davanti a Perin, trovano posto in difesa Antonini, Portanova e Burdisso (con l’ex Marchese relegato in panchina); a centrocampo spazio per Motta (altro ex) a destra, Antonelli a sinistra, mentre al centro è il giovane Sturaro ad affiancare Bertolacci; il tridente offensivo è lo stesso scelto lunedì scorso contro il Napoli, ed è composto da Konatè, Gilardino e Beppe Sculli.
I compiti di inserimento assegnati da Maran a capitan Izco trasformano sovente il modulo etneo in un 3-4-2-1. Tuttavia, al 39’, sul risultato di 1-0 a favore del Genoa, Bellusci rimedia il secondo giallo e lascia i compagni in inferiorità numerica. Maran corre ai ripari e abbassa Peruzzi e Biraghi passando così alla difesa a 4, lasciando immutato l’assetto tattico di centrocampo e attacco.
Al rientro delle squadre dagli spogliatoi dopo l’intervallo, è Gasperini che a sorpresa effettua il primo cambio: fuori Bertolacci, ammonito, dentro Fetfatzidis. Il greco in genere è stato utilizzato prevalentemente da esterno offensivo o da trequartista, ma in quest’occasione si piazza inizialmente al fianco di Sturaro in mediana, nel medesimo ruolo occupato da Bertolacci nel primo tempo ma con maggiore propensione agli inserimenti sulla trequarti. Maran invece sposta Izco a destra e Plasil sulla fascia sinistra, passando ad un 4-4-1.
L’assetto tecnico-tattico scelto da Gasperini manda un po’ in tilt i rossoblù che subiscono l’avanzata del Catania nonostante la superiorità numerica, Sturaro è lasciato spesso da solo in balia del pressing di Rinaudo e compagni e così al 59’ il tecnico genoano corre ai ripari: fuori Sculli, dentro l’incontrista Cabral. Non è una scelta esclusivamente tecnica, perché viene rivoluzionata anche la disposizione tattica: si passa alla difesa a 4, abbassando Motta nella posizione di terzino destro e spostando Antonini a sinistra; con Sturaro e Cabral davanti alla difesa, il terzetto Konatè-Fetfatzidis-Antonelli dietro Gilardino va a comporre un 4-2-3-1.
Scoccata e superata l’ora di gioco, giunge finalmente in momento dei cambi in casa Catania: Maran manda in campo simultaneamente Fedato e Monzon, che sostituiscono uno spento e Plasil e, a sorpresa, Lodi. Il tecnico rossazzurro vuole più corsa, e mantenendo Keko nella posizione di riferimento centrale offensivo, stringe Izco a centrocampo al fianco di Rinaudo e dispone Fedato a destra e Monzon a sinistra, con compiti offensivi. E’ una sorta di 4-4-1 che diventa un 4-2-3 in fase di possesso palla. Dieci minuti dopo il trainer di Rovereto si gioca la carta Leto al posto di Keko: più centrimetri e forza fisica al centro dell’attacco.
Da par suo Gasperini, infastidito a causa dell’incapacità dei suoi di siglare il raddoppio e chiudere così il match, inserisce Calaiò, una punta, per il terzino Antonini: Antonelli va a fare il terzino sinistro, Fetfatzidis si sposta a destra con Konatè sull’out opposto, mentre Calaiò va ad affiancare Gilardino in attacco. In fase offensiva è un 4-2-4.
Il modulo sbilanciato del Catania non sposta l’equilibrio della partita a proprio favore a causa del crollo fisico dei rossazzurri che subiscono il raddoppio genoano firmato da Sturaro che fa seguito ad una serie di clamorose occasioni sciupate in contropiede dai compagni. Finisce 2-0.

Cosa va: grande sacrificio, anche e soprattutto in 10; ci si concede all’avversario solo nel finale.
Va dato atto ai ragazzi schierati oggi da Maran di aver sfoderato una prestazione generosa in una situazione d’emergenza, generosità addirittura raddoppiata nella prima parte della ripresa quando il Catania si trovava ormai in inferiorità numerica. Oggi non era lecito aspettarsi da una squadra che giocava con una coppia d’attacco formata da due centrocampisti di sciorinare bel calcio. Ma abbiamo visto questa rabberciata formazione lottare strenuamente, anche se ciò fosse necessario soltanto per conquistare dei calci di punizione. E va anche sottolineato che, prima dell’ingresso di Leto con cui gli etnei si sono leggermente sbilanciati in avanti (col conseguente ribaltamento di fronte dettato anche dalle scelte in corsa ultra-offensive di Gasperini), i rossazzurri non hanno concesso grandi occasioni ai grifoni, che si sono scatenati soltanto nella parte finale del match, sciupando peraltro una caterva di occasioni. Per una squadra giunta al Marassi senza attaccanti e costretta in dieci per oltre 50 minuti di gara, sono dati positivi che vanno sottolineati e che possono in qualche misura dare conforto ad un gruppo che, prima della sfida tra Livorno e Napoli, si trova ancora a 2 punti di distanza dall’obiettivo salvezza.

Cosa non va:
Sul banco degli imputati oggi finiscono un giocatore e le scelte di società e allenatore che, sebbene possano essere valutate serenamente ed obiettivamente soltanto a fine stagione, oggi hanno inciso in negativo sull’andamento del match. Analizziamo nel dettaglio:
L’espulsione di Bellusci – Alla luce di quanto visto nella ripresa e dell’ardore mostrato dai ragazzi in inferiorità numerica, aumentano i rimpianti per l’ingenuità con cui Bellusci, già ammonito, si sia fatto cacciare fuori per aver trattenuto per la maglia Marco Motta, non certo un fuoriclasse e non certo in una posizione tale da costituire un estremo pericolo per la porta rossazzurra. Inutile ricordare anche gli interventi eccessivamente aggressivi sugli avversari dello stesso Bellusci nei precedenti 38’. Qui il problema è essenzialmente di carattere psicologico, e purtroppo non è la prima volta che ci torniamo da inizio stagione. Sicuramente il n°14 rossazzurro è dotato di buone qualità: diversamente Montella non avrebbe puntato su di lui due anni addietro, quando veniva spesso schierato anche nella posizione atipica di terzino destro, e Maran non avrebbe privato in suo favore Legrottaglie della titolarità nella più bella stagione della gestione Pulvirenti (quella passata). Ma l’impressione è che nessun allenatore sia ancora riuscito a fargli compiere il salto qualità per la definitiva affermazione nel nostro campionato. E per il salto di qualità manca proprio una componente di natura mentale, non tecnica, che porta il difensore di Trebisacce a perdere spesso le staffe e ricorrere, d’istinto, a fallacci, a proteste inutili o ad acrobazie tecniche improprie ed infruttuose. L’augurio è che la squalifica che inevitabilmente arriverà in settimana lo faccia riflettere definitivamente su tali aspetti.
Scelte di mercato invernali della società – L’aspetto più evidente che era emerso alla chiusura del mercato di gennaio della società rossazzurra riguardava il mancato acquisto di un vice-Bergessio, a maggior ragione dopo la cessione di Maxi Lopez alla Sampdoria. Il presidente in prima persona aveva difeso tale scelta ritenendo Leto una valida alternativa e contando anche sull’apporto del giovane Petkovic. Ebbene, riguardo a quest’ultimo lo stesso Maran in conferenza ha dichiarato che sta attraversando una fase di involuzione. Per quanto riguarda Leto, invece, passi la prestazione odierna, condizionata da un precario stato di forma, c’è comunque da dire che il giocatore argentino da quando è arrivato a Catania non ha mai dimostrato di poter essere un valore aggiunto alla causa e il fatto che frequentemente si fermi per noie di natura fisica non rappresenta certo una novità emersa improvvisamente nel girone di ritorno. Insomma, la situazione attuale dà ragione ai tanti che, a mercato concluso, avevano cominciato a scongiurare l’ipotesi di un’indisponibilità del “Toro” Bergessio.
Scelte tattiche di Maran – Partiamo da un presupposto. Senza l’intero tridente offensivo a disposizione, e con l’unica alternativa credibile nel ruolo di prima punta fuori forma, il trainer di Rovereto aveva un compito difficilissimo: quello di inventarsi l’attacco. E infatti, la scelta di schierare Keko da prima punta, con un improbabile Plasil alle spalle, è stata una vera e propria “invenzione”. Complessivamente il Catania ha interpretato bene il match, creando intensità sulla trequarti avversaria per aggredire il Genoa e concedendo sostanzialmente poco agli avversari per quasi tutta la partita. E considerando come ha reso Leto nei venti minuti giocati non si può biasimare all’allenatore il fatto di non averlo fatto partire dall’inizio. Un dubbio, però, perlomeno a chi scrive, rimane. Se proprio “falso nueve” doveva essere, perché Keko e non Fedato? Magari con lo stesso Keko a supporto? L’ex Bari non ha evidenziato granché nella mezz’oretta giocata, ma a differenza di Leto si trova in una condizione fisica più che accettabile e a differenza di Keko vanta qualche centimetro in più, che non guasta, in particolar modo sui lanci lunghi dalla difesa.

Migliori in campo: Izco e Sturaro.
Se non avesse subito in maniera un po’ goffa il gol di Sturaro, oggi Mariano Andujar avrebbe meritato il premio di migliore in campo, grazie a una prestazione fino a quel momento impeccabile caratterizzata da grandi parate come quella effettuata sulla punizione di Fetfatzidis. Per il resto pochi promossi nelle fila del Catania. Le note liete arrivano principalmente dai soliti Rinaudo ed Izco. In particolar modo il capitano in certe occasioni ha provato a caricarsi sulle spalle i compagni con insistite azioni personali che a volte hanno creato i presupposti per creare occasioni poi non concretizzatesi.
Le urla insoddisfatte di Gasperini rivelano una prestazione non eccelsa, a prescindere dal risultato finale, dei suoi uomini. Positivo Antonelli che spinto con frequenza sull’out di sinistra per tutta la gara, autentici totem dietro Portanova e Burdisso (ma d’altronde non dovevano marcare centravanti di peso), eclettico e convincente Antonini, la nota di merito va comunque al ventenne Stefano Sturaro, investito del pesante ruolo di vice-Matuzalem, che ha fatto legna in mediana per tutta la partita costituendo l’unico valido muro da abbattere per i centrocampisti etnei, ma ha anche dimostrato di possedere qualità sia in fase di palleggio che, come dimostrato dal gol (complicità di Andujar a parte), in fase di inserimento e conclusione a rete.

Peggiori in campo: Bellusci e Cabral.
Su Bellusci abbiamo già dato sopra, e inevitabilmente la palma di peggiore in campo spetta a lui. C’è da chiedersi se quella propensione all’anticipo sistematico che l’ha portato a farsi cacciare sia da ascrivere al proprio modo di giocare o alle indicazioni fornite in tal senso dal mister (non è da sottovalutare il fatto che lui è poco abituato a fare il centrale nella difesa a tre, ruolo ricoperto in genere da Legrottaglie con lo stesso Bellusci sul centro-destra, più al riparo dalla necessità di uscire in anticipo sugli attaccanti avversari). Sorvolando sull’impresentabile condizione fisico-tecnica di Leto, va rilevata anche l’evidente involuzione di Plasil, che segue a ruota Bellusci nella graduatoria dei bocciati: giocava fuori ruolo, è vero, ma ha perso lo smalto che aveva nel girone d’andata, mostra una serie di imprecisi tocchi di prima e non riesce quasi mai ad arrivare sul pallone prima degli avversari.
Anche nel Genoa non mancano le bocciature. Un attaccante navigato come Gilardino oggi è apparso in evidente giornata no, e un punto fermo della gestione Gasperini, Bertolacci, è stato sostituito addirittura al 45’ dopo un primo tempo nervoso e inconcludente. Ha fatto però peggio chi ha preso il suo posto nell’ultima mezz’ora di gara, ovvero Cabral, centrocampista di spiccate attitudini difensivi che ha spesso rallentato la velocità delle ripartenze rossoblù coi suoi macchinosi controlli. Negativa anche la prova di Konatè, bravo a creare spesso la superiorità sulla fascia ma impreciso e soprattutto egoista sottoporta.