Foggia-Catania 0-0: Un esame dai due volti

Drausio, il simbolo di un reparto sempre più affiatato

Drausio, il simbolo di un reparto sempre più affiatato 

La difesa consegue la "laurea" contro gli accademici di Stroppa; il gioco offensivo invece è pressoché assente.

Come fatto notare dal tecnico Pino Rigoli a fine partita, grazie al pareggio conquistato allo “Zaccheria” il Catania mantiene la propria imbattibilità contro le prime della classe: vittorie casalinghe contro la capolista Juve Stabia e l'inseguitrice Lecce, importantissimi pareggi esterni sui campi delle altre contendenti (Matera e, appunto, Foggia). Un ruolino di marcia sicuramente degno di nota che però si contrappone all'andamento che la squadra del tecnico di Raccuja ha avuto contro compagini dallo spessore decisamente inferiore: i punti persi contro le varie Akragas, Fondi e Taranto pesano come un macigno sulla classifica attuale, che vede i rossazzurri distanti dalle “fantastiche 4”, anche senza tener conto della penalizzazione (sul campo, sono 6 i punti in meno rispetto alle pugliesi e addirittura 9 rispetto alle vespe). Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, la continuità di rendimento garantita dal settimo risultato utile consecutivo consente a Biagianti e compagni di mantenersi a un tiro di schioppo dalla zona playoff (occupata, in coda, dalla Fidelis Andria che ha 2 punti di vantaggio sugli etnei) e soprattutto di non ripiombare in quella playout, come sarebbe accaduto invece in caso di sconfitta.

Pro: difesa e temperamento da “big”
La partita contro i rossoneri era molto attesa perché arrivava dopo il positivo doppio turno casalingo (non considerando la negativa prova offerta in Coppa dai comprimari al “Franco Scoglio" di Messina) e serviva a testare eventuali passi in avanti lontano dalle mura amiche, dove finora il Catania oltre a non essere mai riuscito a trovare i tre punti non ha convinto sotto il profilo del gioco e dell'atteggiamento. Ebbene, la partita di oggi pomeriggio ha sostanzialmente confermato quanto di buono e di cattivo già si è appurato sul conto della formazione di Rigoli.

Partiamo dalle note positive. Il Catania ha la migliore difesa della categoria. Strano a dirsi, considerando che a parte il leader consumato Bergamelli gli altri giocatori sulla carta non rappresentavano assolute garanzie: Di Cecco gioca fuori ruolo, ma lo sta facendo alla grande; Drausio ha iniziato male la stagione ma settimana dopo settimana ha fornito prestazioni sempre più sicure; anche Djordjevic ha pagato lo scotto dell'adattamento, oltre ad alcuni contrattempi fisici, ma si sta mostrando assolutamente affidabile. A loro va aggiunto colui che è il protagonista principale del primato nella classifica delle reti subite, quel Matteo Pisseri che in ogni match ci mette del suo con interventi al limite dello straordinario. Ma onestà intellettuale impone di riconoscere grandi meriti soprattutto al tecnico, il quale evidentemente ha lavorato benissimo sotto l'aspetto dell'equilibrio e della compattezza difensiva.

In altre circostanze, quando ferito, il Catania ha inoltre dimostrato di possedere un carattere da “big”. Allo “Zaccheria” non si è reso necessario rimontare alcunché, ma reggere 93' alla pressione esercitata dal giro-palla della formazione di casa e alle sortite dei temibili esterni offensivi (su tutti Chiricò) è segno di grande tenuta mentale, ed anche in questo caso non può che essere frutto dell'impronta data dall'allenatore. Ma...

Contro: tanti equivoci tattici e una cronica sofferenza in zona gol...
...non tutto oro è quel che luccica. Anche contro il Foggia si sono ripresentati limiti evidenti che dovranno indurre, da un lato, lo stesso Rigoli a ripensare alcune mosse e, dall'altro, la società a cominciare a pensare ai necessari interventi nel mercato invernale. Cominciamo dalle considerazioni sulle scelte tattiche. Contro la formazione di Stroppa, il Catania ha riproposto il 4-3-3 che lo contraddistingue da quando il tecnico ha lanciato Di Grazia tra i titolari. Prima di ciò, in occasione delle partite di inizio stagione, Rigoli aveva ideato un originale 4-3-2-1 in cui Russotto e Calil svariavano sulla trequarti a sostegno di Paolucci, evitando di allargarsi troppo. Tale impianto aveva denotato alcuni pregi (Paolucci godeva di maggior sostegno) ed altrettanti difetti (non si arrivava mai a crossare dal fondo) e l'esplosione del numero 23 etneo ha indotto il tecnico a puntare con decisione su un modulo che privilegia il gioco sulle fasce.

Lo stato di forma precario dei centravanti (o presunti tali, vedi Calil) ha rappresentato la lacuna più evidente di tale soluzione tattica, ma almeno nelle partite in casa il supporto dei terzini e dei centrocampisti è risultato decisivo in più di una circostanza per propiziare le azioni da gol. In trasferta invece l'eccessivo attendismo, con terzini bloccati e occasioni circoscritte a ripartenze spesso gestite male, ha causato una forte carenza realizzativa. Tutto ciò si è rivisto esattamente anche contro gli uomini di Stroppa. E il fatto che questi ultimi giochino il calcio più offensivo della categoria può essere una giustificazione fino a un certo punto. Se ti chiami Catania, le partite dovresti provare anche a vincerle, e non soltanto a non perderle. A tal proposito, continua a non convincere il modo in cui l'allenatore continua ad utilizzare (e sacrificare) Mazzarani: quando lo vedremo nel suo vero ruolo (trequartista)?

Quanto alle prospettive di mercato, che a questa squadra serva come il pane un centravanti è ormai un segreto di Pulcinella e le sofferenze patite da un isolato Paolucci rappresentano una prevedibile conferma. Tuttavia, sia in settimana col Messina che quest'oggi nel finale di gara è stato lanciato Anastasi, che pur non facendo faville ha dimostrato di possedere una struttura fisica tale da poter tornare utile all'idea tattica di Rigoli. Se proprio dobbiamo giocare al “catenaccio&contropiede”, perché non farlo schierando un attaccante che, a differenze dell'attuale numero 9 e di Calil, sia in grado di contendere le palle alte alla difesa avversaria, far salire la squadra e, magari, raccogliere qualcuno dei diversi cross che si riescono a produrre?

Contro le aquile giallorosse l'occasione giusta per nuovi esperimenti?
Domenica prossima al “Massimino” arriverà un derelitto Catanzaro, protagonista di un avvio di stagione da esaurimento nervoso (ben quattro cambi della guida tecnica da agosto ad ottobre) e a secco di vittorie ormai da un mese. Considerando che proprio contro squadre poco quotate il Catania 2016/17 ha fin qui vissuto le proprie esperienze peggiori, sarebbe dannoso cadere nella trappola di sottovalutare il “nemico” ferito e la sua voglia di rivalsa. Ma il divario tecnico resta. E allora, perché non approfittarne per sperimentare soluzioni alternative che possano valorizzare alcuni giocatori (Mazzarani) o lanciarne altri (Anastasi)? A differenza della scorsa settimana, ci sono sei giorni di tempo per lavorarci su...