Firma falsa sulla rinuncia di Peruzzi: condannato il Catania

Il difensore argentino Gino Peruzzi, in rossazzurro fra il 2013 e il 2015

Il difensore argentino Gino Peruzzi, in rossazzurro fra il 2013 e il 2015 

Il 'fattaccio' risale a cinque anni fa, quando il calciatore argentino lasciò la maglia rossazzurra

Una al giorno, senza un attimo di pace. Secondo quanto riportato da Calciomercato.com il Giudice del Tribunale del Lavoro di Catania ha condannato il club etneo a versare a Gino Peruzzi, calciatore argentino in rossazzurro fra il 2013 e il 2015, la somma di Euro 95.000,00 oltre a interessi e spese legali. Alla base della condanna del club di Via Magenta il danno patito dal calciatore a seguito dell'inadempimento, da parte del sodalizio etneo, di una scrittura privata di incentivo all’esodo, firmata il 20 gennaio 2015, quando fu risolto il contratto di lavoro in occasione del trasferimento del calciatore al Boca Juniors.

In particolare – così come sottolinea Calciomercato.com – il Catania, a cui, nel frattempo, era stato notificato da Peruzzi un decreto ingiuntivo perché l’accordo non era stato rispettato, aveva fondato la propria difesa producendo una quietanza liberatoria. La firma in calce alla rinuncia veniva attribuita dalla società al calciatore, con ciò rinunciando Peruzzi all'importo di 95.000,00 Euro, dopo circa un mese da quando gli era stato riconosciuto l’incentivo con altro accordo scritto. Il calciatore argentino ha disconosciuto immediatamente la sottoscrizione, dimostrando che il 24 febbraio 2015 si trovava in Argentina, svolgendo allenamenti e sedute con il Boca Juniors, e non poteva aver firmato quel documento presso la sede amministrativa rossoazzurra. A confermare la falsità della firma è, poi, intervenuta anche una perizia calligrafica, disposta dal Giudice del Lavoro di Catania, Dott.ssa Antonella Resta, che ha sancito come la mano che aveva apposto la firma sull’atto di rinuncia non fosse di Gino Peruzzi, dovendosi, quindi, considerare la medesima falsa ed inutilizzabile, in causa, il documento depositato dalla società.

A distanza di cinque anni, con una causa pendente da gennaio 2017, è giunta la sentenza di condanna da parte del Tribunale del Lavoro di Catania che dà ragione al calciatore sudamericano, disponendo anche la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per ogni valutazione circa le responsabilità penali dei dirigenti del club etneo, relative alla produzione in giudizio di un documento recante una firma contraffatta.