Fidelis Andria-Catania 0-0: Il pilota non sembra all’altezza della macchina che guida

Pippo Pancaro tira dritto per la sua strada...

Pippo Pancaro tira dritto per la sua strada... 

La squadra chiude il girone d’andata con un rendimento che potrebbe essere migliore con l’adozione di scelte tattiche diverse.

Al giro di boa, a conti fatti, il Catania non è una “corazzata”
Col pareggio rimediato in Puglia, il Catania non riesce a scrollarsi di dosso la zona playout, sopra la quale dovrebbe comunque chiudere il girone d’andata qualora Akragas e Paganese non andassero oltre il pari nei rispettivi impegni. Senza penalizzazione gli etnei resterebbero sotto la zona playoff (con una partita in meno staziona in quarta posizione il Lecce che, sul campo, ha un punto in più). Un epilogo della prima metà di stagione che smentisce in parte il grande avvio della squadra di Pancaro, che ha avuto il merito di ovviare immediatamente al ritardo di preparazione e amalgama annullando la penalizzazione in men che non si dica e dando nei primi mesi l’impressione di poter diventare la corazzata del girone C, indipendentemente dall’esito delle sentenze emesse dagli organi federali. Il prevedibile e fisiologico calo atletico ha poi ridimensionato, insieme ad altri fattori (infortuni, scelte tecniche, esito sfavorevole dei ricorsi), le aspettative che la piazza stava cominciando a nutrire. I punti conquistati sul campo dicono che il Catania, ad oggi, si attesta come quinta o sesta forza del campionato; la differenza reti, condizionata da uno score difensivo che compromette il dato riguardante i gol fatti, è pari a quella della non trascendentale Fidelis Andria incontrata oggi allo Stadio “Degli Ulivi”. Numeri alla mano, insomma, alla vigilia dell’inizio del girone di ritorno pare ci si debba accontentare di una tranquilla salvezza, ampiamente alla portata di Calil e compagni ai quali basterà mantenere la media punti del girone d’andata per conquistare senza troppi affanni l’obiettivo. Eppure…

Continua l’agonia del centrocampo nel 4-3-3 di Pancaro
Eppure c’è da dire che forse questa squadra avrebbe potuto far meglio di così, e potrebbe fare di più in futuro. L’organico a disposizione di Pancaro non sembra inferiore a quello di tutte le altre compagini del girone. E fin tanto che non si registreranno novità sul versante della cessione della società, va detto che la dirigenza attuale non sta facendo mancare niente al proprio allenatore, come dimostrato dall’acquisto di Di Cecco che, indipendentemente dalla prestazione non eccelsa fornita al debutto, è al pari di tanti altri compagni un giocatore di spessore per la Lega Pro. E allora? Dove sta il problema? Nel commento post-partita lo abbiamo a più riprese sottolineato, e magari ci sbagliamo, ma ci permettiamo di ribadirlo, in quanto le prestazioni a cui assistiamo settimana dopo settimana sembrano darci ragione: il problema è il modulo. Il 4-3-3 che dopo i fuochi e le fiamme delle prime settimane ha cominciato a perdere colpi non appena alcuni interpreti si sono infortunati. Se l’attacco, supportato da elementi tecnici e imprevedibili come Russotto e Calil, continua a vivere di fiammate (anche in una giornata poco brillante l’occasione migliore del match l’hanno costruita i rossazzurri cogliendo un palo con Plasmati), il centrocampo non si è praticamente mai più ripreso dall’infortunio di Castiglia. Musacci e Agazzi, positivi nella loro alternanza a inizio stagione, hanno perso via via lo smalto e l’ex Parma oggi ha dimostrato per l’ennesima volta di non reggere a dovere l’importante ruolo di playmaker. Scarsella prosegue nel suo letargo. Lulli e Russo quando chiamati in causa hanno deluso, e in questo senso Di Cecco sembra rappresentare un salto di qualità. Ma la colpa non è da attribuire tanto ai singoli, quanto al tecnico.

Per migliorare bisognerebbe indirizzare diversamente le scelte tattiche e quelle di mercato
Un tecnico che si ostina a schierare un determinato modulo nonostante persino le sue stesse correzioni in corsa mostrino con chiarezza che un diverso assetto tattico, come il 4-2-4 utilizzato nel finale contro la Fidelis Andria, valorizzerebbe meglio le caratteristiche dei giocatori. Calil, annullato per 70 minuti dai difensori avversari, ha cominciato a trovare spazi e combinare con gli esterni solo dopo l’ingresso di Plasmati, che ha dato anche un senso alle innumerevoli discese e ai traversoni di Nunzella. Inutile tenere tre centrocampisti che non sono in grado, per limiti tecnici o precarie condizioni fisiche, di gestire il pallone e smistarlo in avanti. Tanto vale sfruttare la prestanza fisica dello stesso Gianvito per ricorrere più frequentemente ai passaggi lunghi e dare un senso alle sovrapposizioni sulle fasce. Il discorso cambierebbe se la società, d’intesa col tecnico, intendesse operare degli innesti tali da ripristinare l’efficacia iniziale del 4-3-3. Tuttavia pare che il principale obiettivo sia l’acquisto di un esterno offensivo mancino, e in tal senso Giannone potrebbe presto vestire la casacca rossazzurra. Ma cosa potrebbe cambiare? E a che servirebbe tenere Calderini e Falcone in panchina col morale sotto i tacchi? Col 4-4-2, dal primo minuto, ci sarebbe invece la possibilità di far ruotare meglio gli esterni e di permettere a Calil di sfruttare le proprie qualità senza patire l’isolamento a cui è “condannato” nell’attuale impianto di gioco.

Prudenza e chiarezza sugli obiettivi…e tre punti col Monopoli
L’impressione è che sia la società che l’allenatore resteranno fermi sui propri passi. E magari potrebbero anche aver ragione, perché va riconosciuto che in questo modo i giocatori continueranno a lavorare sulle certezze che hanno acquisito mese dopo mese e tutto sommato, se venisse confermato il trend della prima metà di stagione, con 6-7 vittorie in casa nel girone di ritorno (Lecce e Casertana unici impegni ostici al “Massimino”) e collezionando altri pareggi lontano dalle mura amiche l’obiettivo salvezza sarebbe garantito. Ma proprio qui sta il punto. In settimana Pancaro ha lasciato intravedere, pur con prudenza, una possibile maggiore “aspirazione”. Se si tratta di un “pensiero stupendo” al quale società, tecnico e giocatori credono (pur cercando di non lasciarlo trasparire), allora la strada tracciata non sembra essere quella adatta per realizzarlo. Se il disperato tentativo di pressare la zona playoff non rientra invece tra i piani, allora la testardaggine di Pancaro e la sua prudenza nell’utilizzare un sistema più sbarazzino sarebbero ampiamente giustificate. Ma per la tranquillità della piazza sarebbe il caso di non sventolare più improbabili traguardi. Traguardi, questi ultimi, che a parere di chi scrive potrebbero essere se non altro sfiorati con un utilizzo diverso delle risorse (che a questo punto sembra possibile soltanto nell’improbabile ipotesi di un cambio della guida tecnica). Prescinde da ogni obiettivo, da qualsiasi scelta tattica e persino dalle imminenti novità di mercato l’impegno che tra 8 giorni vedrà il Catania impegnato contro il Monopoli al “Massimino”. Si tratta di una concorrente diretta nella lotta per la salvezza, quella cui continua ad essere attualmente chiamata la squadra dell’Elefante, e la superiorità tecnica di Calil e soci, unita alla spinta del pubblico di casa, non ammettono passi falsi.