Ferraù: 'SIGI pronta a continuare, ma per salvare il Catania servono altri investitori'

 

La conferenza stampa dei soci S.I.G.I. da Torre del Grifo.

L'attesa conferenza stampa indetta dalla S.I.G.I. inizia puntualmente, alle ore 12.00, in presenza dei ventiquattro soci della società che gestisce il Catania. Prende parola l’avvocato Giovanni Ferraù, presidente della S.I.G.I., : “Avremmo voluto promettere la B, ma non l’abbiamo mai promessa. Abbiamo sempre parlato di un campionato dignitoso, buono, anche se nessuno si aspettava di uscire al primo turno dei play-off. La C è questa, un campionato maledetto. Ringrazio Maurizio Pellegrino, bravo trasformare una zucca in carrozza.

Giusto per parlare di chiarezza, è opportuno stigmatizzare degli attacchi subiti da S.I.G.I., perché nessuno merita un attacco come quello di ieri (le parole di Joe Tacopina a “Catanista”, ndr). Nessuno può permettersi di dire certe cose, a prescindere dalla cifra messa, tutti i 24 soci meritano rispetto. Non ci sono idioti o stupidi in S.I.G.I., così come non ci sono giornalisti pagliacci!”
“Oggi non può essere un muro contro muro, noi abbiamo un obiettivo comune: rilanciare il Calcio Catania, riportandolo dove merita. Il contratto è stato stipulato con queste premesse: quando è arrivato Joe Tacopina abbiamo avuto tutti il sentore che fosse arrivata una risorsa importante, è stato accolto qui da noi, abbiamo firmato un preliminare che aveva delle basi ragionevoli, lo abbiamo accettato. Abbiamo lavorato sette mesi per portare questo debito dove voleva l’investitore. L’ostacolo che non ci ha portato al closing? Il contratto si sarebbe potuto stipulare già a febbraio. Quindi, abbiamo continuato questa strada insieme, coi nostri professionisti che riducevano i debiti. Abbiamo pagati i debiti, e in questo Joe Tacopina ci ha dato una mano, versando ottocentomila dollari. Il dato importante, dall’Agenzia delle entrate di Catania, è arrivato ad aprile, con un numero che ha soddisfatto noi, ma non Tacopina. Io auspicavo di chiudere già il 26 aprile. La S.I.G.I. ha solo un obiettivo: salvare il Calcio Catania.

Non abbiamo mai posto condizioni, abbiamo accettato un contratto, abbiamo detto che se l’agenzia o il Comune di Mascalucia avessero chiesto troppo, avremmo ottemperato noi. Il contratto è stato però risolto e nel frattempo, però, abbiamo continuato a collaborare con Tacopina, con lo studio Chiomenti, negli Stati Uniti, adeguandoci alle sue richieste. La proposta ricevuta venerdì, non è scadente, insufficiente o toglie dignità, è una proposta impossibile nella realizzazione. È una richiesta impossibile chiedere un’omologa in 15 giorni. Così abbiamo chiesto a Tacopina di entrare in S.I.G.I., per prendersi il 51% del Calcio Catania per salvare il club. Gli abbiamo chiesto di rischiare insieme. Non è pensabile aspettare e stare alla finestra, aspettando che siano gli altri a salvare. Se Tacopina è vero che ha una potenza di fuoco, ci aspettiamo una proposta importante già domani mattina. Non c’è più tempo per porre condizioni, di nessuna natura. Noi continueremo, in questo momento abbiamo una serie di interlocuzioni esterne. Non vogliamo più proclami, vogliamo fatti. I professionisti ci hanno dato dei numeri, ma sopportarli da soli è massacrante. Chi ha a cuore il Calcio Catania deve farsi avanti, abbiamo solo 25 giorni…

La compartecipazione sulla stipula del contratto. S.I.G.I. non ha mai avuto delle richieste per l’acquisto del Catania, a parte questi 24 eroi. Tacopina si è presentato dopo aver avuto Venezia e Bologna, probabilmente non abbiamo fatto le dovute analisi sulle situazioni amministrative. Sull’avvocato Arena, sul suo disimpegno con Tacopina, non sappiamo il motivo. Stiamo lavorando sui conti, sull’imminente futuro, oggi è prematuro dire chi metterà i soldi o chi no.

S.I.G.I. ha l’handicap di essere stata per quattro mesi in una trattativa logorante. Abbiamo messo sei milioni di euro ed oggi deve recuperare il tempo perduto. L’eccesso di ottimismo? Probabilmente siamo stati un po’ euforici, questo sì. Però, se noi avessimo ragionato con pessimismo non avremmo firmato il contratto. Se avessimo pensato che i tempi della burocrazia italiana non avremmo stipulato alcun preliminare. Abbiamo dei creditori che hanno ridotto le loro richieste da 100 a 40. Il debito del Catania di oggi è di ventisei milioni circa con il credito sportivo, a livello strutturale, adesso, in totale, è attorno ai sedici milioni.

Il futuro? Noi aspettiamo una risposta nell’immediato di Joe Tacopina, o dentro fuori. Ad inizio stagione abbiamo detto che avremmo fatto un campionato dignitoso, ma l’anno prossimo avremmo dovuto fare un campionato di vertice. Al momento, però, non possiamo dirlo adesso. Da qui a giugno abbiamo bisogno di quattro milioni di euro.

Abbiamo acquistato il Catania con 65 milioni di debiti e fino a dicembre spuntavano debiti come funghi. L’obbligo era ripianare i debiti ed entrare al Catania a febbraio, cosa quest’ultima che non è stata fatta. Perché non lavorare insieme? Oggi la soluzione unica, per salvare il Catania, è entrare nel Calcio Catania. S.I.G.I. non vuole un euro, è pronta a cedere tutto anche e domani, dinnanzi a un investimento serio ed immediato. Non è possibile porre condizioni in questo momento. Io non ce l’ho con Tacopina, ma con il modus operandi, ma noi non abbiamo l’anello al naso. Devo chiedere scusa ai miei soci per essermi intestardito con questa vicenda Tacopina, c’ho creduto. Però, adesso bisogna fare il proprio, non si può rimanere alla finestra. Io non so quali erano le intenzioni di Tacopina, se prendere il Catania o farlo fallire.

Noi possiamo a Joe Tacopina un termine superiore a quattro giorni: immissione di denaro al Calcio Catania. Sui tempi del comune di Mascalucia non voglio aprire una polemica, con certezza posso dire che il 15 marzo, il sindaco, aveva dato un tempo di 40 giorni. La stanchezza di questa trattativa è dovuta dalle risposte lunghe, troppo lunghe. Gli ottocento mila dollari servivano per far fronte agli accordi stipulati a febbraio, ovvero il pagamento dei creditori scaduti. Avevamo bisogno di un segnale. Mentre gli stipendi sono stati completati un giorno prima dell’arrivo del bonifico.

L’immissione continua di denaro per sostenere il Calcio Catania è durata fino a gennaio inoltrato, quando abbiamo deciso di deliberare una ricapitalizzazione. Sono state investiti per pagare debiti e spese gestionali. Vi do un numero importante: Sigi ha speso per sé duemila e trecento euro (per un viaggio per incontrare Ghirelli) di questi cinque milioni e quattro attualmente presenti.

Come sempre avviene nelle migliori famiglie ci sono state delle divergenze, ma oggi no. Oggi siamo compatti. Oggi il nostro obiettivo comune è salvare il Catania. Le nostre divergenze sono nate sulle vedute differenti sul possibile ingresso di Tacopina.

SIGI è stata danneggiata dal tempo…perso, così come il Calcio Catania. Abbiamo perso troppo tempo, tutti, soprattutto i contraenti, quelli che dovevano dare risposte. I soci di SIGI hanno dato disponibilità per andare avanti. Però, chi vuole e può salvare il Calcio Catania ce lo faccia sapere.

Sui play-off…non l’abbiamo accesa noi la miccia, sarebbe stato meglio continuare le relazioni in modo epistolare, in modo interno. Il 26 aprile ho ricevuto un comunicato con le sue intenzioni, io ho provato a dissuaderlo, ma lui, Tacopina, mi ha detto che doveva ufficializzare il recesso dal preliminare per il bene dei suoi investitori.

Sull’eccessiva esposizione mediatica, dico che noi italiani siamo abituati in modo diverso, lavorare sottotraccia. Probabilmente, per Tacopina, era invece importante palesare questa trattativa per catturare l’attenzione di altri investitori americani".



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