Ex - FeralpiSalò-Catania: Jaroslav Šedivec, la furia ceca rossazzurra

 Jaroslav Šedivec in azione contro il Piacenza sotto lo sguardo di Giorgio Lucenti e Andrea Giallombardo

Jaroslav Šedivec in azione contro il Piacenza sotto lo sguardo di Giorgio Lucenti e Andrea Giallombardo 

Nuovo appuntamento con la rubrica dei doppi ex. All'interno il video con i tre gol rossazzurri Šedivec, uno degli ex del passato

Tre reti in rossazzurro
Nel linguaggio sportivo i giochi di parole sono tanti, così come i riferimenti a film, canzoni, opere letterarie o di qualunque altro campo – dove di solito non rotolano sfere – in grado di stimolare la fantasia della penna che scrive. Spesso e volentieri vengono fuori dei capolavori, come nel caso dell’inarrivabile Gianni Brera, talvolta, invece, arrivano delle freddure che congelano talvolta anche l’inchiostro, restio a fuoriuscire e sposarsi sul foglio bianco. In Italia, per esempio, il film “Furia cieca” del 1989 con Rutger Hauer (quello dei replicanti, proprio lui) è stato privato di una ‘i’ ed affibbiato a Pavel Nedvěd, freccia bionda della Repubblica Ceca, esploso nel pallone italico con le maglie di Lazio e Juventus. Nell’estate del 2002 la Furia ceca ha appena conquistato il suo secondo tricolore, il primo in bianconero. Parallelamente, nell’angolo più remoto di quello che fu il Regno delle Due Sicilie, si respira un’aria di festa per via del ritorno del Catania in Serie B.

Jaroslav Šedivec in azione contro il Pescara nel 2003-04 



Quella del 18 agosto 2002, giorno della partita di Coppa Italia (quella dei grandi!) tra gli etnei e il Crotone, è una serata storica, per almeno un paio di motivi. In primis, si tratta della prima partita ufficiale disputata al “Cibali” con il nuovo nome di “Angelo Massimino”. In secondo luogo c’è tanta curiosità nel voler ammirare per la prima volta nella storia le maglie rossazzurre personalizzate con i nomi dei calciatori, così come previsto in Serie A e B dalla stagione 1995-96. Cosi co’ micciu, insomma. Infine, come se non bastasse, bisogna anche “testare” la nuova creatura etnea, ampiamente rinnovata dal mercato estivo, affidata alle mani sapienti di Osvaldo Jaconi. In campo sono sei i reduci della battaglia dello “Iacovone” di Taranto: Iezzo in porta; De Martis, Baronchelli e Zeoli in difesa; Fini e Cordone in mediana. I cinque volti nuovi sono ben noti al pubblico italiano: il difensore Pietro Fusco, il metronomo di centrocampo Vito Grieco, il mediano Fabrizio Caracciolo (un ritorno) e l’attaccante Christian Bucchi, assistito in avanti da un biondino con la maglia numero 23 che pochi conoscono. Si tratta di Jaroslav Šedivec, ventunenne di Plzeň, portato nel Bel paese dal più famoso connazionale dal casco d’oro che gioca nei pressi di Torino. Ala mancina, veloce e prorompente, già nel giro della nazionale ceca Under 21, Šedivec è accompagnato ai piedi dell’Etna da tante aspettative. La prima stagione in rossazzurro, però, complice le tante difficoltà incontrate dalla squadra ed i continui avvicendamenti in panchina, si rivela per il giovane calciatore avara di emozioni: appena 13 presenze, molte delle quali da subentrante, senza alcuna rete. L’anno seguente, forte dell’esperienza accumulata e nel 4-2-4 di Stefano Colantuono, il buon ‘Jaro’ diventa, seppur a fasi alterne, quella “Furia ceca rossazzurra” che tutti si aspettavano, soprattutto nella prima parte di stagione.



Ventisei presenze totali e tre reti (tutte decisive) segnate nel girone di andata del campionato cadetto 2003-04, quello a ventiquattro squadre tanto per intenderci. Le prime due soddisfazioni personali arrivano al “Massimino”, in notturna: al Piacenza, la rete che spacca la partita (3-0 finale per gli etnei), e il sinistro al volo che fredda il palermitano Taibi contro la Dea. Il terzo ed ultimo gol, l’unico con la maglia bianca, Šedivec lo realizza al “Picchi” di Livorno con uno show personale nella metà campo labronica. Nell’estate 2004, insieme a buona parte di quel Catania (Squizzi, Stendardo, Delvecchio e Mascara, tanto per citare i più rappresentativi), Jaroslav Šedivec si trasferisce in quel di Perugia. Dopo l’esperienza umbra, Jaro gira lo stivale in lungo e in largo: Crotone, Trieste, Mantova, ancora Trieste, Salerno e nel novembre del 2011 fa capolino in quel di Salò. Conclude l’unica annata in verdeblù con 18 presenze, senza segnare alcuna rete, e con un tredicesimo posto finale in Prima Divisione, concludendo una carriera professionistica italiana che avrebbe meritato maggior fortuna.

Beppe Baronchelli, storico capitano del Catania 



MI RITORNI IN MENT…EX
Oltre al calciatore ceco nello striminzito elenco dei doppi ex che hanno in comune FeralpiSalò e Catania, tra l’altro privo di rappresentati attuali, figurano anche altri tre personaggi. Il più distante dai giorni nostri è Beppe Scienza, attuale tecnico del Monopoli, protagonista in rossazzurro da calciatore, nel ruolo di centrocampista, tra il 1988 e il 1990 per un totale di 75 presenze e 7 reti tra campionato e coppa. Anni più tardi, tra il 2013 e il 2015, il biennio alla guida della FeralpiSalò, esperienza positiva conclusa con l’ammissione nella Lega Pro unica e nel successivo sesto posto finale. Altro Beppe, altra storia, per Capitan Baronchelli uno dei simboli dell’ultimo Catania capace di conquistare la promozione in B. Bresciano, classe 1971, Baronchelli ha indossato la casacca rossazzurra tra il 2000 e il 2002, collezionando tra B, C1 e Coppa Italia 66 presenze e 3 reti. In verdeblù come allenatore della Berretti nel 2010-12. Chiusura con la meteora Axel Gulin, attaccante giuliano classe 1995, arrivato a Catania nel mercato di riparazione 2016 con dentro la valigia una ventina di presenze nel calcio professionistico, 18 delle quali collezionate con la maglia della FeralpiSalò nella stagione 2014-15 con mister Scienza in panchina. Una mezzoretta sporca in rossazzurro, quella rimediata il 6 febbraio del 2016, giorno del K.O. di Ischia.

Axel Gulin con la maglia della Fiorentina a Torre del Grifo