ESCL- Zeoli: "Catania non è Palermo, in A come in C. Ho stima in Pellegrino"

Michele Zeoli in maglia rossazzurra. Catania-Ternana 2004 marcatura su Borgobello

Michele Zeoli in maglia rossazzurra. Catania-Ternana 2004 marcatura su Borgobello 

L’ex difensore del Catania, Michele Zeoli, intervistato in esclusiva da “CalcioCatania.Com”

Michele Zeoli, ex difensore del Catania dal 2000 al 2004, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di “CalcioCatania.Com” per analizzare il brutto momento che stanno attraversando gli etnei e per commentare l’arrivo sulla panchina rossazzurra di Maurizio Pellegrino. Zeoli infatti conosce bene Pellegrino che è stato suo allenatore nella stagione 2001/2002 ottenendo insieme la promozione in Serie B dopo i play-off e lo spareggio finale vinto contro il Taranto.

“Sto lontano e posso giudicare il campionato dei rossazzurri solo dall’esterno – ha dichiarato Zeoli – Ho visto giocare un paio di volte la squadra dal vivo come nella recente trasferta di Udine e non mi è sembrata una squadra da ultimo posto. Ho visto un Catania vivo che per occasioni create meritava ben altro risultato. Anche domenica contro il Torino la partita era in pugno ma probabilmente la paura di perdere e i fantasmi della Serie B hanno preso il sopravvento. Arrivano momenti della stagione in cui non puoi più sbagliare ma i rossazzurri anche per una grossa dose di sfortuna non sono riusciti a fare bene. Sono stagioni che nascono storte e ci può stare dopo ben otto anni trascorsi in maniera dignitosissima nella massima serie.

Il rammarico per la situazione attuale è doppio se pensiamo alle dirette concorrenti che puntualmente hanno mancato l’appuntamento con la vittoria mentre il Catania non è riuscito ad approfittarne una sola volta. Vincendo una sola partita in più, si poteva puntare allo scontro diretto contro il Bologna con un’altra ottica. Adesso c’è la trasferta di Milano contro il Milan e non sarà di certo una passeggiata. A mio avviso la quota salvezza si attesterà su 32-33 punti. La speranza è l’ultima a morire e la matematica non condanna ancora il Catania. Bisogna vivere queste ultime giornate con serenità ed eventualmente accettare un verdetto finale che, con i dovuti scongiuri, sarebbe meritato per ciò che è riuscito a racimolare la squadra.

Come dovranno essere affrontate queste ultime partite? Nessun giocatore entra in campo per perdere. In questo genere di situazione il calciatore durante la settimana pensa a tante cose, soprattutto vengono a galla eventi negativi come può essere stata la sconfitta di domenica scorsa. Ciò che fa in settimana lo porti domenica in campo, quindi in questo momento bisogna liberare la mente, allenarsi con determinazione e poi affrontare le partite con grande orgoglio. Da qui alla fine l’obiettivo primario è quello di onorare la maglia mettendo in campo il 101%. Comunque andrà a finire per i tifosi del Catania non sarà un problema. Catania è l’unica tifoseria dove la lettera A, B o C non conta. Catania non è Palermo e anche in Serie C o in Serie B c’erano e ci saranno ugualmente 20mila persone allo stadio.

Pellegrino sulla panchina rossazzurra? Sono legato a Maurizio perché insieme abbiamo ottenuta quella difficile ma fantastica promozione dalla Serie C alla B. Sono legato a Maurizio anche perché il mio esordio in Serie B corrisponde al suo esordio in B sulla panchina del Catania, in quella partita contro il Genoa vinta per 3-2. Lo conosco a livello personale per averlo frequentato anche fuori dal campo. Ha assunto un impegno arduo però sono sicuro che lui darà il massimo. E’ uno che conosce la piazza e cercherà di trasmettere le giuste motivazioni per le ultime partite. In quelle esperienze in C e in B, Cicco Graziani era più la figura che rappresentava il calcio italiano ma Pellegrino era il vero motivatore ed era lui ad indicare le direttive da un punto di vista tecnico e tattico. Già all’epoca era molto preparato e le esperienze successive su altre panchine lo hanno confermato. Sono sicuro che da siciliano riuscirà a muovere le giuste corde. Non ho nulla contro gli stranieri ma per uno del posto perdere la categoria con la propria squadra è tutt’altra cosa rispetto ad esempio ad un giocatore che viene da fuori”.