ESCL- F. Coco: “Milan non ha più grande blasone, domenica il Catania può vincere"

Francesco Coco, ex giocatore del Milan

Francesco Coco, ex giocatore del Milan 

L’ex difensore del Milan, Francesco Coco, originario di Catania, in esclusiva a “CalcioCatania.Com” ha espresso il suo pensiero sulla squadra rossonera e quella rossazzurra che si affronteranno domenica.

L’ex calciatore del Milan e della Nazionale azzurra, Francesco Coco, originario della provincia di Catania, ha concesso una lunga intervista in esclusiva ai microfoni di “CalcioCatania.Com” nella quale ha parlato dell'atteso match di domenica al Massimino tra i rossazzurri di De Canio e il Milan di Massimiliano Allegri. Coco che è nato a Paternò (CT), con i rossoneri ha collezionato 57 presenze realizzando 2 gol ed in carriera ha indossato anche le maglie di Inter e Barcellona.

“Il Milan oggi non ha un blasone all’altezza del suo nome – ha dichiarato Coco – Quando si parla di Milan, si pensa sempre ad una grande squadra ma il nome deve essere accompagnato dalla qualità dei giocatori. Non sempre questi grandi club possono avere la rosa competitiva. Il Milan di oggi non è sicuramente una squadra da zona retrocessione ma non è neppure una grande squadra, la considero di medio-alta classifica o comunque di zona Uefa. Il problema dei rossoneri è facile da individuare ed è la carenza di qualità. Oggi i rossoneri non hanno top-player. Escluso Kakà che è stato ed è un grande campione anche se oggi avanti con l’età, tutti gli altri non mi sembrano fenomeni. Balotelli, El Shaarawy, Montolivo sono buoni giocatori ma non ideali per competere con le 3-4 grandi d’Europa che hanno invece diversi fuoriclasse. Il campionato italiano si è rafforzato notevolmente. Non c’è solo la Juventus o l’Inter ma anche Roma, Napoli, Fiorentina oggi sono competitive e hanno un blasone superiore a quello del Milan.

Voci societarie che destabilizzano? Voci e problematiche al di fuori del campo destabilizzano sempre la squadra. Un giocatore si rende conto quando all’interno della società c’è qualcosa che non va. Un calciatore ha bisogno di avvertire una certa serenità all’interno del suo club. Non credo tuttavia che per questo motivo si possano perdere partite come ha fatto di recente il Milan. Sicuramente è una tegola in più tra le tante problematiche esistenti in casa rossonera.

Il Catania? Nelle ultime 4 stagioni ha dimostrato di essere una squadra difficile da affrontare per chiunque, ha giocato un bel calcio e si è fatta sempre rispettare. Ha avuto una escalation positiva che quest’anno si è interrotta. Non mi aspettavo un Catania così in difficoltà anche se con la partenza di alcuni giocatori in estate avevo immaginato che non sarebbe stata una stagione esaltante come quella dell’anno scorso. Non condivido il cambio in panchina da parte della società. Non conosco Maran ma conosco De Canio e sono felice che il mister ha trovato una panchina importante come quella del Catania, tuttavia io avrei dato fiducia a Maran. Non si può sempre pretendere di andare a cento all’ora. Maran non doveva essere cambiato, soprattutto così in fretta. Purtroppo in Italia persiste questo problema: non si riesce mai a dare l’opportunità di costruire nel tempo un progetto di medio-lungo termine. Fare l’allenatore nel nostro paese è difficile e questa è una delle ragioni per cui l’Italia non occupa ormai da tempo le primissime posizioni del ranking internazionale. Non esiste l’organizzazione che vantano i club all’estero.

La partita di domenica? Credo che per il Milan sia più importante vince la gara di Champions League anche perché in campionato i tre punti possono sempre essere recuperati nella partita successiva. In Champions si rischia di perdere prestigio, soldi e anche la faccia. Quella con il Catania per me è una gara aperta a qualsiasi risultato, può vincere il Milan così come possono farcela i rossazzurri. Sarà una partita nervosa perché entrambe sono alla ricerca di punti, il Catania non vuole restare ultimo ed il Milan deve necessariamente provare a recuperare terreno per salvare la stagione. Sarà una partita divertente perché le due squadre sono obbligate a vincere, il punto non servirà a nessuno.

Io e il Catania? Ho desiderato di finire la carriera al Catania ma non mi è stato possibile per gli stessi motivi che mi hanno costretto a lasciare il calcio giocato per problemi fisici. Da calciatore non c’è mai stato un approccio diretto tra me ed il club etneo. Ho smesso di giocare a 30 anni e non era il momento né per me e né per il Catania di far combaciare le nostre strade. Contatti per altri tipi di collaborazione non ce ne sono stati, dal momento che quando ho smesso di giocare ho deciso con grande sofferenza di allontanarmi dal mondo del pallone per qualche anno. Adesso però ho una scuola calcio in Sicilia, con me lavorano anche due fratelli di Castelvetrano. Cerchiamo di lanciare giovani campioni e di recente sono iniziati i contatti con il Catania. Vogliamo diventare un rifornimento di talenti per la squadra rossazzurra”.