Due punti gettati al vento

Legrottaglie e Andujar discutono a fine gara sull'infortunio decisivo...

Legrottaglie e Andujar discutono a fine gara sull'infortunio decisivo... 

Il commento di Max Licari mette in evidenza come la mancata vittoria nel match con il Genoa, risultato comunque non ingiusto, sia da considerare un "peccato mortale" per le modalità in cui si è verificata, individuando nel ritardo di condizione di titolari importanti la principale causa del claudicante inizio di torneo dei rossazzurri. Con una benedizione per la prossima sosta...

Errori decisivi
Una gara decisa da due gravi errori individuali. Il problema è che quello “ancora più decisivo” lo commette il Catania a 3’ dalla fine, quando un po’ tutti avevamo compreso come il Genoa non avrebbe potuto segnare da sé nemmeno se il match fosse andato avanti per un’altra oretta. Un vero peccato. Non perché il pareggio non ci stia. Obiettivamente, meglio hanno fatto gli ospiti nel primo tempo, così come i rossazzurri nella ripresa. Ma quando hai in mano una vittoria così importante a pochi minuti dalla fine, non puoi gettarla via in questa maniera. Naturalmente, dare la croce addosso a un ottimo giocatore e un grande uomo come Legrottaglie sarebbe, oltreché ingeneroso, ai limiti dell’assurdo; tuttavia, posso comprendere l’amarezza dei tifosi. Cinque punti in sette gare, cinque gol fatti, undici subiti non sono certamente uno score da sogno, senza alcun dubbio. Non posso, invece, assolutamente comprendere il ritorno, dopo appena una partita, a scenari apocalittici. Di nuovo, stancamente: “l’allenatore è da rimuovere, la squadra è da buttare, siamo candidati alla B”, etc. Cerchiamo di guardare alla realtà con equilibrio, ponendo l’accento sulle problematiche più importanti e sugli spunti positivi in prospettiva futura. Partendo da un dato incontrovertibile: il Catania è attualmente quint’ultimo. Non è, quindi, la peggiore squadra del torneo. Ce ne sono diverse che hanno problemi ben più gravi. Poi, al di là della normale incazzatura per i due punti persi nel finale, mi domando se fare 4 punti in due partite consecutive interne nel campionato italiano non sia un risultato da ritenere “normalmente positivo”. Non eccezionale, ma quantomeno accettabile, insomma. Io ritengo di sì.

Il vero problema: giocatori importanti in ritardo di condizione
Analizzando la prestazione complessiva, e ascoltando le parole di Maran in conferenza stampa postpartita, si evince quale sia il vero problema del Catania attuale: la condizione fisica. Non c’entra la tattica, e quindi l’allenatore, perché nelle ultime due gare, concluse peraltro con risultato positivo, il Catania ha giocato con il suo classico 4-3-3 (a volte frammisto di 4-2-3-1). In pratica. Maran ha messo in campo più o meno gli undici che al momento dal punto di vista tecnico-tattico forniscono maggiori garanzie, secondo il modulo più conosciuto. Ma, ditemi, che colpe può avere Maran se almeno 6 titolari, sugli 11 ipotetici di inizio stagione, devono scendere in campo in condizioni precarie? Facciamo un po’ di mente locale: Alvarez, Almiron, Izco, Bergessio, Leto, Monzon. In più, Tachtsidis che ha bisogno di tempo per acquisire fiato e fiducia, Spolli precocemente infortunato e Maxi Lopez a svolgere un programma differenziato per tornare ad avere una “forma”, più che a ritrovare la forma. Non solo, Barrientos, finora tra i migliori (3 reti su 5, compresa quella odierna, sono sue), a volte gioca grazie a grande spirito di sacrificio. Anche oggi il trend della partita ha messo in mostra tali problematiche. Il Catania, pur affrontando un avversario in difficoltà almeno di pari entità, imbottito di centrocampisti e difensori, nonché alla “prima” con il nuovo allenatore Gasperini, ha ruminato calcio nel primo tempo, dopo un discreto inizio, andando in difficoltà soprattutto in mezzo dove Almiron, Plasil e Tachtsidis non riuscivano a innescare i tre davanti, peraltro poco mobili e spesso molto lontani dalla porta (specie i due esterni Barrientos e Castro). Meglio il Genoa, con Kucka finto esterno, due “cervelli” in mezzo (Lodi e Matuzalem) e due esterni molto difensivi (Versaliko e Sampirisi). Nulla di magistrale, per carità, ma più fluidità di gioco e qualche occasione in più. Nella ripresa, malgrado un approccio più “cazzuto” del Catania (estemporanea traversa di Castro su deviazione aerea a seguito di calcio piazzato dalla trequarti), si capiva come questa fosse una gara fra due squadre preoccupate maggiormente di perdere piuttosto che di tentare di vincere; una partita che si poteva sbloccare solo con un errore difensivo clamoroso. E ci ha pensato il buon ex milanista Antonini, consentendo al “pitu” una facile segnatura su un lancio senza pretese del “pata”, in giornata non certo sfavillante. Da questo momento in poi, i rossazzurri effettivamente, con qualche spazio in più, hanno fatto meglio, gettando al vento un paio di ripartenze facili da finalizzare con Bellusci e Leto (entrambi inspiegabilmente restii a fornire l’assist vincente al compagno meglio piazzato). Ma il Genoa ha avuto il merito di crederci fino alla fine, anche dalla panchina. Dentro tre attaccanti (ottimo, in particolare, il greco Feftatzidis), cui Maran risponde con sostituzioni ruolo per ruolo (Izco, Leto e Monzon) e forcing finale premiato dal pasticcio Andujar-Legrottaglie sull'innocuo traversone dalla trequarti di Stoian. Ma si tratta, come detto, di un peccato mortale.

Sosta benedetta
Obiettivamente, pensare che tutto vada bene sarebbe da irresponsabili, così come deprimersi nella convinzione che si sia sull’orlo del baratro. La realtà è che alcuni elementi importanti non hanno nemmeno un’ora di autonomia. In particolare Almiron. Viene da pensare, per esempio, che Guarente ne abbia ancora meno, per non giocare al posto dell’argentino in queste condizioni. Bergessio deve recuperare, Izco pure, Leto idem; Monzon deve integrarsi. Tuttavia, io vedrei il bicchiere mezzo pieno: si può solo migliorare dal punto di vista atletico e, considerata la valenza tecnica degli stessi Almiron, Leto, Izco, Bergessio, si può ragionevolmente pensare di ritrovare, dopo la sosta, un altro Catania. E già, la sosta giunge a fagiolo, sebbene cinque ragazzi andranno in giro con le nazionali. Ma gli altri saranno tutti a disposizione di Maran, per lavorare, guarire, crescere. Mi aspetto che ci siano miglioramenti evidenti. Per esempio, il giovane centrocampista greco oggi ha fatto meglio (per esempio, non peggio del dirimpettaio Lodi, ex amato-odiato oggi al “Massimino”), ma deve dare ancora qualcosa in più. Come di più deve fare Castro, soprattutto in casa, dove serve gente che crei superiorità numerica e faccia maggiore movimento senza palla. Non solo, forse ci sarà la possibilità di vedere Peruzzi, oltre a verificare le condizioni di un uomo fondamentale come Spolli. Tanto lavoro, insomma. Ma, a questo punto, Maran suppongo abbia le idee chiare. La squadra titolare si sta delineando, i giocatori importanti si conoscono. Se Izco, Spolli, Leto sono in buone condizioni, la squadra pare fatta. Se qualcuno di questi non sarà al top, ci sono le alternative. Il tempo degli alibi è finito. Ci sono quindici giorni per azzerarli… Contro il Cagliari in trasferta (non si sa dove), ci vorrà un Catania diverso rispetto agli ultimi “da esportazione”, altrimenti si tornerà a casa a mani vuote. I sardi provengono da una sconfitta a Udine, hanno solo due punti in più del Catania e, soprattutto, una buona squadra. CI sarà da lottare, da soffrire. E da fare punti... Let’s go, Liotru, let’s go!!!