De Canio: "Ragioniamo partita per partita"

Mister De Canio in conferenza a Torre del Grifo

Mister De Canio in conferenza a Torre del Grifo 

E’ intervenuto stamane in sala stampa a Torre del Grifo il tecnico del Catania De Canio.

E’ intervenuto stamane in sala stampa a Torre del Grifo il tecnico del Catania De Canio, che, rispondendo alle domande dei giornalisti, si è soffermato su alcuni concetti chiave in vista della partita contro il Torino, come il recupero di alcuni giocatori e la ricerca della continuità di risultati.

Quale problema pensa ci sia alla base dei zero punti fatti in trasferta fino ad oggi?
Limitatamente al periodo in cui sono responsabile aver incontrato Juve e Napoli penso sia stato un fattore determinante, in un momento difficile per il Catania. I risultati contro le big si possono fare quando ci si trova in condizioni ottimali e allo stesso tempo l’avversario incontra qualche difficoltà di troppo.

Quali effetti positivi ha determinato la vittoria contro l’Udinese?
Vincere aiuta a stare meglio, si lavora con più serenità. Anche dalle sconfitte possono ricavarsi insegnamenti positivi ma visto il momento che stavamo attraversando solo una vittoria poteva aiutarci a riprendere con forza il cammino della risalita.

Quanto è importante per un attaccante come Maxi Lopez il fatto di essere tornato al gol?
Gli attaccanti vivono del gol. Conta l’essenza, cioè la vittoria, e non chi la decide. Gli attaccanti hanno maggiori incombenze in questo ruolo, possono tornare ad esprimersi meglio, ma solo se la squadra riesce ad assecondarli. La vittoria è di tutti. Maxi viene da un periodo non felicissimo sotto il profilo professionale e quindi le motivazioni che ha possono aiutarlo a tornare ad essere quel giocatore importante che ha dimostrato di essere in passato. La gente che si accontenta non mi è mai piaciuta. La componente principale che cerco nei giocatori è l’ambizione: chi ha le qualità deve averne ancora di più. Maxi può aiutare sé stesso e la squadra a fare bene.

In settimana ha recuperato tanti giocatori: sono in lizza per una maglia o li utilizzerà con cautela?
Per qualcuno ci sarà cautela, per altri non c’è bisogno, ma bisogna valutare tanti aspetti: c’è chi nel proprio ruolo ha avuto un compagno che ha fatto bene; c’è chi è stato in nazionale e può essere più stanco; c’è chi ha lavorato meglio in settimana. Sono tutte riflessioni che un allenatore deve fare.

In questo discorso rientra anche Plasil?
Non è al 100%, non deciderò di schierarlo se non avrò la certezza assoluta che deriva anche dal confronto soggettivo che faccio con tutti i ragazzi.

Dopo la vittoria con l’Udinese c’è il rischio di un calo di fame, di motivazione?
Assolutamente no. Vittorie e sconfitte non sono elementi determinanti ma solo dei momenti che passano subito dopo essere avvenuti. Per me è molto più importante l’atteggiamento e la continuità che il risultato, non ci si può esaltare dopo le vittorie e deprimersi dopo le sconfitte, è un concetto su cui insisto molto con la squadra.

La partita contro il Torino può essere definita come uno scontro diretto?
Credo che siano due squadre molto vicine: pur in un momento sfortunato del Catania, una vittoria contro il Genoa sfumata in extremis avrebbe dato la possibilità di essere quasi a pari punti. Nei valori tecnici si equivalgono. Loro hanno maggiore serenità non avendo vissuto le situazioni di difficoltà che abbiamo vissuto noi.

Il Torino punta molto sul palleggio, partendo spesso anche dal portiere: pensa di attuare un pressing alto per metterli in difficoltà?
E’ un elemento tattico importante contro chiunque, non solo contro il Torino. Se una squadra palleggia bene, l’azione di pressing dev’essere fatta bene da tutta la squadra. Sono cose che si provano e riprovano in allenamento. Ci stiamo lavorando, è un’azione che per il dispendio energetico non può essere fatta sempre.

Avete fissato degli step di crescita di gioco e risultati?
Non sono solito fare questi discorsi, potremmo essere facilmente smentiti e se poniamo un obiettivo temporaneo e poi non si riuscisse a raggiungerlo potrebbe sopravvenire una mancanza di fiducia che porterebbe a smettere di lottare. Credo più in un discorso giornaliero e settimanale, partita per partita. Due o tre vittorie di seguito cambiano gli aspetti psicologici e gli obiettivi del singolo giocatore, ciò che va mantenuto è la mentalità, grazie alla quale non si perde l’ambizione e la voglia di combattere in ogni partita, e in tal caso nessun risultato è mai precluso.

Cosa può dirci sul processo di recupero di Leto?
Ha bisogno fisiologicamente di tempo. Non è questione di giocare dall’inizio ma di essere nelle condizioni di poterlo fare. Molto dipende dall’atteggiamento: il ragazzo ha vissuto un momento difficile, ora è più sereno, più attento, ha capito in che situazione si trova e lo considero al pari di altri una risorsa utile e importante. Il compito di un allenatore è far si che le risorse possano essere utilizzate nel migliore dei modi. Lui mi sta aiutando a recuperarlo e questo è l’aspetto più importante, il resto lo farà il tempo.

Il fatto di avere molti difensori a disposizione aumenta possibilità di scelta: questo restituisce più serenità e competitività?
E’ importante avere il gruppo al completo perché a me da la possibilità di valutare, di fare delle scelte e da anche ai giocatori maggiori sicurezze perché più persone possono concorrere al raggiungimento degli obiettivi. Tra chi è stato in nazionale e chi ha lavorato a parte abbiamo lavorato insieme pochi giorni ma è comunque un aspetto positivo.

Dopo aver schierato Biraghi alto e Alvarez davanti alla difesa dobbiamo aspettarci nuove invenzioni?
Ho delle idee in testa, magari l’andamento della gara mi costringe a fare delle cose che possono sembrare strane ma che sul momento hanno una logica. Non sono un integralista.

Qual è la causa principale della difficoltà a chiudere le partite?
Credo che sia più che altro una questione di atteggiamento, e anche di caratteristiche. E’ un aspetto su cui ho insistito e insisterò ancora per molto. In certi casi può essere più utile e anche bello saper giocare senza palla in verticale e non palla al piede o andando incontro alla palla. A dirsi sono cose facili, ma ci vogliono settimane di allenamento affinché il giocatore impari, perché è uno schema mentale che il giocatore deve imparare ripetendo i movimenti.