Cosi di Catania (calcio): Le ricerche del Capizzi e la leggendaria partita col Brindisi

Catania 1940-41: in piedi da sinistra Greco, l'allenatore Guzsik, Perrone, la riserva Raner, Servello, Di Bella, Peternel; accosciati Rotta, Nuvoloni, Bettini; seduti Stivanello, Sernagiotto e Nebbia.

Catania 1940-41: in piedi da sinistra Greco, l'allenatore Guzsik, Perrone, la riserva Raner, Servello, Di Bella, Peternel; accosciati Rotta, Nuvoloni, Bettini; seduti Stivanello, Sernagiotto e Nebbia. 

Nuovo appuntamento con i 'cosi catanisi' di Alessandro Russo

Addì martedì otto maggio duemilaediciotto, sono le sette del mattino e son qui seduto nello studio di casa. Non privo d’un pizzico di veemenza, penso di allestire qua, in questo piccolo spazio virtuale, la nuova puntata di Cosi di Catania (calcio). Ordunque, nel pieno possesso delle facoltà mentali, rimarco il mio punto di vista circa la data di nascita della storica società di pallone rossazzurra, antecedente (secondo me) al fatidico millenovencentoquarantasei. L’assist me lo fornisce l’amico Sergio Capizzi che mi ha contattato a redazione@calciocatania.com inviandomi l’avvincente e-mail che riporto integralmente.

“«L’ora della fine delle scoperte non suona mai»- questo è l’aforisma che tiene viva la passione per le ricerche storiche rossazzurre, portandomi a conoscere nuove storie su fatti e personaggi di un calcio che fu. Tali aneddoti persi nella notte dei tempi a volte riemergono in modo casuale da vecchi giornali. Così, per esempio, rileggendo alcuni file dal mio archivio m’imbatto in un opuscoletto celebrativo per il centenario del Brindisi calcio. Nulla di particolare fin quando tra alcuni racconti spunta fuori in grassetto il titolo Ugo Argentieri l'eroe di Catania – quando il calcio diventa leggenda.

Una parata militare al Cibali intitolato allo scomparso Gerarca Italo Balbo. Si distingue
sullo sfondo la scritta Hitler-Duce formata dai partecipanti. 



Di norma non considero buono a priori un racconto tratto da un magazine distribuito sul web, ma stavolta il testo mi pare curioso e interessante. Non volendo prender topiche madornali, mi premuro di accertare il reale svolgimento dei fatti col mio schedario personale composto d’articoli e quotidiani d'epoca. Una volta appurato che questi corrispondono al vero, intercetto uno degli autori del libro mastro sulla storia rossazzurra e cioè l’amico Filippo Solarino. Gli segnalo il mio ultimo ritrovamento, e gli racconto di aver trovato degli episodi topici su una partita disputatasi settantasette anni orsono. Tutto ciò comporterà peraltro la correzione d’un tabellino di Tutto il Catania minuto per minuto, sfuggito anche all'occhio attento di Carlo Fontanelli, papà della Geo Edizioni, Biblioteca del Calcio di Empoli.

«Perchè mai un anonimo 1-1 di serie C è entrato negli annali del calcio brindisino ?» mi domanda perplesso Filippo. «È una storia di uomini, -ribatto- di calcio, di giorni il cui tempo è scandito non da orologi le cui lancette avanzano, bensì dai bombardamenti, dagli stati d'allerta e coprifuoco.»

È il XIX anno fascista e sono passati pochi mesi da quando Mussolini ha dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Convinto dell'ingresso in una "guerra lampo" a fianco della Germania, il Duce non ferma il calcio anzi supporta il prosieguo dei campionati per rasserenare il popolo e continuare la sua opera propagandistica a favore dello sport. II 19 gennaio 1941, il Cibali (che però porta il nome del quadrunviro fascista Italo Balbo) ospita il Brindisi che sta disputando il quarto campionato di C della sua storia. La compagine pugliese è composta perlopiù da militari di stanza a Brindisi, sede della base navale della regia marina e di un importante aeroporto militare, dunque luogo di fondamentale importanza strategica per il bacino del mediterraneo. Spesso, per esigenze di servizio, accade che ad alcuni dei calciatori convocati vien negato il permesso di recarsi in trasferta. Così, in quella domenica di tanti anni fa, approdano in Sicilia per disputare il match contro i catanesi, solo nove di loro e senza manco l'allenatore. Il gruppo è composto dal portiere Rocco, Colucci, l'albanese Llambi, Chiara, Costantino, Leonetti, Gervasutti, Argentieri e D'Addato, quest'ultimo per giunta infortunato. In extremis l'allenatore Benincasa era riuscito a convincere il comando militare a lasciar partire gli avieri Feliciotti e Gasbarra; ma per la triste situazione dei trasporti all'epoca, i due che avrebbero consentito alla squadra pugliese di schierarsi quanto meno in numero regolare, perdono l'ultimo traghetto utile e non riescono ad arrivare in tempo in terra sicula.

Pronti, via !
Passati 18 secondi dal fischio d'inizio del direttore di gara, il signor Rizzo di Messina, Umberto Marcoccio deposita il pallone in rete. Sembra il prologo di una vittoria con molti gol all'attivo, e per gli avversari la gara si mette subito in salita. La squadra pugliese però non si scompone e forte anche di tre settimane di sosta dovute a turni di riposo e rinvii, dispone di energie più fresche. Contiene le veementi discese dei rossazzurri e talvolta contrasta gli etnei con durezza, cosicchè Colombo prima e Perrone dopo, vengono fatti oggetto di rudi interventi che li costringono a lasciare per diversi minuti il terreno di gioco. Quando rientrano in campo le condizioni dei due sono alquanto menomate, in particolare per lo sfortunato Armando Perrone, colpito con uno sgambetto da Leonetti. Nel mezzo di queste due annotazioni, durante una fase di alleggerimento avviene il patatrac. Corre il minuto 34' quando il marinaio Gervasutti, unico militare a ricevere il benestare per scendere in campo a Catania, dalla destra scocca un millimetrico traversone che inzuccato di testa da Argentieri finisce alle spalle del portiere Costanzo, mal coadiuvato nell'occasione dal terzino destro Stivanello.

A sinistra Le bandiere Renzo Bettini e Luigi Stivanello insieme a dei giovani tifosi. A destra Umberto Marcoccio 



Nella ripresa, poi, l’assalto etneo non trova gloria; con veemenza i nostri costringono gli ospiti a rintanarsi nella loro area di rigore. Intanto il portiere Rocco compie parate miracolose e voli spettacolari al limite dell'umana natura, e complice anche la traversa, riesce a fermarci sul risultato di uno a uno. Il triplice fischio di chiusura vede il nostro pubblico acclamare i vivaci atleti brindisini per l'impresa compiuta, sfogando così il malumore verso i rossazzurri.

L'autorevole penna di Enzo Longo, una delle più prestigiose firme in ambito calcistico, descrive un'autentica disfatta: male Costanzo che avrebbe potuto intercettare il cross di Gervasutti, e male anche Stivanello alquanto disorientato e abulico. Abbastanza attivo fu invece Raner che però abusò troppo nel gioco di testa; prestazioni limitate furono quelle di Colombo e Perrone, complici le botte rimediate dagli avversari; pessima la giornata di Bettini e Di Stefano, con l'attenuante per quest'ultimo di aver giocato la sua seconda partita di campionato nonché la prima davanti al proprio pubblico, mentre il povero Di Bella fu costretto a un lavoro di raccordo fra i reparti per sopperire appunto all'inefficienza dei due mediani appena citati. Infine Greco in posizione di mezzala non riuscì a dar il massimo nonostante l'impegno e dal torpore generale si salvarono il terzino Nebbia e l'autore del gol Marcoccio.

Tornando agli eroici atleti biancazzurri capitò che numerosi militari tedeschi presenti in tribuna, colpiti dall'ardore agonistico e dalla voglia di non uscire sconfitta della compagine brindisina, tifarono per gli ospiti sin dal primo minuto. Perfino l’arbitro dispensò pacche sulle spalle e strinse la mano a ciascuno dei nove giocatori congratulandosi in particolar modo con il portiere e con il marcatore dell'incontro. Mai in tutta la sua carriera aveva assistito a una sfida del genere: avrebbe conservato nel tempo il ricordo di quest’epica partita.”

19 Gennaio 1941 Catania-Brindisi 1-1
13. giornata – Campionato serie C

Catania: Costanzo, Stivanello, Nebbia, Di Stefano, Raner, Bettini, Perrone, Greco, Colombo, Di Bella, Marcoccio.
Brindisi: Rocco, Colucci, Llambi, Costantino, Chiara, Leonetti, Gervasutti, Argentieri, D'Addato.
Arbitro: Rizzo di Messina
Gol: 1' Marcoccio, 34' Argentieri


Italo Balbo, uno dei quadrumviri della marcia su Roma.