Cosi di Catania (Calcio): Salvo Gruttadauria, jolly rossazzurro luminare della chirurgia

Salvo Gruttadauria, ieri e oggi

Salvo Gruttadauria, ieri e oggi 

Nuovo appuntamento con la seguitissima rubrica del nostro Alessandro Russo

Buongiorno, buongiorno.
Rieccoci qui con la rubrica Cosi di Catania (calcio) in onda ancora una volta qua -più o meno puntuali- dalle frequenze on line di calciocataniapuntocom. Epperò prima del via urge una puntualizzazione, sarebbe a dire che senza il prezioso aiuto dello storico rossazzurro Sergio Capizzi codesto articolo qui non avrebbe mai potuto vedere la luce.
Dunque, a questo punto dovremmo essere tutti pronti per mollare gli ormeggi e spostarci indietro per un viaggio lungo quasi trentacinque anni. Siamo nell’anno di grazia millenovecentottantasette, è mercoledì diciotto novembre e in nostra compagnia c’è un calciatore delle giovanili del Catania ’46 che spicca per grinta e coraggio. Ha diciotto anni, si chiama Salvo e gioca da ala tornante, da terzino fluidificante o da mediano marcatore. Si è messo in risalto facendo la trafila dai “pulcini” alla “primavera” e adesso sta per coronare il sogno di ogni ragazzo catanese: debuttare in prima squadra.

Oggi è il professor Gruttadauria, ordinario di Chirurgia dell’Università di Catania, dove svolge la sua attività di docente; è un chirurgo che si occupa di trapianto di fegato e di interventi per i tumori del fegato del pancreas e delle vie biliari. Il professor Salvo Gruttadauria dirige il Dipartimento di Chirurgia Addominale e dei Trapianti Addominali dell’IRCCS ISMETT UPMC Italy di Palermo, l’unico centro per i Trapianti di Fegato della regione Sicilia, tutto questo in convenzione.

«Cosa trapianteresti –attacchiamo- da Palermo a Catania e cosa invece da Catania a Palermo?»
«Lavoro ormai a Palermo dal 1999. –ci risponde Salvo sorridendo- Da catanese ho imparato ad amare Palermo che, come Catania, è una splendida città del sud Italia e così come Catania è piena di cose belle ma anche di tanti problemi. Sono due città incredibili, Catania più aperta, Palermo più ricca di storia ma in sinergia sono la forza della Sicilia.»
«Che rapporto c’è tra il pallone di oggi e la medicina attuale?»
«Il calcio e la medicina hanno in comune molte cose, due in particolare mi sembrano da evidenziare: aiutano a vivere meglio e cementano i rapporti umani.»
«Quanto è importante fare la gavetta in ogni carriera professionale?»
«La gavetta è fondamentale in chirurgia così come in tutti i lavori, senza affrontare difficoltà non si può infatti crescere né professionalmente né umanamente.»
«Qualche tuo aneddoto degli anni con le giovanili rossazzurre.»
«In particolare mi piace ricordare l’ultimo anno nei “giovanissimi” con Stefano Merenda e l’unico anno negli “allievi” con l’indimenticabile Salvo Lo Certo. Per una riforma del settore giovanile della Federazione, quei due anni giocammo insieme con lo stesso gruppo e vincemmo tutto il possibile a livello provinciale e regionale e fu la prima volta per il Catania contro il Palermo nella categoria “allievi”, appunto nel 1986 dopo 40 anni dalla sua fondazione. Anche a livello nazionale ben figurammo contro Napoli, Bari, Rende e Crotone. Con quel gruppo di amici oggi abbiamo una chat che ci tiene ancora uniti. Di questo gruppo di invincibili vorrei ricordare Antonio Bonaccorso, Gipi Arena, Natale Belardi, Adolfo Verde, Andrea D’Agostino, Salvo Breve, Enzo Di Stefano, Mimmo Renna ed Enrico Zappalà.»
«L'equipe chirurgica in sala operatoria è un po' come una squadra di calcio in campo la domenica?» «Assolutamente sì, la chirurgia è un lavoro di squadra e nella medicina moderna l’approccio al paziente è più che mai multidisciplinare quindi chi proviene da sport di squadra è certamente avvantaggiato.»

Salvo Gruttadauria e quattro formazioni delle giovanili rossazzurre anni ottanta 



«Raccontaci di quella volta che hai battuto Antonio Conte per due a zero.»
«Quello era il mio primo anno in “primavera” dove giocavamo noi più piccoli, fra cui Salvatore Cuscunà, Alessandro Garofalo, Augusto Berengan, Carlo Farina, Franco Masticò con i ragazzi più grandi che avevamo avuto come modelli in tutto il settore giovanile. Parlo di Claudio Galletta, Puccio Frazzetto, Carlo Breve, Marco D’Agostino, Salvo Mazzaglia, Antonio Maugeri; incontrammo giocatori fortissimi come Antonio Conte e a volte come giustamente ricordavate vincevamo pure. Di quel gruppo oggi è rimasta una chat intitolata al Prof. Lo Certo; la particolarità di questa chat chiamata appunto i Lo Certo Boys e che ci sono ragazzi ex Primavera di età diverse da Fabrizio Guzzetta a Marcello Russo ad Alfredo Smirni, solo per citarne alcuni appartenenti a generazioni diverse.»
«Il tuo dopo Catania nel calcio fu l’Atletico Leonzio in C2, giusto?»
«Si ma durò solo sei mesi, seguii l’allenatore della Primavera con cui ero stato le due stagioni precedenti nella Primavera del Catania, Mister Salvo Bianchetti; la squadra era fortissima arrivò quarta nella C2 di allora per due anni di seguito, in particolare mi piace ricordare di quel gruppo due ragazzi catanesi che erano titolarissimi è che mi accolsero con grande amicizia: Vito Iuculano e Seby Cantone. In quei sei mesi, feci sette presenze fra Coppa Italia e campionato ma allora ahimè non c’erano gli under, quindi era veramente difficile trovare spazio a 19 anni in quella rosa. La mia presenza che ricordo come più strana fu al Cibali in Coppa Italia questa volta proprio contro il Catania. A marzo mollai perché facevo troppa fatica a conciliare gli studi di medicina con quei ritmi di allenamento.»
«Hai più seguito il calcio da vicino?»
«Dopo molti anni in cui mi ero completamente allontanato dal mondo del calcio, ho seguito un paio di campionati di Eccellenza durante gli anni della pandemia in cui mio figlio Giuseppe, ha giocato come under a Pedara e a Mascalucia ed in quei campi ho rivisto molti degli ex ragazzi del Catania degli anni Ottanta.»
«Torniamo finalmente al pomeriggio del diciotto novembre millenovencentottantasette, quale fu il tuo impatto con i grandi nella partita col Giarre?»
«Quella stagione feci con la prima squadra una amichevole ufficiale e subito dopo quella partita di Coppa Italia, ricordo Polenta, Puzone, Longobardo e vari big di allora ma in particolare mi piace ricordare Massimo Tarantino un ragazzo palermitano due anni più piccolo di me, mio compagno da qualche mese nella Primavera, che esordì nella stessa gara e poi fece una carriera strepitosa arrivando a giocare in pianta stabile in serie A.»



Stadio Cibali di Catania, 18 novembre 1987
Spareggi di accesso ai sedicesimi di finale Coppa Italia di serie C

Catania Beccari, Longobardo, Mattei, Pellegrini (46’Tarantino), Polenta, Gruttadauria, (46’Pierozzi), Cuicchi, Maddaloni, Del Rosso, Marini (74’ Cipriani), Puzone. All. Osvaldo Jaconi
Giarre Gambino, Praticò, Bonanno, (46’ Di Napoli), Sciuto, Biviano, Manieri, Cancelli, Tomasino, (78’ Basile), Spica, Dolce, Torti. All.Piero Cucchi
Arbitro Guida di Palermo
Rete 43’Puzone