Cosenza-Catania 1-1: Vittime dell’integralismo tattico

Tano Calil sacrificato sulla fascia sinistra.

Tano Calil sacrificato sulla fascia sinistra. 

Come ad Andria i rossazzurri, a causa delle scelte discutibili di Pancaro, escono solo nel finale, in cui sfiorano la vittoria.

E sono tre su tre. I pareggi in altrettante gare disputate dal Catania nell’anno solare 2016. Un “andamento lento” che certamente non asseconda i propositi di risalita in classifica che non soltanto l’ambiente, ma anche la stessa società (e perché no, lo stesso tecnico) hanno più volte manifestato. L’ennesimo pareggio, quello rimediato al “San Vito-Gigi Marulla”, al cospetto di un avversario che con una partita in meno insidia la zona playoff, nonostante un organico apparentemente non di primo livello (ma si potrebbe dire lo stesso della Casertana che sta, meritatamente, dominando il girone) e un gioco basato sulla corsa, sulla compattezza, sulla tenuta difensiva e sul cristallino talento del bulgaro di scuola Udinese Antonio Vutov. Un avversario che precederebbe il Catania anche senza penalizzazione. Il che potrebbe indurre a considerare il pari esterno, conseguito nonostante la prolungata inferiorità numerica, come un risultato di rilievo. Di rilievo, indubbiamente, è stata la reazione dei rossazzurri; ma il fatto che, come ad Andria, i ragazzi di Pancaro si siano svegliati solo nel finale rischiando addirittura di vincere, induce a pensare che questa squadra continui a non raccogliere ciò che le competerebbe secondo le proprie potenzialità.

Musacci-Agazzi, ennesima bocciatura
Provando a fare una disamina della prestazione del Catania partendo dalle sue “fondamenta”, cioè dalle scelte iniziali di Pancaro, possiamo appurare per l’ennesima volta delle incongruenze che confermano la testardaggine e l’integralismo tattico ormai marchio di fabbrica del tecnico originario di Acri. Il primo campanello d’allarme lo desta, alla prima lettura della distinta, il simultaneo utilizzo di Agazzi e Musacci, che già a più riprese nel girone d’andata hanno dimostrato di non saper coesistere ed ingolfare il fraseggio a centrocampo. Una scelta che sorprende più del dovuto, tenendo conto che, rispetto a qualche settimana fa, l’allenatore ha a disposizione più alternative di qualità (oltre a Scarsella, reduce da prestazioni deludenti, in panchina si sono accomodati Castiglia, il migliore del reparto per rendimento, e il neo acquisto Pessina). La partita di Cosenza ha confermato i dubbi sulla compatibilità dei due giocatori e soprattutto sulle condizioni di Musacci, sul quale Pancaro punta a occhi chiusi senza tener conto dei ritmi particolarmente lenti del suo mediano che partita dopo partita finisce vittima del pressing insistito degli arrembanti centrocampisti di turno, che hanno ormai capito il trucchetto.

Plasmati e Calil insieme? Non in un tridente…
Il secondo campanello d’allarme riguarda invece la scelta dell’assetto offensivo. Il tecnico schiera per la prima volta dal primo minuto Plasmati e Calil, ma pur di non abbandonare l’amato 4-3-3 decide di sacrificare Caetano sulla fascia sinistra, in quella stessa posizione in cui il brasiliano ha giocato spezzoni di partita piuttosto deleteri. Plasmati e Calil insieme hanno fatto vedere le cose migliori nelle pochissime occasioni in cui il Catania si è disposto, nei finali di gara, col 4-2-4 per recuperare il risultato (come contro l’Akragas e la Lupa Castelli Romani). Modulo che avrebbe potuto essere riproposto anche stasera ma dall’inizio, ovviamente con gli esterni abbassati sulla linea dei centrocampisti. Invece mantenendo il tridente il mister ha privato Calil della possibilità di far valere le proprie doti (anche se il brasiliano ci ha messo del suo, quando sullo 0-0 ha divorato il gol del possibile vantaggio) e lo stesso Plasmati, gol a parte, per gran parte del match è sembrato un corpo estraneo. Perché il problema è sempre lo stesso: i due attaccanti (che stando più vicini potrebbero: scambiare tra di loro; impegnare in marcatura i difensori avversari; occupare maggiormente l’area di rigore sui traversoni) finiscono con l’isolarsi troppo a vicenda a causa della disposizione tattica che li rende ostaggi delle difese avversarie.

Vutov incubo della difesa etnea; capacità di reazione da grande squadra
Alle discutibili scelte di Pancaro si è poi aggiunta una giornata disgraziata per i difensori etnei che hanno sofferto maledettamente il fantasista avversario Vutov, capace di liberarsi in un colpo solo di Ferrario e Pelagatti e poi guadagnare il rigore e provocare l’espulsione dell’ex Ascoli. Ferrario ha sostituito nell’intervallo Bergamelli, il quale ha pagato su un terreno di gioco non praticabilissimo come quello di Cosenza una condizione fisica che già alla vigilia non era delle migliori. Forse l’unico centrale a uscire indenne dal “San Vito” è stato Bastrini, al debutto in campionato con la maglia del Catania, che in una situazione di emergenza ha saggiamente pensato prima di tutto a non prenderle spazzando il pallone senza troppi fronzoli ogni qualvolta veniva spedito vicino l’area di rigore.
Ma non tutto è da buttare. La capacità dei ragazzi di Pancaro di reggere in inferiorità numerica, di sapersi organizzare, andare al tiro con Di Cecco, e poi al gol, di pregevole fattura, con Plasmati, e infine addirittura sfiorare la vittoria fa aumentare i rimpianti per un potenziale inespresso, ricollegandoci al discorso iniziale. Una squadra che non è nuova a simili imprese (vittoria col Martina Franca in inferiorità numerica; rimonta sfiorata con l’Akragas nel finale) non può rimanere rintanata nella propria metà campo per gran parte del match, come già accaduto ad Andria. Non può sacrificare sull’altare dell’integralismo tattico un giocatore come Calil, comunemente riconosciuto come “top player” di categoria. Non può permettersi il lusso di “regalare” giocatori agli avversari schierando gente non all’altezza (come è stato in passato Bastianoni) o fuori forma (come Scarsella, escluso solo in una situazione di sovrabbondanza, e Musacci, sul quale il tecnico continua a insistere). Tutte scelte che riconducono ad un unico responsabile: Pippo Pancaro, fin qui pienamente assistito dalla società, che anche in questa sessione di mercato sta assecondando le sue richieste (l’imminente arrivo di Giannone, complicazioni di mercato permettendo, ne costituisce conferma).

Contro il Matera ultima chiamata per Pancaro?
Col pari conquistato a Cosenza il Catania, se non altro, si terrà al di sopra della zona playout. Ma attenzione, per scrollarsi definitivamente di dosso dalle sabbie mobili bisogna conquistare i tre punti e dare una scossa, sia alla classifica che all’ambiente, per evitare di cadere in una controproducente depressione. Domenica 31 arriverà al “Massimino” un avversario di spessore, quel Matera che dopo essere stato battuto a domicilio proprio dal Catania di Pancaro nel primo match stagionale disputato dagli etnei, ha poi risalito prepotentemente la china col cambio della guida tecnica (Pasquale Padalino in luogo di Davide Dionigi…e se il Catania prendesse esempio?). In attesa del posticipo di giornata che vedrà i biancazzurri scontrarsi in casa contro la Fidelis Andria lunedì sera, i lucani sono reduci da cinque vittorie consecutive (il famoso filotto che manca tanto ai rossazzurri per dare la necessaria svolta) e non perdono in campionato dal lontanissimo 25 Ottobre 2015 (1-0 rimediato proprio al “San Vito” contro il Cosenza). Insomma, la partita non è delle più semplici, indipendentemente dalle novità che potranno arrivare in sede di mercato. Ma un’ennesima mancata vittoria potrebbe e dovrebbe portare la dirigenza a riconsiderare la smisurata fiducia riconosciuta al proprio allenatore…