Corsi e ricorsi storici

 

Tra cronaca e statistica, un paragone tra gli ultimi anni del Catania ed alcuni periodi del passato rossazzurro.

La Serie C 2017/18 sarà, per il Catania, la terza stagione consecutiva in terza serie. Un fatto del genere non si verificava dal triennio 1999-2002, caratterizzato dal passaggio di proprietà dalla famiglia Massimino ai Gaucci e concluso con la promozione in B conquistata allo “Iacovone” di Taranto il 9 giugno 2002. Va però ricordato che in quegli anni la Serie C1 rappresentava uno dei tanti passaggi che accompagnarono la lunga risalita dall’Eccellenza alla Serie A dopo la tentata radiazione perpetrata dalla F.I.G.C. nel 1993.
Il momento che il club etneo sta vivendo da qualche anno a questa parte è invece assimilabile ad un altro periodo storico, risalente ai primi anni ’90, durante i quali la squadra rossazzurra disputò diverse annate consecutive in terza serie dopo essersi resa protagonista, nel decennio precedente, di un capitombolo che nel giro di tre anni (dal 1984 al 1987) portò il Catania dalla massima serie alla C1.

Le promesse (di varia natura) disattese negli ultimi anni
Tali annate furono caratterizzate dalle innumerevoli promesse di successi sportivi sventolate dall’allora presidente Angelo Attaguile. Promesse puntualmente disattese, di stagione in stagione. Un po’ come quelle fatte dalla società attuale, per mezzo dei diversi dirigenti che si sono succeduti, dal 2014 ad oggi.
Nell’estate del ritorno in B l’ad Pablo Cosentino sbandierò ai quattro venti la ferma convinzione di poter riconquistare immediatamente la Serie A (e addirittura, di poter arrivare subito dopo in Europa League). Non a caso lo slogan della campagna abbonamenti era l’eloquente “ripartiAmo”. Tali proclami vennero smentiti dal campo, sia nel girone d’andata, sia in quello di ritorno, nonostante la rivoluzione dell’organico messa in atto dalla società durante il mercato invernale.
La stagione 2014/15 si concluse poi con la retrocessione per illecito sportivo a seguito degli sviluppi dell’inchiesta “I treni del gol”. Nelle concitate settimane che seguirono lo scoppio dello scandalo, il patron del Catania Antonino Pulvirenti, dopo essersi dimesso dalla carica di presidente, annunciò pubblicamente di aver messo in vendita il Catania e di voler uscire a stretto giro di posta dal mondo del calcio. La stagione 2015/16 è stata così caratterizzata da continue voci su una possibile cessione della società e da frequenti precisazioni e rettifiche da parte di Finaria in merito alle indiscrezioni diffuse dalla stampa. L’ipotesi del passaggio di proprietà è però tramontata definitivamente con il ritorno in società dell’ad Lo Monaco e l’annuncio del rilancio economico programmato dalla holding che controlla la squadra dell’Elefante.
Proprio Lo Monaco, durante l’estate del 2016, commentando la rosa messa a disposizione di Rigoli nelle conferenze di presentazione dei nuovi acquisti, ha ostentato un certo ottimismo testimoniato dalla frase “spariamo alle mosche con i cannoni”. I sette punti di penalizzazione non consentivano di puntare dichiaratamente al primo posto, ma fino a quando il Catania è riuscito a tenere il passo delle prime della classe, l’ad ha continuato a ribadire che l’obiettivo stagionale era quello di qualificarsi i playoff centrando una buona posizione (almeno il 5°/6° posto) e giocarseli in modo competitivo. Anche questa “promessa” è stata smentita dai fatti.

Lo Monaco come il Cavaliere, ma con una sostanziale differenza…
Un’altra analogia coi primi anni ’90 è rappresentata dall’esistenza di una pesante situazione debitoria che l’attuale società ha dovuto affrontare, così come fece a suo tempo Angelo Massimino dopo il suo “ritorno in sella”, avvenuto nell’estate del 1992. Il Cavaliere ereditò i disastri della gestione Attaguile e in un solo anno, attraverso un lavoro mirato ed efficiente, riuscì ad abbattere di oltre il 60% i debiti pregressi (come riportato sul volume “Tutto il Catania minuto per minuto”, stagioni 1991/92 e 1992/93). L’opera di risanamento fu interrotta da un certo Antonio Matarrese, protagonista del noto “Caso Catania” del 1993.
Da par suo, anche Pietro Lo Monaco, nel primo anno del suo secondo “mandato” alle falde dell’Etna, ha dovuto occuparsi prevalentemente delle pendenze economiche frutto della scellerata gestione Cosentino (non a caso ha affermato di aver dedicato più tempo agli avvocati che alla squadra). Secondo lo stesso ad, tale intenso lavoro ha portato alla cancellazione di circa 20 milioni di debiti, ponendo le premesse per un definitivo rilancio sotto il profilo sportivo. Se l’impegno di Lo Monaco è paragonabile a quello profuso a suo tempo da Massimino, è anche vero che il Presidentissimo agì per amore del Catania, rimettendoci di tasca propria, mentre il dirigente di Torre Annunziata ha espletato le funzioni proprie del suo ruolo, per il quale è retribuito.
L’auspicio per (l’immediato) futuro è che i rossazzurri riescano ad eguagliare, sotto il profilo sportivo e statistico, quanto raggiunto dai loro predecessori al termine dei trienni 1977-1980 e 1999-2002, per evitare che un’eccessiva permanenza in terza serie possa rievocare i fantasmi del 1993…