Conosciamo De Canio a 360°: in una intervista il mister spiega il suo calcio

Luigi De Canio, nuovo allenatore del Calcio Catania

Luigi De Canio, nuovo allenatore del Calcio Catania 

Conosciamo nel dettaglio il nuovo tecnico del Catania Gigi De Canio. In una intervista il mister spiega il suo modo di intendere il calcio: moduli, allenamenti e mentalità.

Da ieri il Catania ha un nuovo allenatore. Si tratta di mister Luigi De Canio, ex tecnico di Udinese, Napoli, Genoa e Lecce. De Canio che subentra a Rolando Maran, avrà il compito di risollevare il Catania da un inizio di stagione alquanto complicato in cui la squadra rossazzurra ha racimolato appena 5 punti in 8 giornate. De Canio dovrà lavorare sulla testa dei calciatori per riconquistare autostima e motivazioni ma dovrà lavorare anche sul campo per consentire alla squadra di esprimere un gioco che sia principalmente efficace, in casa ed in trasferta. La redazione di “CalcioCatania.Com” vi propone una vecchia intervista a Gigi De Canio realizzata dalla rivista mensile “Il nuovo calcio”. In questa intervista, poco prima di sedersi nel 2012 sulla panchina del Genoa, De Canio spiega nel dettaglio la sua concezione del calcio, il suo modo di lavorare durante la settimana e che tipo di modulo e gioco predilige. Conosciamo quindi mister De Canio a 360°

De Canio con quale sistema di gioco affronterete la stagione?
“Senza dubbio giocheremo con la difesa a quattro, con i due laterali bassi che avranno compiti di spinta e copertura, così se in fase di impostazione dovessero chiuderci l’uscita da una parte del campo, con il giro palla potremmo spingere sul lato opposto”

E il centrocampo?
“Voglio giocare a tre, con un elemento che fungerà da vertice basso e avrà il compito di costruire mentre i due esterni dovranno coprire e inserirsi. Nomi, come vedi, non ne faccio perché la stagione è lunga e tutti avranno modo di mettersi in mostra”

In attacco invece?
“Qui ci sono due possibilità. La prima con tra attaccanti, una punta centrale e due esterni che attaccano la profondità, due elementi che abbiano un’ottima resistenza alla velocità. Quanto utilizzeremo il tridente, in fase di non possesso palla, il compito dei giocatori offensivi sarà quello di disturbare la costruzione del gioco, ma non voglio assolutamente che rientrino nella nostra metà campo”

Perché?
“Perché la fase difensiva, se ben organizzata, la si può fare anche con quattro uomini difensori e tre centrocampisti e se i miei uomini rimangono alti la difesa avversaria dovrà preoccuparsi di non lasciarli soli”

Qual è la seconda opzione per l’attacco?
“Due attaccanti e un trequartista alle loro spalle. Quest’anno iniziamo un nuovo ciclo tecnico-tattico per dare un’indicazione alla società anche in chiave futura”

E ancora…
“Vorrei aggiungere che giochiamo in uno stadio bellissimo (lo stadio Ferraris di Genova), senza la pista, con il pubblico vicino al campo, pronto a far sentire il suo calore. Per questo dico che stiamo costruendo una squadra propositiva, che voglia attaccare e pressare l’avversario. La qualità tecnica del gioco è direttamente proporzionale alla qualità tecnica dei calciatori e la nostra ambizione è far convivere il maggior numero possibile di elementi con i piedi buoni”

Volendo aprire un ciclo paga identificarsi in un unico sistema di gioco oppure in Italia non è possibile?
“Identificarsi in un unico sistema di gioco è possibile anche in Italia, dipende da quanto la società crede nel progetto. Se si sceglie un sistema di gioco e si lavora solo su quello ci sono tanti vantaggi: i calciatori assimilano esperienze e conoscenze sempre maggiori che li rendono più sicuri sotto tutti i punti di vista. Lavorando su un solo modello, infatti, c’è la ripetizione del gesto tecnico e motorio, e l’assimilazione dei concetti tattici e tutti questo, a livello psicologico, aiuta moltissimo. Identificarsi negli anni in un sistema di gioco serve a rendere più facile l’inserimento dei giocatori che integrano la rosa durante le sessioni di mercato, perché il neo acquisto si va a inserire in un contesto molto rodato. Detto questo, però, non è escluso che si possa variare l’atteggiamento tattico in alcuni momenti della partita”

Durante la costruzione della squadra su cosa ti concentri maggiormente? Sulla tattica individuale o sui reparti?
“Sulla costruzione dei reparti. Il giocatore che arriva in Serie A, infatti, dovrebbe essere pronto, perché la tattica individuale si dovrebbe lavorare compiutamente nei settori giovanili. Purtroppo non sempre è così e, di conseguenza, con il mio vice, Roberto Rizzo, se serve ci fermiamo dopo la seduta con i giocatori che ne hanno maggiormente bisogno. Durante la costruzione della squadra, invece, non si può prescindere dai reparti e, tornando all’argomento della domanda precedente, se il lavoro di costruzione del gioco avviene all’interno di una struttura tattica consolidata è più facile, sia quando si prosegue il cammino con l’allenatore che c’è sia quando ne arriva uno nuovo”

Perché?
“Perché non c’è da impostare un lavoro nuovo e non c’è nulla da stravolgere, ma si deve lavorare su una struttura esistente. Prendiamo il caso del nuovo allenatore, avrà il compito di aggiungere le sue conoscenze calcistiche a quelle assimilate dal gruppo fino a quel momento e ogni calciatore ne risulterà arricchito e sarà più sicuro nelle scelte che compie”

Se si lavoro su un solo sistema di gioco è possibile ottenere risultati migliori?
“Sì, se i calciatori sono di buona qualità si possono ottenere risultati superiori alla somma del valore dei singoli elementi. Come ho detto, adottando questa filosofia ci sono più certezze.”

Quali sono i lavori imprescindibile durante la costruzione della squadra?
“Bisogna lavorare sul modo di stare in campo, esaltando le potenzialità del calciatore, sia a livello di tattica individuale sia nel contesto collettivo. E’ poi necessario curare l’aspetto psicologico, indirizzando i giocatori verso un obiettivo comune, abituandoli a non ragionare esclusivamente in un’ottica personale”

Durante il periodo iniziale, nel quale si cura la costruzione del gioco, monitorate la risposta della squadra alle vostre indicazioni tattiche?
“Certamente! Ma per avere una risposta su come sia recepita la nostra proposta serve che si giochi ancora qualche partita di campionato. Secondo la mia esperienza, comunque, quando l’allenatore vede che i calciatori seguono e si entusiasmano, vuol dire che la strada tracciata è quella giusta. E’ bene, però, sapere per cosa si lavora, cosa chiede la società: c’è chi deve puntare a vincere il campionato e si esalterà solo quando otterrà la certezza aritmetica dello scudetto e chi invece, come noi, dovendo migliorare i singoli e il gruppo si feliciterà quando vedrà che c’è crescita continua”

Il giocatore si motiva solo con il risultato?
“Penso e spero di no. Il giocatore dovrebbe motivarsi per la qualità della proposta del lavoro dello staff”

Quali sono le richieste che il giocatore rivolge allo staff?
“Primo: quando i giocatori fanno delle richieste è perché l’allenatore e lo staff si sono guadagnati la loro stima. Ognuno, di norma, chiede di individualizzare in base alle proprie necessità, per colmare le proprie lacune tecnico-tattiche o dei gap sul piano atletico. Un esempio? Un laterale di difesa, carente nei cross, chiede cosa fare per mettere meglio la palla in mezzo… migliora lui, migliora l’efficacia della squadra. Qui al Genoa sono molti i giocatori che fanno richieste e il bello è che vengono da noi giovani e anziani”

Un esempio?
“Un portiere si sente carente nel gioco di piede, visto che la Serie A non è come i campionati giovanili o la B. Il ragazzo vuole acquisire grande sicurezza e padronanza nel controllo, così a noi ha chiesto esercizi mirati: ora lavora con il preparatore specifico per migliorare ed esaltare le abilità proprie di numero uno, poi con l’allenatore tecnico svolge un lavoro mirato di tecnica calcistica”

I giocatori normalmente chiedono di colmare le lacune o di esaltare ulteriormente le qualità?
“Di norma si vogliono colmare le lacune, ma è normale chiedere aiuto per imparare a fare meglio ciò che riesce con difficoltà”

Durante la stagione inserite sedute aggiuntive individuali?
“Sarebbe possibile farlo, ma molto dipende dalle strutture societarie e dalla logistica. Se devo far venire al campo un giocatore per 40′ di tecnica individuale, farlo rientrare a casa e chiedergli di tornare dopo un’ora e mezza per l’allenamento non conviene a nessuno. Si crea stress e il ragazzo è costretto a rimanere in macchina per molto tempo. E quindi, per chi lo desidera, è meglio fermarsi a fine seduta per svolgere i lavori consigliati. Certo, se la società avesse a disposizione una struttura nella quale dopo i 40′ di tecnica individuale del mattino il giocatore potesse mangiare e riposarsi sarebbe diverso. Io, però, avrei un’idea differente”

Quale?
“Per l’allenamento di tecnica vedrei bene una figura molto carismatica, un ex giocatore di buon livello che sappia dimostrare alla perfezione il gesto. A questo allenatore, chiederei di lavorare sia con i giocatori della prima squadra sia con i Primavera prossimi al grande salto".