Cholo duro!!!

"Sime One", uno con le palle... 

Le palle, una riprova
Le palle. Quelle che dimostra, dopo sei mesi, di avere il Catania, giacché non si recuperano due partite come quelle con Lecce e Genoa, peraltro in condizioni ambientali assurdamente difficili, senza averle ben corpose (sì, una volta potrebbe apparire un caso, due suona come una conferma...). Le palle. Come quelle che non bisognerebbe scassare al buon "Sime One" e, invece, puntualmente Soloni, principi della Tattica post-mortem, baristi autostimantisi incroci fra Capello e Van Gaal, allenatori dei pulcini presentati come maghi di herreriana memoria, commentatori in difficoltà con l'italiano proprio degli infanti in età evolutiva, "scotolamunnizza" da operetta e pseudotifosi in malafede continuano a frantumare o, meglio, a tentare di farlo, dimostrando di non capire nulla non solo di calcio (il quale non è la scienza esatta che qualcuno crede sia...), ma anche (e soprattutto) di psicologia. E sì, non è difficile comprendere come, in un frangente così delicato per il futuro della stagione, spaccare i maroni a un allenatore giunto a rimediare le devastazioni dell'infausta epoca giampaoliana (in poco tempo e con una squadra non costruita da lui) possa risultare la cosa più deleteria dell'Universo. Ma tant'è. Ci siamo abituati. Catania è questa. Io non mi arrendo, che sia chiaro. Diceva Natalie Clifford Barney: "Il fatalismo è la via più stravagante per accettare l'inevitabile". Io non lo accetto. Non lo accetterò mai.

No al "masopessimismo"
Sono strasicuro che domani sentirò e leggerò similguardiolisti sottolineare il "tempo regalato" (il primo) dal Cholo al Genoa, proponendo dotti paralleli con la gara di Napoli, piuttosto che annotare i cambi azzeccati della ripresa, la grinta trasmessa alla squadra e al pubblico, i tre punti di platino, i progressi di Lodi, Ricchiuti e Bergessio, il fatto che il Catania adesso segna e gioca in attacco piuttosto che subire unicamente i soliti gol, etc. Del resto, dopo aver avuto l'esperienza postnapoletana, ci sta tutto. Al "San Paolo" i padroni di casa, secondi in classifica, avevano vinto con un mezzo tiro in porta, a seguito di un arbitraggio discutibile e graziati ben quattro volte da un Catania molto più pericoloso. Eppure sembrava che il Catania di Simeone avesse perso ignominiosamente contro un branco di pellegrini. Senza un minimo di memoria storica, "solito more", senza aver l'onestà intellettuale di rimarcare un dato assai semplice da rilevare: quante squadre a Napoli hanno fatto meglio dei rossazzurri? Ma lasciamo stare. Ripeto, se qualcuno pensa che il nostro destino sia affogare nel "masopessimismo", io non ci sto. Per niente. Oggi i ragazzi, soffrendo e lottando, ci hanno regalato una delle pagine più epiche della recente storia etnea, un "lunch match" che rimarrà indelebile nella nostra memoria. Cosa importa se nel primo tempo si è giocato male e nella ripresa splendidamente? Le partite durano 90' e rimbalzano tra episodi determinanti e altalenanti vicende psicologiche e tecniche. Ciò che conta è che si sia portato a casa un risultato fondamentale, che si sia toccata quota 29 (-10 alla meta con 11 match da giocare), mettendo insieme anche buone trame, pali, azioni da rete ripetute, emozioni spettacolari. Questo è il calcio, che diamine! Il valore di questo risultato è incommensurabile, non solo perché le lunghezze di distanza dal terz'ultimo posto sono diventate 4 (Cesena, vittorioso sul Chievo). Incommensurabile dal punto di vista psicologico, dell'autostima; incommensurabile perché i rossazzurri si lasciano dietro 5 squadre: Bari, Brescia (fermato in casa dal "rimontante" Lecce), Cesena, Lecce e Parma (buon punto mariniano a Roma). Una bagarre finale, sì, ma una bagarre in cui il Catania parte da uno stallo avanti.

Trovati gli 11...
Le critiche bisogna farle "giuste". E, allora, se proprio vogliamo dire qualcosa al tecnico etneo, diciamogli: "Auuu, Cholo, ora basta con gli esperimenti, la squadra è quella della ripresa". Punto. Non funziona il 4-3-1-2 proposto nel primo tempo. Non funziona Gomez dietro le punte. Non funziona per niente l'assenza di gioco sulle fasce, deleterio per le due ottime punte che ha il Catania, quasi un lusso. Non funziona Ledesma, prendiamone atto: lento, impreciso, a tratti indisponente. I primi 45' odierni si mostrano come paradigmatici, al di là del fatto che il gol del vantaggio genoano di Floro Flores fosse viziato da un netto off-side. Squadra lenta e impacciata, drammaticamente povera di sostanza a centrocampo, dominato da Kucka e Veloso, dove il solo Lodi (fra i migliori) predica nel deserto, corsie laterali asfaltate da Mesto, Moretti, Rossi e Criscito, punte isolate e abbandonate a sé stesse e... Augustyn. Improponibile a questi livelli. Un suo chiaro fallo in area su Floro aveva "spaventato" i tifosi rossazzurri sugli spalti. Un errore, quello di Giannoccaro e dei suoi collaboratori. Uno dei tanti. La sola occasione fallita da Ledesma (incapace di mettere la palla dentro da qualche centimetro) non può bastare. Non può bastare se si pensa al chiaro predominio rossoblù e al clamoroso palo di Rossi, seguito dal miracolo di Andujar sullo stesso centrocampista ligure. Funziona, di contro, il 4-4-2 della ripresa, durante la quale tutto cambia, psicologicamente (Simeone "spara" negli spogliatoi) e tatticamente. Schelotto (per il deludente Potenza) e Gomez (per Ledesma) a riequilibrare le fasce, Carboni, Lodi e Ricchiuti in mezzo, Bergessio e Maxi da tandem di punta più accentrato, più "vicino". Si vede fin dai primi minuti che il "clima" è cambiato. Con ancora nelle orecchie cori e fischi, i rossazzurri si fiondano in avanti, sommergendo gli ospiti. I due gol di Maxi (su calcio piazzato) e Bergessio (gran botta sotto misura deviata da Criscito) risultano la più chiara risultanza di questo dominio. Rinato Alvarez sulla sinistra, bene Schelotto a limitare Criscito, di gran lunga meglio Gomez da esterno, sempre lucido in regia Lodi, scatenati in pressing i due attaccanti. Ma è soprattutto un giocatore a cambiare la partita: Adrian Ricchiuti, messo nel ruolo "mihajloviciano". Il suo, quello dei "50 minuti". Devastante palla al piede in percussione, decisivo in occasione delle due reti, geniale in alcuni assist, mai banale. Il regista offensivo che serve a questa squadra. Direi imprescindibile. Il Cholo deve farsene una ragione. Oltre tutto, la gara si era messa benissimo a seguito dell'espulsione di Criscito per fallo da ultimo uomo su Lodi. Peccato che fosse rigore. Nell'occasione si fanno buttare fuori anche Floro (già in panca, sostituito da Paloschi) e Ballardini, per inutili e immotivate proteste. Altro errore di Giannoccaro di Lecce... L'unica "pecca" del Catania è non chiudere la partita. Per imprecisione con Maxi, per sfortuna con Lodi (palo su conclusione a giro di rara bellezza). E quando sbagli, rischi di pagare. Rischi se hai la sfortuna di dover sostituire lo squalificato Spolli con un elemento inadeguato alla categoria come Augustyn. Al secondo tentativo ci riesce, il polacco: si fa anticipare da Paloschi su un cross innocuo dalla destra e lo trattiene a due passi dalla porta rossazzurra, procurando rigore ed espulsione. Questa volta è impossibile "fallare" per Giannoccaro. Ma è destino, i canovacci delle imprese calcistiche leggendarie richiedono anche situazioni del genere: batte Veloso e Andujar, in un solo colpo, riscatta una stagione negativa (chiare colpe pure sul primo gol del Genoa, quando non riesce a trattenere un facile tiro dal limite). Straordinaria la parata del portiere della Nazionale "albiceleste" sul tiro ben indirizzato dal portoghese Veloso. Poi, sofferenza, urla, Cholo scatenato a incitare il pubblico, sofferenza e trionfo. Il "sale" del calcio.

Cori "scaramantici", ma Bergessio...
Ormai sono divenuti quasi un rito apotropaico (scaramantico) i cori contro Lo Monaco da parte della Curva, gli striscioni, i frizzi e i lazzi. Stesso intreccio di Catania-Lecce, stesso risultato "miracoloso". Ci si chiede se non sia il caso di "istituzionalizzare" questo talismanico rituale. Si sa, per una tranquilla salvezza questo e altro... Tuttavia, il presidente Pulvirenti c'è rimasto male e non le ha mandate a dire. V'è da capirlo. Il Catania va per il sesto campionato di fila in A, record uguagliato; e l'artefice è lui, Petrus, "l'amarissimo che fa benissimo". Innegabile. In aggiunta, vorrei far riflettere su una cosa. Si contesta Lo Monaco per la campagna acquisti, per il "braccino corto" et similia, ma a gennaio il suddetto A.D. ha preso tre giocatori: Lodi, Schelotto e Bergessio. Dei primi due si è detto, subito decisivi, quindi acquisti "azzeccati". Il terzo si è presentato oggi: grande partita, buona intesa con Maxi, gol superdecisivo e doppietta sfiorata con una conclusione diagonale bellissima su assist di Ricchiuti. Quante società del campionato italiano hanno indovinato tre acquisti "pesanti" nel mercato invernale? Urge la risposta. Di contro, il presidente Pulvirenti dovrebbe domandarsi il reale motivo per cui una tanto chiara e incontestabile bravura lavorativa -Lo Monaco è innegabilmente fra i migliori dirigenti dell'attuale calcio italiano- non trovi alcun riscontro a livello di rapporto con il territorio, tifosi in primis. La risposta è scontata: il problema è di mera comunicazione, campo in cui Petrus non eccelle. Basterebbe che l'A.D., nelle sue classiche interviste fiume ai giornali locali, non toccasse alcuni "punti" e tutto filerebbe liscio. Ma Lo Monaco è un sanguigno, uno che non ci sta a tenersi dentro la "bile", uno che non riesce a sopportare in silenzio quelle che ritiene ingiustizie o ingratitudini. Interpreta la vita e il lavoro come una lotta continua il cui senso è "con me o contro di me". E, quindi, diventa inevitabile l'incancrenirsi di determinate situazioni. Tutto qui. Sarà sempre così.

Caram...Mihamoci contro i viola
"Carammarsi" ("scaraventarsi" per i non siculofoni) nel calcio non è sempre funzionale al ragiungimento dell'obiettivo finale. Ma "ragionare" lentamente (mooooolto lentamente) a cosa è servito finora nelle gare in trasferta? Nel caso della prossima partita del "Franchi", quindi, mi sembrerebbe il caso di cambiare registro. Infatti, il Catania ha conseguito solo 4 punti fuori dalle mura amiche (quattro pareggi, nessuna vittoria). E' giunto il momento di metterci tutto il furore possibile, al fine di portare a casa un risultato utile che consentirebbe alla squadra di fare un salto avanti quasi definitvo in classifica. Bisogna proprio "scaraventarsi" sulla Fiorentina dell'ex Mihajlovic, uno che, al contrario di (pochi) ma incredibili "rimpianti" giampaoliani, ha fatto realmente bene nella nostra città. Un uomo vero, con gli attributi, così come il Cholo. Uno "adatto" a Catania e al Catania. Non sarà facile, ma i viola visti a Bari non sono il Real Madrid. Oltre tutto, si trovano in una posizione di classifica tranquilla... E' necessario avere il coraggio di andarsela a giocare fin dall'inizio, prendendo atto delle risultanze della ripresa odierna. Senza più "sperimentare"... Rientrerà Spolli, inoltre, e non è un "acquisto" da poco. Ma conterà lo spirito. Vogliamo la stessa "cattiveria" agonistica di oggi. Questo è il Catania di tutti. Let's go, Liotru, let's go!!!