Chievo Verona-Catania 2-0: commento "a caldo"

Lo sloveno Cesar contrasta a dovere Bergessio (che salterà la partita col Genoa)

Lo sloveno Cesar contrasta a dovere Bergessio (che salterà la partita col Genoa) 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra clivensi ed etnei.

Focus sulla tattica: Corini azzecca la mossa di piazzare Hetemaj in pressing su Lodi e Maran non trova il bandolo della matassa.
Il 4-3-3, ormai cavallo di battaglia in casa, ha convinto anche nell’ultima trasferta, quella di Parma, indi per cui Maran tira dritto e propone lo stesso schema contro il Chievo. L’unico rebus da sciogliere riguarda la sostituzione dell’infortunato Barrientos e il trainer di Rovereto opta per la stessa soluzione adottata in corsa contro la Lazio, schierando Keko. Così, davanti ad Andujar, linea a quattro composta da Peruzzi, Bellusci, Spolli e Alvarez; centrocampo confermato, con Izco, Lodi e Rinaudo; attacco che vede, come detto, l’innesto di Keko che si piazza sulla destra a fianco dei confermati Bergessio e Castro.
Cerca di cambiare qualcosa invece Corini per invertire il trend negativo in cui i clivensi si trascinano da ormai troppo tempo. Il giovane tecnico gialloblù abbandona il 3-5-2 in genere utilizzato in stagione per passare ad un 4-3-1-2 che, invece, schierava spesso durante lo scorso campionato. La sorpresa però sta non tanto nello schema quanto negli uomini scelti: davanti ad un Agazzi confermato nonostante i pasticci contro la Juventus trovano posto Nicolas Frey, Dainelli, Bostjan Cesar e Dramé; a centrocampo l’unico punto fermo è capitan Rigoni davanti alla difesa, al suo fianco trovano posto il redivivo Guana (fuori rosa per metà stagione) e il recentissimo ex Guarente, finora poco utilizzato da Corini; nella posizione di trequartista si piazza il centrocampista Hetemaj a sostegno del tandem d’attacco Thereau-Paloschi.
Il primo tempo si chiude con i padroni di casa in vantaggio e Maran, per aggirare la mossa di Corini che ha piazzato Hetemaj in pressing su Lodi per contrastare il fraseggio etneo, decide di invertire la posizione del n°10 con quella di Rinaudo. Tuttavia l’argentino appare in difficoltà e sbaglia diversi passaggi, e l’esperimento viene bocciato nel giro di dieci minuti.
Nel frattempo Corini manda in campo Stoian al posto di uno spento Thereau: il rumeno si va a piazzare nella posizione che predilige, partendo dall’ala sinistra, con Hetemaj che si allarga sull’altro fronte andando a comporre un 4-3-2-1 che vede in Paloschi l’unico riferimento in attacco.
Dopo un quarto d’oro dall’inizio della ripresa arrivano i primi cambi per il Catania: prima entra Fedato per un inconcludente Keko, con l’ex Bari che si piazza sulla sinistra scambiandosi la fascia con Castro, e a stretto giro di posta Maran inserisce Plasil per Rinaudo.
I rossazzurri non riescono a pareggiare il match e anzi subiscono il gol del raddoppio al 68’. Tre minuti dopo Maran ricorre all’ultimo cambio, obbligato dal fallaccio con cui Rigoni falcia Castro: al posto del “Pata” entra Kingsley Boateng. Subito dopo Corini si copre e passa a un 5-4-1 inserendo il difensore Bernardini al posto di Guana. L’ex Livorno si piazza al centro della difesa con Dainelli e Cesar mentre Hetemaj e Stoian abbassano ulteriormente il proprio raggio d’azione.
A dieci minuti dalla fine Corini toglie pure Rigoni, che pochi minuti prima aveva rischiato di beccarsi il cartellino rosso per l’intervento scomposto nei confronti di Castro, concedendo l’ultimo scampolo del match al pari ruolo Radovanovic che fa da schermo in mezzo al campo insieme a Guarente.
Non ci sono sufficienti spazi per il Catania e la partita si conclude col risultato di 2-0 a favore del Chievo.

Cosa va: confermati i recenti progressi in fase offensiva, ma manca quel pizzico di cattiveria in più sotto porta.
Il Catania butta alle ortiche un’ottima occasione per tirarsi fuori dalle sabbie mobili ma esce dal “Bentegodi” con la consapevolezza di avere la potenzialità per fare bottino pieno anche in trasferta. Se contro Inter e Parma i rossazzurri avevano sfoderato due prestazioni connotate da grinta e concentrazione e in particolar modo al “Tardini” avrebbero meritato la vittoria, oggi hanno giocato in maniera simile alla partita contro l’Atalanta di 40 giorni addietro. Anche in quel caso avevano sciorinato a tratti un buon gioco e imbastito azioni interessanti, sciupandole, per poi consegnarsi all’avversario nel momento in cui si era abbassata un attimo la guardia. Errore imperdonabile in uno scontro diretto e in una situazione di classifica del genere. Ma resta il fatto che gli etnei hanno cercato il gol sfiorandolo a più riprese, con Izco, con Bergessio, due volte con Lodi e avvicinandosi pericolosamente alla porta avversaria diverse volte sui calci piazzati. Segno che i progressi mostrati di recente non sono andati perduti, ma è necessario quel pizzico di cattiveria in più.

Cosa non va: squadra eccessivamente irrigidita di fronte agli attacchi avversari, manca la necessaria grinta.
Il più grosso limite del Catania odierno è stato già accennato. I rossazzurri hanno dimostrato di poter tenere in pugno il match, ma dopo un inizio convincente in cui hanno sfiorato a più riprese il gol, si sono inspiegabilmente impauriti quando il Chievo ha cominciato ad aggredire la metacampo avversaria, creando un paio di occasioni pericolose con Paloschi e Guarente. E’ stato il preludio al gol, propiziato dal rigore provocato dalla deviazione col braccio di Alvarez. Doppio l’errore degli etnei in questo caso: il primo è del centrocampo e soprattutto di Castro, non pervenuto in pressing su Frey lasciato colpevolmente libero di calciare; il secondo è dello stesso Pablo, la cui deviazione è istintiva, ma in casi come questi non tenere fermo il braccio e muoverlo come ha fatto il n°22 è un brutto peccato d’ingenuità.
Nella ripresa il Catania è riuscito a rendersi pericoloso solo sui calci piazzati, perché la cerniera ermetica predisposta da Corini non permetteva a Lodi e compagni di sciorinare gioco. E questo ci può stare. Non ci può stare, invece, com’è parso, che i clivensi arrivassero prima su quasi tutti i palloni, mostrando una cattiveria a volte fin troppo esplicita (Rigoni, graziato da Orsato, docet) ma che in partite del genere è fondamentale mettere in campo. L’augurio è che si sia trattato semplicemente di una giornata storta sotto il profilo mentale, e che non si sia ripetuta quella carenza di umiltà al cospetto di un avversario sulla carta abbordabile che ha condizionato in negativo l’inizio di stagione della squadra di Maran.

Migliori in campo: Lodi e Hetemaj.
Più o meno tutti i rossazzurri si sono espressi oggi al di sotto delle proprie potenzialità. Va riconosciuto ad Andujar il fatto di aver sfoggiato un paio di buoni interventi (anche se è rimasto sorpreso dalla parabola del colpo di testa di Rigoni), così come la coppia centrale Bellusci-Spolli ha disputato una buona gara. La palma di migliore oggi va a Ciccio Lodi che, sebbene sia stato seguito come un ombra da Rigoni ed Hetemaj, nelle poche volte in cui è riuscito a smarcarsi ha costruito le migliori occasioni per i suoi.
Buona la prova di diversi clivensi. Particolarmente rude e solido il centrale sloveno Cesar, altrettanto in mediana Guana e capitan Rigoni che è pure riuscito a chiudere il match ma ha il demerito morale di aver causato l’infortunio di Castro, tra tutti brilla probabilmente la stessa di Perparim Hetemaj, schierato a sorpresa da Corini nel ruolo di trequartista. Pur non disponendo di un’eccelsa cifra tecnica, il finlandese si è inserito con frequenza negli spazi aperti da Paloschi, contribuendo alle ripartenze gialloblù e, soprattutto, aiutando i compagni a non far ragionare troppo Lodi andando spesso in pressione.

Peggiori in campo: Alvarez e Thereau
Particolarmente negativa, in termini di reparto, la prova dell’attacco rossazzurro. Bergessio ha lottato senza incidere, come succede spesso, ma allo stesso tempo Keko non ha ripetuto la buona prova offerta contro la Lazio e Castro non è andato oltre qualche azione personale. Fedato e Boateng sono entrati poi in un contesto dove era difficile mettersi in luce. Purtroppo sfortunata la giornata di Pablo Alvarez: è lui a causare il calcio di rigore con cui Thereau sblocca la partita ed è sempre lui a farsi sovrastare da Rigoni in occasione del raddoppio clivense.
Nel Chievo prestazione non impeccabile del centrocampista Guarente, piena di passaggi, lanci e tiri a casaccio sulla falsa riga di quanto mostrato a Catania. Ci si aspettava decisamente di più, però, soprattutto da Cyril Thereau. Il francese ha l’unico merito, per quanto importante, di aver realizzato il rigore dell’1-0. Per il resto è stato un corpo estraneo completamente annullato da Bellusci e Spolli, tanto che Corini nella ripresa ha preferito affidarsi a Paloschi come unica punta.