La sconfitta del Bentegodi contro il Chievo in numeri, statistiche e grafici.
Una incredibile occasione sciupata e due passi indietro rispetto alla prestazione di sette giorni addietro contro la Lazio. Centrocampo a ritmi ridotti e poca fantasia in avanti. I locali trovano il vantaggio su penalty e rinunciano al gioco, affidandosi alle ripartenze. Il fortunato raddoppio di Rigoni chiude la gara con venti minuti di anticipo.
I risultati maturati sui campi dove erano impegnate le dirette concorrenti per la lotta salvezza non penalizzano oltremodo gli etnei, che non possono però permettersi di contare solo sulle disgrazie altrui. Contro il Genoa Maran sarà chiamato a scelte a coraggiose, ed il suo undici ad una prestazione d’orgoglio.
Il Catania. La sfida contro il Chievo ha tutte le caratteristiche di una sfida salvezza. Che arriva in anticipo, giacché ci sono ancora oltre 40 punti a disposizione, ma ha un enorme peso specifico, in considerazione della definizione che ha preso la classifica in coda.
Maran deve fare a meno dell’infortunato Barrientos e accorda nuovamente fiducia a Keko, dopo la buona prestazione di sette giorni addietro contro la Lazio.
Il tecnico di Rovereto, nonostante un pareggio potrebbe già essere motivo di soddisfazione ed i risultati maturati nelle ore precedenti arridano al Catania, decide di non snaturare il modello di gioco, riproponendo il canonico 4-3-3: Andujar tra i pali; Peruzzi, Bellusci, Spolli ed Alvarez, da destra a sinistra compongono la linea difensiva; centrocampo costituito da Izco, Lodi e Rinaudo; reparto offensivo affidato alle giocate del tridente Keko, Bergessio, Castro.
Ancora panchina, dunque, per Francesco Fedato – Maran gli preferisce Keko – al quale evidentemente occorre ancora minutaggio.
Il Chievo. Aveva veleggiato a metà classifica dopo i cinque risultati utili consecutivi ottenuti a cavallo tra la gestione Sannino e quella attuale targata Corini, poi un brusco stop che ha relegato i clivensi al penultimo posto nella graduatoria.
L’avvicendamento alla guida tecnica, arrivato alla tredicesima, non ha esattamente migliorato le cose: alle tre vittorie consecutive (di misura nel derby e contro il Sassuolo a Reggio Emilia, 3-0 sul Livorno) è seguita una evidente flessione che ha fruttato appena tre punti in nove incontri di campionato. Panchina nuovamente traballante.
Il 4-4-2 di inizio stagione (al Massimino, alla quinta, i gialloblù di Sannino si schierarono attraverso questo modello tattico) fu abbandonato già all’ottava di campionato per il 3-5-2, modulo camaleontico che consente una oculata gestione delle due fasi, utilizzato con costanza anche da Corini (eccezion fatta per le prime quattro gare della sua gestione per le quali utilizzo una difesa a 4).
Per la sfida salvezza contro gli etnei, il tecnico bresciano cambia tutto e ritorna al vecchio amore, il 4-3-1-2, sul quale il Chievo costruì le fortune dello scorso anno: Agazzi è ancora preferito a Puggioni; Frey, Dainelli, Cesar e Dramè in difesa; Guana, Rigoni e Guarente in mediana; Hetemaj alle spalle della coppia Thereau-Paloschi.
I cambi. Al minuto 54 Corini richiama in panchina Thereau (rigore trasformato e poco più) per il centrocampista Adrian Stoian. L’avvicendamento ha carattere tattico: il neo entrato si va a posizionare sulle zolle di campo precedentemente battute da Guarente, consentendo così all’ex rossoazzurro di arretrare notevolmente il proprio raggio di azione, andando ad infoltire la mediana.
Tra il 61’ ed il 64’, ancora sul risultato di 1-0, doppio cambio per il Catania: entrano Fedato e Plasil per Keko e Rinaudo rispettivamente. Cambia poco tatticamente, ma l’intento dell’allenatore etneo è quello di alzare il tasso tecnico del centrocampo alla ricerca dei giusti corridoi per scardinare la retroguardia avversaria.
Al 71’ Castro esce per infortunio e viene rilevato da Boateng che eredita posizione e compiti.
Al 73’, forte del doppio vantaggio, Eugenio Corini richiama in panchina un centrocampista per un difensore: esce Guana – toccato duro da Bergessio – che lascia il posto a Bernardini, passando dunque ad una difesa a costituita da cinque unità.
A dieci dal termine, ultimo cambio della gara: ad uscire è Rigoni, tra i migliori in campo, rilevato da Radovanovic.
FLUSSI DI GIOCO E TATTICA
Una incredibile occasione sciupata. Un vero peccato mortale, anche alla luce dei risultati maturati sui campi dove erano impegnate le dirette concorrenti nella lotta per la salvezza, arrivato al termine di una gara giocata senza intensità e grinta.
Si affrontano il peggior attacco casalingo dl torneo (10 reti in undici gare) e la peggiore difesa esterna (27 gol al passivo in dodici incontri). Statisticamente le due squadre si assomigliano molto, accusando soprattutto una manifesta sterilità offensiva (il Chievo ha appena 17 reti all’attivo, ovvero 0,7 gol a gara; il Catania due in più, con una media di 0,8 reti a partita).
Per buona parte della prima frazione di gara i rossoazzurri ci provano, mantengono un baricentro molto alto (57 metri) ed impongono il proprio gioco agli avversari (4’:20” la supremazia territoriale relativa ai primi 45 minuti di gioco), rintanati nella propria metà campo per lunghi tratti. Funziona la catena di destra Peruzzi-Keko, con Izco che supporta con energia la manovra. Il Chievo si affida quasi esclusivamente alle ripartenze, sfruttando i corridoi liberi lasciati dagli etnei tra le larghe maglie del centrocampo.
Sotto di un gol, il Catania ha una minima impennata d’orgoglio, che definitivamente si spegne col fortunato raddoppio di Rigoni.
Corini vince ai punti la personale sfida con Maran. Il passaggio al 4-3-1-2 gli consente di avere superiorità numerica in tutte le zone del campo e la posizione di Hetemaj, in fase di non possesso su Lodi, è quanto mai azzeccata, specie quando si propone tra le linee.
Sull’ 1-0, rimodula l’assetto tattico con l’ingresso in campo di Stoian (Guarente arretra la sua posizione di venti metri ed il Chievo si compatta dietro) e si chiude ermeticamente, sul 2-0, con l’ingresso in campo di Bernardini.
Maran, di contro, non riesce a cambiare volto alla gara. Deludono i cambi e prima ancora l’approccio alla gara, che andava giocata con il sangue agli occhi dal primo minuto di gioco.
Flussi di gioco Catania. Nella manovra dei rossoazzurri manca Barrientos. Piaccia o meno agli estimatori del Pitu, il Catania era monco del riferimento principe offensivo sulla trequarti, catalizzatore della maggior parte dei suggerimenti nel corso delle gare sin qui disputate.
Hetemaj francobolla Lodi ed il centrocampista campano soffre oltre modo il fiato sul collo dell’avversario. Rinaudo non è in giornata e nella ripresa Maran lo dirotta in mezzo al campo, sperando di liberare il numero 10 etneo dall’asfissiante marcatura.
Nei flussi di gioco rossoazzurri si distingue Peruzzi che specie nel primo tempo si propone con costanza lungo la corsia destra. Apprezzabili diverse combinazioni con Keko che però, a differenza del Pitu, preferisce cercare il fondo anziché trovare fortuna per vie centrali.
Mancano gli assist utili a Bergessio, che riceve 18 palloni dai compagni nel corso della gara, ma è solo due volte messo nella condizione di calciare in porta (calcerà una sola volta nello specchio).
La politica dei “falsi nueve”, centrocampisti offensivi che dovrebbero garantire le realizzazioni, questa stagione non paga. A Genova, considerate le indisponibilità, l’undici di Maran sarà chiamato ad un’impresa.
Flussi di gioco Chievo. Il rigore trasformato da Thereau al 37’ del primo tempo spiana la strada ai clivensi, che giocano i restanti minuti come sanno fare: arroccati, di fisico e in ripartenza. Corini piazza Rigoni in mezzo al campo, a ridosso della difesa, in posizione da regista basso. Promuove Hetemaj tra le linee, una decina di metri più avanzato rispetto alla sua abituale posizione, ed ordina alla coppia Paloschi-Thereau di giocare in prevalenza su Bellusci, per costringere Spolli a decentrarsi a destra, sguarnendo la retroguardia in mezzo.
IN & OUT: PERUZZI E BERGESSIO
EPISODI
I risultati maturati sui campi dove erano impegnate le dirette concorrenti per la lotta salvezza non penalizzano oltremodo gli etnei, che non possono però permettersi di contare solo sulle disgrazie altrui. Contro il Genoa Maran sarà chiamato a scelte a coraggiose, ed il suo undici ad una prestazione d’orgoglio.
Il Catania. La sfida contro il Chievo ha tutte le caratteristiche di una sfida salvezza. Che arriva in anticipo, giacché ci sono ancora oltre 40 punti a disposizione, ma ha un enorme peso specifico, in considerazione della definizione che ha preso la classifica in coda.
Maran deve fare a meno dell’infortunato Barrientos e accorda nuovamente fiducia a Keko, dopo la buona prestazione di sette giorni addietro contro la Lazio.
Il tecnico di Rovereto, nonostante un pareggio potrebbe già essere motivo di soddisfazione ed i risultati maturati nelle ore precedenti arridano al Catania, decide di non snaturare il modello di gioco, riproponendo il canonico 4-3-3: Andujar tra i pali; Peruzzi, Bellusci, Spolli ed Alvarez, da destra a sinistra compongono la linea difensiva; centrocampo costituito da Izco, Lodi e Rinaudo; reparto offensivo affidato alle giocate del tridente Keko, Bergessio, Castro.
Ancora panchina, dunque, per Francesco Fedato – Maran gli preferisce Keko – al quale evidentemente occorre ancora minutaggio.
Il Chievo. Aveva veleggiato a metà classifica dopo i cinque risultati utili consecutivi ottenuti a cavallo tra la gestione Sannino e quella attuale targata Corini, poi un brusco stop che ha relegato i clivensi al penultimo posto nella graduatoria.
L’avvicendamento alla guida tecnica, arrivato alla tredicesima, non ha esattamente migliorato le cose: alle tre vittorie consecutive (di misura nel derby e contro il Sassuolo a Reggio Emilia, 3-0 sul Livorno) è seguita una evidente flessione che ha fruttato appena tre punti in nove incontri di campionato. Panchina nuovamente traballante.
Il 4-4-2 di inizio stagione (al Massimino, alla quinta, i gialloblù di Sannino si schierarono attraverso questo modello tattico) fu abbandonato già all’ottava di campionato per il 3-5-2, modulo camaleontico che consente una oculata gestione delle due fasi, utilizzato con costanza anche da Corini (eccezion fatta per le prime quattro gare della sua gestione per le quali utilizzo una difesa a 4).
Per la sfida salvezza contro gli etnei, il tecnico bresciano cambia tutto e ritorna al vecchio amore, il 4-3-1-2, sul quale il Chievo costruì le fortune dello scorso anno: Agazzi è ancora preferito a Puggioni; Frey, Dainelli, Cesar e Dramè in difesa; Guana, Rigoni e Guarente in mediana; Hetemaj alle spalle della coppia Thereau-Paloschi.
I cambi. Al minuto 54 Corini richiama in panchina Thereau (rigore trasformato e poco più) per il centrocampista Adrian Stoian. L’avvicendamento ha carattere tattico: il neo entrato si va a posizionare sulle zolle di campo precedentemente battute da Guarente, consentendo così all’ex rossoazzurro di arretrare notevolmente il proprio raggio di azione, andando ad infoltire la mediana.
Tra il 61’ ed il 64’, ancora sul risultato di 1-0, doppio cambio per il Catania: entrano Fedato e Plasil per Keko e Rinaudo rispettivamente. Cambia poco tatticamente, ma l’intento dell’allenatore etneo è quello di alzare il tasso tecnico del centrocampo alla ricerca dei giusti corridoi per scardinare la retroguardia avversaria.
Al 71’ Castro esce per infortunio e viene rilevato da Boateng che eredita posizione e compiti.
Al 73’, forte del doppio vantaggio, Eugenio Corini richiama in panchina un centrocampista per un difensore: esce Guana – toccato duro da Bergessio – che lascia il posto a Bernardini, passando dunque ad una difesa a costituita da cinque unità.
A dieci dal termine, ultimo cambio della gara: ad uscire è Rigoni, tra i migliori in campo, rilevato da Radovanovic.
FLUSSI DI GIOCO E TATTICA
Una incredibile occasione sciupata. Un vero peccato mortale, anche alla luce dei risultati maturati sui campi dove erano impegnate le dirette concorrenti nella lotta per la salvezza, arrivato al termine di una gara giocata senza intensità e grinta.
Si affrontano il peggior attacco casalingo dl torneo (10 reti in undici gare) e la peggiore difesa esterna (27 gol al passivo in dodici incontri). Statisticamente le due squadre si assomigliano molto, accusando soprattutto una manifesta sterilità offensiva (il Chievo ha appena 17 reti all’attivo, ovvero 0,7 gol a gara; il Catania due in più, con una media di 0,8 reti a partita).
Per buona parte della prima frazione di gara i rossoazzurri ci provano, mantengono un baricentro molto alto (57 metri) ed impongono il proprio gioco agli avversari (4’:20” la supremazia territoriale relativa ai primi 45 minuti di gioco), rintanati nella propria metà campo per lunghi tratti. Funziona la catena di destra Peruzzi-Keko, con Izco che supporta con energia la manovra. Il Chievo si affida quasi esclusivamente alle ripartenze, sfruttando i corridoi liberi lasciati dagli etnei tra le larghe maglie del centrocampo.
Sotto di un gol, il Catania ha una minima impennata d’orgoglio, che definitivamente si spegne col fortunato raddoppio di Rigoni.
Corini vince ai punti la personale sfida con Maran. Il passaggio al 4-3-1-2 gli consente di avere superiorità numerica in tutte le zone del campo e la posizione di Hetemaj, in fase di non possesso su Lodi, è quanto mai azzeccata, specie quando si propone tra le linee.
Sull’ 1-0, rimodula l’assetto tattico con l’ingresso in campo di Stoian (Guarente arretra la sua posizione di venti metri ed il Chievo si compatta dietro) e si chiude ermeticamente, sul 2-0, con l’ingresso in campo di Bernardini.
Maran, di contro, non riesce a cambiare volto alla gara. Deludono i cambi e prima ancora l’approccio alla gara, che andava giocata con il sangue agli occhi dal primo minuto di gioco.
Flussi di gioco Catania. Nella manovra dei rossoazzurri manca Barrientos. Piaccia o meno agli estimatori del Pitu, il Catania era monco del riferimento principe offensivo sulla trequarti, catalizzatore della maggior parte dei suggerimenti nel corso delle gare sin qui disputate.
Hetemaj francobolla Lodi ed il centrocampista campano soffre oltre modo il fiato sul collo dell’avversario. Rinaudo non è in giornata e nella ripresa Maran lo dirotta in mezzo al campo, sperando di liberare il numero 10 etneo dall’asfissiante marcatura.
Nei flussi di gioco rossoazzurri si distingue Peruzzi che specie nel primo tempo si propone con costanza lungo la corsia destra. Apprezzabili diverse combinazioni con Keko che però, a differenza del Pitu, preferisce cercare il fondo anziché trovare fortuna per vie centrali.
Mancano gli assist utili a Bergessio, che riceve 18 palloni dai compagni nel corso della gara, ma è solo due volte messo nella condizione di calciare in porta (calcerà una sola volta nello specchio).
La politica dei “falsi nueve”, centrocampisti offensivi che dovrebbero garantire le realizzazioni, questa stagione non paga. A Genova, considerate le indisponibilità, l’undici di Maran sarà chiamato ad un’impresa.
Flussi di gioco Chievo. Il rigore trasformato da Thereau al 37’ del primo tempo spiana la strada ai clivensi, che giocano i restanti minuti come sanno fare: arroccati, di fisico e in ripartenza. Corini piazza Rigoni in mezzo al campo, a ridosso della difesa, in posizione da regista basso. Promuove Hetemaj tra le linee, una decina di metri più avanzato rispetto alla sua abituale posizione, ed ordina alla coppia Paloschi-Thereau di giocare in prevalenza su Bellusci, per costringere Spolli a decentrarsi a destra, sguarnendo la retroguardia in mezzo.
IN & OUT: PERUZZI E BERGESSIO
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