Catania squadra da battere, ma i campionati non si vincono in partenza

L'11 sceso a San Cataldo

L'11 sceso a San Cataldo 

Analisi relativa a tutte le incognite che il pur forte organico a disposizione di Ferraro dovrà fronteggiare in campionato.

L'inizio del campionato di Serie D - Girone I 2022/23 è ormai alle porte e l'attesa della piazza etnea è spasmodica. C'è tanta fame di calcio e soprattutto c'è voglia di rivalsa dopo lo shock del fallimento della vecchia società e della successiva esclusione dal campionato. Inoltre, grazie all'avvento di una proprietà che si è presentata esponendo un progetto ambizioso, i tifosi sognano un rapido ritorno nel "calcio che conta" dopo i bocconi amari ingoiati dal 2013 in avanti, con due retrocessioni consecutive (una delle quali per illecito) e sette anni consecutivi in terza serie.

Le premesse sono ottime: il ds Laneri ha costruito una rosa composta in larga parte, per quanto riguarda gli over, da elementi di categoria superiore, idonei ad un campionato competitivo persino in Serie C. Non a caso, secondo le valutazioni di mercato del portale specializzato transfermarkt, l'organico del Catania è quello che ha di gran lunga il più alto valore di mercato, che si aggira intorno ai 3 milioni di euro, praticamente il doppio delle prime "inseguitrici", Trapani e Lamezia Terme (1,6 milioni). Ed è il valore più alto non solo del Girone I, ma di tutta la quarta serie. A ciò si aggiunga che, come abbiamo evidenziato ieri analizzando le varie ipotesi di formazione ed i ballottaggi, l'ampiezza della rosa e la qualità della stessa offrono a mister Ferraro l'imbarazzo della scelta e la possibilità di poter trovare la soluzione adatta ad ogni circostanza nel complicato rompicapo della gestione degli under da schierare.

Al netto di tutte le considerazioni già esposte, tuttavia, non si può non sottolineare che i campionati non si vincono a settembre, ma a maggio, dopo averli disputati versando sangue e sudore. Può apparire un'affermazione scontata ma non lo è, tenuto conto dei moltissimi precedenti in cui squadre stellari, costate una fortuna e stra-favorite hanno collezionato dei sonori flop. Si pensi al Real dei Galacticos. Quando nell'estate 2003 Florentino Perez si mise in testa di fare giocare insieme Beckham, Zidane, Figo, Ronaldo e Raul, sacrificando gli equilibratori Makélélé e Cambiasso, quella squadra, così costruita, vinse soltanto una misera Supercoppa di Spagna in tre anni. Zeru tituli fu anche l'epilogo della faraonica campagna acquisti che lo stesso presidente madrileno avallò nell'estate 2009, portando a Valdebebas, tra gli altri, Kakà, Cristiano Ronaldo, Benzema e Xabi Alonso. Ed anche l'impressionante Psg della scorsa stagione, che ha aggiunto Messi, Donnarumma, Hakimi e Sergio Ramos ad una squadra già galattica, con l'obiettivo di portare a casa la Champions League, è uscito mestamente agli ottavi di finale della competizione. 

Va inoltre considerato che il Catania sta approcciando una categoria praticamente sconosciuta dalla stragrande maggioranza di coloro i quali seguono il Catania tra i tifosi e gli addetti ai lavori (settore stampa). Ci si può fare un'idea, certo, spulciando le rose delle avversarie e quelle che negli anni passati hanno trionfato, ma un conto è fare delle valutazioni basate su fredde statistiche, altra storia è vivere sul campo la Serie D. Già quando il Catania crollò in C, servirono alcuni anni per capire che la ricetta giusta per uscire da quei meandri non era quella dei nomi di grido, ma di gente di categoria, dotata di determinate caratteristiche, molto più tendenti alla fisicità ed al temperamento che non alla qualità. E la partita di San Cataldo, in tal senso, potrebbe rappresentare un costruttivo avvertimento. L'acquisto di giocatori dal pedigree superiore sicuramente aiuta, ma da solo non basta, ad ogni latitudine. E l'impressione di partenza è che, considerato l'obbligo di schieramento dei quattro under, per fare la differenza con le avversarie potrebbe essere più importante azzeccare qualche giovane, piuttosto che fregiarsi dell'utilizzo degli over di grido.

Facendo un confronto con le altre big che negli ultimi anni hanno dovuto ripartire dalla D dopo il fallimento (Modena, Bari, Palermo, Novara), si nota come il Catania abbia adottato una strategia di costruzione della rosa orientata più all'esperienza, con una età media vicina ai 25 anni. Lo stesso fecero Modena e Bari, con un'età media di poco superiore e col reparto avanzato a contribuire in modo preminente a tale dato statistico. Palermo e Novara invece hanno optato per organici mediamente più giovani, notevole il caso dei piemontesi con un'età media inferiore ai 23 anni, a testimonianza che non vi è un'unica strada per conseguire il risultato prefissato. Ovviamente, più giovane è la squadra e meno la devi rivoluzionare nel corso degli anni per proseguire la cavalcata (questa è stata la strategia del Palermo, che si è ritrovato diversi giocatori partiti dalla D tra i componenti della squadra promossa in B), ma la società etnea ha preferito dare priorità all'immediato e alla necessità di abbandonare immediatamente la quarta serie. Più che il fattore età, il nodo potrebbe essere la gestione dello spogliatoio, in quanto in ogni reparto si profilano ballottaggi tra giocatori di categoria superiore e non sarà facile coinvolgere tutti allo stesso modo.

Ed a proposito di gestione dello spogliatoio, questo sarà ovviamente uno dei compiti affidati a Giovanni Ferraro, il tecnico designato dalla società per raggiungere l'obiettivo promozione. Obiettivo che il tecnico campano ha dimostrato di saper conseguire vincendo la scorsa stagione il Girone G alla guida del Giugliano. Sull'allenatore originario di Vico Equense, tuttavia, gravano due incognite. La prima è legata al fatto che, sebbene abbia mediamente conseguito ottimi risultati in Serie D, ha sempre e solo allenato club campani, dunque non è un esperto del girone in cui militano le squadre sicule. La seconda riguarda la circostanza che per lui è un vero e proprio esordio in una grande piazza, da Serie A, con una proprietà di questo calibro. Dovrà dimostrare di saper reggere la pressione, cosa che in precedenza non sono riusciti a fare alle falde dell'Etna tanti bravi tecnici che si erano ben distinti presso realtà più piccole e meno ambiziose.

Esaurite tutte le considerazioni del caso e fatti i dovuti scongiuri, non si può che concludere affermando che, in ogni caso, il Catania parte per vincere il campionato e qualunque risultato diverso sarà considerato un fallimento. Da domenica, parola al campo...