Catania-Udinese: analisi del match

 

La sofferta vittoria del Catania contro l’Udinese in numeri, statistiche e grafici

Lo chiamano “The italian style” e si legge l’arte del difendersi. O difensivismo, per i più critici. Che nella massima serie italiana – dove non basta giocare bene ma è indispensabile subire pochi gol - è ancora efficace.
Catania double face. Intraprendente e spigliato per il primo quarto di gara, attento e dedito alla fase difensiva poi. Ermetico dal minuto sessantuno.
La sofferta vittoria del Catania contro l’Udinese in numeri, statistiche e grafici.

 I numeri della gara

I numeri della gara  



La vittoria, quella che alla fine conta, è arrivata. Importa relativamente poco, a risultato acquisito, se giunge al termine di una gara sofferta e giocata al cardiopalma.
Il Catania del primo tempo è piacevole, mantiene il pressing alto ed impone all’avversario, attraverso un baricentro alto, il proprio gioco. La riconquista della palla è frequente, ed avviene quasi sempre attraverso recuperi effettivi (solo nel 17% dei casi per fine azione avversaria) ottenuti dai centrocampisti etnei ai 50 metri. La qualità del gioco è buona, con una discreta accuratezza nel fraseggio (48% i passaggi riusciti) ed un buon numero di giocate utili, quarantadue in tutto.
Nella ripresa la musica cambia. Il Catania arretra di venti metri il proprio raggio di azione, rinuncia al gioco e lascia la conduzione della gara all’avversario. Che piazza le tende nella metà campo etnea per sette minuti e diciassette secondi. Una eternità durante la quale il Catania costruisce un fortino davanti l’estremo difensore Andujar. Il pressing sui portatori di palla avversari è adesso praticamente nullo (dai 50,7 metri del primo tempo ai 29 della ripresa) ed il numero di palle giocate decresce sensibilmente (152 gli etnei, 357 i bianconeri).
In mezzo, il rigore trasformato da Maxi Lopez che significa vittoria.
Appare evidente che il Catania ha necessità di recuperare le sue pedine fondamentali durante la sosta prevista. La contemporanea assenza di Plasil e Barrientos dimezza di fatto il livello tecnico di centrocampo. Abbassando notevolmente l’indispensabile quota di fantasia ed estro della mediana. A De Canio, poi, il difficile compito di assemblare tutto, infondendo ai suoi uomini la giusta dose di coraggio per affrontare a testa alta la competizione.

I ventidue giocatori in campo

I ventidue giocatori in campo  



DISPOSIZIONI IN CAMPO

L’infermeria del Catania è ancora affollata e De Canio rispolvera il collaudato 4-3-3 già utilizzato, al suo debutto contro il Sassuolo, nel corso del primo tempo. Davanti all’estremo difensore Andujar, la linea difensiva è costituita, da destra a sinistra, da Rolin, Legrottaglie, Gyomber e Capuano. Il centrale difensivo uruguaiano è preferito ad Alvarez, non al meglio della condizione, mentre lungo la corsia sinistra, è affidato a Ciro Capuano – preferito a Biraghi - il compito di neutralizzare le incursioni del dirimpettaio Basta. Scelte condivisibili, maturate dalla necessità contingente e da accorgimenti tattici precisi.
A centrocampo, Guarente è preferito ad Izco e si colloca alla sinistra di Tachtsidis, ancora una volta fulcro della manovra etnea. Completa la mediana Almiron, schierato da interno destro.
Il reparto offensivo, ancora privo dei due elementi più rappresentativi, è costituito da Keko e Castro, lungo le corsie e Maxi Lopez unico attaccante centrale.


Il Catania del primo tempo: alta densità di gioco e supremazia territoriale

Il Catania del primo tempo: alta densità di gioco e supremazia territoriale  



L’undici etneo della ripresa

L’undici etneo della ripresa  



Il primo cambio, in casa Catania, avviene dopo quarantanove minuti di gioco: Almiron accusa fastidi di natura muscolare e mister de Canio lo richiama in panchina – precauzionalmente, in quanto l’argentino aveva accusato dei disturbi fisici durante gli allenamenti in settimana. Al suo posto Mariano Izco. Al minuto 64, sotto la massima pressione bianconera e in risposta all’aggiustamento tattico previsto da mister Guidolin (il cambio di Heurtaux per il centrocampista offensivo Nico Lopez), De Canio chiede gli straordinari ad Alvarez, gettandolo nella mischia in un ruolo per lui inedito, da mediano davanti alla linea difensiva. In panchina viene richiamato Tiberio Guarente, protagonista di una gara sotto la sufficienza.
Poco più tardi, al 71’, Leto subentra ad un affaticato Keko che così conclude una prestazione dispendiosa e di grande sacrificio.


Alla lista degli assenti, per la gara del Massimino, l’Udinese aggiunge il centrocampista offensivo brasiliano Maicosuel oltre al già certo Di Natale. Guidolin è costretto pertanto a rivedere il consueto 3-5-2, vero marchio di fabbrica del tecnico di Castelfranco Veneto eD affidarsi dunque ad un più accorto 4-4-1-1.
Brkic tra i pali; Heurtaux - centrale difensivo adattato al ruolo di terzino -Danilo, Domizzi e Gabriel Silva costituiscono la linea difensiva; a centrocampo gli interni Pinzi e Lazzari, quindi i laterali Basta - che recupera condizione e vince il ballottaggio con Widmer – ed il portoghese Bruno Fernandes; infine, a ridosso dell’unica punta Muriel, si colloca Pereyra.
Il primo accorgimento tattico del trainer bianconero avviene poco dopo l’avvio. Il Catania gioca bene, schiacciando l’Udinese nella propria metà campo ed occupando l’intera ampiezza del terreno di gioco. Guidolin arretra allora di qualche metro Pinzi e Lazzari, liberandoli dalle coperture di un fitto centrocampo e costringendo il Catania ad allungare i propri reparti. Allo stesso tempo, ordina a Basta e Bruno Fernandez di giocare larghi, quasi sulla stessa linea del trequartista Bruno Pereyra. Di fatto, l’Udinese passa al 4-2-3-1.

Al rientro dagli spogliatoi, Naldo prende il posto di Domizzi che aveva svolto in settimana sedute di allenamento differenziate ed il cui impiego da titolare era stato ritenuto poco probabile. Un cambio che però crediamo di natura disciplinare, dopo l’ammonizione ricevuta al quarto minuto di gioco ed un primo tempo caratterizzato da eccessivo nervosismo.
Al minuto 61, sotto di un gol, Nico Lopez subentra ad Heurtaux.
Il messaggio è chiaro, spingere ulteriormente mettendo alle corde l’avversario. Basta arretra in difesa – schierandosi da terzino destro, ruolo abitualmente ricoperto nella nazionale serba – mentre Nico Lopez si colloca a destra, a pochi metri da Muriel. La spinta offerta dai terzini è adesso notevole ed il baricentro altissimo.
A sette dal termine, Pinzi è richiamato in panchina. Gli subentra Allan, panchinaro a seguito della lite che in settimana lo aveva protagonista insieme al tecnico bianconero.

FLUSSI DI GIOCO

La manovra del Catania costruita attorno al centrocampista greco

La manovra del Catania costruita attorno al centrocampista greco  



 I flussi di gioco etneo in numeri

I flussi di gioco etneo in numeri  



Nel corso della prima frazione di gara, il Catania detiene il 44% di possesso palla, sette minuti netti. Una situazione di equilibrio rispetto all’avversario, durante la quale Tachtsidis si distingue come fulcro della manovra etnea. Dai suoi piedi, passano gran parte dei flussi di gioco e delle palle giocate (187 nel primo tempo). L’interlocutore preferito dal greco è Castro, al quale il centrocampista indirizza 8 palle giocabili. Sulla corsia opposta, Keko ne riceve 5 ed altrettante Maxi Lopez. Durante il primo quarto di gara, quando il Catania si esprime bene ed ha un baricentro piuttosto elevato (63 metri contro i 47 degli avversari), i reparti sono particolarmente ravvicinati e Capuano riesce a proporsi con continuità sulla mediana, imbeccando più volte Castro lungo l’out.
L’accorgimento tattico effettuato dopo 20 minuti da Guidolin cambia le carte in tavola, costringendo il Catania e prestare maggiore attenzione alla fase difensiva ed inducendo la compagine etnea a cercare il pressing ai 50 metri, allungandosi e disunendo inevitabilmente i reparti.
Nella ripresa il Catania rinuncia all’iniziativa (appena il 31% il possesso palla) lasciando la conduzione del gioco agli avversari che adesso stazionano permanentemente nella metà campo rossoazzurra. Indicativo, il dato relativo ai passaggi riusciti nel corso dei secondi quarantacinque minuti di gara: appena 50 contro i 249 friulani.
L’utilizzo di Alvarez come collante tra la linea difensiva e quella di centrocampo, di fatto, consente di ridurre la distanza tra i reparti ma accentua l’atteggiamento difensivo del Catania., che in fase di non possesso si dispone attraverso un 4-1-4-1.


Baricentro alto e possesso palla

Baricentro alto e possesso palla  



Il passaggio al 4-2-3-1 nel corso delle prime battute della gara, ha cambiato volto alla squadra friulana, più intraprendente e fluida nella manovra. Lazzari è il vero metronomo della squadra e da interno basso fa benissimo: 80 palle giocate in poco più di 3 minuti di possesso palla. Cinquantotto passaggi riusciti in totale, 16 dei quali indirizzati a Gabriel Silva lungo l’out sinistro e nove al più avanzato Bruno Fernandes.
La rinuncia al canonico 3-5-2 lasciava presagire una squadra più attenta alla fase difensiva e meno spregiudicata sulle fasce (in campionato l’Udinese sviluppa lungo le corsie laterali l’80% delle sue azioni offensive) ma l’aggiustamento tattico nel corso del primo tempo, ed ancor di più quello della ripresa, hanno consentito ai laterali bianconeri di spingere ed essere protagonisti dei flussi di gioco. Basta dialoga in dieci occasioni con Roberto Pereyra e riesce a regalare 4 palle giocabili a Muriel. Sulla corsia opposta, Gabriel Silva gioca 14 palloni all’indirizzo di Lazzari ed 11 verso Fernandes. In due, collezionano 6 cross utili sui 10 tentati.
L’elevato possesso palla relativo alla seconda frazione di gara (ben 16 minuti contro i 7 del Catania) è frutto di un atteggiamento tattico risoluto, che prevede un baricentro alto, di oltre 58 metri ed un pressing asfissiante sui portatori di palla avversari, che si attesta ai 48 metri.

IN & OUT: Maxi Lopez e Guarente

Il ritorno al gol dell’attaccante argentino

Il ritorno al gol dell’attaccante argentino  




Partita da rivedere per Tiberio Guarente, troppo avulso dalla manovra

Partita da rivedere per Tiberio Guarente, troppo avulso dalla manovra